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ninocasola43
Utente Super

Città: s.agnello
Prov.: Napoli

Regione: Campania


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Inserito il - 01 novembre 2018 : 20:34:13 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Elleelle, Theco; Marz, dopo varie vicissitudini sono ritornato e colgo l'occasione di porgere un caro saluto a tutti.
Vorrei comunque porre l'attenzione sulle frequenze museali italiane citando solo due esempi:
- 1) nella penisola sorrentina esistono almeno cinque realtà museali:
-Museo Correale di Terranova
-Museo della tarsia lignea
-Museo Georges Vallet
-Collezione dei reperti grecoromani a Vico Equense
-Museo Mineralogico di Vico Equense (con la mia piccola collezione di molluschi indopacifica)
senza contare numerose collezioni tematiche alle quali è possibile accedere su appuntamento telefonico
- 2) a Napoli, al corso Duomo, nello spazio di poco più di duecento metri sono visitabili otto entità museali tra cui il famoso tesoro di San Gennaro il cui valore è stimato addirittura superiore a quello della Corona Inglese.
Ora sia il frazionamento di tali collezioni e sia la poca conoscenza di tali siti hanno necessariamente influenza negativa sul conteggio delle presenze dei visitatori.
Cordiali saluti a tutti

nin
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

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Inserito il - 01 novembre 2018 : 21:13:37 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao Nino. Sono molto contento di rivedere un tuo intervento.
E prendo spunto dal tuo commento. Noi viviamo in Italia e conosciamo bene tutti i difetti che l' Italia ha e non sono pochi .

Però quello di cui spesso non ci rendiamo conto è l' immensa ricchezza del nostro patrimonio artistico. All' estero città come Venezia, Firenze, Roma o Napoli se le sognano.

Però purtroppo sappiamo bene come viene gestita male questa nostra ricchezza, specie in alcune zone. Non sappiamo valorizzare questo patrimonio e spesso non sappiamo neppure gestirlo e tutelarlo.

Io ho capito quanto è bella l' Italia solo andando all' estero...



Giuseppe
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ninocasola43
Utente Super

Città: s.agnello
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Inserito il - 01 novembre 2018 : 21:50:32 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di marz:

Ciao Nino. Sono molto contento di rivedere un tuo intervento.
E prendo spunto dal tuo commento. Noi viviamo in Italia e conosciamo bene tutti i difetti che l' Italia ha e non sono pochi .

Però quello di cui spesso non ci rendiamo conto è l' immensa ricchezza del nostro patrimonio artistico. All' estero città come Venezia, Firenze, Roma o Napoli se le sognano.

Però purtroppo sappiamo bene come viene gestita male questa nostra ricchezza, specie in alcune zone. Non sappiamo valorizzare questo patrimonio e spesso non sappiamo neppure gestirlo e tutelarlo.

Io ho capito quanto è bella l' Italia solo andando all' estero...




carissimo, ho citato le realtà museali della penisola sorrentina. nel museo Correale esiste una collezione di reperti provenienti da scavi cittadini in occasione di sistemazioni fognarie (Sorrento fu distrutta anch'essa dall'eruzione del 79 dC) conosciuta dai tedeschi ma non dai sorrentini.
Allo stesso modo reperti affiorati successivamente sono stati collocati in un museo creato nei locali di villa Fondi a Piano di Sorrento (c.a. 6 km) mentre altri reperti affiorati in scavi successivi a Vico Equense sono alloggiati in locali del vecchio palazzo municipale.
reperti giacciono in scantinati o in locali sparsi un po' qua e la e altri affidati alla custodia di privati cittadini sul teritorio
questo escludendo tantissimi reperti provenienti dalle rovine delle ville staiane e resi disponibili alla fruizione dei visitatori solo dalla buona volontà di personale volontario che spesso addirittura ci rimettono soldi
Un abbraccio, caro amico

nin
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lucyb
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Città: Schio
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Inserito il - 01 novembre 2018 : 23:59:13 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di lucyb:


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Torno per un momento a Galatina. Su YouTube ci sono vari video dedicati alla chiesa salentina. Della Basilica di Santa Caterina d'Alessandria si sono occupati vari critici d'arte e più di una trasmissione televisiva. Scelgo per voi il servizio di Ulisse: il piacere della scoperta. Splendori di Puglia. Link

Lucy

"Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola". (Khalil Gibran)
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lucyb
Utente Senior

Città: Schio
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Inserito il - 07 novembre 2018 : 10:28:49 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Solo per dire che in questi giorni i miei pensieri vagano da queste parti...


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Lucy

"Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola". (Khalil Gibran)
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lucyb
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Inserito il - 08 novembre 2018 : 12:23:23 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Potrei sopravvivere alla scomparsa di tutte le cattedrali del mondo, non potrei mai sopravvivere alla scomparsa del bosco che vedo ogni mattina dalla mia finestra.
(Ermanno Olmi)

Lucy

"Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola". (Khalil Gibran)
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marz
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Città: Bergamo

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Inserito il - 08 novembre 2018 : 19:13:19 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Mi verrebbero da fare molte considerazioni (e, penso, anche interessanti), ma sarebbero tutte in chiave evoluzionistica e non so quanto sarebbero apprezzate in questa sede .


Giuseppe
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

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Inserito il - 08 novembre 2018 : 23:55:52 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Me ne scuso con lucy che potrebbe (non del tutto a torto ) accusarmi di scarsa sensibilità, ma in questo caso la penso diversamente da lei.

Replico ad Olmi con Rigoni Stern, con cui mi sento più affine. Questo articolo (che avrei scritto in forma diversa) rispecchia però abbastanza bene la mia opinione.

Link


Giuseppe
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lucyb
Utente Senior

Città: Schio
Prov.: Vicenza

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Inserito il - 09 novembre 2018 : 11:03:39 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Anch'io vorrei dire o chiedere molte cose: la sensibilità non mi impedisce di pensare.
Per quanto riguarda strettamente il bosco e le essenze arboree, è più che probabile che il figlio di Mario Rigoni Stern abbia ragione. Alberi più stabili avrebbero reso i boschi più resistenti.
Ma l'evento climatico è stato eccezionale o no? Si parla di una sorta di tifone tropicale, in montagna, a cavallo tra ottobre e novembre... Dobbiamo cambiare solo la tipologia arborea o che altro? Dobbiamo proprio rassegnarci a questi eventi? Siamo anche qui solo delle “rane bollite”?!

Mi permetto un'altra considerazione. Sono affezionatissima a FNM, ma dove stiamo andando? Possibile che non ci sia stata nessuna discussione che abbia riguardato l'ennesimo disastro ambientale?
La situazione mi ricorda un po' quella vissuta dal Petrarca secoli fa e che theco ci ha raccontato. Petrarca scriveva : “ A che serve, io domando, conoscere la natura delle belve e degli uccelli e dei pesci e dei serpenti, ( quanti peli ha il leone sulla testa, quante piume l'avvoltoio nella coda, con quante spire il polipo abbraccia il naufrago, ecc.) e ignorare e trascurare la nostra natura di uomini e (…) dove siamo diretti?”
Petrarca mi perdonerà se ho usato e un po' storpiato il senso delle sue parole.

Lucy

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marz
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Inserito il - 09 novembre 2018 : 20:36:16 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Provo a dare alcune "mie" risposte:

1) Ho pochi dubbi sul fatto che il figlio di Mario Rigoni Stern abbia ragione: alberi più stabili avrebbero reso i boschi più resistenti. Gli abeti rossi furono impiantati dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. L' Altopiano di Asiago era stato pesantemente coinvolto nei combattimenti ed in pratica non vi era rimasto in piedi un solo albero. Tuttavia oggi sappiamo che gli abeti rossi non erano la specie arborea più indicata per l' impianto, perchè ha radici fragili.

2) L' evento climatico è stato eccezionale? Dipende da cosa intendiamo per eccezionale. Sicuramente negli ultimi 80-90 anni non si è verificato un evento simile, perchè gli alberi impiantati dopo la Prima Guerra Mondiale erano ancora in piedi. Se consideriamo però che la Terra ha un' età stimabile in alcuni miliardi di anni, 80-90 anni sono nulla e l' evento potrebbe anche essere considerato non eccezionale.

3) Dobbiamo rassegnarci a questi eventi? Dal punto di vista evolutivo questi eventi hanno una sola cosa eccezionale e cioè la possibilità (da dimostrare, ma che è ipotizzabile) che siano stati provocati da una specie vivente. Questa specie ha avuto uno straordinario successo evolutivo, si è moltiplicata a dismisura ed, in un certo senso, è vittima di questo straordinario successo evolutivo.
Potrei continuare a lungo, ma, per il momento, mi fermo qui.



Giuseppe

Modificato da - marz in data 09 novembre 2018 20:54:22
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elleelle
Moderatore Trasversale

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Flora e Fauna

Inserito il - 09 novembre 2018 : 21:48:50 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Sono d'accordo che ci sono alberi e alberi, boschi e boschi, e non hanno tutti lo stesso valore naturale.

Per molti anni, anche quando io ero bambino, si sono piantati alberi sbagliati nel posto sbagliato.

Ricordo la "festa degli alberi", con relativo tema in classe che voleva affermare il valore della copertura vegetale del territorio, indipendentemente dal rispetto dei luoghi e del loro ecosistema.

La Forestale ha gestito tanti vivai dove si coltivavano quasi esclusivamente conifere, perché erano a crescita veloce e producevano legname da costruzione.
E da questi vivai le trapiantavano dappertutto. Perfino sul Monte Limbara, in Sardegna, dove probabilmente, gli abeti non c'erano mai stati.

A seguito di questi rimboschimenti eseguiti in epoche in cui le conoscenze ecologiche erano scarse o assenti, si sono riempiti i litorali di pinete in sostituzione dei boschi planiziali di rovere ed essenze varie della macchia mediterranea.
In montagna si sono piantate abetaie in sostituzione di faggete e castagneti.

Certo, le pinete in riva al mare sono belle e fruibili, ma non ci dobbiamo lamentare se il vento le butta giù un po' alla volta, come succede a Ostia da molti anni, ben prima del vento eccezionale di questi giorni.

Direi anche che un bosco, se siamo bravi e competenti, lo possiamo ripristinare con tempo e pazienza. Un'opera d'arte distrutta non si ripristina.


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Modificato da - elleelle in data 09 novembre 2018 21:51:17
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

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Inserito il - 10 novembre 2018 : 01:04:15 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Vorrei aggiungere che capisco bene lucy ed il suo stato d' animo alla visione delle abetaie distrutte e mi spiace della mia replica che le sarà potuto sembrare sembrare un pò cinica (ma non lo era, od, almeno, non era mia intenzione che lo fosse).

Dato che ha citato Olmi, vorrei anche ricordarle una cosa davvero curiosa. L' ultimo film di Olmi fu ambientato proprio sull' Altopiano di Asiago e negli anni della Prima Guerra Mondiale. Il titolo era "Torneranno i prati".
In un certo senso, profetico.


Giuseppe

Modificato da - marz in data 10 novembre 2018 01:09:05
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lucyb
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Città: Schio
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Inserito il - 10 novembre 2018 : 20:02:51 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
In questo Link un po' di storia e di dati sui boschi dell' Altopiano dei Sette Comuni.
“Prima della guerra i boschi coprivano oltre la metà della superficie censita dal
catasto relativo ai comuni di Asiago, Enego, Foza, Gallio, Lusiana, Roana e Rotzo
per una estensione di 22.860 ettari”.

Quanto al titolo dell'ultimo film di Olmi, “ Torneranno i prati”, il riferimento è alla frase detta da un soldato nella scena finale: «Finirà la guerra e torneranno i prati, non si vedrà più nulla, non i cadaveri dei soldati nei cimiteri improvvisati né la neve, e tutto sarà dimenticato».

Lucy

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marz
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Inserito il - 11 novembre 2018 : 23:32:10 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Lo so Lucy, lo dicevo in senso un pò ironico.

Oggi in Francia si è celebrato il 100° anniversario dell' Armistizio (cioè in pratica la fine della Prima Guerra Mondiale).

Macron (che non mi è particolarmente simpatico) ha però fatto un' interessante distinzione fra nazionalismo e patriottismo. Ha detto che il patriottismo è l'esatto contrario del nazionalismo e dell'egoismo.

Per noi italiani nazionalismo e patriottismo sono quasi sinonimi. Forse dovremmo anche noi imparare a tenerli distinti.


Giuseppe

Modificato da - marz in data 11 novembre 2018 23:55:03
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marz
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Inserito il - 11 novembre 2018 : 23:48:42 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ed anzi, per protesta, inserisco questo.

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Giuseppe

Modificato da - marz in data 11 novembre 2018 23:55:36
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elleelle
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Flora e Fauna

Inserito il - 12 novembre 2018 : 10:24:32 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Se mi posso permettere un'osservazione, penso che Macron abbia esagerato.
Nazionalismo, oppure il termine recente di sovranismo, sono l'antitesi della tendenza all'associazione e alla cooperazione sovranazionale, ma non del patriottismo.
Il patriottismo è sì la negazione dell'egoismo, rivolta, però, in maniera discriminatoria, ai propri compatrioti e non agli altri.
In fondo, il patriottismo è stata da sempre la molla e la giustificazione che spingeva i soldati a combattere le guerre e ad ammazzare i nemici.
Se oggi vogliamo superare questa accezione e intendere il patriottismo solo come solidarietà verso la comunità a cui siamo orgogliosi di appartenere, ok, ma restano sempre principi piuttosto contigui.

P.S.: Chiedo scusa a Nino Casola perché mi era sfuggito il suo saluto. Anche io sono contento che sia ricomparso. A presto!

Modificato da - elleelle in data 12 novembre 2018 10:28:00
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ninocasola43
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Inserito il - 12 novembre 2018 : 13:39:13 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Luigi, non ci avevo fatto caso ma visti i precedenti su queste pagine del Forum era implicito che ti avrebbe fatto piacere il mio ritorno!
Ti abbraccio!

nin
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marz
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Inserito il - 12 novembre 2018 : 18:57:28 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Rinvio a dopo quest' ultimo argomento e torno a quello proposto da Lucy.
Il nostro è uno strano Paese.

Ad esempio, è un paese dove si costruisce una casa abusiva nell' alveo di un fiume e poi, quando una piena la travolge, sommergendola e provocando purtroppo diverse vittime innocenti, si attribuiscono le cause ad "eccezionali" eventi meteorologici.

Ma se costruisci una casa abusiva nell' alveo di un fiume, cosa puoi aspettarti che possa succedere, se non che venga sommersa dalla prima piena più abbondante del solito?



Giuseppe
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

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Inserito il - 12 novembre 2018 : 22:37:22 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Un altro esempio.
L' Italia è bellissima, ma sfortunatamente molte aree sono a rischio sismico.

Cosa dobbiamo fare allora? Una cosa semplicissima: costruire (o ristrutturare) case, scuole, ospedali, rispettando la normativa ed i criteri di antisismicità.

Cosa succede nella pratica? Che i fondi destinati a rendere sicuri gli edifici nei confronti del rischio sismico vengono utilizzati per altri scopi, tra l' indifferenza generale.

Succedono cose ancora più incredibili, che a raccontarli uno non ci crederebbe, tipo il fatto che vengono condonati edifici abusivi a posteriori, cioè dopo che il terremoto li ha buttati giù.

I terremoti in Italia sono eventi eccezionali?
Un terremoto di magnitudo 7 (ad esempio) della scala Richter probabilmente può essere considerato un evento eccezionale e certamente non è facile riuscire ad attrezzarsi.
Ma dovremmo essere in grado di gestire senza grossi problemi terremoti di magnitudo 4-5, che, se fossero rispettati i criteri antisismici, non dovrebbero provocare particolari danni.

Noi invece facciamo i condoni postumi e poi quando ci sono i morti e gli edifici crollano, diamo la colpa al "destino cinico e baro" (o, in alternativa, all' approvazione della legge sulle unioni civili ).



Giuseppe

Modificato da - marz in data 12 novembre 2018 23:17:45
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theco
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Inserito il - 12 novembre 2018 : 23:17:45 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di lucyb:
“A che serve, io domando, conoscere la natura delle belve e degli uccelli e dei pesci e dei serpenti, ( quanti peli ha il leone sulla testa, quante piume l'avvoltoio nella coda, con quante spire il polipo abbraccia il naufrago, ecc.) e ignorare e trascurare la nostra natura di uomini e (…) dove siamo diretti?”

Una volta esistevano i naturalisti, una formidabile specie umana, capace di spaziare con competenza in ongi campo delle scienze naturali, che allora naturalmente comprendevano anche le scienze civili. Non esisteva trattato che descrivesse un ambiente naturale senza capitoli dedicati agli usi umani di quell'ambiente. Non esisteva matematica senza la storia, nè osservazione naturalistica senza riscontri culturali, nè natura senza uomo. Provo molta nostalgia per quei pionieri, oggi estinti e sostituiti da nuove e più efficienti specie umane.

Messaggio originario di marz:
Dal punto di vista evolutivo questi eventi hanno una sola cosa eccezionale e cioè la possibilità (da dimostrare, ma che è ipotizzabile) che siano stati provocati da una specie vivente. Questa specie ha avuto uno straordinario successo evolutivo, si è moltiplicata a dismisura ed, in un certo senso, è vittima di questo straordinario successo evolutivo.

"Dio crea i dinosauri, Dio distrugge i dinosauri, Dio crea l'uomo, l'uomo distrugge Dio, l'uomo crea i dinosauri, i dinosauri mangiano l'uomo." J.P.

Messaggio originario di ellelle:
A seguito di questi rimboschimenti eseguiti in epoche in cui le conoscenze ecologiche erano scarse o assenti, si sono riempiti i litorali di pinete in sostituzione dei boschi planiziali di rovere ed essenze varie della macchia mediterranea.


Dalle mie parti esiste un bosco planiziale (pinete di Classe e San Vitale) coltivato a Pinus fin da V° secolo d.C. Il querceto misto è rigoglioso perchè lasciato crescere a protezione dei più fragili pini. Credo (ma non sono certo) che non esistano altri boschi coltivati per un millennio e mezzo. In questo immenso periodo ha visto di tutto: incendi disastrosi, ingressioni marine, abbattimenti a raso dovuti alle necessità belliche, aumento della salinità della falda, attacchi parassitari dovuti all'attività venatoria sull'avifauna insettivora, inquinamento dell'aria, morie generalizzate dei pini per le gelate straordinarie, ma è ancora là, dopo 1500 anni ed è meraviglioso e ricco di biodiversità. In mezzo ad un territorio completamente antropizzato ha potuto sopravvivere solo grazie agli impianti artificiali fatti dall'uomo, altrimenti sarebbe campi coltivati come tutto il resto lì intorno, dove 2000 anni fa era tutto querceto misto. Quel bosco è sempre stato snobbato dai moderni ambientalisti, perchè impuro e compromesso con la razza maledetta fin dai tempi dell'impero romano.

Lì a fianco esiste un'oasi del WWF molto bella, si chiama Punte Alberete ed è quasi l'unico esempio rimasto in Europa di foresta allagata. Vale la pena vederla è un vero spettacolo, nel vero senso della parola, perchè di naturale ha ben poco. Per mantenere l'equilibrio idrogeologico estremamente delicato di una foresta allagata sono necessari continui lavori di irregimentazione idraulica, di sfalcio vegetale, di movimento terra, di introduzione di specie 'nobiliì' e di lotta contro la proliferazione di specie 'poco nobili'.
L'ingresso umano è limitato e molto regolamentato. Tutto ciò esiste da qualche decennio e ha già il fiato molto corto: quel museo a cielo aperto, in mezzo ad un territorio completamente antropizzato, fatica a sostenersi in equilibrio. Mentre lì a fianco i pini della pineta continuamo a vegetare e a sostenere lo sviluppo naturale del querceto, senza interventi umani di indirizzo, da ben 15 secoli.
Ora dimmi, quale tra le due realtà ti sembra più naturale?
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