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 L'UOMO E LA NATURA: SCIENZA CULTURA ED ETICA
 La biodiversità, come spiegarla alla parrucchiera?
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lynkos
Con altri occhi


Città: Sant'Eufemia a Maiella
Prov.: Pescara

Regione: Abruzzo


17647 Messaggi
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Inserito il - 16 settembre 2007 : 13:03:04 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Prima che tutte le parrucchiere in ascolto si arrabbiano, non sto insinuando assolutamente nulla. Avrei potuto benissimo dire chirurgo plastico o tecnico informatico, benzinaio o arredatore… insomma, tutti quelli che non hanno una certa sensibilità specifica o che non sono addetti ai lavori. Il titolo si riferisce ad una situazione in cui mi sono trovata veramente quest'estate, e credetemi, spiegando l'importanza della biodiversità in modo convincente ad una parrucchiera non è cosa semplice. Aggiungiamo poi il fatto che la parrucchiera in questione abita in campagna dove predomina una culturale da contadina, boscaiolo e pastore dove la natura esiste o come fonti di risorse da sfruttare, o come nemico e concorrente contro quale lottare, allora diventa, temo, una causa persa.
Glissando agilmente sopra tutte quelle altre domande spinose correlate tipo "cos'è la biodiversità?" e "come si può misurarla?", voi, cosa le avreste risposto?


Sarah


"... mi rendo conto anche che non possiamo vincere questa battaglia per salvare specie e ambienti senza creare un legame emozionale tra noi e la natura, poiché non lotteremo per salvare ciò che non amiamo, ma che apprezziamo solo in qualche senso astratto" (S. J. Gould)

Modificato da - Acipenser in Data 25 marzo 2010 01:17:55

Bigeye
Moderatore


Città: viterbo
Prov.: Viterbo

Regione: Lazio


6269 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 16 settembre 2007 : 17:24:55 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
avrei risposto dicendo che nella perdita di specie, sottospecie, razze ed ecotipi andranno via via perduti per sempre una serie di principi attivi (parlo delle piante) che potrebbero curare malattie oggi ancora senza una precisa cura e profilassi.

è l'unico argomento che funziona in una cultura antropocentrica dominante.



okkione
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vespa90ss
Utente Super


Città: Firenze

Regione: Toscana


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Inserito il - 16 settembre 2007 : 19:32:32 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
A mio avviso dovresti cambiare parrucchiera....




A volte Madre Natura decide di lanciare una palla ad effetto. (Charles Bronson)

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lynkos
Con altri occhi


Città: Sant'Eufemia a Maiella
Prov.: Pescara

Regione: Abruzzo


17647 Messaggi
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Inserito il - 16 settembre 2007 : 19:37:47 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di vespa90ss:

A mio avviso dovresti cambiare parrucchiera....

Ma noooooooooooo, che hai capito? Che era la MIA parrucchiera??? Che ero lì con le sue mani nei capelli subendo applicazioni di tutte quelle schifezze di pozioni e lozioni che dopo ti fanno puzzare come una lavanderia? Ma dai!!! L'ultima volta che sono andata alla parrucchiera, caro Beppe, era 1998 in Venezia. Me lo ricordo benissimo! No, questa cara signora (ed è veramente una cara signora), parrucchiera di professione, era semplicemente di passaggio attraverso la mia vita.

Sarah


"... mi rendo conto anche che non possiamo vincere questa battaglia per salvare specie e ambienti senza creare un legame emozionale tra noi e la natura, poiché non lotteremo per salvare ciò che non amiamo, ma che apprezziamo solo in qualche senso astratto" (S. J. Gould)
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Velvet ant
Moderatore


Città: Capaci
Prov.: Palermo

Regione: Sicilia


3768 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 16 settembre 2007 : 20:01:29 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Per farglielo capire le avrei detto di immaginare la biodiversità come la chioma fluente e abbondante delle sue clienti.
Ognuno di quelle migliaia di capelli un elemento unico ed insostituibile di quelle capigliature.
Se alle sue clienti tiene veramente, ogni volta che metterà mano fra i loro capelli, dovrà usare la massima attenzione, affinchè tutte quelle " schifezze di pozioni e lozioni" e altre operazioni più o meno invasive, non facciano loro pian piano cadere, uno ad uno tutti, i preziosi (per le signore ma anche per lei) capelli.
Se non starà attenta e non valuterà bene la pericolosità potenziale dei suoi interventi, le sue clienti subiranno certamente il maggior danno, restando calve, ma non andrà certamente meglio a lei, che resterà senza lavoro


Marcello


La biodiversità, come spiegarla alla parrucchiera?
 

Modificato da - Velvet ant in data 16 settembre 2007 20:05:13
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nimispl
Utente Senior

Città: Trieste
Prov.: Trieste

Regione: Friuli-Venezia Giulia


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Inserito il - 16 settembre 2007 : 21:04:39 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
...il problema è vero e serio.
Tutti "noi" sappiamo (?) cos'è la biodiversità, ma senza saperlo viviamo in una piccola bolla di sapone piena di "simili" tipo il Forum, fuori dalla quale c'è la maggioranza degli Italiani (inclusa la parrucchiera).
Hai fatto bene a sollevare il problema.
Vorrei dire qualcosa di più, ma credo che non ce la farò prima del 2 Ottobre...
intanto ciao e tante grazie
PL
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theco
Utente Super




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Inserito il - 16 settembre 2007 : 22:24:50 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Giochino terribile ci proponi oggi, Sarah, provo anch'io a dire la mia...
Io avrei provato a farlo spiegare a lei cos'è la biodiversità.

Le avrei chiesto se preferirebbe trascorrere un mese di vacanza sulla spiaggia di Ostia oppure su quella di un atollo tropicale.

All'auspicabile scelta dell'atollo tropicale le avrei chiesto di spiegarmi il motivo e qualunque cosa avesse detto non poteva che essere un elogio dei valori della biodiversità.

Se poi sceglie Ostia, beh, allora è proprio meglio rinunciare

Ciao, Andrea
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a p
utente ritirato in data 22.02.2012



9799 Messaggi

Inserito il - 16 settembre 2007 : 22:28:11 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di theco:

Giochino terribile ci proponi oggi, Sarah, provo anch'io a dire la mia...
Io avrei provato a farlo spiegare a lei cos'è la biodiversità.

Le avrei chiesto se preferirebbe trascorrere un mese di vacanza sulla spiaggia di Ostia oppure su quella di un atollo tropicale.

All'auspicabile scelta dell'atollo tropicale le avrei chiesto di spiegarmi il motivo e qualunque cosa avesse detto non poteva che essere un elogio dei valori della biodiversità.

Se poi sceglie Ostia, beh, allora è proprio meglio rinunciare

Ciao, Andrea


Molto orginale, davvero

Alessandro PD


Chi ama la Natura le lascia i suoi fiori
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ang
Moderatore


Città: roma

Regione: Lazio


11324 Messaggi
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Inserito il - 16 settembre 2007 : 23:10:02 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
cara lynkos hai perfettamente ragione, spiegare che cos'e' la biodiversita' e peggio ancora che e' una ricchezza e' un'impresa che forse e' persa in partenza; nel senso che il valore della biodiversita' a mio avviso nasce da dentro e non puo' essere spiegata in maniera inequivocabile, la risposta potrebbe essere facilmente un flemmatico: "e allora?"
la cultura della natura come oggetto a nostra (completa) disposizione e' molto piu' diffusa e radicata di quanto pensiamo: proprio poche ore fa un professore universitario con il quale sto collaborando me lo ha dimostrato in maniera abbastanza deprimente... in compenso il parrucchiere di mia moglie e' appassionato di freeclimbing, che e' un bel modo di amare la natura

ciao

ang

C'è sempre un baco nella mela. E il baco siamo noi (Alan Burdick)
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Subpoto
Moderatore


Città: Roma
Prov.: Roma

Regione: Lazio


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Inserito il - 17 settembre 2007 : 00:52:52 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Cara Sarah,
spiegare un concetto simile a chi non ha una cultura naturalistica è come parlare col muro.
Però voglio portare uno spiraglio di ottimismo,quando ero giovane i naturalisti erano più rari delle mosche bianche,oggi la situazione è decisamente migliore,siamo molto indietro rispetto a molti popoli europei ma specialmente nelle nuove generazioni c'è più attenzione ai problemi della natura.
Credo che il lavoro di gruppo che stiamo facendo sul forum dia una spinta in questo senso,sono d'accordo che è una goccia nel mare ma piano piano qualcosa sta cambiando.C'erano solo 4 parchi Nazionali e 2 milioni di doppiette pronte a sparare anche ai grilli,ora si riescono a vedere anche animali selvatici mentre prima si sparava a quelli di passo perché di stanziale non c'era rimasto niente.



La natura è un libro aperto, siamo noi che non sappiamo leggerlo

Sandro
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vespa90ss
Utente Super


Città: Firenze

Regione: Toscana


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Inserito il - 17 settembre 2007 : 10:15:31 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Giusta osservazione Sandro.
Te lo posso garantire che è così in quanto sono stato uno di quei 2 milioni di doppiette ed ho assistito alla parabola di questo tipo di maturazione diciamo.... da quando avevo dieci anni ed iniziai ad andare a caccia con mio padre. Si parla del 1960. Ne sono cambiate di cose... Una vera parabola Sandro, con il culmine ...diciamo negli anni 70.
Ma il concetto di biodiversità è sconosciuto ai più. La mia battuta provocatoria a Sarah intendeva significare che purtroppo ci troviamo a dialogare con una società che spesso ci guarda, ci osserva, ci ritiene dei mezzi spostati. Altri invece, i più sensibili, quelli un po' più avanti nella maturazione di questo nuovo modo di leggere la chiave interpretativa della vita, sono coloro che gettano i ponti per traghettare le nuove generazioni a questo modo più legittimo e coinvolgente di interpretare il mistero della vita.
Siamo molto indietro rispetto ad altri paesi europei è vero. Vanno cambiate le mentalità dell'uomo comune, gli orientamenti politici, le leggi che regolano i limti all'inquinamento. Va rigenerato uno schema mentale sfaldatosi nel tempo che conduca al rispetto degli uomini e di tutti gli esseri viventi.
Vanno sensibilizzate ed obbligate le grandi industrie che producono prodotti inquinanti - dalle vernici, ai solventi, ai reagenti chimici - obbligandole ad evidenziare a chiare lettere che il loro utilizzo sconsiderato è dannoso al pianeta.
Bisogna fare in modo che impresso sul contenitore appaia chiaro un messaggio di pericolo simile a quello che è stato adottato per i pacchetti di sigarette. Lo so che serve a poco...ma bisogna cominciare a farlo.
Qualche anno fa lessi un articolo che riguardava la Solvay di Rosignano con il quale l'azienda asseriva che il suo inquinamento era solo di tipo fisico e non chimico. Dimostrava ciò avendo allestito un vascone con acqua marina avente la stessa concentrazione media di dei loro scarichi industriali. Sostenevano che le spigole sopravvivevano tranquillamente. Ritengo che per una spigola il problema fosse abbastanza relativo. Evidentemente questi signori non conoscono il concetto di biodiversità. Io sono anche subacqueo e ti garantisco Sandro che per alcuni chilometri in larghezza ed in lunghezza, il mare di fronte al Fosso Bianco della Solvay conosce solo pesci che lo attraversano di passaggio. Credo che
il 95%, approssimativamente, delle specie viventi presenti altrove, non popola più la zona.
Questo è il primo esempio che mi viene in mente, quello più eclatante che io conosca ed abbia verificato personalmente. Ma ne esistono a secchiate in Italia.
E' chiaro che salvaguardare le biodiversità comporta dei costi notevoli di tipo finanziario ma anche sociale. Il problema è quindi complesso e di di difficile soluzione. Ma bisogna cominciare ad affrontarlo con energia.

Beppe



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theco
Utente Super




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Inserito il - 17 settembre 2007 : 11:06:26 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Forse il concetto di biodiversità è sconosciuto ai più, ma non lo è certo il suo significato intrinseco.

E' ormai patrimonio comune pensare che un ambiente ricco e incontaminato ha più valore di un ambiente antropizzato e impoverito.

Ciò che manca è un collegamento tra questa convinzione e il proprio privato, tra il proprio stile di vita e le sue conseguenze a livello globale.

Cosa c'entra il fatto che io dissipo risorse con il degrado ambientale? cosa c'entra il fatto che vado a impallinare animali selvatici con il degrado ambientale?

Non c'entra nulla e se anche si dimostrasse qualche collegamento, non spetta a me trovare soluzioni e in ogni caso, c'è sempre qualcuno peggiore di me, da utilizzare come paciere per la mia coscienza.

Potete date torto a un cacciatore che vi fa notare la differenza tra il danno che provoca lui uccidendo (loro amano dire 'prelevando') qualche individuo di una determinata specie e quello che invece provoca il nostro sistema economico alla stessa specie, distruggendone l'habitat?

Tutti pensano che la natura è bella, quasi tutti pensano di essere assolti dalla responsabilità di mantenerla tale.
La natura è bella, purchè non venga a rompere le scatole.

Ciao, Andrea
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raf
Utente Junior


Città: Roma
Prov.: Roma

Regione: Lazio


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Flora e Fauna

Inserito il - 17 settembre 2007 : 11:39:01 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Vorrei fare i miei complimenti a Sarah per aver evidenziato un problema molto comune...e molto serio!
Io faccio la guida in un parco naturale e la domanda che mi viene rivolta più spesso è: ma perchè il comune non taglia tutte queste "erbacce"? L'altra settimana addirittura sono venuti 2 signori a chiedere se potevano piantarci una palma, con la scusa che tanto non da fastidio a nessuno e fa bene all'ambiente (!)
Sono persone che - perfettemente in buona fede - non credono di poter fare danni!
Inoltre sono tutti convinti che piantare un albero sia un gesto positivo, mentre le "erbacce" incolte sono un segno di sporcizia (sono della stessa idea quelli che odiano la vegetazione sulle dune perchè "la spiaggia è sporca").
Per fortuna ho notato che chi viene alle visite guidate, dopo 2 ore di 'lavaggio del cervello' sembra capire il concetto di biodiversità e l'importanza di salvaguardare le specie nostrane rispetto alle invasive esotiche. Il mio 'lavaggio' (in senso buono) consiste nel far notare quante specie diverse si incontrano in pochi metri di parco, e soprattutto perchè è importante che sia così. Inoltre la diversità non sempre è un buon segno, quindi va spiegato che deve essere di un certo tipo, ad esempio non indotta da calpestio o invasione di specie esotiche.
C'è grande disinformazione, e io trovo che spiegare il motivo per cui qualcosa è importante sia il miglior mezzo di convincimento.
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FOX
Moderatore


Città: BAGNO A RIPOLI

Regione: Toscana


21536 Messaggi
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Inserito il - 17 settembre 2007 : 11:53:26 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Subpoto:

Cara Sarah,
spiegare un concetto simile a chi non ha una cultura naturalistica è come parlare col muro.
Però voglio portare uno spiraglio di ottimismo, quando ero giovane i naturalisti erano più rari delle mosche bianche, oggi la situazione è decisamente migliore, siamo molto indietro rispetto a molti popoli europei ma specialmente nelle nuove generazioni c'è più attenzione ai problemi della natura.


Quoto quanto detto da Sandro, aggiungo che chiedere o imporre spiegazioni a riguardo la Biodiversità a popolazioni montane o altre che hanno vissuto disagi nel tempo, quando le uniche risorse provenivano proprio da queste che oggi chiamate Biodiversità.
Ricordo benissimo quando nelle vicinanze di Firenze, in particolare gli abitanti del Mugello, (vedi esempio Don Milani), della Lucchesia e Garfagnana, tutt'oggi la zona della Luigiana è considerata come zona 5 depressa, vivevano solo di ciò che dava il bosco, caccia, carbone, castagne, e altri frutti spuntanei, unica sorgente di approvigionamento e di fame nei momenti che che questi venivano a mancare, e non mi riferisco a periodi post guerra, ma fino agli anni '70, quando molta dell'attività rurale, soprattutto quella montana è scomparsa abbandonando il tutto per andare verso la città.

Parlare di Biodiversità a queste persone è una forma di violenza, riportandoli a un passato triste di sofferenze, disagi e fame.

L'importante è che queste realtà non accadono più, di educare il nostro futuro tramite ogni mezzo possibile, soprattutto nelle scuole, dove queste sono ancora con leggi del Regio regno.

Decisamente i boschi erano meglio tenuti e salvaguardati.

simo



Alto è il prezzo quando si sfida per vanità il mistero della Natura - I. Sheehan
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Lepurisposu
Utente Senior


Città: Su Masu

Regione: Sardegna


1912 Messaggi
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Inserito il - 17 settembre 2007 : 12:39:37 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Innanzitutto un complimento a Sarah e a tutti gli amici che sono intervenuti fin'ora.
Leggendo le parole di theco
La natura è bella, purchè non venga a rompere le scatole
mi trovo perfettamente daccordo perchè mi son ritrovato spettatore di tantissimi degli espedienti già citati: mi sembra però che questo "aumento a parabola" della sensibilità nei confronti della biodiversità e dell' "ambiente" non sia purtroppo un elemento da prendere in grande considerazione.
Forse sono un po' pessimista, ma se il numero di persone sensibili a queste tematiche è aumentato dal "dopo-guerra in sù" non vuol dire che la sensibilità nazionale all'ambiente sia aumentata, come non vuol dire che il pianeta fin'ora abbia ricevuto dei benefici da questo incremento.
Se penso a cosa è successo alla biodiversità del nostro pianeta proprio dal dopo-guerra in sù non vedo alcun miglioramento..anzi in proporzione (causa sopra tutto dell'esplosione della vita consumistica indirizzata da la maggior parte delle politiche commerciali e di governo e che ha influenzato tutte le classi sociali di tutti i paesi, senza distinzione) la situazione è peggiorata.
Ovvero se dagli anni 60 a oggi il numero di italiani sensibili all'ambiente , di ecologisti, di appassionati, di naturalisti etc etc è aumentato..quanto è aumentato il numero di italiani che giornalmente consuma sempre più acqua, usa sempre di più stoviglie usa-e-getta, butta le cartacce dall'automobile o semplicemente ignora cosa sia giusto per l'ambiente e cosa sia sbagliato?
Cito due frasi di Sarah e theco perchè secondo me hanno centrato il problema:
Avrei potuto benissimo dire chirurgo plastico o tecnico informatico, benzinaio o arredatore… insomma, tutti quelli che non hanno una certa sensibilità specifica o che non sono addetti ai lavori

Ciò che manca è un collegamento tra questa convinzione e il proprio privato, tra il proprio stile di vita e le sue conseguenze a livello globale


Quello che manca è una coscenza "popolare" del rispetto della natura.
Mi sembra chiaro che l'uomo basi direttamente o indirettamente tutta la propria sopravvivenza dalle risorse naturali di questo pianeta: dato che, finchè l'uomo vivrà, continuerà a essere così (non si può fare altrimenti) l'unico modo per "imprintare" un concetto di sensibilità ambientale a livello comunitario è proprio quello, per i meno "sensibili", della "convenienza". Ovvero finchè la natura è in salute, gli ecosistemi funzionano ancora nel migliore dei modi, abbiamo anche noi un futuro garantito...sennò non ce l'avremo affatto.
Finchè un terreno non è circondato da boschi di Eucaliptus e i corsi d'acqua intorno non sono regimati a cemento la terra è abbastanza buona da tirar sù un bell'orticello, al contrario quel terreno in meno di dieci anni dissiperà tutta la sua componente fertile e quel terreno non sarà buono neppure per un pascolo (e, per i "sensibili", la biodiversità effettiva di quella porzione di territorio crollerà, in situazione stabile, irreversibilmente).
A parte questo ragionamento forse un po' cinico vorrei sottolineare soltanto che finchè aumentano gli appassionati, gli ecologisti, gli studiosi, poco cambierà nel mondo (questo Forum è una freschissima goccia, è vero, ma chi non è interessato all'argomento non va neppure, com'è normale che sia, a cercarlo).
Bisogna puntare proprio sui boscaioli,sugli arredatori ed i chirurgi plastici. sugli agricoltori, sugli industriali, e far sentire A LORO il bisogno di aver un'ambiente intatto, ricco, rispettato..a partire da tutte quelle comunità a stretto contatto (diretto intendo) con l'ambiente naturale..che per fortuna in tutt'Italia esistono ancora.
Fox ha ragione quando parla di fame e miseria per tante comunità che si autosostenevano e si autosostengono tutt'ora esclusivamente con le risorse naturali, ma sono convinto che, un distacco totale da queste economie a stretto contatto con la natura ci allontanino ancora di più dalla vera coscenza del rispetto della natura: è successo tutto così velocemente.

un caro saluto a tutti e scusate se son stato prolisso!
Lèpurisposu

àiri a pinta de caddaxu. pinnicadì linna crabaxu

Modificato da - Lepurisposu in data 17 settembre 2007 12:56:42
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vespa90ss
Utente Super


Città: Firenze

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Inserito il - 17 settembre 2007 : 13:12:41 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di theco:

Forse il concetto di biodiversità è sconosciuto ai più, ma non lo è certo il suo significato intrinseco.

E' ormai patrimonio comune pensare che un ambiente ricco e incontaminato ha più valore di un ambiente antropizzato e impoverito.

Ciò che manca è un collegamento tra questa convinzione e il proprio privato, tra il proprio stile di vita e le sue conseguenze a livello globale.

Cosa c'entra il fatto che io dissipo risorse con il degrado ambientale? cosa c'entra il fatto che vado a impallinare animali selvatici con il degrado ambientale?

Non c'entra nulla e se anche si dimostrasse qualche collegamento, non spetta a me trovare soluzioni e in ogni caso, c'è sempre qualcuno peggiore di me, da utilizzare come paciere per la mia coscienza.

Potete date torto a un cacciatore che vi fa notare la differenza tra il danno che provoca lui uccidendo (loro amano dire 'prelevando') qualche individuo di una determinata specie e quello che invece provoca il nostro sistema economico alla stessa specie, distruggendone l'habitat?

Tutti pensano che la natura è bella, quasi tutti pensano di essere assolti dalla responsabilità di mantenerla tale.
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Ciao, Andrea


Scusa Andrea,
ho riletto più volte il tuo post e sinceramente non riesco a capire bene dove vuoi arrivare a parare.
Dunque, facciamo ordine. Il cacciatore di per sè non rappresenta nè il degrado in senso assoluto nè il diavolo con le corna. E' la quantità consistente di cacciatori che premono su un ambiente già pesantemente mortificato da industrie ed antropizzazione che rende quello della caccia un problema importante nel corollario della salvaguardia della natura.
Dissipare risorse....ma dove hai letto "dissipare risorse"? Ne ha parlato qualcuno?
Non mi sembra proprio. E' un intervento che non mi è riuscito chiaro da comprendere , il tuo, anche per questa battuta gratuita, da nessuno riferita.
Qui si sta parlando di immissione sconsiderata nell'ambiente di prodotti altamente tossici che col passare degli anni aumentano in concentrazione nelle acque dolci per poi finire nelle acque salate.
Il senso del mio intervento era da individuare nel voler sensibilizzare tutti, me compreso per primo, che usare una goccia in più di sapone per i piatti significa buttare una goccia in più di veleno nel mare. Potresti dirmi...ma sono biodegradabili...Potrebbe essere una giusta osservazione a cui potrei risponderti: sì ma quanto e quando?
Il concentrarsi di questi prodotti nel mediterraneo sta uccidendo il mare: ti garantisco che è come ti dico. La biodiversità sta andando a farsi f...
Si comincia dall'organismo più piccolo e spesso il più delicato a finire con i grandi cetacei. La stessa cosa accade in superficie.
Tutti, quindi, dal cacciatore a chi ad ogni schiacciare la frizione o il freno o l'acceleratore, introduce nell'aria polveri velenose di diversa natura e provenienza, contribuiamo a questo colossale inquinamento.
Il nostro comportamento soggiace purtroppo alla tipologia di prodotti che vengono lasciati produrre e distribuire. E' all'origine che va rivolto l'interesse della collettività. Spingere affinchè vengano prodotti detersivi meno aggressivi, freni e frizioni contenenti materiali che non producano polveri velenose e via discorrendo di questo passo.
Non penso che sia opinabile una società moderna che non usi più detersivi o le automobili. Il problema è quindi causato da un nostro utilizzo sconsiderato delle risorse disponibili ma anche da chi non riesce a programmare una politica di controllo e di contenimento nell'accumulo dei prodotti tossici.
Beppe
(non volermene Andrea, ma non volevo polemizzare. Forse non ci eravamo solo intesi. )



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theco
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Inserito il - 17 settembre 2007 : 14:03:24 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di theco:

Cosa c'entra il fatto che io dissipo risorse con il degrado ambientale? cosa c'entra il fatto che vado a impallinare animali selvatici con il degrado ambientale?

Non c'entra nulla e se anche si dimostrasse qualche collegamento, non spetta a me trovare soluzioni e in ogni caso, c'è sempre qualcuno peggiore di me, da utilizzare come paciere per la mia coscienza.

Potete date torto a un cacciatore che vi fa notare la differenza tra il danno che provoca lui uccidendo (loro amano dire 'prelevando') qualche individuo di una determinata specie e quello che invece provoca il nostro sistema economico alla stessa specie, distruggendone l'habitat?

Tutti pensano che la natura è bella, quasi tutti pensano di essere assolti dalla responsabilità di mantenerla tale.
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Caro Beppe, concordo perfettamente con te su tutta la linea, quanto hai detto è esattamente quanto volevo dire io, che non mi riferivo nè a tuoi precedenti interventi, nè a quelli di alcun altro.

Mi sa che siamo vittime di un equivoco semantico (maledette tastiere), se per 'battuta gratuita' intendi la parte del mio intervento quotato sopra, forse sono stato poco chiaro: lì non stavo riportando il mio pensiero sulla riduzione nella diversità, ma quello che penso sia il modo menefreghista della gente di approcciarsi all'ambiente, che pur apprezzando l'ideale di diversità naturale non è disposta a fare rinuncie personali per ottenerlo (dai detersivi, ai cacciatori, ecc. ecc.), esattamente ciò che poi hai ripetuto tu.

Se nessuno prima di me aveva ancora parlato della dissipazione di risorse, beh, allora era proprio il momento di farlo. Se vuoi provare a trovare un senso comune, nei tanti esempi di degrado che stiamo evidenziando, troverai che ciò che accomuna tutto è la necessità del sistema consumistico di mantenersi tale.

La diversità naturale si riduce perchè se non utilizziamo in casa 40 detergenti diversi il mercato dei detersivi crolla, e così via per automobili, cacciatori, ecc., ma sono cose che hai già detto anche tu.

L'unica cosa che volevo sottolineare con il mio intervento precedente è che il problema non è spiegare alla gente cosa sia la biodiversità e il suo valore: lo sanno benissimo (anche se non in termini tecnici). Il problema è costruire nella testa della gente un collegamento tra loro e il problema, ora non esiste.

Ciao, Andrea
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vespa90ss
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Inserito il - 17 settembre 2007 : 14:29:59 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Grazie Andrea per avermi fatto luce sui tuoi intendimenti. Non avevo dubbi che ci fossimo fraintesi.



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lynkos
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Inserito il - 17 settembre 2007 : 18:07:36 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Sono stata in giro tutto il giorno e torno adesso per vedere con immenso piacere l'entusiasmo con quale avete accolto la mia "sfida". Per il momento, il lavoro sollecita, ma non appena riesco a liberarmi un attimo, vi risponderò .

Sarah


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Inserito il - 18 settembre 2007 : 09:04:21 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Allora carissimi, provo a rispondere, anche se è un impegno davvero difficile, visto che avete già detto praticamente tutto.
Gli spunti per allargare la discussione sono praticamente infiniti, ma vorrei provare almeno ad aderire al tema preciso, cioè, come spiegare l'importanza della biodiversità.
Mi sembra che siamo tutti perfettamente d'accordo, di spiegarla a chi non ha già le basi di una cultura (o almeno una sensibilità) naturalistica, è praticamente impossibile.
Nel caso specifico, sono riuscita a convincere la parrucchiera (almeno per i pochi minuti che eravamo in dialogo) usando la metafora dell'orto. Se pianti nell'orto esclusivamente cavoli, poi arriva qualche disastro cavolesco, tipo un'invasione di farfalle cavolaie attratte, appunto, dall'esteso concentrato di cavoli gustosi, allora rischi di finire con nulla da mettere sul tavolo. Se invece hai un po' di questo, un po' di quello e un pizzico di quell'altro, allora le possibilità di rimanere a fine stagione con qualcosa da mettere in pancia sono molto più alte.
Nel suo caso, è funzionato perché da una parte è comunque figlia della campagna e certi argomenti capisce, dall'altra, non dipende direttamente dalla campagna per il suo vivere.
Molto più difficile è il caso del pastore (o contadino, o boscaiolo) che vive direttamente dalla campagna e quindi vede la natura a metà strada fra risorsa da sfruttare e nemico contro quale combattere.
Tende a considerare il SUO modo di vivere la campagna o i monti come l'unico, vero, autentico modo possibile e tutti questi discorsi sulla natura, l'ambiente, l'ecologia e la biodiversità sono roba da città, da chi sta in poltrona, da... come lo posso mettere in modo decoroso... insomma, da chi non è in pien possesso dei suoi attributi maschili .
Si ritiene l'unico vero custode ancestrale della campagna e della montagna, legittimato dalla cultura e la storia di usarla come meglio gli pare e piace per massimizzare produttività e profitti. E vai te a raccontargli che a causa della presenza di un endemismo raro botanico, non può più andare con il suo gregge di 200 pecore a pascolare in un certo prato. Onestamente, non scommetterei più di tanto sulle possibilità di sopravvivenza di quell'endemismo decisamente inopportuno.
Insomma, nel dare il nostro appoggio al povero contadino, boscaiolo e pastore del passato e presente, non facciamoci prendere dal mito dell'età d'oro quando l'uomo e la natura vivevano in sintonia e equilibrio. Dovremmo tornare davvero moooolto indietro nel tempo.
Ancora prima dell'età industriale (figuriamoci dopo!) L'uomo campagnolo e montanaro è stato responsabile per dei disastri ambientali davvero allucinanti. Per esempio, cercando di trovare spazi vitali e risorse, è stato colpevole di disboscamento massiccio e lo snaturamento dei boschi rimanenti, in certe zone risultando in una quasi desertificazione del territorio, inoltre ha messo in serio pericolo molte specie considerate gustose, dannose o semplicemente inutili e quindi superflue.
Per concludere, due citazioni dagli interventi sopra che mi sembrano di contenere l'essenza del problema.
La prima è di Frantzì:
finchè aumentano gli appassionati, gli ecologisti, gli studiosi, poco cambierà nel mondo (questo Forum è una freschissima goccia, è vero, ma chi non è interessato all'argomento non va neppure, com'è normale che sia, a cercarlo).
Bisogna puntare proprio sui boscaioli, sugli arredatori ed i chirurgi plastici. sugli agricoltori, sugli industriali, e far sentire A LORO il bisogno di aver un'ambiente intatto, ricco, rispettato.

E' proprio questo il punto e la grande sfida che dovremmo accogliere tutti con la massima urgenza...
La seconda è di Andrea...
Tutti pensano che la natura è bella, quasi tutti pensano di essere assolti dalla responsabilità di mantenerla tale. La natura è bella, purchè non venga a rompere le scatole.

Purtroppo la natura è una grande rompiscatole. E' sporca, disordinata, disobbediente, dispettosa, spinosa, pungente, invadente, indifferente a noi e a volte addirittura pericolosa. Proprio per questo, di amarla, rispettarla e salvaguardarla in quanto tale, non solo per quello che riusciamo a ricavare da lei, è il nostro dovere e il più alto segno possibile della civiltà.



Sarah


"... mi rendo conto anche che non possiamo vincere questa battaglia per salvare specie e ambienti senza creare un legame emozionale tra noi e la natura, poiché non lotteremo per salvare ciò che non amiamo, ma che apprezziamo solo in qualche senso astratto" (S. J. Gould)
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raf
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Inserito il - 18 settembre 2007 : 12:47:05 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Bisogna puntare proprio sui boscaioli, sugli arredatori ed i chirurgi plastici. sugli agricoltori, sugli industriali, e far sentire A LORO il bisogno di aver un'ambiente intatto, ricco, rispettato.

Riprendendo il discorso di Franzì, vorrei far notare che proprio in questi ultimi mesi qualcosa si sta muovendo.
Quello che noi (studiosi, appassionati, persone sensibili ai problemi ambientali in generale) dobbiamo assolutamente cambiare è l'approccio verso questi problemi. Noi parliamo usando come unità di misura la "perdita di biodiversità", la "scomparsa di specie endemiche" e così via; la controparte (imprenditori, politici, ecc) usa come unità di misura "euro", "dollari", ecc.
Semplificando (in modo provocatorio) è un problema di comunicazione!

Porto l'esempio del problema dei cambiamenti climatici: se ne parla da una vita senza ottenere nulla, fino a che non è comparso il signor Nicholas Stern* dicendo quanto i cambiamenti climatici avrebbero influito sul PIL globale.
Improvvisamente, ora non si parla d'altro!

Lo so che per un naturalista questo approccio è triste, ma se anche per la biodiversità si iniziasse a parlare di perdite monetarie, risparmio di risorse e così via forse anche chi non ne capisce nulla di ambiente si comincerebbe a porre il problema. Qulacosa si sta già facendo con la salvaguardia di alcuni prodotti tipici, come ad esempio con il recupero di varietà di vite ormai non più coltivate, ma la strada è davvero lunga.

Un'altro problema importante è già stato sollevato da theco, ed è la necessità di far capire alle persone che il piccolo gesto di ognuno di noi è fondamentale, e che è sbagliato liquidare il problema con frasi del tipo 'i politici non se ne occupano', perchè la salvaguardia del pianeta dipende "anche"() dai gesti dei 6 miliardi di persone che ci vivono sopra.

Raffi

*Per info: Conseguenze economiche dei cambiamenti climatici: i costi di non fare nulla
Stern Review: The Economics of Climate Change
Link
'Rapporto Stern sull'economia dei cambiamenti climatici'
Link
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