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Carlmor
Moderatore Trasversale


Città: Varese
Prov.: Varese

Regione: Lombardia


8940 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 30 novembre 2008 : 11:15:29 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Beppe è innegabile che le sulle Alpi, ma in buona parte d'Italia, le valli, più o meno isolate, abbiano dialetti, tradizioni, costumi spesso molto differenti rispetto alle zone circostanti, ma spostare il discorso su questo piano sinceramente credo abbia poco a che fare con l'attuale situazione e la conservazione o la selezione dei cervi nel Parco dello Stelvio, anche perchè c'è un'ente statale che ha il compito di gestire l'area e la situazione, ente che si avvale di esperti interni ed esterni e le cui decisioni in materia venatoria devono comunque essere approvate a livello regionale.

Messaggio originario di vespa90ss:

...
Ora, alla luce di tutto ciò, per rispondere alla domanda che poneva Bluneophron "chi seleziona chi ( a sparare) e con quali criteri?" chi si sente di offrire garanzie certe non solo circa la necessità dell'operazione ma anche al riguardi di un assegnazione limpida, ragionata ed equilibrata delle licenze?

Beppe


Credo che moralità significhi trovare il coraggio di fare una scelta



se poi il discorso parte dal fatto che chi prende le decisioni è in malafede e opera per favorire pochi cacciatori locali credo diventi inutile qualsiasi confronto, perchè a questo punto qualsiasi decisione sarebbe sbagliata e si potrebbe dubitare anche del motivo per cui è stato fatto un parco nazionale sullo Stelvio e non altrove, perchè il comune x fa parte del parco e quello y no e via dicendo ... e un discorso fondato su questo basi non porterebbe a nessun dialogo costruttivo, ma solo ad uno scontro ...
e questo sinceramente lo vorrei evitare

Carlo
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vespa90ss
Utente Super


Città: Firenze

Regione: Toscana


6434 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 30 novembre 2008 : 11:58:20 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Carlo, hai ragione, il rischio è quello. Ma non era nelle mie intenzioni scatenare una guerra fratricida. Era solo per far comprendere come certe convenzioni territoriali, quindi le regole e le leggi che ne conseguono, possano in qualche maniera ricalcare delle culture e delle necessità profondamente radicate.
In fondo siamo qui a parlarne per cercare di capire e di poter offrire una chiave interpretativa. Se prima non si comprende bene l'essenza del problema è inutile argomentare.
Beppe



Credo che moralità significhi trovare il coraggio di fare una scelta
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Birdy70
Utente Junior

Città: Alatri
Prov.: Frosinone

Regione: Lazio


54 Messaggi
Fotografia Naturalistica

Inserito il - 30 novembre 2008 : 12:31:04 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di elleelle:

Beppe, le tue digressioni sono sempre interessanti.

Per tornare al discorso sulla selezione, credo che sia più complicato di come lo abbiamo trattato negli interventi precedenti.

Intanto, se quella popolazione di cervi ha una buona variabilità genetica, forse il problema non si pone: le caratteristiche migliori non si perdono.

Inoltre, non è detto che i cervi migliori siano i più grossi e i più belli; conta anche la resistenza fisica, l'intelligenza, il temperamento e l'adattamento all'ambiente a al tipo di vita.
Se i cervi, con l'evoluzione, non sono diventati grossi come alci, forse vuol dire che funzionano meglio quelli di taglia media.

Nel caso della popolazione umana, se qualcuno sparasse a tutti quei bei ragazzi e a quelle belle ragazze che frequentano un certo tipo di trasmissioni televisive, forse non sarebbe una grande perdita dal punto di vista genetico .

luigi


Forse non è la taglia o forse si; Quindi come selezionare?

Verrebbe fatta sicuramente una selezione artificiale che non dipende dai fattori ambientali ma dalla decisione di chi preme il grilletto.
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albill
Utente Senior

Città: Poncarale
Prov.: Brescia

Regione: Lombardia


640 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 30 novembre 2008 : 16:33:55 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Da semplice appassionato di natura, con queste ultime discussioni (le ultime 10-15 circa) mi sono un po' perso....mi sembrava che alcuni punti tecnici di utilità si fossero chiariti, e nn sono un tecnico ma senza qualcuno che tecnico è o se ne intende molto quantomeno, non credo che si arrivi a qualche punto, se tutte le volte si ricomincia da capo allora è un pò come la tela di penelope...nn si procede.

Chiedo quindi a qualcuno un aiuto a ripartire utilizzando dei punti fondamentali già toccati, (a mio parere) per rimettere in carreggiata questa interessantissima discussione.

Vi chiederete ora quali punti?....Non sono un tecnico faunista ma qualcosa circa criteri di selezione scientifici (NON la presunta intelligenza del cervo più piccolo e un pò più scaltro del più grosso e forte ma stupido).

Non sò se mi sono spiegato.

Alberto

Modificato da - albill in data 30 novembre 2008 16:34:57
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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


33003 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 01 dicembre 2008 : 09:56:59 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di albill:

Non sono un tecnico faunista ma qualcosa circa criteri di selezione scientifici (NON la presunta intelligenza del cervo più piccolo e un pò più scaltro del più grosso e forte ma stupido).

Non sò se mi sono spiegato.

Alberto


Ho paura che, se vogliamo essere scientifici, la parola "tecnico faunista" sia fuori luogo; mi sembra piuttosto un termine da associazioni venatorie.

La selezione naturale avviene in base a meccanismi statistici: si trasmettono alle generazioni future i caratteri che meglio contribuiscono al successo riproduttivo, qualunque essi siano. Il concetto di bellezza estetica è un parametro tipicamente umano che può essere o meno un fattore di successo.
L'argometazione delle alci mi sembra chiara.

luigi



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vespa90ss
Utente Super


Città: Firenze

Regione: Toscana


6434 Messaggi
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Inserito il - 01 dicembre 2008 : 13:17:41 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

L'imponenza del palco di corna è stato selezionato dalla natura come lo strumento migliore per perfezionare certe caratteristiche di prevalenza.
Un ornamento che funge come richiamo sessuale, come ostentazione di possanza, come arma vera e propria.
Purtroppo il palco di corna deve fare i conti con qualcosa che la natura non ha previsto: l'interesse dell'uomo verso questo ambito trofeo.
L'animale bello, imponente e quindi in salute, diventa oggetto di attenzioni lecite ma anche illecite.
E' comunque la sua condanna. E in qualche modo la discriminante che porterà a selezionare la specie verso esemplari sempre meno esuberanti nelle forme e conseguentemente nel carattere, proprio in funzione di un aspetto più dimesso e meno attraente.
Parlo di condanna perchè costringerà gli esemplari più belli a sentirsi oggetto di attenzioni particolari: come minimo saranno semplicemente disturbati dagli osservatori che li tampinano per studiarli e leggerne i comportamenti. Quindi saranno obbligati a spostarsi in un luogo diverso da dove avevano deciso di stare. E come ben sappiamo qualsiasi forma di intrusione nella vita degli animali selvatici interferisce in ogni loro comportamento, non ultimo la riproduzione.
Poi ci saranno le attenzioni particolari, quelle dei cacciatori di trofei che selezioneranno gli esemplari migliori nei limiti del consentito dalla legge. Infine mettiamoci senza alcun tema di smentite i bracconieri che aggirano qualsiasi regola e sottraggono al godimento comune ma anche al patrimonio genetico, gli esemplari migliori. Quelli unici, stupendi.

Credo in verità che esista un altro problema che forse non appare così rilevante, ma a mio avviso potrebbe giustificare da solo la miglior sopravvivenza di cervi con impalcature poco aggettanti: l'ingombro di esse.
Penso che tutti sappiano quale è il vero motivo che ha selezionato le dimensioni così piccole dei pigmei: la capacità di muoversi e fuggire all’interno dell’intrigo della giungla.
Un cervo che deve fuggire nella boscaglia incontrerà minori difficoltà a spostarsi nel sottobosco se il suo palco di corna gli consente di muoversi con agilità senza incastrarsi nella vegetazione.
Se quindi la sua sopravvivenza diventasse strettamente legata alla possibilità di fuggire, le corna si trasformerebbero in un orpello inutile, anzi dannoso.
Probabilmente gli ultimi decenni di caccia esasperata hanno già cominciato a determinare questa selezione. Artificiale, sì. Ma prevista da Madre Natura, come ci ha ricordato il nostro caro Luigi.
In conclusione ritengo che si debba tener conto, nella contingenza attuale, di questa tendenza ad una naturale riduzione delle dimensioni degli animali (anche il corpo ha un suo ingombro) proprio a seguito del disturbo selettivo che ricevono in vario modo. Di prenderne atto e di agire di conseguenza.
Beppe





Credo che moralità significhi trovare il coraggio di fare una scelta
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Ketos
Utente V.I.P.

Città: Parma
Prov.: Parma

Regione: Emilia Romagna


257 Messaggi
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Inserito il - 01 dicembre 2008 : 14:41:00 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Le dimensioni dei cervi europei seguono tendenzialmente un gradiente sud-nord e ovest-est (più grandi i secondi) a causa di fattori ecologici vari (disponibilità alimentare, habitat più o meno aperti...), ma tutti gli studi eseguiti sul successo riproduttivo hanno dimostrato che esso è correlato positivamente col peso dell'individuo (valido per entrambi i sessi), meno direttamente col peso del palco (che è però spesso diretta conseguenza del peso dell'animale). Voglio dire che un cervo sardo pesa 1/5 di un cervo ungherese, ma ciò non significa che in entrambe le realtà non sia il più pesante ad avere un successo riproduttivo maggiore. Quindi pensare che si debba fare selezione sui meno grossi mi pare veramente non abbia senso, nè alcun fondamento scientifico.
Sono comunque d'accordo sul fatto che purtroppo in molte realtà soprattutto italiane si tenda a fare artificialmente questo tipo di selezione.
Per concludere il concetto: le sottospecie di cervi che sono tipiche di spazi aperti hanno in genere palchi meno ramificati ma più lunghi di quelli che vivono in bosco, ma immaginatevi se facessimo queste considerazioni per prelevare un capo piuttosto di un altro a seconda che ci troviamo in un prato o in foresta. Sarebbe assurdo, oltre che senza senso.
Purtroppo oggi ci si può (e deve) solo basare su mole, salute e dunque qualità generale di un soggetto, unici aspetti scientificamente validi.

Ciao
Emanuele
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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


33003 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 01 dicembre 2008 : 15:09:28 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Mi sembra che siamo sostaìnzialmente d'accordo, ma vorrei aprire e chiudere una piccola parentesi per evitare fraintendimenti.

La probabilità di avere molti eredi (successo riproduttivo) si può esprimere come il prodotto di varie probabilità componenti; per esempio:
1) probabilità di superare la mortalità neonatale (che dipende soprattutto dalla salute del neonato e dalle capacità della madre di proteggerlo);
2) probabilità di raggiungere la maturità sessuale (che dipende, tra l'altro, dalla capacità dell'individuo di trovare il cibo e sfuggire ai predatori, oltre che dalla resistenza alle malattie);
3) probabilità di accoppiarsi (che dipende soprattutto dalle dimensioni e dal palco, oltre che dal temperamento);
4) probabilità che la madre riesca a portare a termine la gravidanza (che dipende, oltre che dalla buona salute, dalla capacità di trovare cibo e sfuggire ai predatori).
E così si è chiuso il cerchio.
In questo senso, parlando in senso generale (maschi + femmine) può avere un peso anche l'intelligenza e la sospettosità e, come dice giustamente Beppe, la velocità di fuga e la capacità di sgusciare tra la vegetazione.

Questo per dire che il fatto che si prelevino soprattutto maschi ben cornuti, non è detto che necessariamente indebolisca geneticamente la specie (beninteso, nel senso di capacità di sopravvivenza della specie; probabilmente, è vero che i discendenti saranno più piccoli e avranno palchi più piccoli .....)

luigi




Modificato da - elleelle in data 01 dicembre 2008 15:37:20
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cedrone
Utente Senior

Città: territori della magnifica comunità di fiemme
Prov.: Trento

Regione: Trentino - Alto Adige


547 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 01 dicembre 2008 : 19:58:27 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia


Questo per dire che il fatto che si prelevino soprattutto maschi ben cornuti, non è detto che necessariamente indebolisca geneticamente la specie (beninteso, nel senso di capacità di sopravvivenza della specie; probabilmente, è vero che i discendenti saranno più piccoli e avranno palchi più piccoli .....)



Si e vero il patrimonio genetico non ha una diretta corelazione con la dimensione o la struttura del palco o dell'animale ,mi spiego meglio un cervo morfologicamente non promettente non e detto che non trasmetta un ottimo patrimonio genetico
ma se paragoni una popolazione selvatica di ungulati ad una mandria di vacche allevate ....l'allevatore selezionerà sicuramente i capi con struttura forte possente e vigorosa in questa maniera e piu difficile sbagliare...........anche contro la genetica


cedrone
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Birdy70
Utente Junior

Città: Alatri
Prov.: Frosinone

Regione: Lazio


54 Messaggi
Fotografia Naturalistica

Inserito il - 04 dicembre 2008 : 13:52:17 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
La domanda da porsi è: Quali sono i fattori che influiscono sull'adattamento delle generazioni future dei cervi?

Il cibo? Il freddo? Il caldo? I predatori naturali?

In questi casi può essere avvantagiato un individuo grande, piccolo, resistente, sfuggente o insomma tutto quello che lo fa sopravvivere e "tramandare" alle generazioni successive il proprio codice genetico.

Ma nel caso "artificiale" di selezione da cacciatori può appunto essere considerata questa selezione migliorativa (intesa come giusto adattamento genetico)?

Sicuramente non è da considerarsi come un adattamento naturale.
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limbarae
Moderatore


Città: Berchidda
Prov.: Olbia - Tempio

Regione: Sardegna


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Flora e Fauna

Inserito il - 04 dicembre 2008 : 15:19:12 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
In effetti "l'intervento" esterno dell'uomo non credo sia paragonabile ai fattori intrinseci che si svilupperebbero naturalmente.
C'è sempre il rischio che l'uomo, per sua natura fallace, non riconosca quei criteri di selezione che in una condizione totalmente naturale si verrebbero a creare. Quindi eliminando determinati capi geneticamente "adatti", convinto di fare del bene, crei invece più danni.
Insomma, permarrebbe il rischio che la medicina (scelta arbitrariamente dall'uomo) possa risultare più dannosa della malattia.

"strada diritta e core in fronte"
Michel Fabrikant (1912-1989)
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LUPO NERO
Utente V.I.P.


Città: Foggia
Prov.: Foggia

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Inserito il - 04 dicembre 2008 : 15:48:42 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
se ci sono i cacciatori nella zona, i lupi e altri carnivori, cambiano zona, perchè la loro presenza disturbano anche a loro.....

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"Verrà un giorno in cui l'uccisione di un animale sarà considerata come oggi quella di un uomo"
cit. Leonardo da Vinci
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Birdy70
Utente Junior

Città: Alatri
Prov.: Frosinone

Regione: Lazio


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Fotografia Naturalistica

Inserito il - 04 dicembre 2008 : 16:30:26 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di LUPO NERO:

se ci sono i cacciatori nella zona, i lupi e altri carnivori, cambiano zona, perchè la loro presenza disturbano anche a loro.....


Ti straquoto ed è uno degli altri dubbi che avevo sollevato.
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vespa90ss
Utente Super


Città: Firenze

Regione: Toscana


6434 Messaggi
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Inserito il - 04 dicembre 2008 : 16:47:53 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Cedrone dice:
Si e vero il patrimonio genetico non ha una diretta corelazione con la dimensione o la struttura del palco o dell'animale ,mi spiego meglio un cervo morfologicamente non promettente non e detto che non trasmetta un ottimo patrimonio genetico........

Sì è vero, ma proseguendo ad accoppiarsi con esemplari aventi le sue stesse caratteristiche non promettenti, percentualmente selezionerà un numero sempre maggiore di geni che produrranno soggetti simili alle sue forme, riducendo sempre di più quelli che potrebbero produrre soggetti promettenti.
E quindi la specie si selezionerà verso standard fisiologici diversi. Più o meno come avviene nella selezione delle razze canine.

Nel mio intervento precedente, intendevo sottolineare che la presenza dell'uomo, oltre ad intervenire direttamente "selezionando" gli individui con l'abbattimento, seguendo suoi criteri arbitrari di valutazione, esercita sempre e comunque una pressione sugli animali i quali non agiscono più secondo loro schemi naturali previsti da un certo percorso evolutivo ma seguendo un nuovo schema artificioso che nel frattempo viene imposto: sfuggire alla volontà dell'uomo, sempre più presente. Non solo, ma sempre più micidiale perchè riesce ad uccidere a grande distanza in concomitanza ad un suono fragoroso che noi umani chiamiamo sparo e che il cervo collega alla presenza di un suo compagno esanime in terra in una pozza di sangue ed agli uomini che stanno sopraggiungendo di corsa.

L'uomo che con insistenza si spinge nei territori frequentati dall'animale lo costringerà a spostarsi e magari non più a riprodursi negli spazi e con la tranquillità che il cervo vorrebbe. Oppure si riprodurranno solo quegli esemplari che caratterialmente saranno più indifferenti alla presenza umana. Questa è già una selezione. Ma anche quelli che potranno scappare insieme alla femmine con più facilità in mezzo alla boscaglia, bypassando tutti quei rituali sessuali degli scontri amorosi con cervi più dotati che rimangano attardati (se non esclusi) dall'intrico della foresta per via del palco ingombrante.

L'interferenza umana, a qualunque titolo, è comunque dannosa e lascia inevitabilmente traccia di sè nel percorso evolutivo di qualsiasi specie.
Che si tratti di seguirli per cacciarli, per raccogliere le stanghe o per scattare fotografie, la presenza dell'uomo nei luoghi dei cervi modifica marcatamente i loro comportamenti e quindi determina scelte che divergono da quelle secondo cui natura Madre Natura si era prodigata: eccellere, riprodursi e sopravvivere per via della forza, della possanza, della bellezza del palco.
Ritengo che troppa attenzione rivolte su questa caratteristica fisiologica del cervo (il palco) sarà motivo che determinerà comunque una modificazione evolutiva dell'animale nel corso del tempo, per un motivo o un altro.
Beppe
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nastro
Utente Senior


Città: Bardonecchia
Prov.: Torino

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Inserito il - 04 dicembre 2008 : 19:46:39 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Beppe: molto interessante il tuo intervento,
tuttavia trovo un inesattezza, i cervi non modificano le loro dimensioni in base alla presenza umana ma bensì in base al territorio che abitano,
vi sono moltissimi studi che dimostrano le differenze tra cervi "di bosco" e cervi "da prato" mi spiego meglio: le popolazioni di cervi che vivono in zone caratterizzate da una boscaglia fitta si sviluppano in relazione ad essa quindi presentano dimensioni corporee solitamente grandi(in generale sono più pesanti) e dei palchi di lunghezza limitata(solitamente non superano il metro) ma ricchi di punte e molto spessi(proprio per limitare l' imgobbro), mentre i cervi che vivono in zone più aperte(come nella mia zona) presentano palchi poco ramificati ma molto lunghi(arrivano anche a 110-130 cm di altezza).
questa si che è una selezione naturale! quindi se l' ono per cause varie(tradizioni, o cause di forza maggiore(esagerata concentrazione) deve proprio sostituirsi alla natura è bene che utilizzi dei modelli il più possibile vicini(siamo d' accordo che non saranno mai uguali) a quelli della natura stessa!
IL FATTO CHE IL CERVO CHE PRESENTA DIMENSIONI CORPOREE E DEL PALCO NOTEVOLI SIA IL MIGLIORE CANDIDATO A ESSERE UN BUON RIPRODUTTORE NON è UNA VERITà ASSOLUTA MA è CIO CHE PIù ASSOMIGLIA ALLA VERITà!(i cervi scarsi buoni riproduttori, voi per agilita, furbizia, aggressività o altro sono estremamente rari)
Lupo nero e Birdi70:
il fatto che il cacciatore "faccia concorrenza" ai predatori può anche essere vero, tuttavia ho dei dubbi in quanto spesso la preda tipo del cacciatore è purtroppo molto diversa dalla preda tipo del predatore naturale!ma in questo campo le mie conoscenze scarseggiano quindi potrei sbagliarmi!!!!

Michele


Distante dal vacuo affanno degli affari e dal fumo delle città vivo in pace
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LUPO NERO
Utente V.I.P.


Città: Foggia
Prov.: Foggia

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Inserito il - 05 dicembre 2008 : 16:04:53 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di nastro:


Lupo nero e Birdi70:
il fatto che il cacciatore "faccia concorrenza" ai predatori può anche essere vero, tuttavia ho dei dubbi in quanto spesso la preda tipo del cacciatore è purtroppo molto diversa dalla preda tipo del predatore naturale!ma in questo campo le mie conoscenze scarseggiano quindi potrei sbagliarmi!!!!

Michele


Distante dal vacuo affanno degli affari e dal fumo delle città vivo in pace
sono d'accordo, che la preda del cacciatore è molto diverso di quello del carnivoro....

ma il discorso è un altro..
la sparatoria, l'abbaio dei cani, l'odore dell'uomo che sarebbe cacciatore e senza dubbio fanno allontanare i carnivori...e altri

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"Verrà un giorno in cui l'uccisione di un animale sarà considerata come oggi quella di un uomo"
cit. Leonardo da Vinci

Modificato da - LUPO NERO in data 05 dicembre 2008 16:07:08
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brunetto
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Regione: Piemonte


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Inserito il - 05 dicembre 2008 : 16:52:18 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Quoto quanto detto da Nastro!!!

Ciao Brunetto!
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elleelle
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Regione: Lazio


33003 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 05 dicembre 2008 : 17:10:19 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Mi sembra che con gli ultimi interventi ci stiamo avvitando su questioni di lana caprina, (o “cervina”) …….
Non credo che riusciremo mai a stabilire se la selezione operata dall’uomo va nel verso giusto, perché nessuno sa cosa faccia bene alla conservazione di questa specie.
A parte il fatto che, se una specie non è arrivata ad un passo dall’estinzione, nel qual caso la diversità genetica si sarebbe ridotta drasticamente, probabilmente, il problema genetico non esiste e una selezione vale l’altra.
Mi sembra che le questioni di fondo, rimangano quelle iniziali:
1) se è giusto che l’uomo intervenga “violentemente” in un parco per evitare la crescita abnorme della popolazione di una determinata specie a danno delle altre;
2) se, in caso positivo, l’operazione debba essere affidata a degli esperti disinteressati (guardiaparco ecc…) o se, per ottenere vantaggi economici, possa essere “venduta” sul mercato a chi mostra interesse per realizzarla;
3) sempre in subordine, a queli prezzi e a quali condizioni si debba permettere questo tipo di caccia.

Finora, ne abbiamo parlato diffusamente e sono venute fuori tutte le posizioni possibili e immaginabili.
Un aspetto, invece, è rimasto quasi inesplorato, a parte pochi accenni: il confronto con le modalità che si seguono negli altri parchi sparsi per il mondo e, in particolare, nei parchi europei, dove le leggi dovrebbero tendere ad uniformarsi.
Secondo me, sarebbe utile cercare più informazioni su altri parchi e sui risultati ottenuti applicando vari approcci al problema.
Io vedo se trovo qualcos'altro in questa direzione....; per il resto, mi pare che, dopo 10 pagine, resti poco da dire senza ripetersi.

luigi




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cedrone
Utente Senior

Città: territori della magnifica comunità di fiemme
Prov.: Trento

Regione: Trentino - Alto Adige


547 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 05 dicembre 2008 : 17:40:20 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
[quote]Messaggio originario di elleelle:

Mi sembra che con gli ultimi interventi ci stiamo avvitando su questioni di lana caprina, (o “cervina”) …….
Non credo che riusciremo mai a stabilire se la selezione operata dall’uomo va nel verso giusto, perché nessuno sa cosa faccia bene alla conservazione di questa specie.
A parte il fatto che, se una specie non è arrivata ad un passo dall’estinzione, nel qual caso la diversità genetica si sarebbe ridotta drasticamente, probabilmente, il problema genetico non esiste e una selezione vale l’altra.
Mi sembra che le questioni di fondo, rimangano quelle iniziali:
1) se è giusto che l’uomo intervenga “violentemente” in un parco per evitare la crescita abnorme della popolazione di una determinata specie a danno delle altre;
2) se, in caso positivo, l’operazione debba essere affidata a degli esperti disinteressati (guardiaparco ecc…) o se, per ottenere vantaggi economici, possa essere “venduta” sul mercato a chi mostra interesse per realizzarla;
3) sempre in subordine, a queli prezzi e a quali condizioni si debba permettere questo tipo di caccia.

Finora, ne abbiamo parlato diffusamente e sono venute fuori tutte le posizioni possibili e immaginabili.
Un aspetto, invece, è rimasto quasi inesplorato, a parte pochi accenni: il confronto con le modalità che si seguono negli altri parchi sparsi per il mondo e, in particolare, nei parchi europei, dove le leggi dovrebbero tendere ad uniformarsi.
Secondo me, sarebbe utile cercare più informazioni su altri parchi e sui risultati ottenuti applicando vari approcci al problema.
Io vedo se trovo qualcos'altro in questa direzione....; per il resto, mi pare che, dopo 10 pagine, resti poco da dire senza ripetersi.

luigi





Credo comunque che i destinatari dei prelievi siano i cacciatori (che spesso sono anche i contadini) delle riserve (paarlo per tn e bz) i cui territori rientrano nel parco vedi parte della val Venosta o parte della val di sole a loro e destinata l'eventuale parte degli abbattimenti nb i 170 E e piu o meno l'importo che le varie sezioni comunali pagano per un abbattimento di cervo quindi o sei uno di quelle località o non hai diritto agli abbattimenti

cedrone
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vespa90ss
Utente Super


Città: Firenze

Regione: Toscana


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Inserito il - 05 dicembre 2008 : 18:36:18 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di nastro:

Beppe: molto interessante il tuo intervento,
tuttavia trovo un inesattezza, i cervi non modificano le loro dimensioni in base alla presenza umana ma bensì in base al territorio che abitano,
vi sono moltissimi studi che dimostrano le differenze tra cervi "di bosco" e cervi "da prato" mi spiego meglio: le popolazioni di cervi che vivono in zone caratterizzate da una boscaglia fitta si sviluppano in relazione ad essa........

Michele


scusa Michele, ma forse non riesco proprio a spiegarmi...
vedo però che ne sei convintissimo anche tu che i cervi modificano le loro dimensioni in base al territorio che abitano. E' proprio questo punto che sto cercando di far comprendere: l'uomo costringe con la sua presenza più o meno assidua, più o meno invadente, semplicemente fastidiosa ma spesso letale, a cambiare zona di frequentazione da parte dei cervi.
Cosa significa questo? Che una popolazione di cervi che avrebbe preferito popolare un certo territorio si trova costretta a rinunciarci a favore di altri ambienti dove l'uomo ben difficilmente potrebbe raggiungerli. O comunque sia si sposta altrove e non dove avrebbe voluto sostare lui.
Questa è una costrizione bella e buona che si esercita su quella popolazione che non potrà seguire i suoi ritmi naturali perchè ogni giorno ci sarà qualcuno ad interferire nelle sue scelte a vario titolo.
Quindi, cambiando territorio cambierà regime alimentare, abitudini, comportamenti. Cambierà anche la propria struttura fisica.
Ecco quindi che la presenza dell' uomo cambia le dimensioni del cervo.
Spero stavolta di essermi riuscito a spiegare chiaramente.



Rispondendo a Luigi quando dice:

Un aspetto, invece, è rimasto quasi inesplorato, a parte pochi accenni: il confronto con le modalità che si seguono negli altri parchi sparsi per il mondo e, in particolare, nei parchi europei, dove le leggi dovrebbero tendere ad uniformarsi

ritengo che non solo si dovrebbero studiare ed eventualmente unificare le modalità di intervento ( ma non dimentichiamoci che noi mangiamo spaghetti e non crauti) ma anche e soprattutto interpellare delle commissioni "super partes" proprio per non vedere inquinati i dati di raccolta dei dati. Cosa intendo? Intendo che un Parco tra le proprie voci di spesa dovrebbe inserire quelle relative alle ricerche e alle indagini svolte da una commissione straniera (che non sia solo svizzera o austriaca chiaramente, ma anche di altre provenienze proprio per non inquinare con valutazioni pregiudiziali i risultati). Una commissione che trimestralmente possa redigere dei rapportini con i dati di salute e di censimento delle popolazioni.
Questa spesa andrebbe posta fra le priorità più urgenti e necessarie spostandone in coda magari delle altre o meglio ancora lavorando di fino nel far comprendere a chi eroga i finanziamenti la necessità improcrastinabile di questi interventi esterni per la sopravvivenza del Parco.
Utilizzare risorse locali che potrebbero essere troppo interessate ad una soluzione di intervento piuttosto che a un'altra è semplicemente una barzelletta da corrierino dei piccoli, visto che la parola moralità in Italia ha poco significato.

Beppe


Credo che moralità significhi trovare il coraggio di fare una scelta

Modificato da - vespa90ss in data 05 dicembre 2008 18:53:28
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