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Bigeye
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6269 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 23 aprile 2008 : 18:11:43 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Note biografiche:


Laureato in Scienze biologiche nel 1973, attualmente Professore ordinario di Zoologia.
Corsi tenuti in passato presso l'Università di Pavia: Etologia, Zoologia, Conservazione natura, Ecologia del comportamento.
Soggiorni di lavoro presso: Centro Pirenaico Biologia Experimental, Spagna; Department of Zoology, Oxford, UK; Station Biologique, Camargue, Francia.
Ricerca di base: ecologia, etologia, zoogeografia ed ecotossicologia, in prevalenza di Vertebrati (uccelli, mammiferi, anfibi, pesci) e di Araneae. Principali argomenti di ricerca: uso delle risorse ambientali, nicchia, struttura delle comunità, dinamica di popolazione, selezione di habitat, relazioni trofiche, adattatività dei comportamenti riproduttivi, contaminazione. Gli uccelli acquatici coloniali (aironi, gabbiani e sterne) sono stati i principali organismi modello. Le ricerche sono state condotte in varie aree di studio dell'Italia settentrionale, e in Francia, Spagna, Grecia e Albania, Africa orientale, Pakistan, Cina, Antartide.
Ricerche applicate alla conservazione: pianificazione dell'attività venatoria, pianificazione conservazionistica di riserve naturali e di parchi regionali.
Collaborazioni in corso con Enti di ricerca stranieri: Station Biologique, Camargue, Francia; Departamento Biologia, Universidad Barcelona, Spagna; National Museum of Kenya, Chinese Academy of Science, Nanching, China; Pakistan Agricultural Research Council, Islamabad, Pakistan.




Mauro Fasola
L''Okkione intervista Mauro Fasola
31,5 KB







1) Caro Mauro, mi interesserebbe conoscere il tuo parere sullo stato dell’arte dell’ornitologia italiana all’inizio del terzo millennio. Gli ornitologi italiani sono in fase di crescita (sul piano delle conoscenze), in fase inflattiva (sul piano numerico) o alla perenne ricerca di identità?


Poca crescita quantitativa. Il numero di ricercatori amatoriali non è cresciuto molto dai tempi delle prime inchieste collaborative come l’Atlante Ornitologico Italiano degli anni ’70 quando erano già un migliaio. Anche i ricercatori professionisti sono rimasti pochi, perchè in Italia non si investe sulla ricerca ambientale, a dispetto delle ripetute chiacchiere sulla necessità di aumentare le risorse per ricerca e per protezione dell’ambiente. C’è stato però un incremento qualitativo, ora alcuni italiani pubblicano cose interessanti anche a livello internazionale.



2)Appassionati, birders, professionisti, pubblicazioni elettroniche in serie, accademia, mailing list e siti web. A tuo avviso la sinergia tra questi soggetti e media è sufficientemente sviluppata o potrebbe essere maggiormente dinamica e fruttuosa?


Gli sviluppi culturali sono più lenti di quelli tecnologici, richiedono tempo per sfruttarne le potenzialità. Ma le possibilità dell’elettronica ora sono già molto utilizzate. Solo citando alcune iniziative mie, i censimenti coordinati sulle garzaie di Piemonte e Lombardia sono organizzati dal sito web Link sono compiuti sul campo da un vasto gruppo di collaboratori, e danno luogo a informazioni diffuse sia in rete che in pubblicazioni tecnico-divulgative, che in articoli su riviste. Ancora, si sta pensando ad un nuovo atlante ornitologico lombardo da compiere completamente in rete. Queste sono appunto interazioni positive tra birdwatchers, professionisti, elettronica, pubblicazioni cartacee e su web.



3)In questo momento Mauro quali sono le ricerche in cui sei impegnato e i progetti in fase di realizzazione a cui dedichi le tue energie e competenze.


Anch’io in università, come succede a molti dopo anni nello stesso settore, sto finendo per annegare nella burocrazia, ma cerco di restare legato ai vecchi progetti (es. censimenti Ardeidae), e di iniziare qualche nuova avventura (ricerche su adattamenti riproduttivi di uccelli in Africa), oltre alle ricerche su altri gruppi come i rettili.



4)La crisi in cui versa l’I.N.F.S. che fatica a trovare una corretta soluzione, a tuo avviso rappresenta il sintomo di un paese a bassa “caratterizzazione naturalistica” o può in parte riflettere le difficoltà di indirizzo dell’Ente e del suo funzionamento recente? La mia opinione è che quali siano le cause, la presenza di un ente centrale con funzioni di indirizzo e coordinamento è assolutamente indispensabile. Forse un’articolazione policentrica e con maggiore apertura all’esterno sarebbe utile, ma servirebbero risorse che in questa fase sembra manchino anche per gli aspetti gestionali ordinari. Dobbiamo tuttavia continuare ad avere un approccio positivo e fattivo. Ma io devo solo fare le domande, pardon.


Per le cause generali, la risposta si collega a quella alla domanda 1), cioè in Italia non si investe sulla ricerca ambientale. Le poche risorse destinate alla ricerca sono sempre andate alla fisica e alla medicina ove gli italiani in Italia hanno tradizionalmente raggiunto risultati importanti. In tutte le altre discipline gli italiani o vanno all’estero o restano in patria ma rimangono marginali a livello globale perchè l’ambiente-sistema non sono favorevoli. Perciò, per la ricerca ambientale, zoologica, ornitologica, si produce una cascata negativa di condizioni: le risorse sono scarse, non si attraggono persone capaci (parlo della media, alcuni singoli sono magari i migliori), non si produce conoscenza innovativa, non si sviluppano applicazioni tecniche efficaci, non si sviluppano enti adeguati. Alla fine si rimane in balia della faciloneria dettata dalle emozioni, con effetti negativi nella gestione della caccia e nella protezione della natura. In questi settori applicativi le soluzioni tecniche sarebbero anche chiare, ma non c’è una diffusa cultura pragmatica per accettarle.
Nel dettaglio, certo ci vuole un organismo di consulenza nazionale come l’INFS per i problemi normativi d’indirizzo. Ci vorrebbero anche enti decentrati regionali di applicazione di questi indirizzi e di monitoraggio faunistico. Per la ricerca applicata ci vorrebbe magari un consorzio di enti di ricerca, ma siamo troppo pochi e scollegati per proporlo.



5)Vecchia e nuova Sistematica. Splitting continui di specie e gruppi mi pare possano creare una certa confusione anche tra gli addetti ai lavori. Data per buona la tesi che una sistematica moderna non può prescindere da analisi del DNA e da comparazioni di distanze genetiche per separare gruppi (senza però dimenticare gli elementi classici quali oologia, morfometria, comportamento ecc.), non sarebbe opportuno proporre una sorta di moratoria (mettiamo 10 -15 anni) per sedimentare metodi e conoscenze più ampie e verificate e poi costruire il “Sistema nuovo”?


Non mi occupo di sistematica, la uso solo. Ma consoliamoci, con altri gruppi, come i Rettili, è peggio, ogni volta che leggo di una specie ha già cambiato nome di Genere.



6)Anche se gli studi faunistici in Italia sono tuttora prevalenti e la cerchia degli ornitologi “attrezzati” si è allargata non si riesce ad organizzare una task force coordinata a livello nazionale ed articolata su dimensione regionale in grado di monitorare se non tutta l’avifauna italiana (impresa non impossibile) almeno la maggior parte dei taxa ornitici. Io ritengo che ci sarebbero capacità, voglia e motivazione. Come al solito mancano i soldi (verissimo e grave) o siamo anche un pò troppo cani sciolti e pigri?


Guardando la bottiglia mezza a piena, si può confortarsi con le molte iniziative portate a termine, con pochi mezzi e molta buona volontà. Sempre restando alle esperienze personali, nel 2002-2003 abbiamo organizzato un nuovo censimento nazionale delle 300 garzaie, senza fondi specifici, con la collaborazione di tutti i gruppi ornitologici nazionali. Molte altre iniziative pregevoli si svolgono a livello locale. Purtroppo non c’è abbastanza coordinamento e iniziative a livello nazionale, ma anche in tutte le altre cose gli italiani pensano più agli affari locali e non hanno spirito nazionale.



7)Gli ornitologi italiani sono stati considerati per troppo tempo dei “paria”, quasi delle schiappe col binocolo a forma di mandolino. Tuttavia mi sembra che la situazione recente sia radicalmente e profondamente cambiata negli ultimi anni. Cosa ne pensi Mauro?


Di quale livello parli? Tra chi ha sempre frequentato i convegni italiani di ornitologia, nessuno ha mai dato del paria a nessun altro, pur se in presenza di un’ampia tipologia di frequentatori, appassionati più o meno evoluti, professionisti, ricercatori di enti, amici vari. Nei musei gli ornitologi sono sempre stati di casa. Forse la situazione è cambiata solo tra gli accademici, perchè fino agli anni ’70 quasi nessuno studiava in campo, non solo gli uccelli, ma nessun altro vertebrato. Mentre ora vi sono almeno alcuni ricercatori, e i più attivi hanno dimostrato di valere quanto tutti gli altri, e ora occupano degne posizioni.



8)I Cambiamenti climatici, il global warming stanno mutando il panorama faunistico italiano. Per l’ornitologia, si sono osservati locali incrementi di popolazioni nidificanti in ambiente xerico e svernamenti di specie che normalmente avevano aree invernali in Africa. Sembrerebbe, senza entrare troppo nel dettaglio, e dato per certo che nessuno voglia andare a cercare Corrioni biondi sulle dolomiti di Belluno, che sul breve e medio periodo il riscaldamento possa essere valutato come fattore ecologico positivo per un numero elevato di specie. Cosa ne pensi Mauro?


Difficile rispondere ora, perchè sia i cambiamenti di clima sono fenomeni a lungo termine, e i necessari dati di monitoraggio su lunga scala e a livello nazionale in Italia sono carenti, come abbiamo discusso prima. Ma un effetto è in corso, con quasi certezza, solo non si sa quanto sarà grande o dannoso.



9)Ricerca di base e protezione. Mi interesserebbe una tua opinione sul tema in generale. In particolare, l’apporto degli ornitologi alla creazione dei S.I.C. (Siti Importanza Comunitaria) è stato rilevantissimo, tuttavia questo strumento di gestione stenta a decollare, anche se qualche apprezzabile risultato lo abbiamo ottenuto. L’interfaccia ricerca vs. burocrazia è sempre così “terribilmente” insormontabile?


Non sono in prima linea con questi argomenti da qualche anno. Ma c’è volontà politica di fare veramente qualcosa di incisivo?



10)Per finire Mauro e per dare uno spunto agli appassionati e agli ornitologi più giovani, quali sono a tuo parere le linee di ricerca maggiormente trascurate in Italia, quali quelle più urgenti e che a tuo avviso non meritano ulteriore dilazione?


Qualsiasi linea di ricerca va bene, tanto nessuna è satura. Sono i “giovani” che devono avere l’intuizione giusta, la cosa migliore è seguire le proprie preferenze, perchè seguendo i propri interessi si ha maggior probabilità di successo. Solo, ciascuno dovrebbe avere idee chiare su dove vuole arrivare, e una valutazione lucida di cosa può ottenere, ricercatore di settore, o professionista, o divulgatore, ecc. con tutti i vantaggi o svantaggi connessi.


11)Ringraziandoti di cuore a mio nome e di tutta Natura Mediterraneo, vuoi aggiungere qualche valutazione finale a margine?


Confido che ci sarà gente nuova che faccia meglio di quanto fatto da noi.


Angelo okkione Meschini

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