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Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
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ATTENZIONE! A causa dello stato di grave minaccia nel quale si trovano attualmente gli anfibi, dovuta non solo all'alterazione degli habitat, ma anche alle patologie legate alla chitridiomicosi e alla possibilità che appassionati e studiosi di anfibi possano diventare vettori involontari del contagio durante le escursioni, invitiamo tutti gli utenti del forum ad avere particolare cura quando ricercano o fotografano questi animali. Considerata inoltre la delicatezza necessaria nel maneggiare gli anfibi, onde evitare emulazioni da parte di persone inesperte, che potrebbero causare danni agli animali, invitiamo gli utenti a non postare foto di esemplari tenuti in mano. Questo tipo di foto d'ora in poi saranno rimosse. Eventuali foto inerenti studi o indagini scientifiche possono essere postate previa autorizzazione da parte dei moderatori di sezione o degli amministratori. Grazie a tutti per la collaborazione
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Autore |
Discussione |
Riccardo Banchi
Utente Super
Città: PIOMBINO
Prov.: Livorno
Regione: Toscana
5312 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 04 ottobre 2011 : 14:05:14
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Climatologicamente sono in pieno accordo con Frustone e posso dire che dalle mie parti, la siccità è sempre più marcata che nell'entroterra. Se penso ha come ho trovato il torrente Pavone questa estate con Bernardo, ci si rende conto che di acqua ce n'è davvero poca. Però 'sto ululone che sparisce inesorabilmente resta comunque una cosa strana; cicli secco-umidi ce ne sono stati in passato... Boh, resto molto dubbioso, ma senza dubbio ill fatto che piove meno, o che piove "male" è un dato di fatto. Un po' di ottimismo alla Bernardo (ma mi riferisco più in generale) voglio mantenerlo, raccontandovi di una recente cosetta che ho da dirvi, relativa alla forza vitale dei nostri amici anfibi. Ebbene, in una piazza urbana di Piombino (e quando dico urbana significa che è circondata da isolati veri e propri di palazzi nel centro cittadino, dove i corridoi biologici non esistono) è stato trovato un rospo smeraldino, che mi è stato portato e che ho liberato a Baratti, dove di riproduce. La piazza è priva di vasche, pozze o altro; manco le siepi ci sono: solo qualche platano, oleandri e simili. Incredibile. Forse l'irrigazione artificiale notturna era gradita? Forse una fontanella in ghisa far in ghiaino poteva bastare? E come ci è arrivato? Ha resistito a monelli, traffico stradale, pedonale... Addirittura, che me lo ha portato, mi ha detto di aver trovato tempo fa un rospo marrone, che io individuo come rospo comune; non ho parole!
Gli anfibi possono sempre rilevare sorprese...
Ric |
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Frustone
Utente Senior
Città: Siena
Prov.: Siena
Regione: Toscana
1823 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 04 ottobre 2011 : 14:21:56
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Ringrazio Bernardo della testimonianza, si in quel giorno ne mettemmo di carne al fuoco. Si badi però che l'andamento climatico io lo riscontro nel senese perchè vi abito e conosco il mio territorio metro per metro, però le tabelle, i grafici, le medie, insomma dati in materia di piovosità, temperature e cmq mutamenti climatici li ho su tutta la regione e credetemi non è che Siena è peggiorata a livello di pioggia annua, anzi, ma cambiano (e si allungano i periodi di siccità) e quest'andamento è spalmabile su tutte le province toscane con picchi disastrosi nella costa. Per chi mi legge gli basti pensare che una provincia come quella di Grosseto d'estate non ha acqua potabile, la dobbiamo fornire dall'Amiata.. Non parlo dell'Italia intera, ognuno di voi può trovare i dati su ogni realtà italiani, chiedeteli alle province o in regione e quello che hanno in materia ve lo girano senza problemi.
Altra testimonianza che rafforza la mia idea è l'andamento delle specie boschive,vero Bernardo, sei sempre attento. Uno studio del CFS ha evidenziato una espansione inarrestabile del leccio che stà in maniera lenta ma inesorabile contrastando persino il cerro e la roverella come pianta predominante dei nostri boschi. Il leccio da noi possiede la peculiarità di resistere bene anche a momenti rigidi, ma si sà.. ama l'aridità. Infatti come vedemmo con il ritrovamento di pelli di muta, il cervone (nota positiva) è in espansione e non in regressione, e osservammo in pochi minuti ben 3 bianconi...
Che dirvi, si allo studio, ma queste cose non possono essere marginali per un animale che ama un preciso (ed umido e fresco) habitat. Quell'habitat non esiste più ma è più intatto di allora, tanto per sfatare altri pensieri circa non recuperi o cose mal fatte,le zone citate che ha visto Bernardo godono anche di sic , sir e unesco, signori miei, tutto quello che era rurale è stato recuperato,Siena grazie a Dio è una città ricca, abbiamo recuperato mulini medioevali funzionanti, gore, fontanili, insomma, non è mia abitudine parlare tanto per farlo, se questo flagello non verrà riscontrato però, occorrerà senza più perdere tempo prendere coscienza di queste cose.
Massimo
------------------------ .........lui il Frustone,una grande prova per lui,non è una presa per il c...,era reduce da guai fisici ma è venuto su alla grande! Ora sembra voglia lasciare FNM,ma lo invito anche da qui a ripensarci,un arcigno come lui che s'arrende a prese in giro ed indifferenza(anche se capisco possa averne le p.... piene giustamente),non mi sembra giusto che lasci.
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Modificato da - Frustone in data 04 ottobre 2011 14:36:00 |
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Frustone
Utente Senior
Città: Siena
Prov.: Siena
Regione: Toscana
1823 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 04 ottobre 2011 : 16:00:29
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A seguito di quanto detto prima, avrei trovato un pdf molto,molto esplicativo. Quello che stà accadendo nell'Italia del centro nord (perchè le zone pre appenniche hanno subìto maggiormente questo fenomeno) è una cosa molto molto significativa. Io vi citavo uno studio locale, della Università di Siena con la collaborazione del CFS,ma a quanto pare è la scoperta dell'acqua calda. Anche da Roma hanno tirato fuori un bello studio che vi linko.
Io credo di non insegnarvi nulla, ma se una persona in Italia vuole studiare gli anfibi debba necessariamente tener conto prima di tutto di questi mutamenti, perchè se siamo d'accordo che l'habitat è tutto, occorre per prima cosa capire se l'habitat è ancora idoneo o il medesimo che questa specie aveva..
Leggendo questo link trovo subito più di un analogia con quello senese,importante anche la Sughera in questa valutazione. Quanti di voi sanno di sughere che vedono la neve 3 volte l'anno o la vedono vivere e coabitare col faggio??
Non a caso da questi dati si evince che un certo tipo di territorio ha accusato più di altri questo mutamento climatico e la Toscana ad esempio rientra morfologicamente al 70% del suo territorio in questo ragionamento...
Dategli una letta, è interessante:
Link
Massimo
------------------------ .........lui il Frustone,una grande prova per lui,non è una presa per il c...,era reduce da guai fisici ma è venuto su alla grande! Ora sembra voglia lasciare FNM,ma lo invito anche da qui a ripensarci,un arcigno come lui che s'arrende a prese in giro ed indifferenza(anche se capisco possa averne le p.... piene giustamente),non mi sembra giusto che lasci.
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Modificato da - Frustone in data 04 ottobre 2011 16:09:25 |
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bernardo borri
Utente Senior
Città: Firenze
Prov.: Firenze
Regione: Toscana
3002 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 04 ottobre 2011 : 17:28:26
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Non lo so Barbaxx se erano li stessi gli ululoni o erano altri.... Sarebbe interessante scoprirlo! Bisogna anche tenere in considerazione che un ambiente apparentemente inalterato ai nostri occhi potrebbe non esserlo nella realtà.... Ovvero, l'ululone è un anfibio che sta al sole e ci sta tanto.... Magari nella pozza/fontanile c'è ancora la stessa acqua di prima ma magari l'intensità delle radiazioni solari è cresciuta, oppure l'acqua si è riscaldata, oppure chissà!
Il fatto che ci comportiamo su questo pianeta come i Procambarus si comportano dove vengono introdotti mi fa pensare che qualche alieno abbia copulato con noi quando eravamo delle scimmie.....
Bernardo
Link
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Marmoratus
Utente Senior
Città: Ferrara
Prov.: Ferrara
Regione: Emilia Romagna
570 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 05 ottobre 2011 : 09:25:13
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Tutti gli anfibi hanno un certo grado di adattabilità ambientale, può darsi che l'ululone del centro-nord Italia sia arrivato al limite di tolleranza nei confronti di qualcosa, cioè che abbia un fattore genetico limitante nei confronti di qualche tossina presente nell'aria, ad esempio. Altrimenti non si spiegherebbe la scomparsa contemporanea da siti totalmente distanti e isolati gli uni dagli altri. Si è parlato spesso di esaurimento genetico ma secondo me non è così, infatti (correggetemi se sbaglio) le popolazioni calabresi dovrebbero godere di ottima salute
Gazzotti Roberto |
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Frustone
Utente Senior
Città: Siena
Prov.: Siena
Regione: Toscana
1823 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 05 ottobre 2011 : 11:21:45
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| Messaggio originario di bernardo borri:
Ovvero, l'ululone è un anfibio che sta al sole e ci sta tanto.... Magari nella pozza/fontanile c'è ancora la stessa acqua di prima ma magari l'intensità delle radiazioni solari è cresciuta, oppure l'acqua si è riscaldata, oppure chissà!
Bernardo
Link
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Bernardo sei un fine osservatore. Esattamente questa potrebbe essere una chiave di lettura,amici enologi trovano difficoltà anche lì, chiedi ad uno che fà vino qualcosa in materia, ci rimani sbalordito. E poi sempre in relazione ai raggi UV basta guardare i tumori della pelle che sono in crescita, anche lì curiosamente si trovano dati di un decennio di osservazioni delle università toscane per capire che la cosa è preoccupante.
In ultimis Bernardo è testimone che i posti che cito sono anche a "traffico controllato", ovvero inquinamento veicolare nullo con divieti chiari e leggibili, anche le strade bianche sono fatte oggetto di transito solo autorizzato.
Per chi non conoscesse la realtà della Toscana Meridionale c'è da aggiungere che la parola inquinamento in quelle zone è del tutto non conosciuta, si guardi in merito le zone in rete e si capirà che quelle zone a cui io e il Banchi facciamo riferimento sono a tutt'oggi "l'ultima frontiera" in campo di non antropizzazione toscana..
Cmq per quanto contano nel bene o nel male le temperature vi cito un off-topic piuttosto interessante e inerente a far capire quanto il mondo animale è sensibile anche a sbalzi minimi.
Abbiamo 2 bei fiumi a Siena: La Merse e L'Ombrone. Bene, i due fiumi sono "comunicanti", ovvero la Merse si butta nell'ombrone proprio al confine provinciale, bene, la Merse è un fiume integro, l'Ombrone no. La Merse è scevra da inquinamenti e da presenze alloctone, l'Ombrone possiede inquinamento biologico (scarichi fognari depurati) e forte presenza di specie alloctone.
Bene, mi sono, (anzi ci siamo) chiesti per anni come mai il pesce gatto (channel) non risalga la merse se non in maniera più che occasionale. Parlando con un buon ittiologo e studiando le temperature è emerso che il "gatto" predilige le acque dell'Ombrone propio per un fatto legato alle acque, un'acqua è più calda, anche in inverno, l'altra è pulita, ossigenata ma più fredda perchè riceve un numero elevato di acque minori, fortemente fresche in tutte le stagioni essendo tutti torrenti a salmonidi. La Merse quindi presenterebbe un ambiente idoneo ad una colonizzazione, ma essa non succede, quei gatti non abbandonano l'asta principale dell'ombrone, questo è sotto gli occhi di tutti.
E si badi bene, contrariamente a quello che uno pensa il Channel in natura e nei suoi luoghi d'origine predilige (sembra incredibile) acque pulite e ossigenate.
Massimo
------------------------ .........lui il Frustone,una grande prova per lui,non è una presa per il c...,era reduce da guai fisici ma è venuto su alla grande! Ora sembra voglia lasciare FNM,ma lo invito anche da qui a ripensarci,un arcigno come lui che s'arrende a prese in giro ed indifferenza(anche se capisco possa averne le p.... piene giustamente),non mi sembra giusto che lasci.
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Modificato da - Frustone in data 05 ottobre 2011 11:28:57 |
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bernardo borri
Utente Senior
Città: Firenze
Prov.: Firenze
Regione: Toscana
3002 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 05 ottobre 2011 : 14:22:10
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Ragazzi, mi pare doveroso segnalare questa pubblicazione che tocca più o meno tutte le tematiche sulla conservazione che abbiamo affrontato in questo topic:
Link
Inoltre ci sono anche altre interessanti informazioni sulla morfometria e sull'alimentazione... Mi pare un documento molto buono
Il fatto che ci comportiamo su questo pianeta come i Procambarus si comportano dove vengono introdotti mi fa pensare che qualche alieno abbia copulato con noi quando eravamo delle scimmie.....
Bernardo
Link
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bernardo borri
Utente Senior
Città: Firenze
Prov.: Firenze
Regione: Toscana
3002 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 05 ottobre 2011 : 14:36:50
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| Messaggio originario di Marmoratus:
Si è parlato spesso di esaurimento genetico ma secondo me non è così, infatti (correggetemi se sbaglio) le popolazioni calabresi dovrebbero godere di ottima salute
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e infatti...
Link
non te la ricordavi questa?
Il fatto che ci comportiamo su questo pianeta come i Procambarus si comportano dove vengono introdotti mi fa pensare che qualche alieno abbia copulato con noi quando eravamo delle scimmie.....
Bernardo
Link
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Riccardo Banchi
Utente Super
Città: PIOMBINO
Prov.: Livorno
Regione: Toscana
5312 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 06 ottobre 2011 : 16:39:03
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Ho letto l'articolo consigliato da Massimo; senza dubbio molto interessante e che mi toglie il sorriso. Non posso che condividere le osservazioni del Pucci riguardo alla frammentazione forestale con caratteristiche mesofile e umide, mentre la vegetazione di tipo "mediterraneo" (la lecceta, tanto per intendersi) sia in espansione. Questo aspetto è un dato di fatto e non si esclude che influisca sull'estizione dell'ululone, ma è solo una supposizione. Le zone di cui io e Massimo spesso parliamo non sono di certo inquinate; sostanzialmente sono da considerarsi "integre"... I raggi UV? In Appennino ci dovrebbe essere maggior esposizone, non vi pare? No, davvero, non so cosa pensare. I mutamenti climatici, in ogni caso sono già in atto; ci sono sempre stati, ma non a questa velocità. Bernardo, lo specialista degli ululoni, (grazie del link) riuscirà un giorno ha interpretare la chiave di lettura di questa inesorabile estinzione? Ragazzi, continuo a seguirvi nei ragionamenti, che condivido; ma non riesco a venire a capo della matassa.
Ric |
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Frustone
Utente Senior
Città: Siena
Prov.: Siena
Regione: Toscana
1823 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 07 ottobre 2011 : 11:53:09
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| Messaggio originario di Riccardo Banchi:
Ho letto l'articolo consigliato da Massimo; senza dubbio molto interessante e che mi toglie il sorriso. Non posso che condividere le osservazioni del Pucci riguardo alla frammentazione forestale con caratteristiche mesofile e umide, mentre la vegetazione di tipo "mediterraneo" (la lecceta, tanto per intendersi) sia in espansione. Questo aspetto è un dato di fatto e non si esclude che influisca sull'estizione dell'ululone, ma è solo una supposizione. Le zone di cui io e Massimo spesso parliamo non sono di certo inquinate; sostanzialmente sono da considerarsi "integre"... I raggi UV? In Appennino ci dovrebbe essere maggior esposizone, non vi pare? No, davvero, non so cosa pensare. I mutamenti climatici, in ogni caso sono già in atto; ci sono sempre stati, ma non a questa velocità. Bernardo, lo specialista degli ululoni, (grazie del link) riuscirà un giorno ha interpretare la chiave di lettura di questa inesorabile estinzione? Ragazzi, continuo a seguirvi nei ragionamenti, che condivido; ma non riesco a venire a capo della matassa.
Ric
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Sai per arrivare a dipanare questa matassa bisogna partire da qualche parte e il CONECOFOR (CONtrollo ECOsistemi FORestali)del CFS è un'organo molto serio. Intanto sappiamo che proprio questi studi (sia quello senese che quello romano) indicano proprio le aree preappenniniche come le prime a vivere e a risentire di questa mediterraneizzazione (questo è il termine che usano). La provincia mia nel versante che confina con Arezzo, e con altri punti ben precisi è proprio preappenninica quindi ci siamo in pieno. Cmq, sia in Lazio, che in Toscana e precisamente proprio il sistema del farma merse e la montagnola senese mi dicono essere costantemente osservate dal CONECOFOR,quindi insieme all'Università i nostri boschi sono senza dubbio monitorati e per lo meno avremmo ben chiaro l'andamento di questa situuazione.
Di PDF ne ho diversi, ho solo pubblicato quello romano perchè più sintetico e di facile e leggera lettura.
Altra considerazione; i tagli di bosco come son stati fatti fin d'ora non vanno bene, cosa occorre? La legge regionale sui tagli è quanto di più serio e ben fatto esista in Europa, dice tutto, invito a leggerla, è un volume.. Quindi mea culpa, la partita si gioca solo sull'osservanza di questa legge, certe piante semplicemente non vanno tagliate, perchè non hanno la stessa velocità del leccio o del cerro a ri-pollonare.
A Siena sono iper aumentate certe specie che guarda caso amano il leccio; Ghiandaie in primis. Insomma, si innesca un meccanismo del tutto nuovo che stimola precisi animali,e ne vede rarefarsi altri, e sulla ghiandaia ne avrei da dirvene. Spesso leggo di animali nocivi, per me nessun animale (a casa propria,cioè autoctono è nocivo) ma sapete cosa comporta avere troppe Ghiandaie su certi equilibri? Vabbè non ci addentriamo.
Cmq, oramai da noi il leccio sale fin quasi i mille metri, questo è. Lecci che resistono a gelate e nevicate copiose, vanno a braccetto con faggi e ornielli, quando porto gente per boschi vedo il loro stupore.
Le sughere, ma lo sai che se guardi le sughere hanno tutte il medesimo diametro? Prima avevamo sughere solo in basso Merse, Murlo,Montepescini, ovvero posti che grazie alla vallata godevano e godono di mitezza di clima, oggi si vedono molto a monte, e se ne tagli una (a volte crescono sopra le condotte idriche) vedi che l'orologio è ben preciso; roba nata negli anni '80/85, 30 anni.
Se andiamo a vedere i grafici e i dati che la Regione gentilmente ci consente di studiare tutto appare limpido: l'espansione di questi alberi è cominciata con l'innalzarsi della mitezza degli inverni..
Cmq per ora è un bel vedere, come curiosità Riccardo vi segnalo la splendida Riserva Senese di CastelVecchio, in una riserva coabitano: maggiociondoli, agrifoglio,sughere,faggi,lecci, roveri e.. Tassi, si gli ultimi Tassi della nostra provincia. Per ora la biodiversità che offriamo si è persino allargata,ma quanto durerà? In altre zone, il leccio ha già messo la freccia.
Ti ricordi il disorso sulle Cornate? I pini piantumati che sedimentano le rocce tipiche di quel monte? In altre zone il pino stà lentamente soccombendo al leccio, se non fosse che il Leccio sedimenta e stratifica gli affioramenti rocciosi ancor di più del pino....
Massimo
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Modificato da - Frustone in data 07 ottobre 2011 12:10:53 |
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Stefano Doglio
Utente Senior
Città: Roma
Regione: Lazio
1599 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 09 ottobre 2011 : 09:14:51
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beh, che il leccio sia relativamente resistente al freddo non è una novità, infatti da "sempre" cresce spontaneo anche in val Susa, Piemonte: Link Sito esposto a sud, relativamente secco etc. etc. ma neppure così "mediterraneo" . Se poi il leccio sostituisce i soliti "pinacci" di rimboschimento, imho vuol solo dire che il sito sta diventando più naturale, o no? |
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Frustone
Utente Senior
Città: Siena
Prov.: Siena
Regione: Toscana
1823 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 09 ottobre 2011 : 12:43:03
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| Messaggio originario di Stefano Doglio:
beh, che il leccio sia relativamente resistente al freddo non è una novità, infatti da "sempre" cresce spontaneo anche in val Susa, Piemonte: Link Sito esposto a sud, relativamente secco etc. etc. ma neppure così "mediterraneo" . Se poi il leccio sostituisce i soliti "pinacci" di rimboschimento, imho vuol solo dire che il sito sta diventando più naturale, o no?
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Dove c'è un microclima adatto può crescere in alto, ma sono casi limite, anche in Friuli ho veduto (carnia) una stazione di lecci, ma sono situazioni particolari, i boschi e le piante vanno a "fasce" di altitudine Stefano e da noi non lo osservavi sopra i 600 metri,da lì iniziava il faggio e castagno. Il discorso Cornate è diverso. Quà se la prendevano con i pini perchè sedimentavano ovvero "coprivano" di substrato gli affioramenti splendidi di pietra calcarea tipici di quella zona, si dava appunto la colpa di ciò al pino. Se non chè il leccio sedimenta ancor di più, ma giusta la tua osservazione se non fosse che quella zona prima di incendi di inizio secolo, vedeva Faggi Carpini e Aceri e Frassini in prevalenza vi era cioè una grossa biodiversità di alberi, pensa al maggiociondolo, da noi è praticamente scomparso. Tolto l'acero è solo il leccio che "sgomita"; Le faggete ora prendono il nome di "relitte" ed infatti sono (finalmente) oggetto di tutela.. Oggi è solo leccio il pioniere, e questo deve far riflettere.
Ciao,scusa l'off topic.
Massimo
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Modificato da - Frustone in data 09 ottobre 2011 12:44:44 |
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Riccardo Banchi
Utente Super
Città: PIOMBINO
Prov.: Livorno
Regione: Toscana
5312 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 10 ottobre 2011 : 09:56:38
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L'argomento è complesso, ma le considerazioni generali che si traggono sul bosco sono piuttosto amare. Leggevo su "La Repubblica" di pochi giorni fa che in Piemonte, ai pedi delle Alpi, si coltiva l'olivo "grazie" ai cambiamenti climatici. Il problema, come dice Massimo, è che questi cambiamenti sono rapidi più dell'adattamento per molte specie (animali e vegetali).
Il discorso pino sulle Cornate è un caso un po' a sé. Al posto del pino, non andava piantumato il leccio: semplicemente non andava piantumato nulla. La vetta della montagna doveva restare semibrulla, al naturale!
Ric |
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Frustone
Utente Senior
Città: Siena
Prov.: Siena
Regione: Toscana
1823 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 10 ottobre 2011 : 10:28:39
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| Messaggio originario di Riccardo Banchi:
L'argomento è complesso, ma le considerazioni generali che si traggono sul bosco sono piuttosto amare. Leggevo su "La Repubblica" di pochi giorni fa che in Piemonte, ai pedi delle Alpi, si coltiva l'olivo "grazie" ai cambiamenti climatici. Il problema, come dice Massimo, è che questi cambiamenti sono rapidi più dell'adattamento per molte specie (animali e vegetali).
Il discorso pino sulle Cornate è un caso un po' a sé. Al posto del pino, non andava piantumato il leccio: semplicemente non andava piantumato nulla. La vetta della montagna doveva restare semibrulla, al naturale!
Ric
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Hai ragione sull'olivo, due anni fà regalai ad un mio amico Friulano una piantina, la voleva ad ogni costo nonostante io a più riprese gli dissi che era un pazzo. Oggi la piantina è un piccolo albero..
Ric, la piantumazione alle Cornate fù solo di pini,lo sò con certezza, come sò con certezza che molto più di un secolo fà era coperta da faggi e tutte le specie di fascia. La montagna si rese calva a seguito di attività umane estrattive, di taglio e a seguito di incendi. Il leccio non è stato piantumato è semplicemente arrivato...
Se fosse stato piantumato dall'uomo non ti avrei citato le Cornate come esempio lampante e abbastanza clamoroso dell'espansione di questa pianta. Se non erro fu l'allora Forestale (si chiamava in altro modo) a coordinare e commissionare la piantumazione, ho tutto il materiale circa questa cosa, compreso come curiosità quanto vennero pagate le persone.
A nota di curiosità ti cito un aneddoto; I pini (belli però) delle foreste site nel comune di Monticiano vennero piantumati da genti del Follonichese e i pini delle pinete costiere maremmane da persone tutte proovenienti dal comune di Monticiano, come dire anche allora si facevano cose a dir poco strane.
Consiglio a tal scopo (sò che ami leggere) gli splendidi libri di Calossi tutti inerenti il territorio che io e te amiamo, Calossi Monticianese doc è una vera fucina di informazioni preziosissime.
Ma devo chiedere scusa a Stefano Doglio e ringraziarlo per la pazienza che tiene per tutti questi off-topic. Siamo finiti a parlare di una parte di Toscana invece che di quel flagello, scusa Stefano.
Massimo
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Stefano Doglio
Utente Senior
Città: Roma
Regione: Lazio
1599 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 10 ottobre 2011 : 13:53:13
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| Messaggio originario di Frustone: Ma devo chiedere scusa a Stefano Doglio e ringraziarlo per la pazienza che tiene per tutti questi off-topic. Siamo finiti a parlare di una parte di Toscana invece che di quel flagello, scusa Stefano.
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non devi mica chiedere scusa! Se non fosse che in questo periodo sono molto di fretta ti verrei anche dietro negli ot Poi, finché i "cattivissimi" moderatori non intervengono, vuol dire che va tutto bene Ti scrivo solo una cosa sull'ulivo: almeno in Piemonte ultimamente... direi da un 10-15 anni si è "cominciato" (le virgolette sono volute) a coltivarlo in un certo numero di siti, normalmente esposti a sud e dove la nebbia non arriva d'inverno ma ci sono due ma: ho "sentito dire" che gli ultimi 2 inverni avrebbero dato una bella botta a parecchi di questi uliveti "sabaudi". Inoltre già in passato si sono coltivati ulivi in Piemonte, e pare su superfici più estese di quanto non si faccia oggi (non ho tempo di cercare riferimenti più precisi). Infine, io negli anni '90 ho lavorato parecchio sulla microdistribuzione di Salamandra lanzai, e vi posso assicurare che in quegli anni era impensabile trovare a luglio o ad agosto nelle Alpi Cozie la neve residua dell'inverno che ho visto questi ultimi 2-3 anni, il che imho indica che tutto questo riscaldamento e/o inaridimento almeno lì in questi ultimi anni forse non c'è stato... |
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etrusko
Moderatore
Città: Arcille
Prov.: Grosseto
Regione: Toscana
2252 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 10 ottobre 2011 : 16:12:42
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Salve a tutti, scusate la pervicacia nell'insistere con l'OT ma chi vi parla è un gerfalchino DOC da almeno n generazioni cresciuto in una camera con vista sulle Cornate. Testimonianze di mio nonno (classe 1912) riportano che la montagna, quando lui era un bambino, era totalmente nuda. La morfologia stessa delle Cornate mi sembra poco idonea a sostenere un consorzio forestale ben sviluppato. Faggi ce ne sono (pochi) nelle aree adiacenti ma il "corno" calcareo delle Cornate, con poco suolo arido per la grande permeabilità dei terreni, non mi sembra assolutamente il luogo adatto a questa essenza così esigente. Piuttosto nelle aree più scoscese si incontra qualche leccio cespuglioso annidato nelle fenditure. Lecci ne ho visti a ben oltre 1000 metri sulla Camosciara in Abruzzo, su pareti di calcare esposte a sud. Un aneddoto: per procedere con la "grande piantumazione" di pini neri sul versante meridionale delle Cornate sono stati effettuati addirittura dei terrazzamenti. Non li ho mai visti dal vero, me ne sono accorto osservando con Google maps, se cercate Gerfalco potete vedere questo "bel lavoro" immediatamente a NO del paese.
No all'autostrada in Maremma! |
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Frustone
Utente Senior
Città: Siena
Prov.: Siena
Regione: Toscana
1823 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 10 ottobre 2011 : 20:38:30
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| Messaggio originario di etrusko:
Salve a tutti, scusate la pervicacia nell'insistere con l'OT ma chi vi parla è un gerfalchino DOC da almeno n generazioni cresciuto in una camera con vista sulle Cornate. Testimonianze di mio nonno (classe 1912) riportano che la montagna, quando lui era un bambino, era totalmente nuda. La morfologia stessa delle Cornate mi sembra poco idonea a sostenere un consorzio forestale ben sviluppato. Faggi ce ne sono (pochi) nelle aree adiacenti ma il "corno" calcareo delle Cornate, con poco suolo arido per la grande permeabilità dei terreni, non mi sembra assolutamente il luogo adatto a questa essenza così esigente. Piuttosto nelle aree più scoscese si incontra qualche leccio cespuglioso annidato nelle fenditure. Lecci ne ho visti a ben oltre 1000 metri sulla Camosciara in Abruzzo, su pareti di calcare esposte a sud. Un aneddoto: per procedere con la "grande piantumazione" di pini neri sul versante meridionale delle Cornate sono stati effettuati addirittura dei terrazzamenti. Non li ho mai visti dal vero, me ne sono accorto osservando con Google maps, se cercate Gerfalco potete vedere questo "bel lavoro" immediatamente a NO del paese.
No all'autostrada in Maremma!
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Te mi vuoi fà prende una brontolata, altro che discorsi. Concordo i pini sono stati piantati con il metodo della trincea, se sali lassù si vedon bene ancor oggi.
Cmq come sai i documenti parlano chiaro le Cornate erano alberate ma prima,molto prima si parla dell'1800, 1850 circa. POi incendi e deforestazione fecero il resto. Il faggio è presente in zona, basta veder Montieri, io stesso mi rifornii di tale essenza l'anno passato a seguito di un taglio di una bella faggeta ad opera a mio avviso di scellerati. E' altresi chiaro che i faggi abitano zone umide e profonde, al di sopra ancor oggi si vedono gli aceri campestri e di monte ma li ho trovati quest'estate in grossa, grossa difficoltà. Quello che non vi era era il leccio,e ora pian pianino sale. Per concludere e credo siamo concordi l'ilex lo trovavi anche prima in alto, ma nei versanti a sud, ora lo trovi anche a nord fin sopra i 600 metri. Poi facciamo una bella escursione insieme almeno le vediamo insieme queste cose, ma credimi se in tempi di magra economica il CFS investe tempo con il CONECOFOR il discorso è reale e non credo si possa parlare di idee di uno o di un altro.
Ma lasciam perdere questo discorso Massimiliano, a breve apro un topic su quelle zone (aspetto alcuni documenti dal CFS) e lasciamo lo spazio che merita l'argomento del topic.
Ciao Massimiliano un abbraccio.
Massimo
------------------------ .........lui il Frustone,una grande prova per lui,non è una presa per il c...,era reduce da guai fisici ma è venuto su alla grande!
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Modificato da - Frustone in data 10 ottobre 2011 20:44:51 |
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