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ATTENZIONE! Gli Amministratori ed i Moderatori di questa sezione del Forum di Natura Mediterraneo desiderano che l'argomento caccia sia evitato perchè ritengono che Associazioni come il WWF, Legambiente e Lipu, siano molto ben organizzate e coerentemente molto attive su questo argomento.
Inutile dire che siamo completamente in linea con gli ideali di queste associazioni.

Per contribuire alle finalità di salvaguardia che il forum si propone chiediamo inoltre a tutti gli utenti di collaborare con noi affinchè si possa contribuire a diffondere un'etica di approccio all'osservazione della fauna che rechi il minor disturbo possibile agli animali.


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 La lince nell' Appennino centrale
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hycanus
Utente V.I.P.


Città: Prato
Prov.: Prato

Regione: Toscana


494 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 09 ottobre 2011 : 23:26:55 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Giovanni Todaro:

Saluti a tutti. Anticipo che non c'entra molto, tuttavia tratta la lince. Mi ha stupito, e credo sarà così anche per voi:

Esisterebbe un caso in cui uno di questi animali, ossia la lince – il condizionale è d'obbligo – avrebbe "ucciso dieci persone nel Biellese e sul quale era stata posta una taglia straordinaria di ben 500 franchi. Fu infine abbattuto" (F.A.Bonelli, Manoscritti, in Camerano L., “Bollettino dei Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della Regia Università di Torino”, n. 536 del 17 ottobre 1906, vol. XXI, pp. 4-5).

Non avevo mai trovato nulla su un'eventuale antropofagia della lince. Da notare che la normale taglia sulla lince nonché sul lupo era di 12 franchi.

Interessante, se non altro da un punto di vista storico..e questo fatto in che anno si sarebbe verificato?
O meglio...in che secolo?
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Giovanni Todaro
Utente Junior

Città: Vaiano Cremasco


82 Messaggi
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Inserito il - 10 ottobre 2011 : 10:54:12 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Nel 1812. Un altro caso sarebbe avvenuto nei primi anni dell'800 ad Ayas, Valle d'Aosta, con la predazione di un bambino (che era insieme al fratellino) di cui i resti furono trovati nella zona del "Monte Ross, sul picco chiamato nido d'aquila"
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pardus
Utente Senior

Città: solaro
Prov.: Milano

Regione: Lombardia


1277 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 10 ottobre 2011 : 12:08:15 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Giovanni Todaro:

Nel 1812. Un altro caso sarebbe avvenuto nei primi anni dell'800 ad Ayas, Valle d'Aosta, con la predazione di un bambino (che era insieme al fratellino) di cui i resti furono trovati nella zona del "Monte Ross, sul picco chiamato nido d'aquila"


certo che all'epoca ne avevano di fantasia...
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Eliasoriordan
Utente Senior


Città: Rivoli
Prov.: Torino

Regione: Piemonte


3826 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 12 ottobre 2011 : 15:49:43 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Bestia del Gevaudan nostran?

--------------------
Daniele Capello
Rivoli (TO)

il mio blog rinasce: Link
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Aureliano Cerreti
Utente V.I.P.

Città: Borgo Valsugana
Prov.: Trento


275 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 19 novembre 2011 : 12:22:54 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Buongiorno a tutti. Ho riletto tutta la discussione, per vedere se quanto vado a scrivere non fosse già stato dibattuto, ma mi pare di no.

Parto dalla premessa che sarei contento di rivedere la lince presto diffusa in Appennino (come anche sulle Alpi), per motivi d'equilibrio ecologico, e - prima ancora - d'importanza culturale della specie.

Continuo notando che, se fosse presente qualche residua risorsa genetica autoctona in loco, sarebbe logicamente importante salvaguardarla.

(Non mi soffermo neanche sul discorso "sociale", della necessità d'accettazione del ritorno della lince da parte delle comunità umane locali - lo do per scontato: qui vorrei parlare in linea di principio).

Devo dire che sono convinto della plausibilità che popolazioni di lince abbiano in tempo storico coperto l'Italia, monti e piani, dalle Alpi alla Sicilia - ma non ho conoscenze di paleontologia che suffraghino questa convinzione (dovuta a quanto a me pare buon senso). Queste popolazioni si son poi contratte fino a sparire, in momenti diversi, negli ultimi secoli verosimilmente.
Queste stesse popolazioni, da un punto di vista genetico, presumibilmente avranno avuto una diversità genetica "regionale", che forse potrebbe averle distinte in sottospecie, o magari specie diverse - ma, per esempio: mettiamo che le linci dell'Appennino fossero una diversa sottospecie, all'epoca della loro contiguità alle popolazioni alpine (e padane, magari); nelle aree di contatto, avremmo avuto una popolazione "ibrida"? O, forse meglio, con "caratteri intermedi"?

Bene, detto questo: se si pensasse di riportare (reintrodurre) attivamente la lince in Appennino? Per esempio, nelle foreste tra Liguria, Emilia e Toscana, un'area che (ai miei occhi profani) appare piuttosto idonea ecologicamente, e "geneticamente" grosso modo in quest'ipotetica zona di transizione, di mescolanza, tra linci alpina - peraltro ora estinta e rimpiazzata dalla carpathicus, sulle Alpi - e "peninsulare", e strategicamente non troppo distante dalle Alpi con cui formare metapopolazioni, né troppo vicino alle aree "calde" del dibattito sulla lince "appennina", per evitare disturbo genetico.
Disturbo genetico che sarebbe tutto da accertare: primo, se fosse possibile (esistono linci autoctone da ibridare?) - ma lasciamo la questione in sospeso, e adottiamo un principio di cautela; secondo, se sussistesse in sé (le linci autoctone sarebbero sistematicamente differenziabili dalle altre popolazioni?).

Riassumendo la discussione precedente, di queste popolazioni appenniniche son rimaste tracce iconografiche, toponomastiche, letterarie e aneddotiche (senza voler entrare nella discussione sulla presenza attuale) - e, come si riportava qua stesso brevemente tra 14 e 15 febbraio 2011, forse anche alcune tracce utili a un'analisi genetica: animali imbalsamati a Genova e in Molise (?). Bene: non ne risultano altre? Son fattibili analisi storiche (per capirne la provenienza) e genetica per ascriverle a una sottospecie? O magari son state già fatte, ma non sappiamo/so i risultati?

Una volta conclusa una simile ricerca, potrebbero darsi i casi: a) non si conosce l'origine geografica degli esemplari / non è possibile l'identificazione della sottospecie (inficiando ogni ulteriore deduzione); b) gli esemplari appenninici sono ascrivibili a una specie e una sottospecie già conosciuta (l. alpina, l. martinoi, pardinus...); c) compongono una specie / sottospecie nuova.
Da un punto di vista pratico, tutto ciò cosa cambierebbe per il progetto di riportare (del)le linci sull'Appennino settentrionale?

Se pare plausibile che in quell'area fossero un tempo vissute linci alpina / miste alpina, dato che ora alpina è stata sostituita da carpathicus, potremmo mettere delle carpathicus anche là, senza problemi, no?
Se invece si ritiene ci fossero (in quella zona dell'Appennino, sempre) altri taxa ancora oggi superstiti altrove (pardinus, l. martinoi...), si potrebbe o ricorrere agli stessi (...) o fare come per il capriolo in Abruzzo, e usare quello che c'è disponibile "facilmente"(carpathicus).

Tutto questo, ripeto, partendo dal presupposto di voler favorire il ritorno della lince attivamente, e in tempi umani e non naturali.

Aureliano
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marcospada
Utente Senior


Città: roma
Prov.: Roma

Regione: Lazio


1392 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 22 novembre 2011 : 13:16:10 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Le introduzioni o reintroduzioni di specie nell'ambiente sono soggette al parere dell'ISPRA, sentiti sempre i pareri degli istituti maggiori di zoologia.
L'unica reintroduzione fallita in Italia della Lince e' stata quella attuata negli anni '80 al Gran Paradiso, peraltro avvenuta su responsabilita' dell'allora Direttore del Parco, con parere contrario dell'allora istituto preposto (istituto di biologia applicata alla caccia). Il motivo del fallimento era dovuto al fatto che il fornitore, lo zoo cecoslovacco di Osrawa, aveva inviato solo maschi e le femmine non erano ancora disponibili. I maschi sono stati liberati e se ne sono andati oltre confine in Francia facendo sparire le loro tracce, mi sembra che uno sia stato trovato ucciso in territorio italiano.
Allo stato attuale in Europa esistono solo due specie: Linx pardinus in Spagna e Lynx lynx nel resto d'Europa.
Le minime differenze morfologiche delle varie sottospecie Lynx lynx carpathicus in centro europa, sopra il Danubio e Lynx lynx martinoi nell'area balcanica, sotto il Danubio ( in pratica solo nel parco nazionale macedone al confine con l'Albania) sono tali per cui di fatto vengono considerate come in effetti sono, la stessa specie.
La Lince alpina, sottospecie Lynx lynx alpina e' sempre una Lynx lynx passata sulle Alpi aggirando il Danubio ed e' ormai estinta. Gli esemplari uccisi e conservati in diversi musei, tra cui quello di zoologia di Roma, hanno tutti le caratteristiche di un mantello uniforme, con scarsissima maculatura, ma di fatto con le caratteristiche fisiche proprie della Lynx lynx.
L'ipotetica Lince appenninica ancora non ha alcun riscotro di carattere genetico, le varie Linci uccise nel secolo scorso e nei secoli passati in area appenninica, dalle descrizioni e disegni vari hanno tutte le caratteristiche di una Lynx lynx discesa dalle Alpi e stabilitasi in tutta l'area appenninica, fino in Basilicata e Calabria. Sempre di Lynx lynx si tratta quindi.
Allo stato attuale, se si vogliono fare reintroduzioni, visto che ormai i Caprioli ed i Cervi abbondano ovunque e sono a stento controllati dal Lupo, si potra' ricorrere, come hanno fatto in Svizzera, in Austria ed in Slovenia, alle Lynx lynx carpathicus provenienti dall'unico fornitore europeo: lo zoo di Osrawa in repubblica Ceca, che cattura le giovani Linci in dispersione territoriale dal Parco di Sumava e le alleva per l'esportazione.

Marco
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La lince nell'' Appennino centrale
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medved
Utente V.I.P.

Città: Morbegno
Prov.: Sondrio

Regione: Lombardia


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Inserito il - 24 novembre 2011 : 13:41:33 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Interessante intervento di Marco.
Ma ci sono progetti in cantiere in tal senso?

Link Link
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Aureliano Cerreti
Utente V.I.P.

Città: Borgo Valsugana
Prov.: Trento


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Inserito il - 24 novembre 2011 : 20:53:22 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di marcospada:
Allo stato attuale, se si vogliono fare reintroduzioni, visto che ormai i Caprioli ed i Cervi abbondano ovunque e sono a stento controllati dal Lupo, si potra' ricorrere, come hanno fatto in Svizzera, in Austria ed in Slovenia, alle Lynx lynx carpathicus provenienti dall'unico fornitore europeo: lo zoo di Osrawa in repubblica Ceca, che cattura le giovani Linci in dispersione territoriale dal Parco di Sumava e le alleva per l'esportazione.

Marco
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La lince nell'' Appennino centrale


D'accordo - anch'io arrivavo più o meno alle stesse conclusioni: ma direi che il problema sia a monte.
Nei Quaderni per la Conservazione della Natura, nr. 27 (2007) - Linee guida per l'immissione di specie faunistiche, Ministero dell'ambiente e INFS (ora ISPRA) riportano (p.46) che sull'Appennino, data la non certa storica presenza della lince e la necessità (in caso) d'appurarne la precisa posizione tassonomica-genetica, non vi sono i presupposti per una reintroduzione. "Alla luce dei dati attualmente disponibili".

Era da questo passo che era partita l'idea del mio intervento precedente: si facesse chiarezza, e si potrebbe andar avanti.
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marcospada
Utente Senior


Città: roma
Prov.: Roma

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Flora e Fauna

Inserito il - 25 novembre 2011 : 14:56:29 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Che io sappia non c'e' nessun progetto de reintroduzione, considerando che i pareri contrari sono molti; nel frattempo proliferano le diverse Linci acquistate dai vari parchi faunistici sparsi per l'Italia e/o sequestrate dalla forestale a privati e date inaffidamento ai vari centri di recupero fauna selvatica. Mi sembra di ricordare che qui: Link l'anno scorso ce n'erano due, raccolte chissa' dove.


Marco
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La lince nell'' Appennino centrale
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gutemberg
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Inserito il - 11 dicembre 2011 : 19:57:51 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao
seguo questo topic da tempo, e le diverse opinioni ed ipotesi che in esso si sono susseguite.

Volevo solo porre l'accento sul fatto che, in ogni caso, sul sito ufficiale del pnalm la lince è annoverata tra i mammiferi presenti nel parco.

Link

Perchè?
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marcospada
Utente Senior


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Prov.: Roma

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Flora e Fauna

Inserito il - 12 dicembre 2011 : 15:40:20 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
... perche' la sezione del sito che parla della fauna del parco e' invariata da una decina d'anni, da quando era in corso il progetto "Bentornato Gattopardo" promosso dalla precedente amministrazione Tassi e soprattutto perche' nessuno allo stato attuale e' in grado di dire con assoluta certezza, mettendoci la faccia e la firma, che la Lince non c'e', secondo il noto principio che l'assenza di prove non e' prova di assenza.
Inoltre se attualmente se ne negasse la presenza non avrebbe senso l'area faunistica della Lince di Civitella Alfedena gestita dal Parco e l'area "riservata" della Lince gestita dal Corpo Forestale dello Stato dietro Casale Antonucci.

Marco
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La lince nell'' Appennino centrale
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Aureliano Cerreti
Utente V.I.P.

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Prov.: Trento


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Inserito il - 12 dicembre 2011 : 19:11:41 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di marcospada:
Inoltre se attualmente se ne negasse la presenza non avrebbe senso l'area faunistica della Lince di Civitella Alfedena gestita dal Parco e l'area "riservata" della Lince gestita dal Corpo Forestale dello Stato dietro Casale Antonucci.


Ecco: e non potremmo dire (per tornare a bomba) che, invece, acquisterebbe un "altro" senso - quello di poter preparare la strada a una pura e semplice reintroduzione della lince in Abruzzo? C'era - s'è estinta - e viene riportata.
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marcospada
Utente Senior


Città: roma
Prov.: Roma

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Flora e Fauna

Inserito il - 12 dicembre 2011 : 21:10:45 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Non credo che ci siano le condizioni; non esiste alcuno studio serio su questa ipotesi, che anzi e' malvista dalla zoologia ufficiale per vari motivi. Inoltre l'area di Civitella Alfedena, pur essendo ottima come eventuale area di acclimatazione (circa 2 ettari di bosco recintato) e' di fatto uno zoo dove vivono un paio di Linci che soltanto negli anni '90 si sono riprodotte e poi non piu' (vedi le foto di luca Cavallari in questo sito) . Il maschio tra l'altro e' morto due anni fa' ed e' stato rimpiazzato con una nuova Lince di cui non conosco la provenienza. Poi le suddette Linci vengono nutrite a carne di pollo, se si trattasse di una vera acclimatazione pre/rilascio dovrebbero essere abituate a predare nel recinto Cervi vivi e nutrirsene dopo averli uccisi, Cervi che ormai hanno raggiunto la soglia della sovrappopolazione in tutta l'area del Parco.
Poi il recinto della Forestale sito tra Villetta Barrea e Opi che ospita anch'esso una Lince, non so a quale scopo serva, del resto l'amministrazione forestale e' sempre stata autonoma rispetto a quella del Parco ed opera per conto suo ( e credo ne sappia molto a proposito di Linci).
In ogni caso, dopo i numerosi avvistamenti ufficialmente riconosciuti degli anni '90 e bollati come "illegal releases" non si sono piu' avvistate Linci all'interno del territorio del Parco, come anche ha chiaramente detto in questo forum Tejon che il Parco lo conosce bene perche' ci lavora. Mentre le segnalazioni attendibili ricevute dal Gruppo Lince Italia in questi ultimi due anni riguardano aree totalmente al di fuori del territorio del PNA, anche se relativamente limitrofe: una in territorio laziale nel comune di Picinisco e due sempre in territorio laziale nella bassa valle del Melfa, in zona gole, sulle pendici del massiccio del monte Cairo, in provincia di Frosinone. Tutte e tre le segnalazioni tra l'altro riguardao localita' dove c'e' una discreta presenza di Caprioli.
Un'altra segnalazione attendibile riguarda l'Umbria, ai confini del Parco dei Sibillini, sempre in territorio esterno al Parco e sempre in una zona ricca di caprioli.
Se in centro Italia si studiasse la Lince come il gruppo del Prof. Molinari dell'Universita' di Padova la studia in Friuli credo che ci sarebbero delle speranze di ottenere risultati concreti.

Marco
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La lince nell'' Appennino centrale
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Aureliano Cerreti
Utente V.I.P.

Città: Borgo Valsugana
Prov.: Trento


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Inserito il - 18 dicembre 2011 : 17:28:02 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Come dicevo in precedenza, ho letto anche sul piano d'azione nazionale per la lince, che l'ISPRA è contraria a una reitroduzione in Appennino (incertezza della presenza storica o incertezza della classificazione d'eventuali popolazioni relitte - quando si dice la certezza, e'!). Ma secondo te, Marco, quali sono i "vari motivi" mossi a opporsi a una reintroduzione?
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marcospada
Utente Senior


Città: roma
Prov.: Roma

Regione: Lazio


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Flora e Fauna

Inserito il - 19 dicembre 2011 : 10:54:13 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
I motivi sono anche quelli "opposti": dall'ambiente accademico ( i maggiori esperti in ambito nazionale in materia di mammiferi predatori sono Boitani a Roma e Ragni a Perugia) si dice che non ci sono abbastanza studi circa l'impatto che una reintroduzione potrebbe avere sugli ungulati ( in particolar modo sul camoscio appenninico, gia' di per se' a rischio) e che in Italia non ci sono aree con caratteristiche di wilderness adatte. Dall'ambiente dei sostenitori della Lince appenninica ( soprattutto il prof. Tassi ed il Gruppo Lince Italia) si dice che una reintroduzione potrebbe inquinare la residua popolazione di Linci autoctone, sempre che ce ne siano.
Per cui i primi dicono che la Lince non c'e' e basta, che gli indici di presenza rilevati e conprovati sono dovuti a reintroduzioni illegali o che si e' estinata nell'appennino dal pleistocene; i secondi che bisogna aumentare le ricerche per arrivare ad una prova genetica o ad una prova fotografica piu' credibile di quelle pochissime che ci sono ( due ) ma che si prestano ad interpretazioni diverse.

Marco
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La lince nell'' Appennino centrale

Modificato da - marcospada in data 19 dicembre 2011 10:56:53
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Aureliano Cerreti
Utente V.I.P.

Città: Borgo Valsugana
Prov.: Trento


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Inserito il - 19 dicembre 2011 : 13:22:34 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di marcospada:

si dice che non ci sono abbastanza studi circa l'impatto che una reintroduzione potrebbe avere sugli ungulati ( in particolar modo sul camoscio appenninico, gia' di per se' a rischio) e che in Italia non ci sono aree con caratteristiche di wilderness adatte.
Dall'ambiente dei sostenitori della Lince appenninica ( soprattutto il prof. Tassi ed il Gruppo Lince Italia) si dice che una reintroduzione potrebbe inquinare la residua popolazione di Linci autoctone, sempre che ce ne siano.


In entrambi i casi, riportarle in Appennino settentrionale (tra Liguria, Emilia e Toscana) non darebbe problemi: come dicevo più su, non avrebbero contatto (almeno nel breve periodo) con i camosci (mentre potrebbero sfruttare gl'estesi ambiti forestali, pullulanti di prede, per consolidarsi: non saranno proprio "wild", ma insomma...); consentendo al Gruppo Lince di procedere ancora per un po' d'anni nella loro missione di ricerca indisturbato, mentre le nuove linci (sperabilmente) ridiscenderebbero l'Appennino.
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marcospada
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Flora e Fauna

Inserito il - 19 dicembre 2011 : 14:47:49 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Nel frattempo una ricerca di esperti francesi:

Link

ha rilevato che nel Giura svizzero la popolazione di Linci, in presenza di prede abbondanti (soprattutto Caprioli) si e' attestata su un home range di 100kmq (praticamente un quadrato di 10 km di lato) con una distanza media tra due Linci pari a circa 8 km.


Marco
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La lince nell'' Appennino centrale
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marcospada
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Prov.: Roma

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Inserito il - 25 maggio 2012 : 14:06:44 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Vorrei un vostro parere qualificato su queste foto di impronte che mi sono arrivate; le foto sono state fatte al PNALM in zona Val di Rose, zona notoriamente frequentata da Camosci, dietro un grosso masso con del fango alla base. purtroppo chi ha fatto le foto, una guida escursionistica, non ha pensato di mettere un riferimento metrico, ma ha assicurato che le dimensioni, anche in rapporto alle foglie di faggio, erano di circa 7-8 cm di diametro.


Immagine:
La lince nell'' Appennino centrale
79,2 KB

Marco
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La lince nell'' Appennino centrale
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marcospada
Utente Senior


Città: roma
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Inserito il - 25 maggio 2012 : 14:07:16 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

Immagine:
La lince nell'' Appennino centrale
152,53 KB

Marco
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La lince nell'' Appennino centrale
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Luciano54
Moderatore


Città: Forlì
Prov.: Forlì-Cesena

Regione: Emilia Romagna


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Flora e Fauna

Inserito il - 25 maggio 2012 : 21:06:41 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ho provato ad ingrandire un po' l'orma un po' più "nitida" ....


Immagine:
La lince nell'' Appennino centrale
69,41 KB


... come di consueto dico la mia impressione ... senza pretese di annunciare la verità

Secondo me l'orma è stata impressa su di un terreno molto "particolare":
un sottilissimo strato (alcuni mm) di "fanghiglia" ... mentre immediatamente sotto il terreno è invece relativamente duro (quanto basta a non consentire ai polpastrelli di affondare; è uno dei pochi casi in cui i canidi spesso non marcano le unghie (o ne marcano solo la punta ... in modo molto labile).
Secondo me sono quindi orme di canide.


L.
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