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 L'UOMO E LA NATURA: SCIENZA CULTURA ED ETICA
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WildCatBear
Utente V.I.P.

Città: piacenza


171 Messaggi
Fotografia Naturalistica

Inserito il - 05 luglio 2012 : 09:41:39 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di elleelle:
Il pensiero cosciente è certamente una minima parte delle attività del nostro cervello. Probabilmente, se non avessimo inventato un linguaggio codificato per comunicare con gli altri, non esisterebbe neppure il pensiero cosciente...

Alcuni (tanti) anni fa, dopo aver seguito un corso e diversi studi di meditazione,
ero riuscito ad arrivare ad avere un certo grado di controllo sull'attività
del mio pensiero.
Scoprii così che la nostra attività di elaborazione dei concetti può viaggiare
ad un ritmo enormemente più alto di quello che ha normalmente,
(e quando ci troviamo a doverlo fare sotto un breve ma intenso stress lo facciamo spontaneamente)
di fatto nel tradurre i concetti in termini comunicabili il cervello si prende una pausa,
e lo facciamo solitamente anche se non dobbiamo comunicare con nessuno.

Credo che come e quanto avvenga il passaggio dei concetti alla codifica
linguistica, siano cose caratteristiche di ciascuno ....
fino ai casi estremi di individui pieni di parole e codifiche linguistiche
senza sotto alcun concetto

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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


32956 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 05 luglio 2012 : 09:56:41 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Secondo me, Roberto ha toccato proprio un tasto chiave.
Le forme di conoscenza a cui si arriva in modo automatico e inconscio sono importantissime, ma hanno il difetto che, non esserdo descrivibili in chiaro, le puoi trasmettere solo con l'esempio.
Oppure, quando ci sei arrivato in maniera automatica, puoi cercare di esprimere la conclusione in chiaro; ma a questo punto, gran parte del significato si perde, a meno che tu non ci scriva su un intero libro.

Il fatto di poter trasmettere le proprie conoscenze, in qualunque modo acquisite, a chiunque altro, anche dopo la propria morte, secondo me, ha permesso alla nostra specie di fare quello che è il vero salto di qualità rispetto agli animali: l'accumulo della conoscenza.
Questo ci permette di "salire sulle spalle degli antenati" per guardare oltre, anziché dover fare tutto il percorso ripartendo sempre da zero o quasi.

Stavo riflettendo anche su un altro punto; quanti concetti in qualche modo "parenti" della conoscenza sono emersi in questa discussione: scienza - conoscenza - coscienza - consapevolezza - percezione - sensazione - intuizione .... (l'italiano è una lingua maledetta, diceva Fantozzi ....)

luigi


P.S.: Non è del tutto vero che la cultura attuale disprezza certi processi logici automatici. La musica e lo sport, per esempio, ne traggono grande vantaggio.

Quando un allenatore di baseball dice all'allievo "non devi pensare che la mazza colpisce la pallina, ma che è la pallina che colpisce la mazza" o quando un maestro di Karate dice all'allievo di concentrarsi sul punto in cui il pugno colpirà senza pensare al movimento per arrivarci, in effetti, insegnano a disattivare il controllo cosciente e attivare "la bestia che c'è in noi", che è molto più efficace.

Modificato da - elleelle in data 05 luglio 2012 09:58:17
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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


32956 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 05 luglio 2012 : 10:03:12 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Non avevo letto il messaggio di Mauro, e sono d'accordo anche con lui.
Quando pensiamo in chiaro, praticamente, rendiamo seriale e lento un processo che normalmente coinvolge in parallelo tante aree e funzioni del cervello e può essere rapidissimo.
Passando per quella strettoia, poi, tanti contenuti si perdono.
luigi
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francesca rosati
Utente Senior


Città: Roma


999 Messaggi
Biologia Marina

Inserito il - 05 luglio 2012 : 12:49:46 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Hemerobius:
Vi sono però degli spunti assai attraenti sul concetto di conoscenza, spunti che potrebbero essere fatti risalire al buon Pascal con i suoi esprit geometrico e di finezza. La conoscenza "geometrica" (quella che forse qui si definisce scientifica ed in un'altra discussione galileiana) non è l'unica forma di conoscenza. Tutti coloro che hanno praticato qualche sport, attività fisica o mestiere "pratico" ne hanno esperienza. "Giocando" eseguire questa conoscenza di "finezza" è una delle sensazioni più appaganti. Un cortocircuito mentale per il quale si vuole fare qualcosa e la si fa in modo del tutto, come dire ?, involontario. Quasi sia il corpo a comandare la mente, o meglio il corpo sia integrato nella mente ed agisca in modo ancora più rapido del pensiero razionale.


Interessante! questa forma di conoscenza si chiama "conoscenza procedurale", legata a una memoria procedurale. Inizialmente, nell'apprendimento, è coinvolta la coscienza (come quando si impara ad andare in bicicletta, ad esempio), poi l'esecuzione è, per così dire, automatica e la mente resta libera di dedicarsi ad altro mentre sta svolgendo quell'attività. Il bello è che una volta appresa, la conoscenza procedurale non si perde più, o si può recuperare molto in fretta. E' un'esempio di come il dualismo mente-corpo sia un'idea sbagliata.

francesca
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francesca rosati
Utente Senior


Città: Roma


999 Messaggi
Biologia Marina

Inserito il - 05 luglio 2012 : 13:01:54 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Epperònonvale!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
mica puoi lasciare chi stava cercando di seguirti a bocca asciuta...

Messaggio originario di theco:

Purtroppo il clima di questa discussione non è più divertente e quindi viene meno l'obiettivo scherzoso dichiarato fin dall'inizio.

Tolgo d'impaccio l'incolpevole moderatore rinunciando a proseguire la discussione ma continuando a leggervi volentieri.

Personalmente ne ho ricavato diversi spunti di riflessione dei quali vi ringrazio e spero che a vostra volta abbiate potuto cogliere qualche suggestione.

Il giochino della nutria serviva ad introdurre una tesi sui concetti di evoluzione e individuo, alla quale avrei fatto seguire un'ultima tesi dedicata al destino dell'evoluzione (era forte, peccato), per concludere, con il vostro aiuto, nel tentativo di formalizzare in modo semiserio qualche 'legge' della quarta via.

Spero che ritornino le condizioni per riprendere a giocare/riflettere insieme, nel qual caso mi ritufferò a pesce nella mischia.

Grazie


La quarta via
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francesca
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theco
Utente Super




6117 Messaggi
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Inserito il - 05 luglio 2012 : 14:49:12 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Riprendo il discorso nella speranza che gli animi si siano nel frattempo rasserenati
Grazie a tutti coloro che hanno dimostrato interesse nel proseguio, l'ho apprezzato davvero.

Per ripartire mi accodo alle interessanti considerazioni di Roberto, Francesca e gli altri sulla conoscenza, non sono un esperto e non sono in grado di sostenere una teoria gnoseologica, quelle che seguono sono solo mie considerazioni personali, che hanno il solo scopo di provare a riassumere le tante cose dette.

La quarta via




La quarta via



Lo scopo della prima tesi, come ho già detto, è quello di restituire il proprio ruolo al pensiero a priori, cioè alla conoscenza che possono produrre le idee, prima e oltre la conoscenza che può produrre la loro dimensione pratica.

Avverto questa curiosa necessità ogni volta che leggo del primato della scienza in termini di coerenza, validazione e trasmissibilità della conoscenza: la scienza è un edificio fenomenale, del quale ognuno di noi dovrebbe essere orgoglioso, ma non rappresenta la ‘conoscenza buona’ contrapposta a forme di conoscenza soggettive e più o meno discutibili.

Qualcuno ha citato Marx e Nietzsche come esempi di filosofia dagli esiti tragici, sarebbe come incolpare Fermi per la bomba di Hiroshima: le responsabilità dello stalinismo, del nazismo e della bomba atomica sono di Stalin, Hitler e Truman e dell’ambiente politico e sociale che li ha espressi. Il pensiero di Marx, Nietzsche e Fermi è assolutamente luminoso, coerente, coinvolgente e ha dato moltissimo all’umanità in termini di evoluzione culturale.

La visione ‘scienzo-centrica’ della conoscenza mi appare come una visione un poco ‘farisaica’ (senza offesa per nessuno), in quanto rivendica il primato degli aspetti metodologici e formali e perde di vista l’aspetto fondamentale del pensiero scientifico: ricercare la verità al di là e al di sopra di qualunque metodologia.

E’ ovvio, credo a chiunque, che non possa esistere alcuna alternativa al pensiero scientifico, forse è meno ovvio perchè la scienza possa essere considerata una ‘corrente di pensiero’: una corrente unisce mondi diversi, crea le condizioni per sviluppare la vita, mischia le acque e crea mondi nuovi… è la parte migliore del mare, ma non è il mare.

Fatemi sapere cosa ne pensate di tutto ciò: tra l’altro nessuno ha trovato nulla da ridire sul fatto che io abbia sostenuto che la scienza persegue un obiettivo di controllo sulla natura… è un punto fondamentale per introdurre la seconda tesi… fatemi sapere qualcosa anche riguarda a questa ‘eresia’.


Modificato da - theco in data 05 luglio 2012 14:49:49
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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


32956 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 05 luglio 2012 : 15:39:54 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di theco:
Qualcuno ha citato Marx e Nietzsche come esempi di filosofia dagli esiti tragici, sarebbe come incolpare Fermi per la bomba di Hiroshima: le responsabilità dello stalinismo, del nazismo e della bomba atomica sono di Stalin, Hitler e Truman e dell’ambiente politico e sociale che li ha espressi. Il pensiero di Marx, Nietzsche e Fermi è assolutamente luminoso, coerente, coinvolgente e ha dato moltissimo all’umanità in termini di evoluzione culturale.



Il resto del messaggio mi è piaciuto e lo condivido in massima parte. Questa osservazione, in cui mi chiami "qualcuno", invece, non mi sembra giusta e mi sembra una banalizzazione di una questione importante.

L'energia nucleare di Fermi era una tecnologia neutra e le tecnologie sono buone o cattive a seconda dell'uso che se ne fa. E' grazie alle teorie di Fermi, usate a fin di bene, che la Francia ha un debito pubblico molto inferiore a quello italiano ...
Invece le idee, e in particolare le costruzioni utopiche di mondi ideali, sono esse stesse, col proprio fascino derivante dalla scorrelazione con la realtà, a suggerire le azioni strampalate e a legittimarle.
Le avevo citate come prodotti nocivi del pensiero lasciato libero di vagare in maniera autoreferenziale, invece di cercare riscontri nella realtà. Riscontri che avrebbero dimostrato che non esistono razze superiori e che gli uomini (come tutti gli altri mammiferi sociali) non accettano di vivere in un mondo di uguali.
luigi



Modificato da - elleelle in data 05 luglio 2012 15:41:51
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theco
Utente Super




6117 Messaggi
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Inserito il - 05 luglio 2012 : 22:41:28 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di elleelle:
Questa osservazione, in cui mi chiami "qualcuno"


Luigi non te la prendere, ricordavo la frase ma non l'autore e non avevo voglia di andare a cercare

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mauriziocaprarigeologo
Moderatore



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Inserito il - 06 luglio 2012 : 07:52:24 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Hemerobius:

Messaggio originario di mauriziocaprarigeologo:
...
un mondo di sole idee, presenti alla propria coscienza ma non comunicate, è un mondo statico, fermo, noioso;
...
Letteralmente sarei d'accordo, però non è vero che la conoscenza "involontaria" (continuo ad usare questo termine inadatto, spero si capisca comunque) non sia trasmissibile. L'abilità, la capacità manuale, sono trasmissibili per "apprendistato". E l'acquisizione di queste abilità è tutt'altro che noiosa. Purtroppo però l'uomo che fa ormai non è quasi più parte della nostra cultura, e a mio parere questa è una perdita grave quasi quanto quella della natura che ci circonda.

Ciao Roberto


ciao roberto,
sono d'accordo;

in effetti per me comunicazione va intesa nel senso più ampio di “relazione”: se questa assume la forma di un linguaggio codificato in suoni articolati o gesti ostensivi (o “esempi”) è un dettaglio; certo è che non esiste un messaggio se non c’è chi è in grado di decodificarlo e capirlo (e questa sarebbe la coevoluzione)

theco ha rappresentato bene questo flusso circolare (non poteva essere altrimenti);
è importante, perchè nel flusso interviene il tempo: la logica nel mondo interno delle idee sarebbe di per sé atemporale e non permetterebbe alcuna forma di accumulazione delle conoscenze; queste sarebbero date una volta per tutte in forma di principi o postulati indimostrabili, dai quali si potrebbero derivare, logicamente, tutti i possibili corollari e conseguenze, che attendevano solo di essere esplicitati;
la “dimostrabilità” e la coerenza logica è una nozione diversa a quella di “scoperta” e di produzione di nuova conoscenza, perché la dimostrazione sarebbe in realtà una tautologia ben mascherata;


buona giornata a tutti

maurizio
____________________

“Un géologue est essentiellement un lithoclaste, ou rompeur de pierre…” - D. Dolomieu

“Non crederai a tutte queste sciocchezze, vero Teddy?” - M. Ewing (geofisico e oceanografo) a E. Bullard (geofisico), a proposito della tettonica delle placche (NY, 1966)
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lynkos
Con altri occhi


Città: Sant'Eufemia a Maiella
Prov.: Pescara

Regione: Abruzzo


17647 Messaggi
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Inserito il - 06 luglio 2012 : 08:09:09 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Molto interessante lo spunto introdotto da Roberto con il concetto di conoscenze involontarie/intuitive, o “di pancia”, come le ho sempre definite io, essendo come dicevo prima, una creatura terra terra. Della loro esistenza e importanza, non ho dubbi. Aggiungerei anche una terza categoria di conoscenze (anzi, quarta, se si considera anche le conoscenze “filosofiche”), conoscenze culturali, cioè, tutto quell’insieme di valori, atteggiamenti e comportamenti che acquisiamo più o meno inconsapevolmente dal momento che usciamo dalla ventre della mamma. Spesso sono internalizzati al punto che non ce ne accorgiamo nemmeno, considerandoli “universali” e “naturali”, se non ci troviamo ad affrontare un altro “set” di conoscenze culturali, per esempio, cambiando paese… come ho fatto io. Comunque, magari quello è un argomento meglio affrontato altrove.
Ora intervengo solo per rispondere alla domanda di Andrea:
nessuno ha trovato nulla da ridire sul fatto che io abbia sostenuto che la scienza persegue un obiettivo di controllo sulla natura… è un punto fondamentale per introdurre la seconda tesi… fatemi sapere qualcosa anche riguarda a questa ‘eresia’

Come Luigi, anch’io ritengo che la scienza (come anche la tecnologia) è neutrale. Personalmente la considero una semplice chiave d’interpretazione per meglio capire certi aspetti del mondo in quale vivo, da un punto di vista prevalentemente “meccanicistico” e secondo lo stato attuale delle conoscenze, appunto, scientifiche. Per esempio, il quadro del mondo “interpretato” secondo la scienza convenzionale/scolastica è radicalmente diverso da quello che risulta da un’interpretazione quantistica.
Il problema non è la scienza, ma l’uomo che da quando è uscito dalle caverne ha continuato a fare ciò che fanno tutti gli animali, cioè, di assicurare, con ogni mezzo alla sua disposizione, il suo proprio bene e sopravvivenza. E tutto sommato, chi può dargli torto... e solo naturale! In tutto questo, lo sviluppo della scienza e del suo figliuolo, la tecnologia, gli ha dato uno strumento potentissimo. Prima, era consapevole della sua vulnerabilità verso gli elementi e gli eventi “naturali” quindi gli conveniva rapportarsi con loro con un certo rispetto. Dopo l’Illuminismo (tanto per stabilire un momento), gli sembrava di poter capire e controllare tutto, senza più farsi scrupoli. Come se fosse semplice quanto costruire un motore. E adesso che quel motore comincia a perdere i colpi, con il rischio di deragliare il locomotivo e l'intero treno che traina, gli sembra che le sue conoscenze scientifiche bastino per rimettere il tutto sui binari. Sarà davvero così?
Ho gravi dubbi, ma di esporli mi porterebbe troppo lontano dal tema di questa discussione. Aspetto quindi con curiosità lo sviluppo dell’argomentazione di Andrea. Per ora e che la giornata sia dolce con voi.



Sarah Gregg - Lynkos


"Mi rendo conto anche che non possiamo vincere questa battaglia per salvare specie e ambienti senza creare un legame emozionale tra noi e la natura, poiché non lotteremo per salvare ciò che non amiamo, ma che apprezziamo solo in qualche senso astratto" (Stephen Jay Gould)
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WildCatBear
Utente V.I.P.

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Inserito il - 06 luglio 2012 : 09:20:12 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Trovo le argomentazioni di theco corrette in linea di massima,
ma credo siano opportune alcune puntualizzazioni.

Ritengo ci siano un paio di imprecisioni sulla conoscenza intuitiva:
per esempio è cumulabile,
(sciare per dire è una attività sicuramente teorizzabile, ma la pur totale
conoscenza teorica non rende abili...occorre che sia una conoscenza appunto intuitiva che di volta in volta cresce.)
In tal senso che non sia modificabile su base volontaria non è del tutto corretto,
perchè è possibile modificarla attraverso l'esercizio)

Poi é una parte della conoscenza umana molto importante, perchè di fatto
nell'esperienza di ognuno è alla base di ogni altra conoscenza.


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Modificato da - WildCatBear in data 06 luglio 2012 09:57:23
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WildCatBear
Utente V.I.P.

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Fotografia Naturalistica

Inserito il - 06 luglio 2012 : 09:32:17 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Per il resto come dicevo le argomentazioni mi sembrano reggere,
hanno solo la caratteristica di essere circoscritte.

Ovvero per esempio:
theco dice "la logica è una sola" beh è una sola la logica che noi riusciamo
a veder funzionare ed è autoconsistente... che non ce ne siano altre non è dimostrato
e qualora ce ne fossero non rientrerebbero nel campo di queste argomentazioni.

Analogamente dice "l'esperienza fisica è una sola" e analogamente non è cosa
dimostrata, anzi qui per dire il vero nella fisica quantistica tanti aspetti
si scontrano continuamente con le precedenti conoscenze, e c'è un continuo
gran lavoro nel cercare di armonizzarle.



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WildCatBear
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Inserito il - 06 luglio 2012 : 10:03:58 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Una cosa poi non ho ben capito:
mi è sembrato che sia stata fatta una identificazione delle "filosofia"
con la "logica razionale"
ripeto "mi è sembrato" ma non so se è così, o se è solo una malainterpretazione
mia dovuta alla mia ignoranza perchè ho abbandonato molto presto l'interesse per la filosofia classica attirato invece dalle filosofie orientali.


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elleelle
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Inserito il - 06 luglio 2012 : 18:57:09 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Il messaggio di Sarah mi suggerisce un altro concetto "parente" della conoscenza, da aggiungere a quelli che avevo elencato (scienza - conoscenza - coscienza - consapevolezza - percezione - sensazione - intuizione .... ) C'è anche l'esperienza acquisita dalla vita e dai contatti con gli altri.
Non direi che sia una vera "conoscenza" perché gran parte delle nostre esperienze le acquisiamo anche senza capirle a fondo; solo quanto basta per tenerne conto.
luigi
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Volvox
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Inserito il - 07 luglio 2012 : 23:26:26 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Solo oggi ho letto l'intera sequenza e ne ho tratto un'amara conferma: in Italia, un procedimento giudiziario non potrà mai durare meno di vent'anni, qualunque riforma si voglia varare; e il verdetto finale continuerà a suscitare polemiche per almeno altrettanto!

Volvox

"In natura, il ruolo dell'infinitamente piccolo è infinitamente grande" (Louis Pasteur)
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elleelle
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Inserito il - 08 luglio 2012 : 00:34:41 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

luigi
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gomphus
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Inserito il - 08 luglio 2012 : 10:51:54 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Volvox:

Solo oggi ho letto l'intera sequenza e ne ho tratto un'amara conferma: in Italia, un procedimento giudiziario non potrà mai durare meno di vent'anni, qualunque riforma si voglia varare; e il verdetto finale continuerà a suscitare polemiche per almeno altrettanto!

a me basta che nel frattempo giudici e avvocati non si prendano a legnate

maurizio

quando l'ultimo albero sarà stato abbattuto,
l'ultimo fiume avvelenato, l'ultimo pesce pescato,
allora ci accorgeremo che il denaro non si può mangiare

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Volvox
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Inserito il - 08 luglio 2012 : 23:19:07 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Oh, no: lasciano che a prendersi a legnate siano le parti in causa! Fra cani, anche se di razza diversa, non si mordono mai! Semmai, dànno la colpa agli Uffici della Cancelleria!

Volvox

"In natura, il ruolo dell'infinitamente piccolo è infinitamente grande" (Louis Pasteur)
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gomphus
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Inserito il - 09 luglio 2012 : 09:50:17 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di gomphus:

a me basta che nel frattempo giudici e avvocati non si prendano a legnate

io veramente mi riferivo a questa sezione ...

maurizio

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l'ultimo fiume avvelenato, l'ultimo pesce pescato,
allora ci accorgeremo che il denaro non si può mangiare

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theco
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Inserito il - 09 luglio 2012 : 15:42:25 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Tesi 2 – L’evoluzione naturale è un pezzo di antiquariato
ovvero là dove si sostiene che l’evoluzione culturale del genere umano ha sostituito l’evoluzione biologica.


Qui di seguito riporto alcune riflessioni di cui si è già discusso nel forum, la mia intenzione supplementare è quella di spingere tale riflessione alle sue estreme (e provocatore) conseguenze e di utilizzarne poi i risultati all’interno della quarta via. Ahimè, sono stato un po’ prolisso, potete tranquillamente prendervi qualche giorno di tempo per metabolizzare le mie scelleratezze prima di dirmene di tutti i colori.

Qualcuno in questa discussione, dando prova di una buona padronanza della metodologia di pensiero filosofica oltre che scientifica , ha scritto che la natura evolutiva del reale è un assioma e io non so davvero dargli torto: solo un folle o un neo-creazionista texano potrebbero oggi sostenere una visione fissista dell’universo.

Concentrare la propria indagine sulle dinamiche del diveniente è l’essenza stessa del pensiero scientifico, personalmente mi stupisce che sia stato necessario arrivare fino a Darwin per trovare una precisa formulazione di quello che davvero è un assioma insopprimibile della conoscenza scientifica: mi sembra potesse essere molto più semplice capire che la realtà è in continua evoluzione piuttosto che, ad esempio, immaginare se stessi in orbita attorno al sole.

Darwin, nella grandezza del suo pensiero, individuò nel meccanismo della ‘selezione naturale’ il filtro dell’evoluzione e poté così fornire una spiegazione coerente alla biodiversità e al divenire del mondo empirico. Ancora oggi, se ci interessiamo al gasteropodone striato delle isole Aran, possiamo (più o meno) agevolmente applicare il principio darwiniano, ma se invece ci interessa la specie umana (di cui tratta questa sezione del forum), nonostante tutti noi si sia d’accordo che la sua origine non sia dissimile da quella dello stimato mollusco irlandese, ahimè… entriamo in gravi ambasce.

Proviamo a metterla così: all’inizio l’evoluzione dell’universo (per la piccolissima parte a noi nota, sono piacevolmente trasecolato scoprendo che il divin bosone portava a circa il 4% la percentuale di materia/antimateria a noi nota) aveva solo dimensione fisica e chimica: il motore erano le quattro forze fondamentali; con la sintesi della cellula (dovunque e comunque provenga questo mirabile aggregato di atomi ed energia) l’evoluzione è diventata anche biologica e il motore è diventato la selezione naturale; infine con la sintesi di una capacità attiva e complessa, di modificare su base volontaria l’ambiente interno ed esterno alla cellula, l’evoluzione è diventata culturale e il motore è diventato la volontà umana.

L’evoluzione culturale (di cui la ricerca scientifica è parte nobile e importante) ha sviluppato la capacità dell’uomo di modificare a suo favore entrambi i fattori dell’equazione evolutiva classica: il genoma e l’ambiente. Immagino siate tutti d’accordo su questa affermazione, ma spendo qualche parola di esempio:

1) l’uomo è in grado di intervenire sul proprio (e altrui) patrimonio genetico senza che la (pur sempre presente) casualità delle ricombinazioni possa più avere alcuna voce in capitolo; magari oggi non siamo ancora in grado di farlo in modo compiuto, ma è facile immaginare che siamo molto vicini a questa possibilità e che stiamo investendo moltissimo su questo fronte della conoscenza;

2) ma non basta, l’uomo è in grado di intervenire anche sulle limitazioni dell’ambiente esterno (positivamente? negativamente? sono vettori etici che qui hanno poca importanza) ma anche in questo caso è immaginabile fino a che punto può spingersi questa capacità: dal primo fuoco, attraverso la prima penicillina, fino all’ultima deforestazione, tutto lo sviluppo del pensiero umano (con particolare efficienza dopo la nascita della scienza moderna) va nella direzione di un controllo dell’ambiente ed anche in questo caso è evidente quanto l’umanità abbia da sempre investito per migliorare la propria capacità di controllo e quindi di sopravvivenza.

Sembrerebbe logico pensare che una specie in grado di modificare a proprio piacimento sia l’assetto genomico, sia l’ambiente circostante, si sia sottratta definitivamente ad ogni dinamica evolutiva basata su meccanismi naturali. Sarà questa specie a decidere chi si evolve e chi si estingue: il gatto sì (perché è funzionale al piacere dell’uomo), il vaiolo no (perché non lo è) e si potrebbero immaginare scenari decisamente più apocalittici, ma non vorrei trasformare questa tesi in una discussione pro o contro la moralità dell’essere umano.

Vi faccio notare che il concetto di ‘egoismo’ rimane comunque alla base della dinamica evolutiva culturale, siamo pur sempre una specie naturale, però l’egoismo è diventato autocosciente: non siamo più ai piedi della piramide di Maslow, siamo in cima: il problema non è più la sopravvivenza (almeno per quanto riguarda il mondo occidentale), ma il soddisfacimento delle proprie aspettative culturali.

Potremmo dire in sostanza che l’evoluzione biologica, attraverso gli infiniti tentativi di modifica e adattamento, ha infine selezionato del tutto casualmente una specie capace di comprendere il meccanismo che l’ha generata e di assumerne il controllo, eliminando quindi dal gioco la casualità: fine dell’evoluzione classica, la teoria darwiniana è destinata a diventare un’ottima spiegazione per la diversità paleontologica: se fino a un certo punto la selezione naturale ha governato la vita, da quel punto in poi la vita è governata dall’interesse egoistico di una specie (personalmente sono convinto che dal punto di vista tecnologico manchino pochi decenni perché le mie 'fantascienze' scendano nel mondo delle possibilità concrete).

Questa tesi ha molti corollari:
a) il primo che mi viene in mente è che la specie umana sta acquisendo la capacità di evitare l’estinzione, il livello di controllo raggiunto porterà al punto che più nulla (né di esterno, né di interno) potrà selezionarla per l’estinzione: resta solo la possibilità di un’autodistruzione volontaria, ma sarebbe in netto contrasto con lo spirito egoistico che anima l’evoluzione e quindi difficile da immaginare... mi spiace per i catastrofisti, ma più nulla potrà contrastare lo sviluppo dell’ultima specie possibile, altro che gli insetti...

b) ciò che di conseguenza non avrà più ragione di esistere, per lo meno nell’accezione che oggi gli riserviamo, è la natura: esisterà una natura benevola da proteggere e una natura malevola da sconfiggere, nulla di nuovo quindi, in fondo le cose vanno così dai tempi di Lucy, la differenza però sarà nelle nostre ormai perfette capacità di separare l’una dall’altra e di indirizzarle secondo la nostra volontà; non ho modo di sapere se questo sarà bene o male, ma di certo il risultato non sarà più ‘natura’.

Su questo punto vi lascio con una riflessione uovo-gallina-filosofica: è nata prima la natura o è nata prima la selezione naturale? Io sono convinto che la natura, come oggi la conosciamo, sia un prodotto della selezione naturale quindi… niente selezione naturale, niente natura.

c) infine, così come sarà in grado di dirigere l'orchestra sull’evoluzione e l’estinzione, non c’è ragione di supporre che la specie umana non si metta in grado di indirizzare anche la speciazione: oggi una cultivar di grano resistente al freddo, domani magari un tirannosauro, un unicorno, un trifide di Wyndham o una triade di Asimov o infine, perché no, un ominide.

Forse possiamo allora tentare un'ardita parafrasi: all’inizio era il Caos (il lungo periodo dell’evoluzione naturale, dove il caso [caos] regnava sulle ricombinazioni geniche), poi venne Dio (il caos ha infine selezionato una forma di vita in grado di arrivare alla conoscenza e al dominio sui meccanismi evolutivi, una specie unica, in grado di mangiare a sazietà dell’albero della conoscenza e di non farsi cacciare dall'Eden) e fu la luce (l’uomo [il Demiurgo] si sostituisce al caso, l’evoluzione diventa espressione della sua volontà, diventa creazione).

Non vi piace? volete un’alternativa? la quarta via, naturalmente: riscoprire la forza delle idee come necessario elemento complementare alla forza della ricerca.

Possibile che debbano esistere solo due vie: quella scientifica, che porta ad un dominio oggettivo, neutro, acritico e proprio per questo terribilmente fragile perché non in grado di interrogarsi sui propri fini; e quella religiosa, dove la dimensione etica e finalistica trova sì pieno fondamento, ma porta inevitabilmente con sé una dimensione mistica incompatibile con lo sviluppo della conoscenza empirica e quindi incompatibile con la necessità di dominio sui meccanismi evolutivi.

Per quale ragione il pensiero scientifico non potrebbe sviluppare una propria ‘filosofia’? un sistema di valori di riferimento, di idee guida, che abbiano le radici ben piantate all’interno dell’esperienza scientifica ma sviluppino i rami del loro potenziale nel mondo delle idee: qualcosa che vada al di là dell’arbitrarietà di un sistema etico tradizionale e al di sopra del vuoto di direzionalità del sistema scientifico tradizionale.

Riporto qui quanto già scritto nella prima tesi: è possibile supporre che a sua volta la scienza (come prima di lei la filosofia) sarà coinvolta in una rivoluzione culturale, che svilupperà nuovi modi di pensare il reale, più complessi, meno incentrati sul controllo e più attenti ai significati. Ho già detto più volte che io purtroppo non possiedo la chiave di questa rivoluzione culturale, è inutile chiedermene conto, possiedo però l’urgenza di parlare della mia insoddisfazione per il modello culturale verso il quale stiamo navigando a vele spiegate.

Vi lascio con due bellissime citazioni filosofiche, la prima di Nietzsche descrive in modo fantastico la fragilità dell’essere uomo e auspica l’avvento di una nuovo livello culturale; la seconda di Protagora descrive con grande eleganza il ruolo che l’uomo ha assunto nell’evoluzione della vita.

“L’uomo è una corda annodata fra l’animale e il Superuomo, una corda tesa sopra un abisso.
Un pericoloso andare dall’altra parte, un pericoloso metà-cammino, un pericoloso guardarsi indietro, un pericoloso rabbrividire e star fermi.
Ciò che v’è di grande nell’uomo, è che egli è un ponte e non uno scopo: ciò che si può amare nell’uomo, è che egli è un passaggio e una caduta.
Friedrich Nietzsche



L'uomo è la misura di tutte le cose.
Protagora




Modificato da - theco in data 09 luglio 2012 15:51:18
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