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Flora e Fauna

Inserito il - 30 aprile 2008 : 11:03:16 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Note biografiche:


Maurizio Fraissinet compie 51 anni fra qualche giorno, a maggio. Biologo naturalista, risiede a Napoli. I suoi interessi sono equamente distribuiti tra la ricerca ornitologica, la conservazione della natura, la gestione delle aree naturali protette e la divulgazione naturalistica. Ciò lo ha portato a produrre molto materiale scientifico e divulgativo, e a rivestire diversi ruoli pubblici. Nel primo caso ha al suo attivo oltre 160 pubblicazioni tra articoli scientifici, per lo più a carattere ornitologico, e libri di ornitologia e di gestione delle aree naturali protette. Nel campo ornitologico si interessa soprattutto di avifauna urbana (ha pubblicato tra l’altro due libri e due atlanti ornitologici urbani sull’argomento), di biogeografia e monitoraggi. Per quanto attiene gli impegni pubblici è stato Consigliere regionale e vicepresidente del Consiglio regionale della Campania, Presidente del Parco nazionale del Vesuvio, Vicepresidente di Federparchi, Dirigente di staff del Presidente della Regione Campania e Commissario del Parco regionale del Matese.
Nel campo della divulgazione naturalistica, oltre a una ventina di libri, vanta alcuni documentari naturalistici e un numero mai contato di articoli per quotidiani e altre riviste.
E’ stato componente del Consiglio Nazionale del WWF Italia.
Da qualche anno è professore di ruolo di scienze in un liceo della Provincia di Napoli, attività che condivide con alcuni incarichi di docenza universitaria e con un’attività di libera professione quale consulente di enti parco, province, regione e privati nel campo della conservazione della natura.
Ciò non gli impedisce comunque di continuare le sue ricerche ornitologiche, in questo momento sta coordinando, ad esempio, il progetto per l’Atlante degli uccelli nidificanti in Provincia di Napoli




Maurizio Fraissinet
L''Okkione intervista Maurizio Fraissinet
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1)Caro Maurizio, mi interesserebbe conoscere il tuo parere sullo stato dell’arte dell’ornitologia italiana all’inizio del terzo millennio. Gli ornitologi italiani sono in fase di crescita (sul piano delle conoscenze), in fase inflattiva (sul piano numerico) o alla perenne ricerca di identità?

Ho inanellato il mio primo pettirosso nel febbraio del 1978, ma praticavo bird-watching con binocolo in giro per i campi da almeno quattro anni prima. Questo per dire che ho la fortuna di poter osservare, vivere dal di dentro e frequentare l’ornitologia italiana da diversi decenni. La situazione è oggettivamente quella di una netta crescita sul piano delle conoscenze e dei numeri. Sul piano delle conoscenze penso che si possa affermare, ad esempio, che ormai nel nostro paese abbiamo raggiunto un buon controllo di tipo territoriale. Voglio dire che, a parte piccole porzioni di territorio, abbiamo una discreta distribuzione di bird-watchers per cui siamo in grado di avvertire fenomeni e di seguirli. E’ il caso, ad esempio, dell’”invasione” di aquile minori che si ebbe pochi inverni fa e che fu avvertita e seguita in tutta Italia, o delle segnalazioni puntuali dei transiti di stormi di gru, peraltro a volte seguiti da più bird-wathcers dislocati in località diverse e in diversi momenti del loro spostamento, aumentano le osservazioni di cicogne nere, così come di altre specie di un certo interesse. Addirittura non ci sfugge più nemmeno lo svernamento di un esemplare di Luì di Hume in una piccola isola pontina. Oltre a questo aspetto più da bird-watching, la crescita qualitativa la si registra anche nell’aumento dei progetti di ricerca, nell’incremento dei punti da cui, con regolarità, vengono osservate e monitorate le migrazioni dei rapaci, dalle ormai tantissime stazioni di inanellamento, dalla discreta conoscenza che stiamo acquisendo sui trends di alcune specie (Svasso maggiore, Fenicottero, Aquila reale, Pellegrino, Lanario, Pollo sultano, ecc). Certo c’è ancora, e direi per fortuna, molto da coprire in termini di monitoraggio: lo status del Picchio nero nell’Appennino, la situazione della Gallina prataiola, della Coturnice, ecc. E’ in crescita anche la componente numerica, anche se qui forse con un ritmo inferiore a quanto desideriamo noi ornitologi. In ogni caso oggi sono centinaia e centinaia gli inanellatori, ai convegni italiani di ornitologia non c’è mai un numero inferiore ai 300 iscritti, sono alcune decine le associazioni ornitologiche nel nostro paese. In una recente ricerca che ho pubblicato sull’ultimo numero di Picus sull’ornitologia amatoriale italiana stimo una “popolazione” di ornitologi italiani, a vario titolo, che si aggira intorno alle 1700 unità.
Un altro aspetto che vale la pena sottolineare è, a mio giudizio, il cambiamento dell’”ornitologo medio” italiano che si è registrato in questi anni. Ad una provenienza fortemente spostata verso il mondo accademico e associativo-conservazionistico dei primi anni ’80, si è evoluta oggi una partecipazione molto più ampia che vede la presenza di validi ornitologi e bird-watchers provenienti da settori professionali molto diversificati e a volte anche lontani dalle discipline naturalistiche. Sembra prevalere oggi un modello di ornitologia e bird-watching più anglosassone, e questo, probabilmente, è un bene perché è presente anche l’aspetto ludico che fa di questa disciplina scientifica, un caso singolare nel panorama delle scienze biologiche. Non c’è dubbio dal mio punto di vista, infatti (e non me ne vogliano gli istologi e i citologi), che studiare la nidificazione di una coppia di aquile reali sia molto più divertente che colorare e fissare su di un vetrino un tessuto cellulare.



2)Appassionati, birders, professionisti, pubblicazioni elettroniche in serie, accademia, mailing list e siti web. A tuo avviso la sinergia tra questi soggetti e media è sufficientemente sviluppata o potrebbe essere maggiormente dinamica e fruttuosa?


Non c’è alcun dubbio che la lista di segnalazioni e discussioni on line di EBN Italia abbia rappresentato, e rappresenti tutt’ora, un momento importante di aggregazione, confronto e crescita conoscitiva dell’ornitologia italiana. C’è il rischio però che, sull’onda del successo di questa lista, possano sorgere altre iniziative analoghe on line con la conseguenza della frammentazione degli interventi e la nascita di comunità on line non comunicanti tra loro. Nell’ornitologia non ha senso l’assenza di comunicazione. Per quello che riguarda la sinergia tra i vari soggetti che compongono il panorama ornitologico italiano il discorso non può essere semplicemente ricondotto a un “si”, “no”, “forse”. Va visto caso per caso, situazione per situazione. In linea di massima sembra che non ci siano oggi grossi problemi. Se c’è un bel progetto nazionale da portare avanti (e speriamo che ce ne siano!), o c’è qualcuno che sta portando avanti una ricerca interessante, mi sembra di osservare tanta voglia di partecipazione disinteressata, e questo è davvero bello e fa davvero bene alla nostra ornitologia. Di certo, però, si potrebbe fare di più.



3)In questo momento Maurizio quali sono le ricerche in cui sei impegnato e i progetti in fase di realizzazione a cui dedichi le tue energie e competenze.


Le mie principali passioni ornitologiche sono l’avifauna urbana, la biogeografia e lo studio degli andamenti demografici delle popolazioni. Continuo quindi a curare un database sull’avifauna urbana italiana, mentre lo scorso anno ho avviato, insieme ad una quindicina di collaboratori, l’Atlante degli uccelli nidificanti in Provincia di Napoli. Da alcuni anni, poi, seguo gli anatidi svernanti in Campania e la biologia riproduttiva e la migrazione della Quaglia in Campania. In primavera, inoltre, organizzo dei week end, noi dell’ASOIM li chiamiamo Night and Day, in territori protetti campani per il monitoraggio delle coppie nidificanti di rapaci diurni. Siamo una decina di appassionati che si incontrano in un territorio diviso in quadranti regolari e lo percorrono secondo una strategia studiata a tavolino al fine di censire tutte le coppie nidificanti dei rapaci diurni di quel territorio. Al termine del week end (peraltro divertente e piacevole) abbiamo una stima alquanto attendibile della popolazione nidificante delle diverse specie.



4)La crisi in cui versa l’I.N.F.S. che fatica a trovare una corretta soluzione, a tuo avviso rappresenta il sintomo di un paese a bassa “caratterizzazione naturalistica” o può in parte riflettere le difficoltà di indirizzo dell’Ente e del suo funzionamento recente? La mia opinione è che quali siano le cause, la presenza di un ente centrale con funzioni di indirizzo e coordinamento è assolutamente indispensabile. Forse un’articolazione policentrica e con maggiore apertura all’esterno sarebbe utile, ma servirebbero risorse che in questa fase sembra manchino anche per gli aspetti gestionali ordinari. Dobbiamo tuttavia continuare ad avere un approccio positivo e fattivo. Ma io devo solo fare le domande, pardon.


Si, concordo con la tua opinione. La crisi dell’INFS è in parte il sintomo della bassa “caratterizzazione naturalistica” del nostro paese. Prova lo è il fatto che il Governo che ha operato le nomine (quello retto da Berlusconi per la cronaca) ha scelto per l’amministrazione verticistica della struttura figure assolutamente impreparate e inidonee a svolgere tale ruolo. La scelta, del resto, è stata dettata da esigenze puramente politiche (indebolire l’INFS troppo centralista e troppo filo-europeista per quanto attiene la politica venatoria) e di spartizione partitica: un rappresentante alla Lega, uno alle Regioni di centro-destra, ecc. Probabilmente l’INFS paga anche lo scotto di una gestione, per il passato, molto tecnica, poco incline al dialogo e che ha creato forti dissapori con le Regioni.



5)Vecchia e nuova Sistematica. Splitting continui di specie e gruppi mi pare possano creare una certa confusione anche tra gli addetti ai lavori. Data per buona la tesi che una sistematica moderna non può prescindere da analisi del DNA e da comparazioni di distanze genetiche per separare gruppi (senza però dimenticare gli elementi classici quali oologia, morfometria, comportamento ecc.), non sarebbe opportuno proporre una sorta di moratoria (mettiamo 10 -15 anni) per sedimentare metodi e conoscenze più ampie e verificate e poi costruire il “Sistema nuovo”?


Per il Nuovo Atlante degli Uccelli Nidificanti e Svernanti nella città di Napoli (2001 – 2005), pubblicato nel 2006 in un elegante volume delle monografie ASOIM, ho adottato la nuova sistematica. Devo dire che me ne sono pentito. Io stesso ho difficoltà, sfolgiandolo, a trovare facilmente le specie. La nuova classificazione, pur essendo probabilmente più corretta dal punto di vista genetico ed evolutivo, pone, al momento, notevoli confusioni per cui sarebbe opportuno decidere una data per farla entrare in vigore formalmente nel nostro paese e, nel tempo che intercorre per quella data, divulgarla e renderla nota a tutti.



6)Anche se gli studi faunistici in Italia sono tuttora prevalenti e la cerchia degli ornitologi “attrezzati” si è allargata non si riesce ad organizzare una task force coordinata a livello nazionale ed articolata su dimensione regionale in grado di monitorare se non tutta l’avifauna italiana (impresa non impossibile) almeno la maggior parte dei taxa ornitici. Io ritengo che ci sarebbero capacità, voglia e motivazione. Come al solito mancano i soldi (verissimo e grave) o siamo anche un pò troppo cani sciolti e pigri?


Questa della mancanza di un progetto nazionale importante, che oltretutto gratifichi l’ornitologia italiana dimostrandone la maturità scientifica e organizzativa raggiunta, è una nota dolente che si ascolta in diversi ornitologi sparsi lungo lo stivale. E’ davvero “incredibile” che in Italia non si riesca a organizzare un nuovo Atlante degli uccelli nidificanti. I soldi sono sicuramente un fattore limitante ma è anche vero che nessuno li va a cercare perché non c’è una struttura associativa organizzata che se ne faccia carico. Poco prima di Natale ho partecipato a una riunione in provincia di Bologna (riunione della quale ero tra i promotori) in cui si è parlato della possibilità di pensare a una federazione tra le associazioni ornitologiche italiane. Un progetto tutto da definire nei criteri di adesione, nelle forme statutarie, ecc., ma è sicuramente una idea che può evolvere e andare a buon fine.



7)Gli ornitologi italiani sono stati considerati per troppo tempo dei “paria”, quasi delle schiappe col binocolo a forma di mandolino. Tuttavia mi sembra che la situazione recente sia radicalmente e profondamente cambiata negli ultimi anni. Cosa ne pensi Maurizio?


Si, è senz’altro cambiata. Voglio ricordare che il congresso italiano di ornitologia che organizzammo nel 2003 a Ercolano ebbe l’onore di essere aperto da una conferenza di Jacques Blondel, il presidente degli ornitologi europei, e che Blondel rimase per tutta la durata del congresso e ci confidò di essere stato fortemente impressionato dal livello qualitativo della nostra ornitologia. Dopo quel congresso io, ma mi cito solo perché non so di altre esperienze, ho avuto modo di presiedere una sessione a un congresso internazionale presso il Museo di Storia naturale di Marsiglia e di presentare in quell’occasione un libro in anteprima internazionale. L’ornitologia italiana è di buon livello europeo e nessuno lo può più mettere in dubbio.



8)I Cambiamenti climatici, il global warming stanno mutando il panorama faunistico italiano. Per l’ornitologia, si sono osservati locali incrementi di popolazioni nidificanti in ambiente xerico e svernamenti di specie che normalmente avevano aree invernali in Africa. Sembrerebbe, senza entrare troppo nel dettaglio, e dato per certo che nessuno voglia andare a cercare Corrioni biondi sulle dolomiti di Belluno, che sul breve e medio periodo il riscaldamento possa essere valutato come fattore ecologico positivo per un numero elevato di specie. Cosa ne pensi Maurizio?


Ma?! Francamente non saprei dire cosa sia positivo o negativo. E’ in atto un fenomeno di cambiamento climatico ed è interessante seguirne l’evoluzione biogeografica di molte specie sensibili.



9)Ricerca di base e protezione. Mi interesserebbe una tua opinione sul tema in generale. In particolare, l’apporto degli ornitologi alla creazione dei S.I.C. (Siti Importanza Comunitaria) è stato rilevantissimo, tuttavia questo strumento di gestione stenta a decollare, anche se qualche apprezzabile risultato lo abbiamo ottenuto. L’interfaccia ricerca vs. burocrazia è sempre così “terribilmente” insormontabile?


Gli ornitologi vanno in giro a piedi a osservare animali, nutrendo anche un forte amore per la natura. Sono quindi sentinelle sensibili del territorio, oltre che depositari di notevoli conoscenze naturalistiche di specie, quali gi uccelli, utili per un’analisi corretta e interpretativa del territorio. Il rapporto con le istituzioni è spesso drammatico. In primo luogo occorre trovare un amministratore che sia, non dico esperto di queste cose perché significherebbe davvero trovare un ago nel pagliaio, ma almeno sensibile alla bellezza della natura, e anche questo, purtroppo, spesso non è facile, se si tiene in conto che gli uccelli non votano e che gli ornitologi, diciamocelo, hanno più voglia di stare in giro con il binocolo che non nelle stanze del palazzo (orribili e claustrofobiche) a tentare di “portare a casa” politiche di conservazione.



10)Per finire Maurizio e per dare uno spunto agli appassionati e agli ornitologi più giovani, quali sono a tuo parere le linee di ricerca maggiormente trascurate in Italia, quali quelle più urgenti e che a tuo avviso non meritano ulteriore dilazione?


Per quelli che sono i miei interessi ornitologici rispondo la realizzazione di un nuovo Atlante degli uccelli nidificanti in Italia e il censimento nazionale delle popolazioni nidificanti di specie facilmente contabili quali podicipedidi, anatidi, ardeidi, accipitridi, falconidi, rallidi, laridi, ecc.



11)Ringraziandoti di cuore a mio nome e di tutta Natura Mediterraneo, vuoi aggiungere qualche valutazione finale a margine?


L’auspicio che si arrivi a una struttura ornitologica nazionale in grado di fornire linee guida alla nostra ornitologia, rispettandone però i localismi (siamo pur sempre italiani!), quale potrebbe essere una Federazione della associazioni ornitologiche cui ho fatto cenno in precedenza



Angelo okkione Meschini



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