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Nota! La determinazione degli insetti necessita quasi sempre di un'indicazione geografica e temporale precisa.
Invitiamo quindi gli utenti ad inserire questi dati ogni volta che viene richiesta una determinazione o viene postata una foto di un insetto. I dati forniti dagli utenti ci consentiranno anche di attribuire un valore scientifico alle segnalazioni, contribuendo a migliorare e integrare le attuali conoscenze sulla distribuzione delle specie postate.


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Vitalfranz
Utente Senior


Città: Luxembourg

Regione: Luxembourg


2500 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 29 novembre 2008 : 18:57:58 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Riprendo questo topic per informarvi che il più volte citato libro di Gahan (1906), contenente la descrizione di Xylotrechus smei (p. 241-2) e stebbingi (p. 244), oltre a quelle di moltissime specie di cerambici indiani (sono oltre 300 pp.!) è finalmente disponibile in internet in versione pdf gratuitamente scaricabile al sito: Link

Insieme a questo, potrete trovare altri testi fondamentali sui cerambicidi, come Linneo, Fabricius, Thomson, Voet e moltissime altre monografie ed articoli più recenti.

Francesco Vitali
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danpic
Utente Senior


Città: Vigevano
Prov.: Pavia

Regione: Lombardia


2206 Messaggi
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Inserito il - 30 novembre 2008 : 10:28:17 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Grazie Francesco per le segnalazioni....davvero molto utili.


Ciao, Buona Domenica

Danilo
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Paris
Moderatore


Città: Sondrio
Prov.: Sondrio

Regione: Lombardia


5737 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 16 dicembre 2008 : 04:01:14 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Riapro questa discussione perché finalmente avete trovato un accordo sulla questione professionisti/dilettanti. Quasi non ci dormivo più la notte.
Fornisco invece il mio modesto contributo alla questione Xylotrechus sp. essendo stato indirettamente tirato in ballo. Non faccio volutamente commenti anche perché non ho mai rivendicato primogeniture. La mia segnalazione, consegnata alla rivista il 7 febbraio del 1990 (assieme a Viganò, una studentessa che ho seguito, come correlatore, nella tesi sui cerambicidi della provincia di Sondrio) è comparsa nello stesso anno di quella di Ratti. Quel lavoro aprì il "Naturalista valtellinese" rivista del Museo di Morbegno (Sondrio) rinata nel 1990 con l'intitolazione identica di un'altra pubblicazione uscita nel 1885. Non so che commenti abbia fatto l'ex direttore del Museo di Venezia, spero non contrari al mio operato, considerato il fatto che non potevo sapere che anche lui avrebbe pubblicato quella stessa specie nuova per l'Europa, perché i due lavori sono usciti quasi nello stesso momento, a distanza di pochi mesi.
Pesarini mi indicò lo Xylotrechus stebbingi senza alcun tentennamento. E, ricordo benissimo, che mi disse che, erano già stati trovati altri esemplari in Emilia e dintorni, ma che erano solo casi isolati, per cui si era pensato che fosse una introduzione accidentale senza prospettive di successo. Nessuno aveva ancora scritto nulla, solo per questo motivo. Invece io ne avevo trovati centinaia nella mia legnaia piena di rami di gelso tagliati in periodo sbagliato di luna e, perciò, facilmente parassitizzati, al punto che ne diedi al professor Campadelli dell'Uni BO che intendeva allevarli per seguirne lo sviluppo. Questi insetti avevano distrutto addirittura la Capanna del presepe di mia figlia che suo nonno aveva costruito innavvertitamente con rametti di Gelso. Quando la capannina andò in solaio, nel gennaio 1989, gli Xylotrechus sfarfallati in seguito, cercarono di uscire in primavera e per tutta quell'estate dalla finestra dell'abbaino, senza successo: fu lì che li trovai la seconda volta in gran numero. Il primo esemplare (del giugno 1989) fu invece trovato poco prima schiacciato sul pavimento della cucina di mia madre che aveva portato in casa della legna da ardere nel caminetto. Dovetti ricostruirlo con pazienza per capire che si trattava di uno Xylotrechus sp., portato poi al Museo di Milano per controllo, non appartenendo a una specie sino allora nota della nostra fauna. Perciò Pesarini, appena seppe che oltre a quell'unico esemplare ne avevo trovato molte decine, mi incitò a pubblicare il dato assieme a Viganò anticipando la pubblicazione della tesi della stessa studentessa, comparsa in seguito, sempre sul Naturalista Valtellinese.
Ma il dato più significativo, a mio sommesso avviso, non è nel fatto che si tratti di una specie o dell'altra (o magari della stessa che ha due nomi). Forse pochi hanno fatto mente locale sulla pianta ospite prediletta: il Gelso, che, come è noto, proviene dall'Asia ed è storicamente presente anche da noi da molti secoli. A parte il fatto, dunque, che la specie è nuova in Europa da un punto di vista bibliografico, come possiamo essere certi che non ci fosse anche in passato, importata col gelso? e che, magari, sia sfuggita alle ricerche e sia soltanto ritornata "di moda" per mutate condizioni ambientali, rimanendo latente per molti secoli? A quanto pare la si trova dappertutto, sia nella catena alpina (e quindi non stupisce che salga sull'Hymalaia a quote corrispondenti ai nostri 800 metri dove ho trovato nuovi exx, nel Parco delle Orobie, ma sempre su legna di latifoglie di legnaia) ma anche nel resto della penisola. La tendenza a diventare specie cosmopolita mi sembra inconfutabile.
A me preme segnalare la "questione Gelso" e il fatto che io non l'ho mai trovata su piante vive, ma solo in legnaia (quindi non provocherebbe danno diretto alle piante). Infatti non mi risulta che i gelsi relitti presenti ancora qua e là nella piana valtellinese siano stati attaccati. Forse è per questo che non viene considerata tra le specie pericolose.
Poi tutto il resto rimane di competenza di chi - di cermabici - ne sa più di me.





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"La vita è l'arte dell'incontro" (Vinicius De Moraes)
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MarcoU
Utente Senior


Città: Codevigo
Prov.: Padova

Regione: Veneto


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Flora e Fauna

Inserito il - 16 dicembre 2008 : 09:28:04 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao Paride, credo di poterti rassicurare circa i commenti di Ratti

La tua ipotesi sulla presenza "latente", con esplosione in seguito a mutate condizioni ambientali, mi lascia un po' dubbioso. Come tu stesso hai spiegato, si tratta di una specie a valenza ecologica molto ampia (ora è acclimatata Europa centrale alla Palestina), per cui trovo difficile immaginare che sia rimasta latente in passato, quando il gelso era anche molto più diffuso di adesso per l'allevamento del baco da seta.
Io ho potuto osservare bene la sua esplosione nella campagna dove vivo, a partire dai primi anni '90 (credo che i primi es. da me raccolti siano del 1993 o 1994), quando raccolsi uno o due esemplari durante una caccia notturna. negli anni seguenti ne ho potuti vedere a decine, vorrei dire quasi a centinaia, e ci siamo trovati con una buona perte della legnaia polverizzata. Non ho mai avuto legna di gelso, ma ti posso assicurare che della robinia lasciano una specie di tronchetto di truciolato (=escrementi) pressato, tenuto insieme dalla corteccia.
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Vitalfranz
Utente Senior


Città: Luxembourg

Regione: Luxembourg


2500 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 16 dicembre 2008 : 09:32:59 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Questo collegamento Gelso-Xylotrechus é molto interessante e si presta a diversi spunti.

Tralasciando il fatto che X. smei fu segnalato del gelso bianco e del Morus australis fin dal 1939 da Beeson & Bhatia (poco conosciuti da chi si occupa di fauna europea, ma autori di un libro famosissimo sulla biologia dei cerambicidi asiatici), il gelso è soprattutto distribuito in zone calde, temperate e subtropicali (cf. Wikipedia), perció analoghe allo smei.

Tuttavia, scorrendo le specie di gelso, si può notare che esiste un gelso himalayano, con una distribuzione molto simile a quella dello stebbingi.

Questa pianta é considerata una varietá o un sinonimo proprio del gelso bianco (con caratteri anche di quello nero!) e perció si può supporre che uno xilofago legato a questa pianta possa in seguito cambiare ospite e adattarsi ad uno simile.
Questo potrebbe suggerire un'introduzione dello stebbingi su gelso himalaiano ed un successivo adattamento al gelso bianco.

Paris faceva notare che lo Xylotrechus é legato sopratutto a piante morte, e Stebbing (1914) riferiva che sia smei che stebbingi attaccano piante malate o appena cadute.
Perciò mi chiedo: chi ha interesse ad introdurre (o ha introdotto) in Europa legno morto di gelso himalaiano?
Forse é arrivato col mercato cinese, ma é difficile credere che si costruisca qualcosa con legno himalaiano quando da millenni ci sono coltivazioni di gelso bianco...

E questo ci riporta ad un'altra questione sollevata da Paris.
Visto che il gelso é coltivato da tempo immemorabile per la seta (6000 a.C. in Cina, 550 d.C da noi), tanto da far perdere al bombice la capacità di volare, perché lo Xylotrechus non si é mai diffuso prima, almeno in Cina?
Legno di gelso morto se ne dev'essere formato in 8000 anni...



Secondo me si torna - di nuovo - al discorso di prima, e cioè:
1 - non abbiamo nessun dato che X. stebbingi sia legato al gelso himalaiano e neanche a quello bianco
2 - non abbiamo alcuna prova che lo X. stebbingi sia diffuso in Cina; é il gelso himalaiano ad essere diffuso lì.
3 - X. stebbingi é una specie di quota che non scende ne' in Cina (verso nord) ne' in India (verso sud) e l'unica pianta ospite certa é Quercus floribunda.
Per questo non é mai arrivato alle coltivazioni cinesi.
4 - La specie che si diffonde (anche sui gelsi) é lo X. smei dell'India, che non ha raggiunto le piantagioni della Cina, semplicemente perché non sale e perciò non riesce a superare l'Himalaya.
Ovviamente, introdotto in zone dove esiste il gelso bianco, lo attacca, data la nota polifagia della specie.


Francesco Vitali


P.s. Marco, ci siamo sovrapposti!
Ma sono d'accordo con te: pensare che una specie così aggressiva sia sfuggita a quasi tre secoli di valenti entomologi europei è po' troppo strano...
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dadopimpi
Utente Senior


Città: modena


1670 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 16 dicembre 2008 : 14:15:04 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
io personalmente l'ho raccolto su fico e lo specialista di modena su fico anche lui, non sono convinto che ci sia una sola pianta ospite per lo stebbingi, francesco se vuoi sono disponibile a inviarti il mio esemplare per confrontarlo con i tuoi, vediamo se ci sono differenze morfologiche, il mio mi è stato determinato come stebbingi, ma vediamo
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Paris
Moderatore


Città: Sondrio
Prov.: Sondrio

Regione: Lombardia


5737 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 18 dicembre 2008 : 02:00:01 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
E' evidente che se attacca la Robinia (tra le piante presenti da noi che risultano quasi inattaccabili), ciò significa che la specie ha una adattabilità incredibile. Quindi è più probabile che si tratti della specie più polifaga. (X.smei?)
Nessuno ha introdotto volutamente questo Xylotrechus... ma è noto che le prime segnalazioni europee sono avvenute in Italia e non gradualmente da oriente a occidente. E' come se fosse piovuta dal cielo. Del resto molte specie sono state introdotte in Europa dall'Italia: forse perché è il paese più "temperato-mediterraneo" e con più ambienti e climi diversificati? O perché i controlli in Italia funzionano come il colabrodo? (l'esempio dell'altro cerambice arrivato coi bonsai, mi pare eloquente: adesso si "chiude la stalla...", ma chi ha mai controllato seriamente gli importatori di bonsai?). Possibile che in Italia siano arrivate per prime sia la Corythuca del Platano che, recentemente, quella della Quercia? E il coreide americano dei pini? Qui c'è qualcosa che non funziona...
Osservo poi che l'aumento esponenziale dello Xylotrechus è persino consequenziale alla sparizione progressiva delle piante di Gelso dalle campagne e all'ammassamento di tronchi e rami in legnaia: un tempo era pressoché vietato tagliarle in quanto piante di utilità e, se lo si faceva, ciò avveniva in periodo di luna buona, proprio per evitare parassiti, la qual cosa era ben nota per il Gelso. Infatti mio padre - 94 anni - ne è testimone storico, solo che quelle piante le aveva tagliate perché si doveva tenere sgombro il muro della strada dalla loro invadenza e, negli anni '80-'90 non c'era più l'esigenza di salvaguardare il gelso. Terminato l'allevamento del baco da seta, non è più stato seguito il criterio del taglio in base alle lune. Nella mia legnaia di Sondrio ci sono tronchetti di Gelso, Pruno, Ciliegio, Melo, Noce, Ippocastano e Fico. In un acquario dismesso, che ho adattato a incubatoio per cerambici, ho visto "sfarinare" praticamente solo il Gelso, molto meno per il Ciliegio e il Pruno.
Infine sono più propenso a valutare una introduzione attraverso la vendita di articoli in legno (mostre missionarie, negozi di chincaglierie orientali, non solo cinesi ovvimente). Ma sempre legname morto e, in questo caso, non attraverso bonsai. Escluderei infine l'introduzione attraverso le segherie in quanto la Valtellina è molto isolata dal contesto e vi si trovano unicamente legni di resinose e qualche faggio nelle rivendite di legna da ardere.





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Hemerobius
Moderatore


Città: Alghero
Prov.: Sassari

Regione: Sardegna


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Inserito il - 18 dicembre 2008 : 06:58:05 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Paris:
... Del resto molte specie sono state introdotte in Europa dall'Italia: forse perché è il paese più "temperato-mediterraneo" e con più ambienti e climi diversificati? O perché i controlli in Italia funzionano come il colabrodo? (l'esempio dell'altro cerambice arrivato coi bonsai, mi pare eloquente: adesso si "chiude la stalla...", ma chi ha mai controllato seriamente gli importatori di bonsai?). Possibile che in Italia siano arrivate per prime sia la Corythuca del Platano che, recentemente, quella della Quercia? E il coreide americano dei pini? Qui c'è qualcosa che non funziona...

Assolutamente OFF TOPIC ma di mio grande interesse!
Non solo è praticamente dimostrato che la porta delle specie Neartiche in Europa è l'Italia, ma la porta in Italia è il Nord-Est del Paese (corituca, zanzara tigre, parectopa della robinia, leptoglosso, acanalonia, metcalfa, e forse &c).
La porta è rappresentata dal più grande assembramento di basi statunitensi in Europa. Notoriamente gli abitanti delle basi si riforniscono abbondantemente dal proprio paese d'origine anche di vettovaglie ben reperibili in Italia (e forse con qualità migliore ), nonchè di animali e piante domestiche. Il dato della concentrazione di basi americane nel Nord-Est italiano è ben documentato sul sito della NATO. Una volta per curiosità c'ero entrato ed avevo trovato una mappa di tutte le basi "non segrete". Anche le spese in dollari per le basi "non segrete" dimostravano come in Italia fosse concentrata la massima parte dei militari USA.
Questo non significa che il nostro Paese eccella nei controlli alle frontiere (nonostante l'impegno del personale addetto).


Ciao Roberto

verum stabile cetera fumus
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Vitalfranz
Utente Senior


Città: Luxembourg

Regione: Luxembourg


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Flora e Fauna

Inserito il - 18 dicembre 2008 : 09:51:39 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Perché OT? Stiamo cercando di capire l'introduzione di questa specie "aliena.".

Non sarei però così convinto di dare la colpa di queste introduzioni alla "leggerezza" delle patrie dogane o alla basi NATO...
Una delle prime specie esotiche comparsa in Italia é infatti il Neoclytus acuminatus, comparso a Fiume a metà del 1800 (Küster, 1850) ed acclimato a Trieste già prima del secolo scorso (Ganglbauer, 1882).

Entrambe le città non furono italiane che dopo il 1918 e quindi l'introduzione fu dovuta al "colabrodo" delle dogane asburgiche...

Io credo però che il problema non sia il colabrodo, ma le ottime condizioni climatiche del nostro Bel Paese, soprattutto nel Nord-est.
Ho infatti notato al Museo di Genova diverse specie esotiche trovate nel porto, ma nessuna di esse si é poi adattata qui...

Francesco Vitali
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MarcoU
Utente Senior


Città: Codevigo
Prov.: Padova

Regione: Veneto


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Flora e Fauna

Inserito il - 19 dicembre 2008 : 10:57:08 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Io credo che il principale mezzo di ingresso sia l'importazione di legname per uso industriale

Alcuni decenni fa, quando si poteva girare liberamente per il porto, le raccolte sulle cataste di legno esotico erano uno sport molto praticato dagli entomologi veneziani, con ottimi profitti a giudicare dal materiale conservato nelle collezioni del museo di Venezia: cerambicidi, tenebrionidi, cucuidi, eccetera eccetera.
Le specie intercettate sono decine, forse centinaia. Certamente molte non sono nemmeno state identificate.

Più di recente, complice una vicenda umana, ho trovato ulteriore conferma della ricchezza faunistica del legname esotico che viene lavorato in Italia. La figlia di un amico entomologo ha avuto una breve storia d'amore con un ragazzo che lavorava in una segheria. Ebbene, in poche settimane cì è arrivata in mano una bella varietà di coleotteri esotici. Raccolti da un non-entomologo durante la sua attività lavorativa (ammettiamo, comunque, che avesse capacità di ricerca potenziate dal sangue in ebollizione ). Mi chiedo però che cosa potrebbe trovare sugli stessi tronchi qualcuno più avvezzo a pelare cortecce e a raccogliere coleotterini millimetrici.
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