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Wendigo
Utente V.I.P.

Città: Sesto S. Giovanni
Prov.: Milano

Regione: Lombardia


115 Messaggi
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Inserito il - 13 settembre 2007 : 14:23:58 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Questo post è ad uso di chi si avvicina da poco alla fotografia, gli altri probabilmente ne sono già al corrente...
Per profondità di campo si intende (detto grossolanamente) la porzione a fuoco di una fotografia, dipende diretamente dal diaframam, più è chiuso, maggiore la profondità di campo.
Si sente spesso dire che i tele hanno minore profondità di campo rispetto ai normali o ai grandangoli. Ebbene questo non è del tutto esatto.
In realtà, scattando con lo stesso diaframma, a PARITA' DI DISTANZA dal soggetto, è vero che un grandangolo avrà una profondità di campo maggiore del tele, ma a PARITA' DI COPERTURA O RAPPORTO DI RIPRODUZIONE del soggetto la profondità di campo E' LA STESSA indipendentemente dalla focale dell'obiettivo. Mi spiego meglio: se riprendo un soggetto lontano 20m con un grnadangolo e con un tele, avrò una profondità di campo maggiore con il grandangolo (ed un rapporto di riproduzione minore) che con il tele, MA se il soggetto inquadrato occupa lo stesso spazio nell'inquadratura con il grandangolo e con il tele (ovviamenete perchè ripreso a distanze diverse) la profondità di campo E' LA STESSA. Però le foto sembrano molto diverse... questo perchè quello che realmente cmbia è L'ANGOLO DI CAMPO che nei grandangoli è maggiore, per cui si inquadra una porzione di sfondo più grande che coi tele. Per questo una macro (ma non solo) scattata con un tele ha uno sfondo più omogeneo, perchè l'angolo (la prospettiva) è molto più stretta. Di questo va tenuto conto soprattuto nella macro, qunado dei miei amici mi consigliano di usare un 50-60 perchè ha più profondità di campo, non c'è verso di fargli capire che, ad es. ad un rapporto di riproduzione 1:2, a f16 la profondità di campo è la stessa, solo che col 50 devi essere tre volte più vicino che col tele.. e la prospettiva è più larga per cui lo sfondo è più presente... Se invece col 50 sto alla stessa distanza che col 200 certo avrò più profondità di campo, ma un soggetto molto più piccolo.
Ovviamente queste cose non me le sono inventate, ci sono sui trattati di fotografia e si possono trovare nell'economicissimo e validissimo libro di John Shaw "Guida completa alla Macrofotografia) edito da Reflex, inoltre Riccardo Polini, noto fotonaturalista "de Roma" e mio caro collega, nel suo sito ha un tutorial veramente interessante sulla macro, scaricabile gratuitamente come pdf, dove tratta estesamente questi concetti con tanto di formule (per forza, lui è un chimico, io le formule le evito, sono un naturalista ).
Ciao,
Silvio









Wendigo
Naturalista/Nikonista

Tetrao
Utente Senior


Città: Bormio
Prov.: Sondrio

Regione: Lombardia


2749 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 13 settembre 2007 : 15:01:49 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Wendigo, Letto e approvato,ma ora devi affrontare i problemi pratici che saltan fuori quando si cerca di giocare col diaframma!
Almeno cosi credo!
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Wendigo
Utente V.I.P.

Città: Sesto S. Giovanni
Prov.: Milano

Regione: Lombardia


115 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 13 settembre 2007 : 15:58:24 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Tetrao:

Wendigo, Letto e approvato,ma ora devi affrontare i problemi pratici che saltan fuori quando si cerca di giocare col diaframma!
Almeno cosi credo!


Non sono sicuro di avere capito cosa intendi, ma posso provare...
Sempre diretto ai principianti, gli esperti non si offendano se tratto argomenti che loro conoscono magari molto meglio di me.
Fotografia vuol dire scrittura con la luce ed in effetti a fare la fotografia è la quantià di lcue che impressiona il supporto sensibile (pellicola o sensore).
Per regolare la corretta quantità di luce si agisce su due variabili: quanta luce passa e per quanto tempo. Sostanzialmente le macchine fotografiche, comunque impostate, agiscono su queste due variabili, i tenpi di esposizione e l'apertura del diaframma (che regola la quantità di luce che passa nel tempo stabilito).
Più si apre il diaframma (numeri piccoli es. 2.8) più luce passa, per cui si potrà avere una maggiore quantità di luce in tempi brevi, più si chiude il diaframma (nuneri grandi es. 16-22) più tempo ci vorrà per far passare quella quantità di luce.
Il diaframam però influenza anche la profondità di campo ossia più il diaframma è chiuso e più spazio davanti e dietro al piano di messa a fuoco sembrerà nitido. Più il diaframma sarà aperto e meno spazio a fuoco sarà disponibile. Per isolare un soggetto in movimento sarà quindi meglio avere un diaframma aperto che consente tempi rapidi per bloccare l'azione e sfondo sfuocato far risaltare il soggetto. Più o meno il contrario per un paesaggio dove si vuole che tutto sia a fuoco e tanto la montagna non scappa (però ci vuole un cavalletto). Poi naturalmente si può giocare in mille modi.
In macro la profondità di campo è un problema, perchè alle distanze molto brevi è ridottissima. Per cui in macro a meno che non si cerchino effetti particolari, bisogna sempre chiudere il diaframma il più possibile compatibilente con i tempi (rischio di mosso, della fotocamera o del soggetto) e con la diffrazione (un diaframma troppo chiuso (oltre 22) può infatti far insorgere fenomeni di aberrazione ottica che riducono il guadagno di nitidezza ottenuto dalla maggiore profondità di campo).
Un'altra cosa da tenere presente è che se si scatta a mano libera, il rischio di mosso è elevato e una regola empirica dice che bisognerebbe avere dei tempi almeno pari, ma meglio più brevi, della focale che si usa, ossia con un grandangolo da 28mm 1/30s è un tempo sufficientemente sicuro, se si hanno mani ferme, ma con un tele da 200mm bisognerebbe scattare ad almeno 1/250s per avere una ragionevole speranza di non avere mosso (con le ottiche stabilizzate es. IS di canon e VR di Nikon, si guadagna qualcosa e si può scattare con tempi anche maggiori, ma non si deve esagerare). Quindi a mano libera spesso si è vincolati a certi diaframmi per non allungare troppo i tempi. Una soluzione per chi ha fotocamere digitali è quella di alzare la sensibilità, in modo da guadagnare sui tempi, ma è un'altra storia.
Spero fosse quello che volevate...
Ciao,

Silvio



Wendigo
Naturalista/Nikonista
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Tetrao
Utente Senior


Città: Bormio
Prov.: Sondrio

Regione: Lombardia


2749 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 13 settembre 2007 : 17:46:02 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Perfetto mi pare ,propio quello che volevo!Chiaro e conciso!
Ti manca di parlare,come dicevi, di sensibilità poi il cerchio teorico mi pare chiuso!
Almeno per quello che di fotografia tradizionale resta nelle Nostre macchine digitali!
Tolti i miei inutili commenti merita di essere promosso dagli Admin ,intendo messo in rilievo da qualche parte ... per i posteri!
Mio parere!
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Tetrao
Utente Senior


Città: Bormio
Prov.: Sondrio

Regione: Lombardia


2749 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 13 settembre 2007 : 17:48:02 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Tetrao:


Tolti i miei inutili commenti merita di essere promosso dagli Admin ,intendo messo in rilievo da qualche parte ... per i posteri!
Mio parere!
Notavo ora ... accanto al lavoro di Peter!
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RobertoPE
Moderatore


Città: Montesilvano
Prov.: Pescara

Regione: Abruzzo


1934 Messaggi
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Inserito il - 13 settembre 2007 : 22:53:05 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Per me è stato un prezioso approfondimento, Grazie.

Una domanda: se al mio 90 f/2.8 Macro aggiungo il TC 2x ottengo quindi le medesime caratteristiche di sfondo omogeneo (prospettiva) di un 180, solo con luminosità f/4. Sbaglio qualcosa?

Roberto
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Wendigo
Utente V.I.P.

Città: Sesto S. Giovanni
Prov.: Milano

Regione: Lombardia


115 Messaggi
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Inserito il - 13 settembre 2007 : 23:08:33 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di RobertoPE:

Per me è stato un prezioso approfondimento, Grazie.

Una domanda: se al mio 90 f/2.8 Macro aggiungo il TC 2x ottengo quindi le medesime caratteristiche di sfondo omogeneo (prospettiva) di un 180, solo con luminosità f/4. Sbaglio qualcosa?

Roberto

Più o meno sì, solo che con un 2x da f2.8 passi a 5.6 (2.8x2=5.6) e non 4.
Il duplicatore è una specie di insieme di lenti divergenti, in modo che una porzione più piccola dell'immagine impressioni il supporto sensibile . Siccome la quantità di luce è la stessa, se la "spargo" su un'area più grande, la quantità per unità di area sarà minore ecco perchè i moltiplicatori mangiano luce. raddoppi l'ingrandimento, ma dimezzi la luce.E ovviamente allargando l'immagine amplifichi anche i difetti, in più ne aggiungi altri perchè inserisci nuove lenti. Ovviamente ci sono duplicatori più o meno buoni ma tutti provocano un calo di qualità. In macro eprò si nota molto poco perchè i amcro sono obiettivi estremamente corretti, per cui partendo da un livello molto alto, la qualità rimane.
Ciao,

Silvio


Wendigo
Naturalista/Nikonista
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Wendigo
Utente V.I.P.

Città: Sesto S. Giovanni
Prov.: Milano

Regione: Lombardia


115 Messaggi
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Inserito il - 13 settembre 2007 : 23:21:50 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Tetrao:


Ti manca di parlare,come dicevi, di sensibilità poi il cerchio teorico mi pare chiuso!

Già, in effetti un altro modo di regolare la luce è variare la sensibilità del supporto alla luce stessa. La scala di sensibilità (ISO) ha dei numeri (50, 100, 200, 400, ecc.) che tanto più sono piccoli tanto meno il supporto è sensibile alla luce. Da un valore di ISO all'altro la sensibilità dimezza o raddoppia esattamente come con i diaframmi. Ad es a 50 ISo ci vuole il doppio di luce (a parità degli altri parametri) per ottenere la stessa esposizione che si avrebbe a 100 ISO. Ai tempi della fotografia chimica, minore la sensibilità, maggiore la risoluzione (ho delle dia Kodachrome 25 che "pungono" gli occhi!) e la puliza dell'immagine. Con i dovuti distinguo vale anche per la foto digitale. Aumentando gli ISO aumenta il rumore (nella pellicola era la grana) ma mentre un tempo una pellicola da 400 ISO era spesso già al limite dell'usabilità, con i moderni sensori e la postproduzione si possono usare ISO anche molto alti con buoni risultati.
Per finire, come scrive John Shaw, si deve misurare tutto in unità di luce (che chiama stop) io posso aumentare o diminuire la luce di uno stop agendo sui diaframmi, oppure sui tempi di esposizione, oppure sulla sensibilità (ISO), a seconda di quello che mi serve. L'ENORME vantaggio del digitale è che posso cambiare sensibilità in ogni momento senza dover cambiare rullino...
Ciao,

Silvio

Wendigo
Naturalista/Nikonista
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RobertoPE
Moderatore


Città: Montesilvano
Prov.: Pescara

Regione: Abruzzo


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Inserito il - 13 settembre 2007 : 23:24:34 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Grazie Silvio, quindi ora ho imparato che il TC 2x raddoppia (aritmeticamente) non solo la focale ma anche il valore del diaframma e di conseguenza la luminosità, e la profondità di campo?
Mi spiego: a tutta apertura (f/2.8) è come se avessi f/5.6, ma la pdc resta quella di f/2.8?

Roberto
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Wendigo
Utente V.I.P.

Città: Sesto S. Giovanni
Prov.: Milano

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Inserito il - 13 settembre 2007 : 23:57:40 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di RobertoPE:

Grazie Silvio, quindi ora ho imparato che il TC 2x raddoppia (aritmeticamente) non solo la focale ma anche il valore del diaframma e di conseguenza la luminosità, e la profondità di campo?
Mi spiego: a tutta apertura (f/2.8) è come se avessi f/5.6, ma la pdc resta quella di f/2.8?

Roberto

Raddoppia la focale, dimezza la luminosità e la pdc è pari a quella del diaframma corrispondente per quella dimensione immagine. In pratica non guadagni ne perdi profondità di campo. Ossia se metti un 2x su un f2.8 ottieni 5.6 per hai più profondità di campo A PARTA' DI DIMENSIONI IMMAGINE, ma se resti dove s ei e metti il moltiplicatore avrai o ingrandito il soggetto, SONO RADDOPPIATE LE DIMENSIONI per cui ti rimangi il guadagno in profondità di campo. Se invece arretri in modo da avere la stessa dimensione immagine che avevi senza duplicatore, avrai più pdc. L'idea di arrtrare non è insensata, uno può metter un duplicatore anche per poter stare più lontano dal soggetto se teme ad es. che scappi.
Ciao,

Silvio

Wendigo
Naturalista/Nikonista
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RobertoPE
Moderatore


Città: Montesilvano
Prov.: Pescara

Regione: Abruzzo


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Inserito il - 14 settembre 2007 : 18:28:30 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
FANTASTICO! L'uso del duplicatore per aumentare la pdc è una vera chicca (a parità di dimensioni di immagine).

Ciao
Roberto
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