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 Galapagos: dispersione di veleno per ratti in natura?
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PiEffePandolfi
Utente Junior

Città: Roma
Prov.: Roma

Regione: Lazio


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Flora e Fauna

Inserito il - 17 gennaio 2011 : 17:21:47 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Non so nemmeno se la discussione sia da consederarsi off-topic, in tal caso mi scuso anticipatamente con i moderatori che provvederanno allo spostamento o all'eliminazione della stessa, ma vedendo il contenuto del link che vi incollo qui sotto alcune domande mi sono sorte spontanee...

Link

Il Parco Nazionale delle Galapagos impegnato in una maxi-campagna di disinfestazione dai ratti che prevede l'abbandono di ingenti quantità di esche all'interno delle aree protette? Mi sono spiegato la notizia come un grossolano errore interpretativo dei giornali, ma se fosse vero sarebbe quantomeno strano. Che esistano dei veleni così specifici non mi risulta, ma in caso contrario quest'azione decreterebbe la morte di animali di qualsiasi tipo, o mi sbaglio?

Qualcuno sa qualcosa a riguardo?

Modificato da - Flavior in Data 17 gennaio 2011 18:47:45

Flavior
Determinatore

Città: Olevano Romano
Prov.: Roma

Regione: Lazio


758 Messaggi
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Inserito il - 17 gennaio 2011 : 18:53:08 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Qui entriamo in un argomento delicato e complesso!

E' fuori di dubbio che il ratto nero sia un vero flagello per l'avifauna una volta insediatosi nelle piccole isole.
Infatti, intere colonie di varie specie di uccelli marini (berte, uccelli delle tempeste ecc.) sono scomparse in quelle isole in cui è arrivato il ratto nero (o addirittura il ratto delle chiaviche).

Tieni presenti che interventi del genere si fanno in tutto il mondo e anche in Italia tecnici dell'ARP (Agenzia Regionale per i Parchi nel Lazio) hanno fatto qualcosa di simile (con successo pare, ma si è ancora nella fase del monitoraggio post-trattamento) a Zannone e Giannutri!

Bisogna essere veramente cauti con l'utilizzo di rodenticidi anticoagulanti e sono il primo a dirlo, ma io non credo che i tecnici del Parco Nazionale delle Galapagos si siano bevuti il cervello, interventi come questo richiedono un'attenta analisi di fattibilità e sono sicuro che l'hanno fatta.
Occorre quindi minimizzare l'impatto sulle specie non bersaglio e valutare se i benefici (assenza della popolazione di ratti) supereranno i costi (perdita di alcuni esemplari di specie non bersaglio).

Quindi si adotteranno delle contromisure per evitare casi di intossicazione primaria (impedire il più possibile che altre specie mangino le esche e lì non dovrebbero esserci problemi perché gli unici micromammiferi presenti sono proprio i roditori alloctoni dannosi) e casi di intossicazione secondaria come animali che mangiano ratti intossicati (è per questo motivo, per esempio, che tali interventi si fanno nel periodo in cui è minore la presenza di uccelli, quindi al di fuori del periodo di nidificazione).
Ma ci sono altre cose che si possono fare per mitigare tutto questo, nel link si dice che alcuni uccelli sono stati temporaneamente catturati, ma pensa che sono documentati casi in cui l'intera popolazione di una determinata specie di uccello in una piccola isola è stata catturata e detenuta per essere rilasciata soltanto dopo la derattizzazione!

I metodi alternativi finora non sono stati fruttuosi.
Qualcuno ha provato a combattere la popolazione di ratti con predatori come la mangusta indiana, ma con risultati disastrosi.
Nelle Hawaii per sterminare i ratti dannosi alle coltivazioni di canna da zucchero hanno introdotto questo carnivoro che ovviamente non ha cominciato a predare i roditori, si è messo a predare i pulcini e le uova del cavaliere delle Hawaii e della gallinella d'acqua, diventando esso stesso invasivo!

E’ chiaro che queste campagne sono da considerarsi l’extrema ratio per poter salvare dall’estinzione specie endemiche e se hanno scelto questa via (lo ripeto ancora una volta: è troppo facile pensare che si siano rincitrulliti!) è perché non c’erano alternative, i conservazionisti infatti ci pensano due volte prima di intraprendere interventi che richiedono, come in questo caso, costi elevatissimi e tanta fatica.

Questa è una brevissima sintesi su aspetti puramente tecnici, negli aspetti etici io personalmente, non ho intenzione di addentrarmi.
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PiEffePandolfi
Utente Junior

Città: Roma
Prov.: Roma

Regione: Lazio


28 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 17 gennaio 2011 : 20:22:04 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Nono, figurati, l'aspetto etico non c'entra nulla con gli interrogativi che mi sono posto... Ero semplicemente stupito dal rischio che i tecnici del Parco hanno deciso di correre, soprattutto, come dicevi giustamente, a causa delle possibili intossicazioni secondarie, che molto probabilmente non esenteranno nemmeno i rettili, oltre che gli uccelli. Certo, già se non sono presenti altri micromammiferi oltre ai ratti fortunatamente lo spettro d'azione del veleno si riduce sensibilmente.

Grazie dell'attenzione e delle esaustive spiegazioni, comunque! Gentilissimo!
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Flavior
Determinatore

Città: Olevano Romano
Prov.: Roma

Regione: Lazio


758 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 17 gennaio 2011 : 21:51:32 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Tranquillo Pier Francesco avevo capito che la tua domanda era incentrata solo su questioni tecniche, sugli aspetti etici ponevo la questione in termini generali anche perché ormai il tema in fatto di benessere animale si applica (la UE sta legiferando in materia) anche alla lotta ai parassiti/specie dannose nel senso di applicare i metodi più “umani” possibili tra quelli disponibili.
Mi riferivo quindi al fatto che sugli anticoagulanti (o almeno su una gran parte di essi) c’è ancora un dibattito aperto sul livello di sofferenza che possono provocare (che secondo alcuni autori sarebbe elevato).
Il problema è che i metodi più “umani” (sempre tra molte virgolette) che riguardano l’eutanasia sul campo richiedono la cattura e i ratti in genere sono difficili da catturare, quindi siamo di fronte ad un bel dilemma nel trovare soluzioni con il miglior compromesso tra “umanità” ed efficacia.
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