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Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
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coccinella2008
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171 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 27 luglio 2009 : 16:33:28
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da le Metamorfosi di Ovidio (libro X) e per altri curiosi Il Ramo d'oro di Frazer
la figlia di un elfo maggiore
“Così Venere lo ammonì e avendo aggiogato i cigni si mette in viaggio per l’aria; ma la baldanza non ascolta i consigli. Accade che i cani, seguendone le tracce evidenti, stanassero un cinghiale e che il giovane figlio di Cinera lo colpisse con un colpo di lato mentre si apprestava a scappare dalla selva; di rimando, il truce cinghiale con l’aiuto del grugno ricurvo si scrollò di dosso il giavellotto grondante del proprio sangue e si mise ad inseguire il giovane impaurito, che cercava un posto sicuro; gli conficcò sotto l’inguine le zanne tutte intere, tendendolo morente sulla bionda sabbia. Trasportata attraverso l’etere sul suo cocchio leggero dalle ali dei cigni, la dea Cinera non era ancora giunta a Cipro: da lontano percepì, riconoscendolo, il gemito di Adone moribondo e indirizzò i bianchi uccelli verso quel luogo e, appena dall’alto del cielo lo scorse esanime, mentre si dibatteva nel proprio sangue, balzò giù e si strappò, ora le vesti, ora i capelli, e si percosse con le mani il petto senza colpa e , lagnandosi – contro i fati, “Ma non tutto, invero, è in vostro potere – disse -; rimarrà in eterno il ricordo della mia pena, o Adone, e la rievocazione della tua morte annualmente rinnovata ripeterà anche la rappresentazione del mio dolore. Il sangue si muterà in fiore. Se a te, Persefone, fu lecito un tempo trasformare un corpo di donna in menta profumata, perché dovrebbe essere motivo di biasimo per me la trasformazione dell’eroe figlio di Cinera?”. Dopo queste parole versò nettare profumato sul sangue, che appena in contatto si gonfiò, alla maniera con cui una bolla trasparente suole levarsi nel cielo rosso; non trascorse più d’un’ ora che dal sangue spuntò un fiore dello stesso colore di quelli portati dalle melagrane, che nascondono i chicchi sotto una morbida scorza; ma breve è il godimento dato da quel fiore, perché, essendo malamente attaccato allo stelo ed essendo fragile per l’eccessiva leggerezza, quegli stessi venti che gli danno il nome lo sfogliano”.
-Venere si innamorò di Adone figlio di Mirra e (di suo padre) Cinera. -Venere istituì la festa – a carattere funerario – in onore di Adone (Adonia) all’inizio della primavera le donne seminavano nei vasi chicchi di grano, la cui fioritura veniva forzata con acqua calda e si chiamavano i giardini di Adone. - anemone è il fiore che prende il nome dai venti, dal greco anemos: si tratta di un’etimologia popolare. Dal greco ANEMOS – ANEMONH(si legge anemoni e significa vento).
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leonella55edo47
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Inserito il - 27 luglio 2009 : 19:34:11
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90 Giunto era il sol del gran viaggio al fine lasciando al suo sparir smarriti i fiori. Facean scorta ai silenzi ed ale brine l’ombre volanti e i sonnacchiosi orrori. Chiudea la notte in bruno velo il crine mendica de’ suoi soliti splendori, ché la stella d’amor, d’amore accesa, in ciel non venne, ad altro ufficio intesa. 91 Cameretta riposta, ove consperse olezzan l’aure d’aliti soavi, ai solleciti cori Amor aperse Amor l’uscier che ne volgea le chiavi. Tutte incrostate e qual diamante terse v’ha di fino cristallo e mura e travi, che con lusso superbo, ov’altri miri, son specchi agli occhi e mantici ai desiri. 92 Talamo sparso di vapor sabeo, cortine ha qui di porpora di Tiro. Quelche per Arianna e per Lieo d’indiche spoglie le baccanti ordiro, quelch’a Teti le ninfe ed a Peleo fabricar di corallo e di zaffiro, povero fora al paragon del letto ch’è dale Grazie ai lieti amanti eretto. 93 Splende il letto real di gemme adorno e colonne ha di cedro e sponde d’oro. Fanno le coltre al’oriente scorno, vincono gli origlieri ogni tesoro. Purpurea tenda gli distende intorno fregiato un ciel di barbaro lavoro; biancheggiano fra gli ostri e fra i rubini morbidi bissi ed odorati lini. 94 Quattro strani sostegni ha ne’ cantoni su le cui cime il padiglion s’appoggia. Son fatti a guisa d’arbori a tronconi d’oro e smeraldo in disusata foggia. Qui, quasi in verdi e concave prigioni, stuol d’augellini infra le fronde alloggia, onde s’alcun talor scote la pianta ode concerto angelico che canta. 95 Questo fu il porto che tranquillo accolse la nobil coppia dal dubbioso flutto. Qui del seme d’amor la messe colse, qui vendemmiò de’ suoi sospiri il frutto; qui, tramontando il sol, Vener si tolse d’Adon più volte il bel possesso intutto; e qui per uso al tramontar di quello spuntava agli occhi suoi l’altro più bello.
G.Battista Marino, Adone, libro VIII |
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coccinella2008
Utente V.I.P.
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171 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 28 luglio 2009 : 14:29:53
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Under der linden - Sotto il tiglio
Presso il prato, là era il nostro giaciglio, là potrete trovare belli insieme fiori rotti ed erba. Davanti al bosco, in una valle, tandaradei, tanto bene cantava l'usignolo.
Camminando arrivai al prato: là era giunto il mio amore. E là venni accolta così felicemente che ne sono sempre più estasiata. Mi baciò? Oh, per mille ore! tandaradei, Guardate com'è rossa la mia bocca!
Là egli aveva costruito, quanto ricco di fiori, un giaciglio. Riderà di cuore Tra sé chi passi da quello stesso sentiero. Presso le rose potrà, tandaradei, scorgere dove giaceva il mio capo.
Lui giacque con me. Lo venisse a sapere qualcuno non voglia così Dio) ne avrei vergogna. E nessuno sappia mai quello ch’ha curato far con me, a parte io e lui e un piccolo uccellino tandaradei, che certamente sarà fedele."
NOSTALGIA
S'io pur tornassi a coglier delle rose come quel tempo, con la bella unita, parole le direi cosí vezzose che ne saremmo amici per la vita! E se da quella bocca colorita un solo bacio poi mi fosse dato, per sempre ne sarei riconsolato.
Walther von der Vogelweide
Edo! Rispondo con una doppia di un tuo autore. E la prima dovrebbe far ricordare anche la musica di A.Branduardi.
un pensiero la figlia di un elfo maggiore
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leonella55edo47
Utente Super
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Inserito il - 28 luglio 2009 : 18:24:58
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Diventi sempre più brava! Ma anche un poco birichina...
Per chiuder l'argomento:
don Giovanni ed Aidea
188 Givan così, tenendosi per mano, sul lido di conchiglie ricoperto e di lucide ghiaie; indi nel vano, ch’entro gli scogli par dall’arte aperto più che dal martellar del flutto insano, tanto splendore è quivi all’occhio offerto, sedean, cedendo gli abbracciati amanti del crepuscolo estivo ai molli incanti. 189 E il ciel mirando, che il tramonto inonda di rosei flutti, e il mar che è fatto argento, donde sorge la luna e il suon dell’onda che a quel si mesce del sommesso vento, e negli occhi mirandosi, profonda brama li spinse a unir le labbra in lento, lungo bacio d’amor, di giovinezza, di beltà unite in una sola ebbrezza. 190 Unite, come raggi, in un sol foco, che vien dall’alto; un lungo bacio e quale solo è negli anni primi, allor che in gioco son cuore e mente e sensi, in gioco eguale: corron lava le vene, e, come ha loco in falda etnea, tremito il cuore assale ai primi baci, e lor durata e prova di quanto ardor sotto quei baci cova. 191 Quanto durino i loro Iddio sa solo; essi nol san, né calcolate vanno queste gioie a misura d’oriuolo. Tacciono, e invito l’alme lor si fanno e i labbri lor, che come l’api in volo piegano insieme e appese a un fior si stanno, così pendono stretti, ed è lor fiore, onde attingono miele, il giovin cuore 192 Soli eran essi, ma non come alcuno che si rinchiuda: il mar silente, il cheto lido, il ciel che di roseo si fa bruno, la conscia grotta, il fiammeggiar discreto degli astri, tutto invita in braccio l’uno dell’altra e avvolge amor d’alto segreto, come siano sol essi in terra vivi, né morte mai di quei piacer li privi. … 194 Aidea sospetti non nutria. Né giuri chiese od offerse; di promesse ignara, che leghin dello sposo i dì futuri, e del danno che spesso a sé prepara fanciulla amando, ella con piè sicuri, corre al compagno cui sa d’esser cara, e ignorante d’inganni, a lui non chiede, che le si unisca con giurata fede. 195 Amata ell’ama, anzi adorata adora. L’anime lor, che l’una all’altra è sposa, consumeria l’ardor che le divora, se l’anima non fosse eterna cosa. Langue il senso, ma in breve si ristora, e mentre un cor sull’altro cor si posa, mentre l’ascolta palpitar, gli è avviso di sol perir se fia da quel diviso. 196 Eran d’amor ne la stagion più bella, leggiadrissimi e ardenti e soli; ed era l’ora che l’alme in passïon novella, vi si abbandona senza freno e intera: seguono fatti allor, che non cancella l’eternità, ma che punisce in fiera vampa infernale, a cui par si condanni ognun che altrui faccia piaceri o danni. … 198 Guardansi fissi, e gli occhi lor dan lampi Sotto la luna: ed egli Aidea seduta ha sui ginocchi, e dentro i molli inciampi delle sue chiome tiene la man perduta; ella il collo gli abbraccia: e par che avvampi lo spirto loro, e in ansia estasi muta, formano un gruppo a modo greco antico, seminudo innocente ed impudico. 199 Poscia al languir di quelle ebbrezze, quando le s’addormiva in braccio il giovinetto, ella già non dormia, ma lui sul blando sen si teneva dolcemento stretto; ed ora il cielo, ed ora lui mirando ch’ella scalda sul fervido suo petto, trepidava a pensar quanto concesso aveva e quanto ancor concede adesso.
GEORGE GORDON BYRON, Don Giovanni, canto II, trad. di VITTORIO BETTELONI.
Edo |
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coccinella2008
Utente V.I.P.
Città: EE
171 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 29 luglio 2009 : 09:10:12
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Orsù Edo, l'olifante ha squillato! Anthony Raftery non vede l'ora di essere onorato dalla tua lettura. (Tratto da Il Crepuscolo Celtico di William Buttler Yeats)
"...Dolce è l'aria sul fianco del colle se volgi lo sguardo su Ballylee; se vai nella valle a coglier more e nocciole, udrai la musica degli uccelli, la musica del Sidhe.
La grandezza cos'è, sinchè hai la luce del fiore del ramo che è al tuo fianco? Nessun dio può negarlo o volerlo celare, Lei è il sole del cielo che ha ferito il mio cuore.
Non c'è parte d'Irlanda che non abbia percorso, dai fiumi alle cime dei monti, fino alle sponde di Lough Greine dalla bocca celata, mai vidi una bella a lei pari.
Spendente la chioma, il sopracciglio splendente, un volto come l'anima, una bocca tenera e dolce. Lei è l'orgoglio, e io sono il ramo, Del fiore splendente di Ballylee...."
Dedicata a P & E, pian piano una sola da assaporarne lentamente la singola parola. la figlia di un elfo maggiore |
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leonella55edo47
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Inserito il - 29 luglio 2009 : 17:50:47
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Questo poeta cieco gaelico non riesco a trovarlo in nullo loco. Per intanto, alle lodi alla sua donna di Yeats (e chi è costui?), ti rispondo con quelle del Boiardo:
CIIIVIII Ligiadro veroncello, ove è colei che de sua luce aluminar te sòle? Ben vedo che il tuo danno a te non dole, ma quanto meco lamentar te dèi!
Ché sanza sua vaghezza nulla sei, deserti e’ fiori e seche le vïole: al veder nostro il giorno non ha sole, la notte non ha stelle senza lei.
Pur me rimembra che io te vidi adorno, tra ‘ bianchi marmi e il colorito fiore, de una fiorita e candida persona.
A’ toi balconi alor si stava Amore, che or te soletto e misero abandona, perché a quella gentil dimora intorno.
MATTEO MARIA BOIARDO, da Amorum libri tres.
p&e |
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coccinella2008
Utente V.I.P.
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171 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 29 luglio 2009 : 20:09:51
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Tu sei come un fiore così soave, bella e pura io ti guardo e la malinconia s'insinua nel mio cuore. Mi sento come se dovessi porti le mani sul capo, pregando che Dio ti conservi pura, bella e soave.
Du bist Wie eine Blume per Therese Heine - H.H.Heine
Dolce notte ragazzi! la figlia di un elfo maggiore |
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leonella55edo47
Utente Super
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Inserito il - 30 luglio 2009 : 19:36:38
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L'Olifante suona chiedendo soccorso: inutilmente. Mi debbo destreggiar fino all'esaurimento mio e di tutte le antologie?
..., com'esser può che per mia doglia chiuda un tenero seno anima alpina? Com'è che si nasconda e si raccoglia mente infernal sotto beltà divina? Sì bella guancia con sì cruda voglia sembra cinta di fior tana ferina; sì fero core in sì leggiadra spoglia è qual vipera in rosa o rosa in spina. Chi crederà che Morte empia si celi in angelico sguardo? e che 'n un riso dolce il pianto e 'l dolor si copra e veli? Potrò ben dir, s'un mansueto viso esser ministro dee d'opre crudeli ch'abbia ancor le sue Furie il Paradiso.
GIOVAN BATTISTA MARINO, dagli Amori.
Edo
p&e |
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coccinella2008
Utente V.I.P.
Città: EE
171 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 31 luglio 2009 : 08:59:49
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solare nuova alba,almeno per voi...
Orribile notte d'insonnia!
Senza la presenza benedetta del tuo caro corpo accanto a me, senza la tua bocca tanto baciata anche se troppo scaltra e sempre in malafede,
senza la tua bocca tutta menzogne, ma così franca quando ci penso e che sa consolarmi sotto l'aspetto e la specie di una fragola - e, buona commedia! - di un plausibilissimo parlare,
e soprattutto il pentacolo dei tuoi sensi e il miracolo multiplo e uno, fiore e frutto, dei tuoi duri occhi di strega, duri e dolci a modo tuo... Buon Dio! che terribile notte!
Paul Verlaine |
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leonella55edo47
Utente Super
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Inserito il - 31 luglio 2009 : 20:10:28
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L'incantesimo degli Elfi
Giovine paggio ero e gentile, alla corte dovevo andare; uscii nella sera a cavallo, ma la notte sostai nel rosaio. La vidi allora la prima volta.
Giacqui sotto un verde tiglio e il sonno mi adombrò le pupille; due donzelle mi apparvero accennando a volermi parlare.
Mi accarezza una guancia, l'altra all'orecchio mi sussurra: "Levati paggio gentle, se ti è caro provare l'amore!"
Poi l'altra donzella fece venire, come oro fulgeano le chiome: "Levati paggio gentile se ti punge desio d'amore!"
E questa cantò una canzone, una canzone sgorgata dal cuore; si fermò allora il torrente che precipite soleva fluire.
Si fermò allora il torrente che precipite soleva fluire e la cerva di pel bruno ritenne, della fuga dimentica, il piè.
Mi levai allora in piedi sorreggendomi alla spada; a vicenda le donne degli Elfi per stregarmi dattorno danzar.
Non fosse stata benigna la sorte non avesse cantato quel gallo tra quei monti avrei pernottato, in balia delle donne degli elfi. La vidi allora la prima volta.
Anonimo, Ballate medievali scandinave.
p&e |
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coccinella2008
Utente V.I.P.
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171 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 02 agosto 2009 : 23:11:09
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L'olifante tuona ma nessun ode il dolce richiamo? Quasi mi strozzavo di corsa a mangiar genuini Lamponi,Fragole e Mirtilli...... dimenticavo l'incantesimo già è stato "attivato" non sforzatevi a cercarne un altro! Dolce notte e grazie infinito per il tempo dedicato a cercare queste magnifiche melodie. la figlia di un elfo maggiore
Essere profumo di bosco
Essere profumo di bosco, che nelle notti di luna applaude le danze degli elfi e s'impingua di gocce di rugiada resinosa, nei giorni di luce bacia le selci, accarezza i ciclamini, conversa con la maggiorana e l'erica e non ode i passi del tempo che assottigliano i giorni di vita che ancora mi restano.
Rino Passigato
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leonella55edo47
Utente Super
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Inserito il - 03 agosto 2009 : 08:08:44
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Grazie anche a te, Franzie Coccinella! Anche a te tante dolci notti ! Ma quando, a Roncisvalle, Rolando suonò l'Olifante, gli si spezzarono i timpani, e sangue gli uscì dalle orecchie... Non è dolce il suono dell'Olifante, che chiama alla battaglia (o è dolce solo per chi ama la battaglia!)
Rolando percosse su una roccia grigia. Più ne dispicca ch'io non ne so dire; La spada stride, non si rompe nè si spezza: Verso il cielo su è rimbalzata. Quando vede il conte che non riuscirà a spezzarla, Molto dolcemente la pianse con sè medesimo: "Oh, Durindarda, come sei bella e santa! Nell'aureo pomo assai v'hanno reliquie ... Vastissime terre con te ho conquistato, Cui regge Carlo, che ha la barba fiorita ... Sente Rolando che la morte lo vince, Giù dalla testa sul cuore gli scende. Sotto un pino è andato veloce, Sull'erba verde s'è disteso prono, Sotto di sè mette la spada e l'Olifante, Girò la testa verso la gente pagana: Per ciò l'ha fatto, perchè egli vuole in verità Che Carlo dica a tutta la sua gente, Il nobil conte, ch'egli morì vincitore.
da La Chanson de Roland
p&e |
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coccinella2008
Utente V.I.P.
Città: EE
171 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 03 agosto 2009 : 17:59:41
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I Folletti
Lassù sulle cime ventose, Laggiù nelle valli di giunchi, Non osiamo andare a caccia Per paura dei piccoli uomini; Buona gente, piccola gente, che si raccoglie insieme a frotte; Verde giacca, rosso berretto, E bianca penna di gufo!
Lungo le spiagge rocciose Alcuni hanno posto loro dimora, Vivon di frittelle croccanti Di gialla schiuma marina; Alcuni tra le canne Del nero lago di montagna, Con rane per loro cani da guardia, Tutta la notte in veglia.
Lassù sulla cima della collina Il vecchio Re siede; Ormai è vecchio e grigio Ha perduto ormai il suo spirito arguto. Con un ponte di bianca nebbia Attraversa Columbkill, Nei suoi nobili viaggi Da Slieveleague a Rosses; O salendo tra la musica In fredde notti stellate, Per pranzare con la Regina Delle allegre Luci del Nord.
Hanno rapito la piccola Bridget Per sette lunghi anni; Quando lei fece ritorno alla valle I suoi amici se ne erano tutti andati. Loro l'hanno riportata leggermente indietro, Tra la notte e l'alba, Pensavano che fosse rapidamente addormentata, Ma lei era morta per il dolore. Loro l'hanno custodita da allora Nel profondo del lago, Su un letto di foglie di iris, Vegliando finchè non si risvegliasse.
Sulle colline scoscese, Tra spoglie distese di torba, Loro hanno piantato biancospini Per piacere qui e là. Se qualche uomo fosse così dispettoso Da osare estirparli, Egli ne troverebbe le spine pungenti Nel suo letto la notte.
Lassù sulle cime ventose, Laggiù nelle valli di giunchi, Non osiamo andare a caccia Per paura dei piccoli uomini; Buona gente, piccola gente, che si raccoglie insieme a frotte; Verde giacca, rosso berretto, E bianca penna di gufo!
William Butler Yeats
Sigh! Battaglia? non ci penso neanche.... ci potrà essere solo nel caso di difendere i quattro elementi e la natura. Piuttosto, per il momento Yeats e poi.... sorpresa. A presto la figlia di un elfo maggiore |
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coccinella2008
Utente V.I.P.
Città: EE
171 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 04 agosto 2009 : 09:55:51
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Solare alba, non potevo che riprendere subito rispondendo "sullo stesso passo" .... La morte di Clorinda del Tasso. la figlia di un elfo maggiore
Ma ecco omai l'ora fatale è giunta che 'l viver di Clorinda al suo fin deve. Spinge egli il ferro nel bel sen di punta che vi s'immerge e 'l sangue avido beve; e la veste, che d'or vago trapunta le mammelle stringea tenera e leve, l'empie d'un caldo fiume. Ella già sente morirsi, e 'l piè le manca egro e languente.
Segue egli la vittoria, e la trafitta vergine minacciando incalza e preme. Ella, mentre cadea, la voce afflitta movendo, disse le parole estreme; parole ch'a lei novo un spirto ditta, spirto di fé, di carità, di speme: virtù ch'or Dio le infonde, e se rubella in vita fu, la vuole in morte ancella.
- Amico, hai vinto: io ti perdon... perdona tu ancora, al corpo no, che nulla pave, a l'alma sì; deh! per lei prega, e dona battesmo a me ch'ogni mia colpa lave. - In queste voci languide risuona un non so che di flebile e soave ch'al cor gli scende ed ogni sdegno ammorza, e gli occhi a lagrimar gli invoglia e sforza.
Poco quindi lontan nel sen del monte scaturia mormorando un picciol rio. Egli v'accorse e l'elmo empié nel fonte, e tornò mesto al grande ufficio e pio. Tremar sentì la man, mentre la fronte non conosciuta ancor sciolse e scoprio. La vide, la conobbe, e restò senza e voce e moto. Ahi vista! ahi conoscenza!
Non morì già, ché sue virtuti accolse tutte in quel punto e in guardia al cor le mise, e premendo il suo affanno a dar si volse vita con l'acqua a chi co 'l ferro uccise. Mentre egli il suon de' sacri detti sciolse, colei di gioia trasmutossi, e rise; e in atto di morir lieto e vivace, dir parea: "S'apre il cielo; io vado in pace."
D'un bel pallore ha il bianco volto asperso, come a' gigli sarian miste viole, e gli occhi al cielo affisa, e in lei converso sembra per la pietate il cielo e 'l sole; e la man nuda e fredda alzando verso il cavaliero in vece di parole gli dà pegno di pace. In questa forma passa la bella donna, e par che dorma.
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leonella55edo47
Utente Super
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Inserito il - 05 agosto 2009 : 22:37:54
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La morte di Clorinda è uno dei passi più belli e ricchi di pathos di tutta la letteratura. Ti rispondo con la morte mancata di Armida, che l'amore salva tra le braccia di Rinaldo.
127 Qui tacque e, stabilito il suo pensiero, strale sceglieva il piú pungente e forte, quando giunse e mirolla il cavaliero tanto vicina a l'estrema sua sorte, già compostasi in atto atroce e fero, già tinta in viso di pallor di morte. Da tergo ei se le aventa e 'l braccio prende che già la fera punta al petto stende.
128 Si volse Armida e 'l rimirò improviso, ché no 'l sentí quando da prima ei venne: alzò le strida, e da l'amato viso torse le luci disdegnosa e svenne. Ella cadea, quasi fior mezzo inciso, piegando il lento collo; ei la sostenne, le fe' d'un braccio al bel fianco colonna e' ntanto al sen le rallentò la gonna,
129 e 'l bel volto e 'l bel seno a la meschina bagnò d'alcuna lagrima pietosa. Qual a pioggia d'argento e matutina si rabbellisce scolorita rosa, tal ella rivenendo alzò la china faccia, del non suo pianto or lagrimosa. Tre volte alzò le luci e tre chinolle dal caro oggetto, e rimirar no 'l volle.
130 E con man languidetta il forte braccio, ch'era sostegno suo, schiva respinse; tentò piú volte e non uscí d'impaccio, ché via piú stretta ei rilegolla e cinse. Al fin raccolta entro quel caro laccio, che le fu caro forse e se n'infinse, parlando incominciò di spander fiumi, senza mai dirizzargli al volto i lumi.
131 "O sempre, e quando parti e quando torni egualmente crudele, or chi ti guida? Gran meraviglia che 'l morir distorni e di vita cagion sia l'omicida. Tu di salvarmi cerchi? a quali scorni, a quali pene è riservata Armida? Conosco l'arti del fellone ignote, ma ben può nulla chi morir non pote.
132 Certo è scorno al tuo onor, se non s'addita incatenata al tuo trionfo inanti femina or presa a forza e pria tradita: quest'è 'l maggior de' titoli e de' vanti. Tempo fu ch'io ti chiesi e pace e vita, dolce or saria con morte uscir de' pianti; ma non la chiedo a te, ché non è cosa ch'essendo dono tuo non mi sia odiosa.
133 Per me stessa, crudel, spero sottrarmi a la tua feritade in alcun modo. E, s'a l'incatenata il tòsco e l'armi pur mancheranno e i precipizi e 'l nodo, veggio secure vie che tu vietarmi il morir non potresti, e 'l ciel ne lodo. Cessa omai da' tuoi vezzi. Ah! par ch'ei finga: deh, come le speranze egre lusinga!"
134 Cosí doleasi, e con le flebil onde, ch'amor e sdegno da' begli occhi stilla, l'affettuoso pianto egli confonde in cui pudica la pietà sfavilla; e con modi dolcissimi risponde: "Armida, il cor turbato omai tranquilla: non a gli scherni, al regno io ti riservo; nemico no, ma tuo campione e servo.
135 Mira ne gli occhi miei, s'al dir non vuoi fede prestar, de la mia fede il zelo. Nel soglio, ove regnàr gli avoli tuoi, riporti giuro; ed oh piacesse al Cielo ch'a la tua mente alcun de' raggi suoi del paganesmo dissolvesse il velo, com'io farei che 'n Oriente alcuna non t'agguagliasse di regal fortuna."
136 Sí parla e prega, e i preghi bagna e scalda or di lagrime rare, or di sospiri; onde sí come suol nevosa falda dov'arda il sole o tepid'aura spiri, cosí l'ira che 'n lei parea sí salda solvesi e restan sol gli altri desiri. "Ecco l'ancilla tua; d'essa a tuo senno dispon," gli disse "e le fia legge il cenno
p&e |
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coccinella2008
Utente V.I.P.
Città: EE
171 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 06 agosto 2009 : 07:16:42
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Solare buona giornata,
Per ora....ed a presto con un infinito grazie la figlia di un elfo maggiore
"L'eau s'etait retirée dans ses lits et réceptacles habituels et le soleil était déjà haut sur l'horizon, lorsque le lendemain s'éveilla le duc. Il s'approcha des créneaux pour considérer, un tantinet soit peu, la situation historique. Une couche de vase couvrait encore la terre, mais ici et là s'épanouissaient déjà de petites fleurs bleues".
Raymond Queneau-Les fleurs bleues
"Ma se la radiosa luce che una volta brillava è ora per sempre tolta dal mio sguardo. Se niente può far sì che si rinnovi all'erba il suo splendore e che riviva il fiore, della sorte funesta non ci darremo. Ma ancor piu' saldi in petto godrem di quel che resta"
W.Wordsworth - Splendore nell'erba
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leonella55edo47
Utente Super
5652 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 08 agosto 2009 : 17:11:33
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Coccinella! Meno male che tra breve chiudiamo per ferie! Qui devo ricorrere a tutte le mie risorse...
Ruggiero sull’Ippogrifo Canto VI 19 Poi che l'augel trascorso ebbe gran spazio per linea dritta e senza mai piegarsi, con larghe ruote, omai de l'aria sazio, cominciò sopra una isola a calarsi; pari a quella ove, dopo lungo strazio far del suo amante e lungo a lui celarsi, la vergine Aretusa passò invano di sotto il mar per camin cieco e strano. 20 Non vide né 'l più bel né 'l più giocondo da tutta l'aria ove le penne stese; né se tutto cercato avesse il mondo, vedria di questo il più gentil paese, ove, dopo un girarsi di gran tondo, con Ruggier seco il grande augel discese: culte pianure e delicati colli, chiare acque, ombrose ripe e prati molli. 21 Vaghi boschetti di soavi allori, di palme e d'amenissime mortelle, cedri ed aranci ch'avean frutti e fiori contesti in varie forme e tutte belle, facean riparo ai fervidi calori de' giorni estivi con lor spesse ombrelle; e tra quei rami con sicuri voli cantanto se ne gìano i rosignuoli. 22 Tra le purpuree rose e i bianchi gigli, che tiepida aura freschi ognora serba, sicuri si vedean lepri e conigli, e cervi con la fronte alta e superba, senza temer ch'alcun gli uccida o pigli, pascano o stiansi rominando l'erba; saltano i daini e i capri isnelli e destri, che sono in copia in quei luoghi campestri.
LUDOVICO ARIOSTO, Orlando Furioso.
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coccinella2008
Utente V.I.P.
Città: EE
171 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 08 agosto 2009 : 19:48:59
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Orlando furioso - Canto decimo
La volubilità degli amori giovanili
1 Fra quanti amor, fra quante fede al mondo mai si trovar, fra quanti cor constanti, fra quante, o per dolente o per iocondo stato, fer prove mai famosi amanti; più tosto il primo loco ch'il secondo darò ad Olimpia: e se pur non va inanti, ben voglio dir che fra gli antiqui e nuovi maggior de l'amor suo non si ritruovi;
2 e che con tante e con sì chiare note di questo ha fatto il suo Bireno certo, che donna più far certo uomo non puote, quando anco il petto e 'l cor mostrasse aperto. E s'anime sì fide e sì devote d'un reciproco amor denno aver merto, dico ch'Olimpia è degna che non meno, anzi più che sé ancor, l'ami Bireno:
3 e che non pur l'abandoni mai per altra donna, se ben fosse quella ch'Europa et Asia messe in tanti guai, o s'altra ha maggior titolo di bella; ma più tosto che lei, lasci coi rai del sol l'udita e il gusto e la favella e la vita e la fama, e s'altra cosa dire o pensar si può più preciosa.
4 Se Bireno amò lei come ella amato Bireno avea, se fu sì a lei fedele come ella a lui, se mai non ha voltato ad altra via, che a seguir lei, le vele; o pur s'a tanta servitù fu ingrato, a tanta fede e a tanto amor crudele, io vi vo' dire, e far di maraviglia stringer le labra et inarcar le ciglia.
5 E poi che nota l'impietà vi fia, che di tanta bontà fu a lei mercede, donne, alcuna di voi mai più non sia, ch'a parole d'amante abbia a dar fede. L'amante, per aver quel che desia, senza guardar che Dio tutto ode e vede, aviluppa promesse e giuramenti, che tutti spargon poi per l'aria i venti.
6 I giuramenti e le promesse vanno dai venti in aria disipate e sparse, tosto che tratta questi amanti s'hanno l'avida sete che gli accese et arse. Siate a' prieghi et a' pianti che vi fanno, per questo esempio, a credere più scarse. Bene è felice quel, donne mie care, ch'essere accorto all'altrui spese impare.
7 Guardatevi da questi che sul fiore de' lor begli anni il viso han sì polito; che presto nasce in loro e presto muore, quasi un foco di paglia, ogni appetito. Come segue la lepre il cacciatore al freddo, al caldo, alla montagna, al lito, né più l'estima poi che presa vede; e sol dietro a chi fugge affretta il piede:
8 così fan questi gioveni, che tanto che vi mostrate lor dure e proterve, v'amano e riveriscono con quanto studio de' far chi fedelmente serve; ma non sì tosto si potran dar vanto de la vittoria, che, di donne, serve vi dorrete esser fatte; e da voi tolto vedrete il falso amore, e altrove volto.
9 Non vi vieto per questo (ch'avrei torto) che vi lasciate amar; che senza amante sareste come inculta vite in orto, che non ha palo ove s'appoggi o piante. Sol la prima lanugine vi esorto tutta a fuggir, volubile e incostante, e corre i frutti non acerbi e duri, ma che non sien però troppo maturi.
Sognate le vostre vacanze cavalcando un ippogrifo? scusate se vi sentirete osservati ma gli esseri del piccolo mondo vi faran compagnia. Io ardentemente desidero e con passione sto lavorando alle piccole cose della mia vita, le piccole essenze di cose.......... il riposo e le vacanze sono nel cassetto dei sogni,i tempi non sono maturi.Una nuova alba e' alle porte ...domani caccia alle essenze! Bellissima la precedente "l'amato che salva l'amata", io rispondo con lo stesso testo ma "col tradimento".........
e dedico a voi persone "speciali" un brano della poesia di pablo neruda "voglio che tu sappia una cosa"
".....ma se un giorno, ogni ora, senti che a me sei destinata con dolcezza implacabile. se ogni giorno sale alle tue labbra un fiore a cercarmi ahi amor mio, ahi mia, in me tutto quel fuoco si ripete, in me nulla si spegne nè si dimentica, il mio amore si nutre del tuo amore,amata, e finchè tu vivrai starà tra le tue braccia senza uscire dalle mie." un grazie infinito la figlia di un elfo maggiore
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leonella55edo47
Utente Super
5652 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 08 agosto 2009 : 20:22:58
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Grazie, Coccinella. Anche tu ti riveli, giorno dopo giorno, una persona speciale, o, meglio, specialissima. Adesso non ti rispondo in rima, perchè una risposta al giorno è sufficiente. Ma ti volevo proprio ringraziare. Sogni d'oro.
Edo(&Pa) |
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coccinella2008
Utente V.I.P.
Città: EE
171 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 10 agosto 2009 : 09:22:02
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ESTATE
La luce a sferzate accende le bronzee montagne. Le dimore che a ovest più che ardere covano il fuoco sono le braci del mattino. Viviamo come erbe inselvatichite: nella pura acqua cromosomica dell'aria. Il nostro confine è la nudità: sotto, pietra grezza, sopra una bianca nuvola. E presto: l'instabile ricamare delle lucciole nell'opprimente e afoso crepuscolo.
(POLETJE - Peter Kolsek)
Grazie infinito a Voi. La figlia di un elfo maggiore
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