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Bigeye
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6269 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 20 maggio 2008 : 21:57:24 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Note biografiche:


Armando Gariboldi è nato a Pavia, nel cuore del Parco del Ticino, dove vive. Laureato in Scienze naturali, dal 1985 al 1987 si occupa, in Università (Laboratorio di Faunistica del Dipartimento di Biologia Animale,-Università di Pavia), di ricerca applicata alla fauna selvatica.

Dal 1987 affianca all'attività di ricerca universitaria, conclusa poi nel 1990, quella di libero professionista, realizzando ad oggi oltre 150 lavori ed occupandosi in prevalenza di:
a) Conservazione della natura e della biodiversità;
b) Parchi ed aree protette
c) Ecosostenibilità della gestione delle risorse naturali
d) Ecoturismo e marketing territoriale su basi ambientali;
e) Comunicazione ambientale

Negli anni ‘90 si specializza, come Projects Manager, nella gestione di grandi progetti ambientali, in particolare Comunitari (es. LIFE Natura) nonché nella organizzazione e gestione di realtà No Profit, con particolare competenze a quelle del campo dell’Ecologia.

Nel Terzo Settore sviluppa competenze approfondite su tutte le tematiche specifiche (ricerca fondi, gestione soci e staff, progetti, ecc.) con un’attività ultraventennale.
Dal marzo 1997 al marzo 2001 è , a tempo pieno, Direttore Generale della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), Ente Morale e ONLUS.

Divulgatore scientifico ed esperto in comunicazione ambientale, è giornalista pubblicista dal 1992 e membro dell’Unione Giornalisti Scientifici Italiani (UGIS). Ha pubblicato circa 300 articoli tra scientifici e divulgativi sulle principali riviste del settore, oltre a 12 libri di divulgazione naturalistica e un CD-ROM.
E’ tuttora redattore presso il bimestrale “La rivista della natura” (Edinat-Milano).

Membro di varie commissioni tecniche e consulente di parchi, pubbliche amministrazioni ed importanti aziende private, oggi lavora soprattutto, sempre come consulente, nel campo dello sviluppo sostenibile, della ricostruzione ecosistemica e della progettazione ed urbanistica ambientale.





Armando Gariboldi
L''Okkione intervista Armando Gariboldi
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1)Caro Armando, mi interesserebbe conoscere il tuo parere sullo stato dell’arte dell’ornitologia italiana all’inizio del terzo millennio. Gli ornitologi italiani sono in fase di crescita (sul piano delle conoscenze), in fase inflattiva (sul piano numerico) o alla perenne ricerca di identità?


Credo che oggi l’ornitologia italiana stia conoscendo una fase che potremmo definire di “svogliata crescita”. Ovvero c’è un indubbio aumento, oltre che di neolaureati e specializzandi in vari master zoologici, anche di appassionati dilettanti ma con ottime conoscenze e in grado (se lo volessero) di sfornare probabilmente buoni lavori. A ciò non fa però riscontro un significativo aumento di pubblicazioni sia sulle riviste specializzate italiane sia in termini di libri. Oltretutto ho l’impressione che molti professionisti preferiscano pubblicare sulle più prestigiose riviste straniere. Anche nuovi progetti sul campo in gardo di catalizzare nuove energie sono molto scarsi.



2)Appassionati, birders, professionisti, pubblicazioni elettroniche in serie, accademia, mailing list e siti web. A tuo avviso la sinergia tra questi soggetti e media è sufficientemente sviluppata o potrebbe essere maggiormente dinamica e fruttuosa?


Credo che la sinergia tra questi soggetti e media sia minima e basata per lo più su iniziative individuali. In realtà una certa rete tematica esiste ma non è formalizzata ne organizzata, nel senso che ognuno si costruisce un po’ la sua a misura delle proprie necessità.



3)In questo momento Armando quali sono le ricerche in cui sei impegnato e i progetti in fase di realizzazione a cui dedichi le tue energie e competenze.


Innanzitutto ti confermo che di sola ornitologia, almeno in Italia, non si campa. Io, dopo la conclusione della mia lunga esperienza alla LIPU, di fatto non mi occupo più di ricerca ne applicata ne tantomeno di base, ma sto lavorando soprattutto su argomenti di gestione e progettazione/pianificazione. Per esempio nel campo della ricostruzione ecosistemica, dell’urbanistica ambientale o in quello del restocking a fini di reintroduzione.



4)La crisi in cui versa l’I.N.F.S. che fatica a trovare una corretta soluzione, a tuo avviso rappresenta il sintomo di un paese a bassa “caratterizzazione naturalistica” o può in parte riflettere le difficoltà di indirizzo dell’Ente e del suo funzionamento recente? La mia opinione è che quali siano le cause, la presenza di un ente centrale con funzioni di indirizzo e coordinamento è assolutamente indispensabile. Forse un’articolazione policentrica e con maggiore apertura all’esterno sarebbe utile, ma servirebbero risorse che in questa fase sembra manchino anche per gli aspetti gestionali ordinari. Dobbiamo tuttavia continuare ad avere un approccio positivo e fattivo. Ma io devo solo fare le domande, pardon.


D’accordissimo sulla necessità di avere un coordinamento centralizzato di alto livello professionale e riconosciuto, anche come prestigio, da tutti gli addetti ai lavori. L’INFS avrebbe tali caratteristiche, ma purtroppo qui entriamo nel mondo della politica e si sa come vanno queste cose in Italia. Inoltre credo che almeno in parte scontiamo alcune scelte del passato, quando probabilmente l’Istituto avrebbe potuto consolidare meglio il proprio ruolo.
Oggi inoltre dobbiamo entrare nell’ordine di idee, scomodo ma reale, che stiamo attraversando un periodo di crisi a tutti i livelli (economico, sociale, culturale, istituzionale…) e che le cose non miglioreranno molto presto, anzi. Insomma la vedo piuttosto grigia…



5)Vecchia e nuova Sistematica. Splitting continui di specie e gruppi mi pare possano creare una certa confusione anche tra gli addetti ai lavori. Data per buona la tesi che una sistematica moderna non può prescindere da analisi del DNA e da comparazioni di distanze genetiche per separare gruppi (senza però dimenticare gli elementi classici quali oologia, morfometria, comportamento ecc.), non sarebbe opportuno proporre una sorta di moratoria (mettiamo 10 -15 anni) per sedimentare metodi e conoscenze più ampie e verificate e poi costruire il “Sistema nuovo”?


Ottima idea! 15 forse è troppo ma una decina d’anni di moratoria in effetti potrebbe essere utile. Peraltro ricordiamo che tutte queste classificazione servono più che altro a noi umani ed ai nostri schemi mentali, che non ad una reale e definitiva conoscenza: penso quindi che siano più questioni di comunicazione intraspecifica (la nostra) che non di vero progresso scientifico.



6)Anche se gli studi faunistici in Italia sono tuttora prevalenti e la cerchia degli ornitologi “attrezzati” si è allargata non si riesce ad organizzare una task force coordinata a livello nazionale ed articolata su dimensione regionale in grado di monitorare se non tutta l’avifauna italiana (impresa non impossibile) almeno la maggior parte dei taxa ornitici. Io ritengo che ci sarebbero capacità, voglia e motivazione. Come al solito mancano i soldi (verissimo e grave) o siamo anche un pò troppo cani sciolti e pigri?


Il motivo è forse più il secondo, anche se poi finisce con incidere sul primo: ovvero un aumentato individualismo e la fine dell’era del volontariato. Oggi rifare un progetto come l’Atlante nazionale degli uccelli nidificanti, dove decine di persone lavorarono per anni gratis, sarebbe impensabile. Adesso si discute se non è il caso di farsi pagare anche le foto prestate per le pubblicazioni stampate dagli enti pubblici, pensa se dovessimo trovare i fondi per pagare 100 rilevatori…



7)Gli ornitologi italiani sono stati considerati per troppo tempo dei “paria”, quasi delle schiappe col binocolo a forma di mandolino. Tuttavia mi sembra che la situazione recente sia radicalmente e profondamente cambiata negli ultimi anni. Cosa ne pensi Armando?


Indubbiamente. Credo siano ormai diversi anni che siamo considerati pressocchè alla pari degli altri ornitologi europei. Penso che lo “scatto” decisivo siano stati i vari atlanti nazionali e alcune ricerche e pubblicazioni di buon livello, oltre ad una maggior presenza di alcuni ornitologi italiani anche sulla scena internazionale e non solo nel campo della ricerca, ma anche in quello della gestione e della conservazione.



8)I Cambiamenti climatici, il global warming stanno mutando il panorama faunistico italiano. Per l’ornitologia, si sono osservati locali incrementi di popolazioni nidificanti in ambiente xerico e svernamenti di specie che normalmente avevano aree invernali in Africa. Sembrerebbe, senza entrare troppo nel dettaglio, e dato per certo che nessuno voglia andare a cercare Corrioni biondi sulle dolomiti di Belluno, che sul breve e medio periodo il riscaldamento possa essere valutato come fattore ecologico positivo per un numero elevato di specie. Cosa ne pensi Armando?


Forse più che ad un aumento della ricchezza specifica aumenterà la varietà, nel senso che vedremo sempre più specie nuove (per esempio a quando le prime gazze azzurre o aquile imperiali?) mentre altre saranno sempre più difficili da osservare. In compenso aumenteranno sicuramente quelle esotiche, come già accade, e nelle città troveremo sempre più spesso pappagalli nidificanti accanto ai piccioni.



9)Ricerca di base e protezione. Mi interesserebbe una tua opinione sul tema in generale. In particolare, l’apporto degli ornitologi alla creazione dei S.I.C. (Siti Importanza Comunitaria) è stato rilevantissimo, tuttavia questo strumento di gestione stenta a decollare, anche se qualche apprezzabile risultato lo abbiamo ottenuto. L’interfaccia ricerca vs. burocrazia è sempre così “terribilmente” insormontabile?


Credo che in Italia una spinta decisiva sul fronte della conservazione (di specie e di siti) sia stata fatta più dagli ornitologi dilettanti e dagli appassionati (in particolare quelli delle associazione) più che da quelli dell’Accademia. Salvo alcune importanti ma abbastanza circoscritte eccezioni, quest’ultimi hanno scoperto le tematiche di conservazione solo nell’ultimo decennio. Non parliamo poi della pubblica amministrazione: ancora oggi se vai in un assessorato che non sia quello strettamente competente ma solo affine (es. urbanistica) e parli di SIC e ZPS ti può capitare di veder facce stralunate e sorrisi imbarazzati. Questo è anche uno dei motivi per cui si cerca di “subappaltare” la gestione di queste zone anche a soggetti terzi, come appunto le associazioni.



10)Per finire Armando e per dare uno spunto agli appassionati e agli ornitologi più giovani, quali sono a tuo parere le linee di ricerca maggiormente trascurate in Italia, quali quelle più urgenti e che a tuo avviso non meritano ulteriore dilazione?



Credo che anche la ricerca finisca col seguire un po’ le mode o i gusti personali. Cosa che porta a privilegiare le specie esteticamente più belle, intriganti, economicamente appetibili (vedi la questione caccia o il mondo delle cosiddette “specie problematiche”) o rare. Il risultato è che si sa di più di aironi, rapaci, Galliformi o anatre e molto meno di specie più “banali” come scriccioli o usignoli. Ma in fondo tutto ciò è abbastanza naturale e legato all’approccio di un specie culturale come la nostra. Per esempio a me piacciono le ricerche sul comportamento (ancora abbastanza rare in Italia) e sull’ecologia di una specie, mentre non mi appassionano quelle di sistematica o di biometria.
Per cui non vedo urgenze oggettive. Piuttosto vedo la necessità di diffondere sempre più certe conoscenze anche a livello divulgative, seppur di settore. Per esempio è davvero un peccato che il secondo volume de “Gli uccelli d’Italia” si sia bloccato, fermando anche quelli successivi, per la pigrizia di pochi autori che non hanno mantenuto gli impegni. E poi che scriviamo libri di divulgazione di un certo livello siamo sempre i soliti cinque o sei: possibile che tutti gli altri non abbiano niente da dire? Per esempio non sarebbe bello, come ad esempi avviene da anni in Germania, pubblicare delle piccole e leggere monografie italiane su specie o famiglie, cercando di creare un mercato dell’editoria naturalistica più basato sui contenuti e meno sull’immagine (che poi è quella che fa aumentare i costi)?




11)Ringraziandoti di cuore a mio nome e di tutta Natura Mediterraneo, vuoi aggiungere qualche valutazione finale a margine?


Grazie a voi. Collegandomi alla domanda precedente, spero che questa chiacchierata, assieme a quelle dei miei colleghi, trovino spazio anche al di fuori dei siti web.







Angelo okkione Meschini

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