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siciliaria
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Inserito il - 29 gennaio 2007 : 19:38:50 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Alessandro perchè il solo pleistocene non è sufficiente per delle differenziazioni specifiche? Mi pare che in altri gruppi sia diverso.
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Subpoto
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Inserito il - 29 gennaio 2007 : 20:11:09 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
ciao Agatino, è solo una mia opinione, in 1milione di anni anche se ci sono state variazioni sarebbero minime, per esempio si potrebbe ipotizzare la migrazione di Mutacaria da Malta alla Sicilia(la vedo piu probabile in questo senso) in cui si ha variazione di forma senza grande variazione genetica.

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Sandro
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ang
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Inserito il - 30 gennaio 2007 : 12:15:06 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
l'ipotesi della colonizzazione dei molluschi terrestri tramite il trasporto da parte degli uccelli è sostenuta da gittengerger & co. (pdf) per spiegare la presenza di Balea in isole remote come Azzorre, Madeira e le Tristan-Gough. Interessante anche il fatto che B. heydeni abbia colonizzato l'Europa "al contrario", migrando dalle Azzorre.

ang

C'è sempre un baco nella mela. E il baco siamo noi (Alan Burdick)
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siciliaria
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Inserito il - 30 gennaio 2007 : 13:14:35 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Beh, un milione di anni pare che sia stato sufficiente per dare luogo a entità di varia natura (vertebrati), mi chiedo perchè non possa esserlo stato anche per i molluschi. Riguardo agli uccelli ritengo non sia da trascurare la tesi di eventuali trasporti "mediterranei". Saluti
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Subpoto
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Inserito il - 30 gennaio 2007 : 17:20:48 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Certo che l'argomento e tutto da approfondire, mentre pea le specie acquatiche ad ampia dispersione è praticamente scontato per le Helix che depongono le uova sotto terra è quasi escluso, ma chi sa come depongono le uova le clausilie?

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Sandro
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Subpoto
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Inserito il - 31 gennaio 2007 : 01:00:19 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Mi sono documentato sulla deposizione di uova delle clausilie,tranne Laciniaria che è ovovivipara le clausilie depongono 10/15 uova interrandole nel terreno umido. Questo fatto mi fa escludere la possibilità di trasporto aviario per questo gruppo, anche considerando il fatto che con tale tipo di trasporto dovremmo trovare o dispersioni enormi o quanto meno a macchie di leopardo.Mi viene più facile pensare che balea sia stata trasportata alle Azzorre con le zolle di terra delle piante che abbiamo portato in tutte le colonie.Per altre specie si puo ipotizzare un trasporto su relitti e detriti fluviali alla deriva anche se non è molto probabile che dopo una lunga permanenza in mare abbiano avuto le fortuna di trovare un ambiente idoneo all'arrivo.
Per quanto riguarda la velocità di speciazione credo non ci sia un indice di riferimento,ma penso che sia accelerato dalla variazione dei fattori ambientali che accelerano l'adattamento.Per il tempo di un milione di anni ho fatto riferimento all'uomo che gia esisteva e non era molto diverso dall'attuale.
Unico dato certo che posso dare è che la distanza genetica tra M. fuscolabiata di Rocca Novara in Sicilia è molto bassa rispetto agli esemplari di M.Tiriolo(CZ) e di Capo Palinuro, non superiore a quelle riscontrbili tra le varie popolazioni continentali.Almeno per questa specie i dati a disposizione ci inducono a pensare che la velocita di speciazione sia molto bassa.
Solo uno studio genetico su specie uguali o su specie gemelle sulle due sponde dello stretto ci potrà dare una risposta credibile.

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Sandro
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ang
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Inserito il - 31 gennaio 2007 : 10:33:28 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
anche Balea è ovovivipara (e forse è per questo che insieme a Laciniaria sono state poste nella sottofamiglia Baleinae) e questo fatto è stato indicato come fondamentale per la diffusione tramite uccelli o tramite zattere naturali o quant'altro, dato che un unico individuo gravido può generare una colonia, senza dover ricorrere all'autofecondazione.
Per quanto riguarda la formazione dell'Italia, nel suo lavoro sui molluschi dell'arcipelago Toscano Giusti riprende la teoria di Alvarez et al., e qui già esposta da siciliaria, della rotazione-migrazione del gruppo sardo-corso-calabro-peloritano (...) per spiegare le strane affinità tra specie distanti. Esempi se ne possono fare molti, tra i più interessanti ci sono:

Papillifera solida, che ha una distribuzione limitata alla costa tirrenica dell'Italia centro-meridionale per poi ritrovarla sulla costa mediterranea francese;

Hypnophila dohrni, presente nell'arcipelago Toscano e in Sardegna, ma assente nel resto dell'Italia e strettamente affine, se non conspecifica, della Hypnophila boissyi dei Pirenei;

Oxychilus majori, limitato all'Argentario e a qualche isola dell'arcipelago Toscano, con forti affinità con specie sarde ma totalmente separato dalle altre specie italiane;

Melanopsis etrusca, presente solo nelle acque termali della Maremma e le cui specie più vicine si trovano attualmente in Spagna e in Ungheria; a questo proposito Altaba parla della Maremma come un'"isola fossile" staccatasi bal blocco sardo-corso.


ang

biblio:
Giusti F., 1976. Notulae Malacologicae, XXIII. I molluschi terrestri, salmastri e di acqua dolce dell'Elba, Giannutri e scogli minori dell'Arcipelago Toscano. Conclusioni generali sul popolamento malacologico dell'Arcipelago Toscano e descrizione di una nuova specie. (Studi sulla Riserva naturale dell'Isola di Montecristo, IV). Lav. Soc. ital. Biogeogr. (N.S.), 5: 99-355.

Alvarez W. et al., 1974. Fragmentation of the Alpine orogenic belt by microplate dispersal, Nature, 248: 309-314.

Altaba C.R., 1998. Testing vicariance: melanopsid snails and Neogene tectonics in the Western Mediterranean, J. Biogeography, 25 (3): 541-551.

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Lepurisposu
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Inserito il - 31 gennaio 2007 : 11:56:50 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Carissimi amici,
personalmente ritengo verosimile la teoria di Alvarez, non conoscevo la somiglianza tra Hypnophyla dohrni e H. boissyi, ma è un' ulteriore prova delle enorme somiglianze tra le faune e paleofaune tirreniche e quelle della regione ibero-provenzale e balearica...insomma questa discussione sta diventando sempre più interessante ed è proprio quando si muove questo entusiasmo nel scoprire assieme certi meccanismi che sono invogliato a dare anche io quel poco di conoscenze che ho

dopo aver dato qualche informazione sui paleo-endemismi sardi risalenti al Terziario inferiore aggiungo un’ altra serie di rappresentanti dei vertebrati sardi che, per molti autori, sono pervenuti in Sardegna durante la crisi di salinità del Messiniano e che poi hanno sviluppato una certa radiazione adattativa dando origine a linee filogenetiche nuove fino alle specie ora presenti considerate come neo-endemismi.

Se non sbaglio, ma preferirei che qualcuno mi confermi o corregga, possiamo dire paleo-endemismo una specie derivata da una speciazione allopatica di vecchia data nata dall’ isolamento di una certa popolazione di organismi della stessa specie separata dalle altre popolazioni a causa del distacco di una certa porzione di territorio (che occupavano) dalla placca continentale a cui era unito (in questo caso ci si riferisce al distacco della Sardegna dalla regione ibero-provenzale).
Neo-endemismo invece è sempre derivato da una speciazione allopatica ma più recente e derivata dall’ immigrazione di piccole popolazioni di specie alloctone stabilitisi poi in una certa regione e rimaste isolate (per esempio, come nel caso della Sardegna, dal sollevamento improvviso del livello del mare dopo una forte crisi di salinità).

Abbiamo già detto che al Terziario inferiore possiamo far risalire la presenza in Sardegna di Urodeli ancestrali quali Euproctus sp. e Hydromates sp. Nonché, forse Discoglossus.
Alla crisi del Terziario superiore invece le ultime analisi paleontologiche datano l’arrivo dell’ anuro Hyla sp. (ora Hyla sarda) e dei rettili: Algiroide nano (Algyroides fitzingeri ), Luscengola sarda (Chalcides chalcides ssp vittatuts), Gongilo sardo (Chalcides ocellatus ssp tiligugu) e dell’ Ofide Natrix natrix cetti.
Sono ancora in corso degli studi per analizzare le vicende di Archaeolacerta bedriagae (e del genus Archaeolacerta in generale), di Phyllodactilus europaeus (endemismo tirrenico, diffuso anche in alcune località della Tunisia).

Seguo con qualche appunto sulle migrazioni avvenute nel Pleistocene (di cui avevo già accennato) e sugli eventuali endemismi originatesi.

Abbiamo già detto che i due principali archi di tempo che hanno consentito dei grossi spostamenti di faune continentali verso la Sardegna (e viceversa?) corrispondono al Pleistocene Medio (659mila/300mila anni fa) e Pleistocene Superiore (80mila/10mila anni fa), durante le famosa glaciazioni di Mindel e Wurm.
Durante questi periodi freddi infatti i circoli polari si sono estesi notevolmente “intrappolando” enormi quantità di acqua marina sotto forma di ghiaccio, determinando conseguentemente una regressione del livello del mare.
Abbiamo anche già accennato che la via di migrazione più possibile era il ponte Toscana-Corsica-Sardegna mediante le isole (attualmente la distanza Carera-Capo Corso è di 7 Km all’ isobata –150m), e anche lo Stretto di Bonifacio (tra Sardegna e Corsica) è ripetutamente emerso.
Risalente al Pleistocene superiore la fauna documentata dai dati paleontologici risulta una fauna mista composta da elementi endemici risalenti al Terziario superiore ( il lagomorfo Prolagus, il muride Rhagamys orthodon, il microtide Thyrrenicola henseli etc) e una grande varietà di faune continentali immigrate (Cervidi,antilopi, un elefante Mammuthus lamarmorae, un canide Cyonotherium sardus,alcuni mustelidi, delle scimmie tra cui Macacus majori, affine al Macacus sylvanus presente attualmente nello Stretto di Gibilterra..).
Dune fossili risalenti proprio al Wurm sono state accuratamente studiate ed hanno portato alla scoperta di numerose specie appartenenti alla fauna continentale sopraccitata.
Per quanto riguarda l’ avifauna il discorso da fare è a parte:
riassumendo (ma spero di non essere banale) si può affermare che la maggior parte dell’ avifauna mediterranea attuale (e dunque anche quella sarda) si è stabilizzata nel Pliocene-Pleistocene, con la scomparsa delle specie tropicali che prima occupavano le nostre regioni. Queste nuove faune (che sono le attuali e che, è interessante sottolinearlo, hanno dato origine ad un numero bassissimo di endemismi, solo 64 specie esclusivamente mediterranee, il 17% delle specie nostrane..ma si sa, gli uccelli..hanno le ali!!) sono principalmente pervenute dalle due regioni Eurasiatica occidentale Arabo-sahariana (e in tasso molto minore anche da altre).

Durante il periodo delle glaciazioni inoltre molti invertebrati tipici della fauna boreale hanno colonizzato anche l’ Europa meridionale e ora son presenti abbondantemente (i generi Colias e Pieris, presenti in Sardegna) o come relitti (Parnassius, presente anche in Sicilia), le “migrazioni” di questi invertebrati sono certamente legate agli spostamenti delle piante ospiti: ricordiamo che durante il periodo delle glaciazioni del Quaternario la regione Mediterranea (Italia, Spagna, Isole, Nordafrica etc) ha rappresentato un ‘ottima funzione di “rifugio” per moltissime specie che, con l’avanzare dei ghiacci da nord, si spostavano verso sud., ed è per questo che ora ritroviamo nelle nostre regioni associazioni vegetali “extrazonali” (come i famosi Abeti dei Nebrodi nelle Madonne, i Faggi del Gargano e gli Abies alba var. appenninica nell’ Apennino centro-meridionale): in Sardegna tali associazioni relitte sono caratterizzate dalla presenza di Tasso (Taxus baccata), Acero minore (Acer monspessulanum), Agrifoglio (Ilex aequifolium)...
Purtroppo per quanto riguarda i rinvenimenti di Molluschi terrestri posso momentaneamente dire ben poco, so che nei depositi eolici del Pleistocene sono abbondanti i nicchi di Helix sp. assieme a frammenti di ossa di mammiferi, e in varie località sono frequenti i depositi alluvionali a fauna sia salmastra (Cardium edule, Tapes dianae..) che lacustre ( Planorbis sp.) ma mi fermo qui, e dunque mi informerò.
Ritornando ai vertebrati (e riallacciandomi agli endemismi o comunque a ciò che è rimasto della fauna di quell’ epoca) gli ultimi studi hanno appurato che molto probabilmente il Riccio (Erinaceus europaeus), la Volpe (Vulpes vulpes) nella sua ancora da appurare sottospecie icnhusae e il Topo quercino (Elyomis quercinus) nella sua sottospecie sardus sono i mammiferi di origine paleartica risalenti alle migrazioni pleistoceniche e ancora attualmente viventi in Sardegna.
E ancora l’ ofide Biacco (Coluber viridiflavus) , di origine mediterranea, dovrebbe essere immigrato nell’ isola in questo periodo.
Secondo alcuni autori la tesi dell’ arrivo di certi mammiferi ancora attualmente viventi in Sardegna non è veritiera, e giustificano la loro presenza nell’ isola con un trasporto passivo da parte dell’ uomo nell’ Olocene (è il caso dei gliridi Eliomys e Glys, ritenuti da alcuni autori entrambi introdotti dall’uomo): molte questioni dunque sono ancora tutte da discutere.

Per gli altri mammiferi e rettili sardi si è attribuita un’ origine neolitica (Olocene inferiore) mediante l’introduzione umana, ma molti studi devono essere ancora fatti, e queste affermazioni rimangono solo delle ipotesi.
Personalmente concentrerei le mie attenzioni sulla Martora sarda (Martes martes ssp. latinorum), sul Gatto selvatico sardo (Felis lybica ssp. sarda..ma in fase di revisione) e probabilmente anche sul Cervo Sardo (Cervus elaphus corsicanus).

..Ma c'è ancora tutto da scoprire...

Un caro saluto a tutti,
Frantzì-Lèpurisposu




àiri a pinta de caddaxu. pinnicadì linna crabaxu
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Subpoto
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Inserito il - 31 gennaio 2007 : 17:39:44 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Mi sembra che tutte le notizie convergono, e credo che una delle specie che ci può dare notevoli informazioni è Pomatias Sulcatus.

Link

Qesta specie la troviamo quasi immoddificata in molte aree che sono state interessate da questo sconvolgimento:Spagna-Sardegna-Sicilia e forse anche Tunisia.
Dallo studio genetico di queste popolazioni potrebbero venire grandi sorprese.


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Sandro
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Subpoto
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Inserito il - 01 febbraio 2007 : 01:30:02 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Cercando qua e la ho trovato un interessantissimo lavoro che puo spiegare molti endemismi:

Link

buona lettura

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Sandro
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