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theco
Utente Super




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Inserito il - 10 ottobre 2008 : 10:35:40 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Proprio una bella discussione, ricca di contenuti e di contraddizioni, caotica e appassionata come deve essere... non ho idea se alla fine riusciremo a mangiarci qualche braciola, ma di carne al fuoco ne abbiamo messa davvero tanta

Tra i tanti spunti possibili inserisco un piccolo contributo, relativo alla domanda se l'uomo faccia o meno parte della natura. Sono assolutamente d'accordo con Flavia che la risposta non può che essere positiva.

L'uomo, come prodotto della selezione naturale, porta ancora con sè le proprie strutture pre-culturali, fatte di aggressività, di predazione, di egoismo individuale, doti rivelatesi vincenti in ottica competitiva.

Lo sviluppo culturale ha portato l'uomo ad affrancarsi dalla competizione 'di specie', anzi di più, lo ha portato alla capacità di modificare a suo piacimento i meccanismi evolutivi naturali che lo hanno generato. Questo nuovo status rende non più positive, sempre in ottica di sopravvivenza, ma viceversa negative, le antiche strutture legate all'aggressività.

Siamo in una fase di passaggio evolutivo... possiamo solo sperare che l'abbandono del 'vecchio' a favore di nuove strutture, evolutivamente più adatte alla sopravvivenza, quindi basate sui valori dell'universalità umana e del rispetto per la vita, possa concludersi prima del verificarsi di una crisi biologica.

Ciao, Andrea
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a p
utente ritirato in data 22.02.2012



9799 Messaggi

Inserito il - 10 ottobre 2008 : 10:41:25 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
L'uomo è giustamente parte della Natura e negli studi di economia ambientale e di pianificazione territoriale si parla anziché di Ambiente naturale di Territorio governato. E' in quest'ottica che si devono analizzare gli impatti ambientali

Alessandro PD


Chi ama la Natura le lascia i suoi fiori
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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


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Flora e Fauna

Inserito il - 11 ottobre 2008 : 11:48:55 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Alessandro:

Messaggio originario di elleelle:



Ricordiamoci anche che le organizzazioni come la FAO sono tra i nostri peggiori nemici: hanno una visione completamente antropocentrica e della natura e della biodiversità non gliene potrebbe fregare di meno!




Ti sbagli notevolmente! Tutti i progetti di riforestazione che vengono fatti (ad uno ho partecipato anch'io), la lotta alla desertificazione, l'uso razionale dell'acqua .... sono realizzati proprio dalla FAO. Anche se alcuni sono direttamente indirizzati verso la produzione di cibo, presentano importanti riflessi positivi sulla riduzione dell'impatto ambientale

Alessandro PD





Sicuramente hai ragione: qualcuno che non ricordo ha detto che tutte le generalizzazioni sono sbagliate (anche questa)

Probabilmente, la FAO, tra le tante iniziative, ne realizza anche qualcuna che risulta positiva per l'ambiente, anche se non necessariamente per la biodiversità in senso stretto. La sua missione, però, non è questa, ma aumentare le risorse alimentari disponibili per l'uomo.
Certo, se ci lavorano anche dei naturalisti competenti, cercheranno di correggere certi interventi per salvare capra e cavoli. Speriamo che possano avere un ruolo sempre più consistente.

Auguri



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Caterina
Utente V.I.P.

Città: Letojanni
Prov.: Messina

Regione: Sicilia


362 Messaggi
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Inserito il - 11 ottobre 2008 : 17:24:24 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Scusate ma mi sembra poco umano e non-naturale criticare qualsiasi associazione che abbia come scopo aiutare (in un modo o altro) la nostra stessa specie!

La frase che avevo inserito era da leggere senza la FAO di mezzo per dimostrare come l'uomo stia utilizzando le risorse naturali in maniera sbagliata, creando impatti ambientali notevoli. Ovviamente questo non è stato capito. Come dice Alessandro poi la FAO è certamente interessata al problema biodiversità e agricoltura. Link

E con questo lascio la discussione perchè mi rendo conto di non riuscire a condiderare il concetto di impatto ambientale senza porre questioni troppo dispersive...!

Ciao, Caterina
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lynkos
Con altri occhi


Città: Sant'Eufemia a Maiella
Prov.: Pescara

Regione: Abruzzo


17647 Messaggi
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Inserito il - 12 ottobre 2008 : 10:44:56 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Caterina:

Scusate ma mi sembra poco umano e non-naturale criticare qualsiasi associazione che abbia come scopo aiutare (in un modo o altro) la nostra stessa specie!

Capisco dalle tue parole e soprattutto dal grassetto d'enfasi che l'argomento ti sta molto al cuore nel senso diretto e emotivo. Anche se personalmente sono molto serena e non ho nessun problema mettermi in discussione, ripeto, non credo che il forum sia il luogo più adatto per un dibattito che ci porta subito oltre l'ecologia all'etica e considerazioni socioeconomiche.
Invece, mi autocito con la speranza di rilanciare la palla in gioco, girando intorno (spero) la linea fiammeggiante oltre quale possiamo solo essere d'accordo di non essere d'accordo...
Potrebbe essere molto interessante per un non-addetto ai lavori come me di sapere come in pratica si affronta uno studio di impatto ambientale, l'approccio, i metodi, le analisi, le indagini, i punti di riferimento, e così via. Se qualcuno con esperienza pratica sul campo si sente di raccontare, potrebbe essere prezioso.

Sto pensando in primis ad Alessandro che so lavora direttamente in questo campo, sarebbe anche essere carino di sentire da Giampaolo/ecolab, ma mi pare che non ci sta seguendo. Non so chi altro potrebbe considerarsi "addetto ai lavori".
Ovviamente è solo un invito... niente pressione .

Sarah Gregg - Con altri occhi


"A cosa serve una grande profondità di campo se non c'è un'adeguata profondità di sentimento?" Eugene Smith, fotografo americano
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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


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Flora e Fauna

Inserito il - 13 ottobre 2008 : 10:26:19 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Mi mette un po' in imbarazzo il messaggio di Caterina, se è riferito al mio intervento sulla FAO, specialmente dopo la replica conciliante.
Probabilmente, tutti tendiamo a difendere le organizzazioni e le iniziative per cui abbiamo lavorato o che conosciamo bene, ma mi sembra inevitabile che, in una discussione sull'impatto ambientale si chiamino in causa le organizzazioni che operano di più in questo campo, nel bene e nel male.
Si può cercare di limitare le digressioni e di non personalizzarle troppo con le nostre opinioni personali, specialmente se negative, e qui chiedo scusa se sono stato provocatorio in qualche passaggio.
Mi sembra ovvio, però, che l'impatto ambientale dell'uomo dipenda soprattutto da fenomeni macro come la crescita della popolazione mondiale, il consumo di energia e il riscaldamento dell'atmosfera, lo sviluppo verso il modello occidentale dei popoli del terzo mondo e simili; tutto quello che si può fare per la natura va visto in questo contesto.
Se evitiamo di parlare dei macroproblemi e ci limitiamo agli aspetti marginali di salvaguardia di singoli ecosistemi o di aspetti ancor più specifici di natura scientifico/culturale, non vorrei che somigliamo all'orchestrina del Titanic.
Certo, da questo forum possiamo fare poco, ma almeno possiamo scambiare opinioni senza indignarci; altrimenti, è inutile che apriamo discussioni come questa. Da notare che un conto è aprire digressioni da altre sezioni (da evitare) e un altro conto è trattare queste cose qui, nella sezione apposita che dovrebbe servire, in un certo senso, da "parafulmine".



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theco
Utente Super




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Inserito il - 13 ottobre 2008 : 10:58:41 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Credo che la discussione non sia affatto uscita dai suoi binari, in fondo valutare l'impatto degli interventi FAO significa ancora una volta porsi la domanda iniziale, sulla compatibilità tra lo sviluppo delle condizioni di vita umane e la salvaguardia dell'ambiente naturale.

Personalmente ritengo che la questione non vada affrontata in termini di: meglio l'una o meglio l'altra strada, per il solo fatto che l'una non credo possa esistere senza l'altra.

Una politica di gestione ambientale 'conservatrice' che non tiene conto delle condizioni di vita della gente, non si pone domande sulla distribuzione della ricchezza e punta solo alla salvaguardia ambientale mi sembra una politica di corto respiro... dico 'mi sembra' perchè nessuno ha mai posto in essere una tale politica, per lo meno nell'era moderna.

Viceversa una politica 'sviluppista' che premia solo lo sviluppo economico dell'umanità, senza preoccuparsi della salvaguardia ambientale è certamente una politica miope, benchè sembri spesso essere la politica dominante.

Non conosco la politica della FAO, ma sono portato a credere che nei suoi progetti di sostegno allo sviluppo tenga conto anche delle istanze di salvaguardia ambientale.
Caterina non lasciarci, siamo pochi in questo mondo a porci domande sul futuro di questo mondo... anche qui abbiamo bisogno dell'intelligenza e dell'esperienza di tutti

Ciao, Andrea
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Hemerobius
Moderatore


Città: Alghero
Prov.: Sassari

Regione: Sardegna


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Flora e Fauna

Inserito il - 13 ottobre 2008 : 11:36:47 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
In effetti i termini del problema sono abbastanza semplici, sono le soluzioni ad essere difficili.
Da un lato abbiamo un mondo sviluppato che consuma troppo, dall'altro un mondo sottosviluppato che cresce troppo. Quando gli uni dicono agli altri "crescete meno" quelli rispondono "cominciate voi a consumare meno e a dividere le risorse".
Il modello di sviluppo basato sulla crescita continua non ha alcuna possibilità di durata nel lungo periodo, lo dice la seconda legge della termodinamica mica io. Alcuni economisti si sono già posti il problema della crescita zero, ma la cultura dominante non "riceve".
Tutte le volte che leggo il mio giornalista economico preferito (gran brava persona) mi viene voglia di scrivergli, è sempre lì a dire questo trimestre siamo cresciuti poco, quello precedente un po' meglio, aspettiamo che la crescita riparta, &c. Ed intanto ci stiamo giocando aria, acqua, suolo, spazio.
Poi alla televisione appare Piero Angela che dice: "Nessun problema! Quando Marco Polo andò in Cina vide e scrisse di alcuni affioramenti petroliferi naturali. Mica sapevano che farsene allora, vedrete che allo stesso modo troveremo altre fonti di energia." Ed ancora una volta ci si ferma al primo principio della termodinamica trascurando completamente il secondo.

Io sono pessimista ma mi sembra etico fare di tutto perché la fine della nostra specie (e della nostra era) si allontani. Quindi entrano in gioco i comportamenti personali ed i comportamenti delle comunità locali.
Ieri alla televisione ho sentito che partirà un bel progetto "Supramonte" di tutela ambientale: i primi interventi saranno la costruzione di un bel paio di strade per rendere raggiungibili posti irrangiungibili! Evviva .

Potrei parlarvi a lungo dell'agricoltura e dei modelli di sviluppo ad essa legati (è quasi il mio lavoro) e potrei parlarvi delle tetragone resistenze, del protervo dileggio che alcuni ambienti accademici riservano a chi propugna sistemi di sviluppo sostenibili.

Credo di aver raggiunto, più o meno, le famose venti righe.


Ciao Roberto

PS: più o meno i due principi della termodinamica sono i seguenti. 1° l'energia è costante nell'universo. 2° L'entropia (cioè il disordine) è invece crescente.

verum stabile cetera fumus
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a p
utente ritirato in data 22.02.2012



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Inserito il - 13 ottobre 2008 : 11:38:34 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
probabilmente, tutti tendiamo a difendere le organizzazioni e le iniziative per cui abbiamo lavorato


Non sono proprio la persona che lo fa, non mi conosci per cui non puoi saperlo. Non ho peli sulla lingua come si dice.

Tra l'altro proprio come dipendente pubblico e come ricercatore, posso e devo stare al di sopra delle parti ed essere obiettivo ed oggettivo

La salvaguardia dell'ambiente, la tutela del territorio necessita di azioni a tutto raggio. Non possiamo chiedere a chi non ha la pancia piena di spendere i suoi soldi per proteggere l'ambiente. E' eticamente scorretto. Prima dobbiamo metterlo in condizioni di sfamarsi e poi possiamo con lui ragionare anche di tutela del territorio. La FAO lavora proprio in questo senso.

Noi rabbrividiamo se viene ucciso uno scimpanzé, una balena o una foca, perché ci battiamo per la salvaguardia degli animali. Ma chi ha fame ... ha fame. Prima la sopravvivenza poi tutto il resto.
Si distrugge la biodiversità? Secondo il Ns. punto di vista si (e diciamo che creiamo impatto ambientale), ma guardiamo con coraggio anche l'altra faccia della medaglia.

Dimenticavo: ogni voce è importante. E' un vero peccato l'autoesclusione

Alessandro PD


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lynkos
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Città: Sant'Eufemia a Maiella
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Inserito il - 13 ottobre 2008 : 13:14:27 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Vado in fretta, ma credo di poter citare Roberto in pieno (dovrei preoccuarmi ?).

Sarah Gregg - Con altri occhi


"A cosa serve una grande profondità di campo se non c'è un'adeguata profondità di sentimento?" Eugene Smith, fotografo americano
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elleelle
Moderatore Trasversale

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Flora e Fauna

Inserito il - 13 ottobre 2008 : 16:24:48 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Anch'io mi trovo molto nell'intervento di Roberto, ma anche in quello di Alesssandro.
Tempo fa avevo adottato la firma "Per ogni problema complesso esiste una soluzione semplice, chiara ... e sbagliata"; in questo caso, sarebbe in tema.

Quando ho detto che si tende a difendere le organizzazioni che si conoscono meglio (basandomi sulla mia storia personale) non intendevo che lo facciamo per un qualche interesse di parte, ma semplicemente perché sappiamo quello che gli altri non sanno.

Mi permetto solo di obiettare ad Alessandro in merito alle due fasi alternative: prima risolvere i problemi gravi e immediati e poi, con un po' di respiro, affrontare quelli strategici.
Secondo me, e parlo anche qui per esperienza personale, o si impostano da subito anche le iniziative strategiche insieme alle iniziative tampone, oppure quel po' di respiro che cerchiamo non lo troveremo mai.

Ciao

luigi


Dimenticavo .... io non rabbrividisco se viene ucciso uno scimpanzè, una balena o una foca in generale; tutt'al più, se viene ucciso un gorilla di montagna o una foca monaca (per le balene, l'esempio non mi viene)

Modificato da - elleelle in data 13 ottobre 2008 16:35:04
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Bigeye
Moderatore


Città: viterbo
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Flora e Fauna

Inserito il - 23 ottobre 2008 : 09:43:56 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
bella discussione, purtroppo non ho tempo per argomentare in questi giorni, allora farò qualche battuta di spirito (laico) se la discussione continuerà come davvero merita.

" ho cercato i sinonimi di riqualificazione ambientale con thesaurus. Non ne ho trovato nessuno che recistasse: distruzione ambientale, ma si sa i traduttori automatici e i dizionari informatici hanno sempre un sacco di lacune"

:)

okkione


p.s. il contenuto del battutone non è, per fortuna, sempre vero, ma superspesso si.
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Bigeye
Moderatore


Città: viterbo
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Regione: Lazio


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Flora e Fauna

Inserito il - 23 ottobre 2008 : 09:49:48 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Alessandro:

Messaggio originario di Piccolo Lupo:

Da anni sto riconvertendo un bosco di castagni e farnie da ceduo ad alto fusto,impatto positivo o negativo?
2 ettari.
Per quel che posso vedere e capirne a me pare positivo.

"se avessi cinquantatre' minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana..."


La conversione da ceduo a fustaia è uno dei principi della scuola austriaca della selvicoltura naturalistica. Nella fustaia prevalgono popolamenti disetanei, che favoriscono la colonizzazione dei boschi (posizione ecosististemica), migliorano la qualità paesaggistica (posizione antropocentrica)

Alessandro PD


Chi ama la Natura le lascia i suoi fiori


non ho capito per intero questa definizione. soprattutto "che favoriscono la colonizzazione dei boschi" è un concetto che non conosco. forse si intendeva "favoriscono la rinnovazione dei boschi" se no, chiederei ulteriori spiegazioni.

okkione
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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


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Flora e Fauna

Inserito il - 23 ottobre 2008 : 10:15:54 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Provo a mettere sul tappeto un'altra questione (già trattata incidentalmente).
Se l'uomo interviene sull'ambiente diversificando parte del territorio e crea le condizioni per un aumento o una concentrazione della biodiversità, è un bene o un male?
Dal punto di vista rigorosamente conservazionistico, direi che è un male; tuttavia, forse è una scorrettezza compensata da una maggiore godibilità dell'ambiente per gli amanti della natura e da una facilitazione per l'osservazione e lo studio degli animali.
Avevo citato le risaie, i canali di bonifica, gli stagni artificiali per l'irrigazione e l'abbeverata. Potrei aggiungere alcuni tipi di colture agricole, la creazione delle pinete costiere e certi interventi sui boschi che sono già stati citati.
Anche il Serengeti è frutto di un intervento dell'uomo, che poi si è ritirato lasciando che la fauna selvatica ricolonizzasse il territorio.
Questo pascolo della Gallura (zona chiara) dove, quest'estate, ho potuto osservare agevolmente un'infinità di insetti e ragni diversi, è stato creato abbattendo e bruciando circa un chilometro quadrato di macchia mediterranea una trentina di anni fa.

Immagine:
Il concetto di impatto ambientale
75,74 KB






Modificato da - elleelle in data 23 ottobre 2008 10:17:15
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Flavia
Utente Senior

Città: Terni
Prov.: Terni

Regione: Umbria


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Inserito il - 23 ottobre 2008 : 21:42:44 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di elleelle:

Provo a mettere sul tappeto un'altra questione (già trattata incidentalmente).
Se l'uomo interviene sull'ambiente diversificando parte del territorio e crea le condizioni per un aumento o una concentrazione della biodiversità, è un bene o un male?
Dal punto di vista rigorosamente conservazionistico, direi che è un male; tuttavia, forse è una scorrettezza compensata da una maggiore godibilità dell'ambiente per gli amanti della natura e da una facilitazione per l'osservazione e lo studio degli animali.
Avevo citato le risaie, i canali di bonifica, gli stagni artificiali per l'irrigazione e l'abbeverata. Potrei aggiungere alcuni tipi di colture agricole, la creazione delle pinete costiere e certi interventi sui boschi che sono già stati citati.
Anche il Serengeti è frutto di un intervento dell'uomo, che poi si è ritirato lasciando che la fauna selvatica ricolonizzasse il territorio.
Questo pascolo della Gallura (zona chiara) dove, quest'estate, ho potuto osservare agevolmente un'infinità di insetti e ragni diversi, è stato creato abbattendo e bruciando circa un chilometro quadrato di macchia mediterranea una trentina di anni fa.


Il discorso è più complesso di quanto non possa sembrare! Innanzi tutto mi piacerebbe chiarire un concetto... quando si parla di biodiversità non si intende solo quella riguardante una tipologia di organismi (ovvero solo animali, solo piante, solo microrganismi, ecc..., ma si deve parlare di diversità di tutti gli organismi di un ecosistema, perché esistono complesse relazioni tra tutte le categorie di organismi e l'ecosistema stesso.
Come già detto in precedenza, inoltre, è vero che alcune azioni, anzi la maggior parte, da parte dell'uomo tendono a far aumentare la biodiversità, ma non per questo possono essere tutte giustificate. Gli incendi ad esempio inizialmente distruggono completamente la biodiversità di un'area, nel giro di qualche anno, però, questa tende ad aumentare rapidamente superando di gran lunga quella che si avrebbe in un bosco maturo. Non per questo però si può dire che appiccare degli incendi sia giusto, anche perchè incendiando si distrugge un ecosistema stabile creandone uno più instabile


Flavia
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ecolab
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Inserito il - 25 ottobre 2008 : 00:37:45 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Purtroppo mi sono perso questa interessantissima discussione. La vedo solo ora.
Ho letto tutto quello che è stato scritto: forse tutto in una volta mi ha causato una specie di overdose per cui non mi sento di intervenire subito. Oltretutto sono impegnatissimo in una serie di studi di impatto ambientale piuttosto critici che mi stanno togliendo il sonno.
Cercherò di digerire tutto quello che ho letto e di mettere in ordine un paio di considerazioni che scaturiscono direttamente dal lavoro che faccio.
ora però non connetto molto. a domani.
giampaolo
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lynkos
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Inserito il - 25 ottobre 2008 : 04:45:48 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Speravo che passassi di qui Giampaolo. Come uno dei pochi "professionisti d'impatto" qui nel forum, leggerò il tuo eventuale contributo con interesse particolare. Ma solo quando il lavoro te lo permetto .

Sarah Gregg - Con altri occhi


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ecolab
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Inserito il - 01 novembre 2008 : 01:06:25 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ho finalmente qualche minuto di tempo (sono stato fuori per lavoro!).
Cercherò di dare la mia interpretazione di studio di impatto ambientale (spero di riuscirci!).
Leggendo qua e là i vari studi di impatto ambientale che mi capitano per le mani, mi accorgo che spesso mi trovo davanto solo delle "arringhe" da avvocato d'ufficio obbligato a difendere un progetto del quale, fra l'altro, spesso non si capisce molto.
Altre volte mi trovo davanti studi che prendono in esame uno o due elementi, si concentrano su questi e poi si gneralizza.
Non sono assolutamente d'accordo.
Per mia esperienza e formazione (ma posso sempre sbagliare), penso che uno studio di impatto ambientale debba in qualche modo esaminare quali interazioni una realizzzione possa innescare sugli equilibri ambientali esistenti prima dell'opera.
Nella pratica di ogni giorno, quando devo redigere uno studio di questo genere, la prima cosa che faccio è andarmi a studiare il progetto, cerco di comprenderne tutte le implicazioni.
Subito dopo mi studio l'ambiente in cui il progetto deve essere inserito.
Di questo ambiente devo capirne gli equilibri globali, possibilmente non limitandomi al sito di intervento, ma guardando un'area significativa.
Il mio scopo è quello di verificare come, in quale misura e per quale raggio questi equilibri potrebbero essere turbati, se questi turbamenti sono temporanei o permanenti e, se sono temporanei, comprendere quali possano essere i tempi di "riequilibrio".
In buona sostanza, prima di mettere la penna sulla carta (o le mani sulla tastiera del computer) devo conoscere gli elementi da confrontare.
Ho visto una volta uno studio di impatto che presentava come elemento caratterizzante ... le fotocopie di una enciclopedia degli animali!! Senza altri commenti!.
Uno studio di impatto ambientale deve essere redatto da un gruppo di professionisti ognuno specialista del proprio campo: dal geologo al paesaggista, dall'entomologo all'erpetologo, all'ornitologo, al teriologo, all'etologo, e così via dicendo.
Purtroppo, la maggior parte degli studi che ho visto sono caratterizzati dall'esame degli elementi più "eclatanti". Chissà perché in quasi nessuno si citano, ad esempio, gli invertebrati. Eppure essi sono fondamentali in una catena alimentare.
Come faccio a comprendere se gli equilibri esistenti vengono turbati in modo grave se non conocso TUTTE le caratteristiche del sito che sto esaminando?
I miei lavori (mi occupo solo della parte riguardante flora, fauna, biodiveristà ed ecosistemi) la maggior parte delle volte sembrano tomi giuridici, superando abbondantemente le 350 pagine, eppure so che in qualche modo sono carenti!
Per il momento mi fermo qui. credo di aver abbondantemente sforato le righe necessarie a non essere linciati!
Spero di proporre ulteriori considerazioni.
giampaolo
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ecolab
Moderatore

Città: lucera
Prov.: Foggia

Regione: Puglia


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Inserito il - 01 novembre 2008 : 01:10:46 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Per chi fosse interessato, potrei inviare un mio studio di impatto. Ne approfitterei anche per chiedere critiche (non si finisce mai di imparare!!).
A proposito della ponderosità degli studi, una sola volta ho redatto uno studio di 36 pagine o giù di lì: erano più che sufficienti per stroncare un progetto scellerato! Naturalmente non mi hanno pagato la parcella, ma la soddisfazione è stata tanta!! (anche questo è disponibile per chi lo vuole vedere).
PS: naturalmente toglierei ogni riferimento alle società committenti.
giampaolo
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Hemerobius
Moderatore


Città: Alghero
Prov.: Sassari

Regione: Sardegna


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Flora e Fauna

Inserito il - 01 novembre 2008 : 07:18:27 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Non mi sono mai occupato di studi di impatto ambientale direttamente e ne ho visti anche pochi. Devo dire che i pochi che ho visto mi hanno fatto venire seri dubbi sull'utilità del metodo. Sarei interessato quindi a vederne uno fatto bene, ma poi ... non avrei il tempo di leggerlo (mi sono fatto inviare una bellissima tesi da un'amica del forum e sono, vergognosamente, ancora a metà ).
Perché invece non chiediamo a Giampaolo, tempo permettendo (il suo, non quello atmosferico ), di farci un caso di studio sul Forum?
Cosa ne dite?
Soprattutto cosa ne dici tu Giampaolo?


Ciao Roberto

verum stabile cetera fumus
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