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 L'angolo del principiante - 3. Analizzare il detrito
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theco
Utente Super




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Inserito il - 12 settembre 2007 : 16:46:28 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Il post precedente, dedicato alla raccolta del detrito, rimane sempre aperto per eventuali nuovi contributi e nel frattempo proseguiamo con questo nuovo argomento.

Attrezzatura necessaria e procedura di lavoro

Un piano di lavoro, dotato di sponde che evitino di disperdere il sedimento e al tempo stesso consenta di stenderlo per poterlo analizzare. Meglio se di colore nero e con una maglia quadrata di fondo che aiuti l’orientamento. Voi come fate?

Una buona luce incidente.

Uno strumento per ingrandire.
Lente a mano: raggiunge l’ingrandimento di 30x, ma lo sviluppa su un diametro di appena 2 cm e con sensibili distorsioni.
Lente fissa su braccio flessibile: diametro di 15 cm e quindi possibilità di visualizzare contemporaneamente un’ampia superficie, ma limitato potere ingrandente (5x).
Microscopio: si, no, quale?
Voi cosa utilizzate?

Uno strumento per raccogliere.
Ricordo che nel laboratorio universitario di paleontologia usavo un pennello dalla punta sottilissima che immergevo in un bicchierino d’acqua, poi raccoglievo il microfossile usando l’adesività dell’acqua. Immagino si possa fare così, o si può fare meglio?

Scatoline per riporre il materiale selezionato.
Immagino più di una, per procedere subito ad una prima selezione grossolana, in attesa di classificare con precisione gli esemplari estratti.

Una tonnellata di pazienza.
La procedura che immagino è molto semplice:
- si versa sul piano di lavoro una quantità tale di sedimento da potere essere distesa senza sovrapposizioni;
- si distende sul piano il sedimento versato, per farlo dovrebbe essere sufficiente un foglietto di carta;
- si fanno passate successive muovendo lo strumento di ingrandimento sul piano oppure mantenendo fisso l’ingranditore e facendo scorrere sotto il piano di lavoro.
- ci si cava gli occhi a fissare e quando si vede qualcosa lo si raccoglie e depone nella scatolina.

Domanda: si è mai provato a fare una selezione fisica del sedimento basata sul diverso peso specifico tra i clasti minerali e i bioclasti?
Una soluzione salina satura al punto giusto e alla giusta temperatura dovrebbe far galleggiare i gasteropodi, almeno quelli integri, e lasciare affondare tutto il resto (bivalvi compresi).
In teoria è così, ma vi risulta che sia praticabile?

Vi sarei grato se voleste descrivere la procedura che utilizzate e la vostra postazione di lavoro, là dove questa sia diversa da quella che ho immaginato io, in particolare per quanto riguarda lo strumento per ingrandire che utilizzate.
E poi tutti i trucchi e le malizie per rendere più divertente e produttivo il lavoro, io non riesco a immaginare nient’altro che buona musica nelle orecchie e una tazza di tè fumante di fianco.

Un’ultima domanda (per ora). Qualcuno ha già detto che il detrito può essere sterile, quand’è che decidete di abbandonare la partita perché non ne vale la pena? Dopo quante passate infruttuose?
Io sto facendo una piccola esperienza di prova e nella prima passata, alla prima occhiata, ecco lì una simpatica Chrysallida che mi guarda: ho pensato di avere tra le mani un buon detrito poi, dopo un paio di giorni che continuo a provarci, non ho più trovato nulla.
Quanto era infinitesimali le probabilità che trovassi il gasteropode alla prima occhiata in mezzo a 3 etti di detrito piò o meno sterile? Eppure è andata proprio così, alla faccia degli studi probabilistici.


Ciao, Andrea

PS
Utente Senior



Regione: Friuli-Venezia Giulia


4462 Messaggi
Biologia Marina

Inserito il - 12 settembre 2007 : 17:18:53 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Io faccio in questo modo.
Dopo aver lavato, asciugato, ripulito ecc ecc. il detrito lo passo tutto con un setaccio a maglie molto ma molto sottili. In questo modo tolgo tutta la sabbia/fango molto sottile che non serve, anzi durante la ricerca da solo fastidio.
Il detrito lo conservo nelle scatole di plastica, (hai presente quelle dei gelati se non ricordo male da 500 grammi) con una bella etichetta sopra con riportati tutti i dati.

Per passare il detrito uso il microscopio impostato a 10x. In genere separo gli esemplari in un paio di scatole, una per i grandi (tipo Triphoridae) e una per i più piccoli tipo Skeidae. Se mi capita di trovare qualche specie particolarmente interessante la metto separata in uno scatolino a parte.
Il detrito lo metto sotto il microscopio a piccole quantità su un coperchio di plastica di circa 6*4 cm. di colore nero e lo sposto mano a mano che osservo il detrito che a sua volta lo sposto per piccole quantità con una pinzetta che tengo nella mano destra.

Quando decidere di abbandonare il detrito perchè povero è veramente difficile a dirsi. Generalmente io ne guardo circa il 50% e se veramente non ci trovo nulla allora non ci perdo più tempo. In genere però non ho il coraggio di buttarlo, così lo metto da parte. Sarà forse anche per questo che ho diversi kg di detrito che probabilmente non guarderò mai.
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Ermanno
Moderatore


Città: Longare
Prov.: Vicenza

Regione: Veneto


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Biologia Marina

Inserito il - 12 settembre 2007 : 17:40:50 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao Andrea,

due cose dette rapidamente...

Per le frazioni dai 5mm in sù , uso un foglio di cartoncino di colore nero o verde , asseconda i colori del detrito e del mio stato d'animo , sul cartoncino ho segnato una quadrettatura per seguire una linearità nella ricerca , senza ripassare sul materiale già guardato.
Per l'esame di queste frazioni uso delle lenti X 2 inforcabili come un paio d'occhiali, per raccogliere le conchiglie uso un paio di pinzette morbide.

La frazione minore , che esaminerò al microscopio... la divido grosso modo adi 5 ai 2 mm, dai 2 ai 0,5 mm ... poi vario asseconda il colore e la dimensione media delle specie presenti.
Sotto il mezzo millimetro, dò un'occhiata a qualche campione ... se ne vale la pena, continuo, altrimenti lo lascio!

Per la raccolta delle micro, uso un penellno bagnato nell'acqua.

Del materiale raccolto faccio già da subito una prima divisione sistematica per ridurre i tempi in seguito.... la divisione è del tutto legata agli interessi personali ... infatti , oltre che per le dimensioni separo subito gli esemplari di quelle famiglie che più mi intrigano in quel momento.

Sotto il microcopio uso una vaschetta a bordi rialzati e nella quale , sul fondo, ho realizzato una quadrettatura in rilievo ( punzonatura dei vertici dei quadrati )di dimensioni idonee agli ingrandimente normalmete usati, che mi facilita la visione e controllo del campione.

Quanto materiale esaminare ??? se non lo fai per lavoro ... ascolta il tuo cuore ... tanto , quando deciderai di smettere, ti ricorderai sempre di quel campione dove, gli unici tre esemplari della specie tanto ricercata, li hai trovati tutti nell'ultimo cucchiaino di detrito !!!!!!
Ti devo dire che ho esaminato dei detriti in toto anche se per il 99,9% erano sel semplice sabbione ... solo perchè provenivano da qualche località lontana e geograficamente particolare.

ed ora ..
Buon lavoro

Ermanno




Modificato da - Ermanno in data 12 settembre 2007 17:49:02
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myzar
Utente Senior


Città: Livorno
Prov.: Livorno

Regione: Toscana


3886 Messaggi
Biologia Marina

Inserito il - 12 settembre 2007 : 17:54:39 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Effettivamente qualcuno ha consigliato metodi èper "arricchire" il detrito, ma la loro realizzazione non è semplice.
La "galleggiabilità" dei gastropda è solo teorica: se son morti spesso si riempiono di fango ed hanno un peso specifico ben superiore anche all'acqua soprassalata.
Casomai esiste un metodo per segnalare subito in un detrito i frammenti co resti organici (credo conchiolina compresa), trattando il campione con soluzione di rosa bengala, che però lascia le conchiglie di un bel fucsia.
myzar
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theco
Utente Super




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Inserito il - 12 settembre 2007 : 21:29:44 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ringrazio Peter ed Ermanno, descrizioni davvero dettagliate, mi sembra quasi di vedervi al lavoro...

Grazie anche a myzar per la dritta sul rosa bengala, è un colorante interessante, si lega ai tessuti cellulari ed è fotosensibile: irraggiato nella banda del verde crea legami molto forti e quindi mi è sembrato di capire che è in sperimentazione come collante chirurgico, al posto dei 'punti'.
Non solo ti colora di rosa le conchiglie all'interno del detrito, ma se gli fornisci un po' di luce verde ti cementa anche il detrito, una vera manna
Ho letto che in alcune applicazioni diagnostiche è stato sostituito dal verde di lissamina, che ha le stesse proprietà ma anzichè di rosa, te le colora di verde le conchiglie

In effetti avevo pensato ad una separazione fisica e non chimica, proprio conoscendo la delicatezza del risultato che si vuole ottenere.

A livello di coloranti si potrebbe pensare ad un sistema che anzichè evidenziare ciò che ci interessa, colora solo ciò che non ci interessa; non so se esiste un colorante che si lega selettivamente ai silicati ignorando i carbonati, se esistesse sarebbe davvero molto utile.
Dubito invece che esista una soluzione acida adatta a conservare dei composti carbonatici dissolvendo una matrice silicatica, per fare all'inverso sarebbe sufficiente HCl concentrato, ma ahimè i molluschi non utilizzano la silice.

Ciao, Andrea
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Mathilda
Utente Senior


Città: Roma
Prov.: Roma

Regione: Lazio


3970 Messaggi
Biologia Marina

Inserito il - 13 settembre 2007 : 14:54:57 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Ermanno:
... per raccogliere le conchiglie uso un paio di pinzette morbide.




A.

"Nulla è più urgente di una giornata al mare" Ivano Fossati (ne sono convinta anch'io)
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argonauta
Utente Super


Città: Guidonia
Prov.: Roma

Regione: Lazio


6664 Messaggi
Biologia Marina

Inserito il - 13 settembre 2007 : 15:21:04 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Mathilda:

Messaggio originario di Ermanno:
... per raccogliere le conchiglie uso un paio di pinzette morbide.




A.

"Nulla è più urgente di una giornata al mare" Ivano Fossati (ne sono convinta anch'io)


Carissima Angela ognuno adopera un proprio metodo. Io per spostare il detrito nello scatolino sotto il microscopio adopero una siringa, in un altro contenitore tengo un pezzo di saponetta tenuta costantemente umida in cui infilo un'altra siringa che adopero per prelevare gli esemplari dal detrito e posarli in altri contenitori. La siringa con l'ago insaponato consente di prelevare con sicurezza soprattutto le micro e si ha tutto il tempo per spostare l'ago con la conchiglie attaccata all'interno dello scatolino di destinazione, poi basta un leggero scuotimento alla siringa e la conchiglia cade sul fondo del contenitore.

Mario

Volgi gli occhi allo sguardo del tuo cane: puoi affermare che non ha un'anima?
(Victor Hugo)
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francesca rosati
Utente Senior


Città: Roma


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Biologia Marina

Inserito il - 13 settembre 2007 : 16:41:42 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Mathilda:

Messaggio originario di Ermanno:
... per raccogliere le conchiglie uso un paio di pinzette morbide.




A.

"Nulla è più urgente di una giornata al mare" Ivano Fossati (ne sono convinta anch'io)


credo che Ermanno si riferisca alle pinzette da malacologo: io uso delle pinze in metallo flessibile, lunghe circa 20 cm, acquistate alla mostra di Prato.
f.
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blu
Utente Senior


Città: napoli
Prov.: Napoli

Regione: Campania


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Biologia Marina

Inserito il - 13 settembre 2007 : 17:07:22 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
avete mai provato con pinzette fatte di cartoncino?
per peter anche io conservavo il detrito dopo averlo guardato ma ti assicuro che è inutile non si riguarda più proprio lasettimana scorsa no ho buttati una decina di chili
ciao
blu

Solo due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana e non sono sicuro della prima.
(Albert Einstein)
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Ermanno
Moderatore


Città: Longare
Prov.: Vicenza

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Biologia Marina

Inserito il - 13 settembre 2007 : 17:19:47 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ops .. non mi ero posto il problema su cosa si intendesse per pinzette morbide
Come ha già scritto Francesca,intendo delle pinze per le quali non serve uno sforzo sovraumano nel chiuderle , si rischierebbe di rompere quanto si raccoglie ... io uso delle pinze in metallo sottile e belle morbide.
Per essere sincero me le sono costruite "qualche tempo fà" usando uno dei profiletti di modanatura, in acciaio inox, della mia vecchia Fiat 1100 R

Ermanno
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theco
Utente Super




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Inserito il - 13 settembre 2007 : 17:35:13 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Vorrei tornare sull'argomento microscopio, e quindi per completezza inserisco qui il post dove già se ne è parlato:
Link

Appartengo alla rarissima categorie di persone che si aspettano un prodotto di qualità spendendo poco, normalmente queste persone finiscono invece per spendere molto in curiosi tentativi, ma almeno alimentano una simpatica fiducia nel prossimo.

Un binoculare con due obiettivi (2x e 4x) e un oculare 10x dovrebbe rendere possibili, se non ho capito male come funzionano questi ordigni, solo due rapporti di ingrandimento: 20x e 40x.
E' una limitazione troppo severa? per analizzare detrito e studiare la struttura delle micro?

Ciao, Andrea
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myzar
Utente Senior


Città: Livorno
Prov.: Livorno

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Biologia Marina

Inserito il - 13 settembre 2007 : 19:11:25 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Dipende da:
1) quanto ci vedi bene e quanto ci vedrai bene in futuro
2) quanto è buono il microscopio
Ad esempio ad un cecato come me 40X è poco per le protoconche dei gastropoda e ricorro al mio massimo che è 56, ma se avessi un 80X starei molto meglio, purchè il microscopio sia di buona qualità, cioè a buona risoluzione.
myzar
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Mathilda
Utente Senior


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Prov.: Roma

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Biologia Marina

Inserito il - 13 settembre 2007 : 19:49:41 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di francesca rosati:

credo che Ermanno si riferisca alle pinzette da malacologo: io uso delle pinze in metallo flessibile, lunghe circa 20 cm, acquistate alla mostra di Prato.
f.


Messaggio originario di Ermanno
Per essere sincero me le sono costruite "qualche tempo fà" usando uno dei profiletti di modanatura, in acciaio inox, della mia vecchia Fiat 1100 R


ne ho comprate un paio per filatelici, proprio qualche giorno fa, mi sembra che vanno bene, non frantumato nulla ....
A.

"Nulla è più urgente di una giornata al mare" Ivano Fossati (ne sono convinta anch'io)
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blu
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Biologia Marina

Inserito il - 13 settembre 2007 : 19:51:50 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
io consiglio uno stereozoom costa qualcosina in più ma non si hanno limitazioni
myzar non parliamo di cecati io per vedere le protoconche salgo fino a 100x
il mio stereo va da x10 a x160 ovviamente si perde in luminosità più si sale con l'ingrandimento e sigh. in profondità di campo
ciao
blu

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theco
Utente Super




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Inserito il - 19 settembre 2007 : 16:39:07 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Anche in questo caso faccio un riassunto di quanto emerso.

5. Analisi del detrito
Il materiale è stato separato in frazioni di granulometria diversa: la frazione di diametro inferiore a 0,5 mm è sostanzialmente sterile e può essere accantonata dopo una veloce occhiata a campione. Ciò renderà più semplice analizzare le frazioni rimanenti.

Sopra i 5 mm di diametro il sedimento può essere analizzato ad occhio nudo o con l'ausilio di un piccolo ingrandimento (2x) direttamente montato su occhiali.

Sotto i 5 mm il detrito viene analizzato al microscopio, regolato su un basso ingrandimento (10x - 20x).

Il detrito da analizzare è posizionato sul piatto del microscopio, in piccole dosi, all'interno di in un contenitore dai bordi rialzati (indicativamente 6x4 cm) con il fondo nero, possibilmente quadrettato di bianco.

La procedura consiste nel fare scorrere il contenitore sotto l'obiettivo, osservando il contenuto e aiutandosi con una pinzetta o con una siringa per muoverlo.

Una volta individuato un campione interessante, lo stesso può essere raccolto usando pinzette morbide (per i campioni di maggior dimensione) oppure la punta di un pennello sottile inumidita, oppure ancora l'ago di una siringa opportunamente insaponato.

Gli esemplari raccolti vanno quindi rilasciati in piccoli contenitori, secondo il numero e la suddivisione che ognuno ritiene più congeniale, per facilitare la futura determinazione.

Ciao, Andrea
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theco
Utente Super




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Inserito il - 26 marzo 2008 : 11:27:32 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Un paio di domande di cui ricordo che si è già parlato, ma vai a trovarla...

L'ingrandimento minimo che riesco ad usare è 20x (obiettivo 2x e oculare 10x), per la selezione iniziale mi sembra un ingrandimento troppo spinto, forse 10x sarebbe sufficiente. Il risultato inevitabile è che mi tocca impiegare più tempo di quello che sarebbe necessario per fare una passata.

A quanto pare l'azienda che produce il mio stereoscopio non ha in catalogo un oculare 5x e allora la domanda è questa: posso acquistare altrove un 5x oppure ogni modello ha le proprie caratteristiche?

Seconda domanda riguarda la possibilità di misurare al microscopio. Dove si trovano i retini? e sono universali oppure anche questi sono legati al modello del microscopio?

Grazie.

Ciao, Andrea
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PS
Utente Senior



Regione: Friuli-Venezia Giulia


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Biologia Marina

Inserito il - 26 marzo 2008 : 11:58:05 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Posso risponderti solo alla prima. Non dovresti avere problemi anche con oculari di marca diversa, importante è che verifichi il diametro con la massima precisione. Io ho fatto così e non ho avuto problemi.
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ang
Moderatore


Città: roma

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Inserito il - 27 marzo 2008 : 00:51:08 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
confermo qanto detto da peter, controlla il diametro degli oculari e non ci dovrebbero essere problemi
per quanto riguarda il problema delle misure al microscopio, io no uso retini ma di solito fotografo inserendo nel campo una scala graduata, ad es un pezzetto di carta millimetrata o comunque qualcosa di dimensioni note che funzioni da marker. successivamente uso un programma che mi permette di settare una scala e poi posso misurare comodamente quello che voglio all'interno della foto
visto che usi mac os 9 puoi provare NIH image che puoi trovare qui, è piccolo ed ha molte funzioni interessanti. ne esiste anche una versione per pc che posso inviare a chi dovesse interessare

ciao

ang
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theco
Utente Super




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Inserito il - 14 novembre 2008 : 12:09:14 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Rispolvero questo vecchio post dopo più di un anno e qualche chilo di detrito, per illustrarvi il mio metodo di lavoro e per (spero) ascoltare i vostri suggerimenti.

Diciamo che mi trovo in mano un bel sacchettone da un chilo di detrito con granulometria assortita, divido il lavoro in 6 fasi:
1. vagliatura
2. analisi della frazione grossolana
3. saggio della frazione fine
4. determinazione preliminare
5. analisi della frazione fine
6. archiviazione

1. Vagliatura
E' una preparazione molto importante del lavoro, che faccio sempre anche quando il detrito si presenta già ben cernito. Richiede pochi minuti di tempo e ha lo scopo di focalizzare le ricerche successive rendendole più efficaci.
Quando giravo per boschi in cerca di piante stabilivo sempre all'inizio cosa mi interessava guardare: cercare tra gli alberi impedisce di vedere bene l'erba e viceversa. Per lo stesso motivo avere nell'oculare contemporaneamente granulometrie molto diverse mi impedisce di focalizzare la ricerca, facendomi perdere tempo.

Uso quattro setacci in sequenza, con maglie rispettivamente di 6mm, 3,5mm, 1,5mm e 0,5mm, il mio sacchetto iniziale finisce quindi suddiviso in cinque sacchetti di granulometria omogenea:
- grossolano, il non passante dal primo setaccio - Ø > 6mm
- medio, il non passante dal secondo setaccio - Ø tra 3,5mm e 6mm
- fine, il non passante dal terzo setaccio - Ø tra 1,5mm e 3,5mm
- finissimo, il non passante dal quarto setaccio - Ø tra 0,5 e 1,5mm
- matrice, il passante dall'ultimo setaccio - Ø < 0,5mm.

2. Analisi della frazione grossolana

E' la prima cosa che faccio e riguarda in sequenza le due frazioni grossolana e media, quindi materiali di diametro superiore a 3,5 mm. Dispongo il materiale su un cartoncino rigido, non lo distendo, ma lascio che si disponga spontaneamente in un mucchietto, quindi con le pinzette intacco il mucchietto separandone i singoli clasti che osservo mentre li allontano dal mucchietto, con il solo ausilio degli occhiali da vista.
Tutto quanto vedo, ad eccezione di valve comuni e frammenti irriconoscibili finisce pinzettato in un contenitore comune. Faccio questa attività fino all'esaurimento di tutta la frazione grossolana e media, con una produttività di circa 1 Kg/ora.

3. Saggio della frazione fine

Per le due frazioni fine e finissima, cioè materiali di diametro compreso tra 0,5 e 3,5mm (quasi sempre la parte più interessante) procedo ad un saggio preliminare, a meno che la quantità disponibile non sia irrisoria. Peso entrambe le frazioni e stabilisco la dimensione del saggio, che normalmente si aggira sul 15% del peso di ognuna delle due frazioni.
A questo punto stendo sulla mia vaschetta portacampioni (12x4 cm con fondo nero e quadrettatura bianca suddivisa in 80 rettangoli di dimensione 10x5mm) un cucchiaino da caffè del detrito, avendo cura che si disponga in modo uniforme.
Osservo il detrito con lo stereoscopio a 20x usando le pinzette per smuoverlo e raccogliere le conchiglie, che dispongo in un unico contenitore, diverso da quello utilizzato per le frazioni grossolane. Uso un terzo contenitore nel quale ripongo solo le cose che, già alla prima occhiata, hanno attirato la mia attenzione.
Ripeto questa attività fino ad esaurire la quantità di detrito che ho deciso debba comporre il saggio. Tipicamente la produttività varia tra 25 e 50 gr/ora. I bivalvi rivestono per me un interesse abbastanza modesto e mi limito a selezionare quelli in perfette condizioni.

4. Determinazione preliminare

A questo punto metto mano alle scatoline (12x12mm), che in questa fase altro non sono che un detrito arricchito al 100%. Comincio ad ordinare le cose per passaggi successivi, seguendo percorsi mentali personali, che a volta seguono la sistematica fin dall’inizio, a volte no.
Per esempio, durante il primo passaggio, tutte le Alvania finiscono in uno scatolino unico (e sono già a livello di genere), tutti i Pyramidellidae finiscono in uno scatolino unico (e qui mi fermo alla famiglia). Tipicamente in questa prima fase suddivido il bottino in circa 10-15 scatoline, l’ultima delle quali contiene sempre le ‘varie’, cioè quelle specie con pochi esemplari non raggruppabili altrimenti.
A questo punto passo ad una fase di analisi più approfondita, lo scatolino delle Alvania viene suddiviso in singole specie, quello dei Pyramidellidae viene suddiviso in ‘sculturati’ e ‘lisci’ e serviranno quindi ulteriori passaggi per arrivare fino alla specie.
Nel momento in cui arrivo alla (presunta) specie gli esemplari passano dallo scatolino in plastica alle capsule in gelatina trasparenti, che numero progressivamente con un pennarelo indelebile.
Contemporaneamente prendo nota su un foglio di lavoro del numero assegnato e della presunta determinazione.
A questo punto divento noioso per tutti voi perché fotografo gli esemplari dubbi e li inserisco sul forum confidando nella vostra disponibilità, questo è il motivo per il quale trascorrono anche molti giorni senza che vi rompa le scatole, poi arrivato a questa fase ve le rompo tutte insieme.
I post riportano nel titolo il progressivo assegnato alla capsula, le eventuali determinazioni ricevute vengono annotate nel foglio di lavoro.
In questa fase elimino anche le conchiglie non integre o poco interessanti, mentre nella fase precedente la cernita era stata veloce e quindi poco selettiva.
Tipicamente l'attività di determinazione del contenuto di un saggio richiede una decina di ore di lavoro.

5. Analisi della frazione fine

A questo punto ho un foglio di lavoro e un insieme di immagini che rispecchiano piuttosto fedelmente il contenuto del detrito. Vado avanti a cercare, ponendo gli esemplari già noti nelle rispettive capsule e determinando eventuali nuovi ritrovamenti. Non guardo mai l’ultima frazione, quella di granulometria inferiore a 0,5mm.
Fino a quando vado avanti? Dipende dalle aspettative psicologiche che ho sul detrito (un detrito profondo o proveniente da aree poco note lo guarda fino alla fine) un detrito di bassa profondità, che magari dopo un certo numero di passate non produce più nulla di nuovo, viene abbandonato molto prima della fine.
Leggendo i vostri interventi noto che un po’ tutti abbiamo residui di detrito abbandonati, solo perché siamo passati ad altro e molto difficilmente troveremo il tempo di tornarci sopra; per queste situazioni vi propongo di fare scambi, anziché buttare o conservare all’infinito il detrito avanzato: io sono ben disposto a scambiare le mie eccedenze quantitative.

6. Archiviazione

Una volta presa la decisione di terminare l’analisi trasferisco i dati del foglio di lavoro nel database, completando le informazioni con dimensioni, numero esemplari, ecc., in modo da garantire la tracciabilità di ogni esemplare.
A questo punto dovrebbe partire un’ultima fase, quella della pulizia e del collocamento in collezione degli esemplari, ma è una fase che ancora non ho affrontato… le conchiglie rimangono nelle capsule, le capsule dentro sacchetti in plastica monodetrito, i sacchetti dentro un cassetto.
In effetti non ho ancora capito bene cosa voglio fare ‘dopo’, per il momento non ho alcun interesse a ordinare le conchiglie, preferisco passare subito all’analisi del detrito successivo. Immagino che nel percorso di maturazione di questa passione forse arriverà il momento in cui sentirò la necessità di vedere insieme tutte le Alvania cancellata trovate nei diversi detriti… ma quel momento non è ancora arrivato.


Ciao, Andrea
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Italo
Utente Senior


Città: Roma
Prov.: Roma

Regione: Lazio


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Inserito il - 14 novembre 2008 : 17:53:43 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
La fase di archiviazione, come la chiami, consente il confronto di "tutte le Alvania cancellata" accorgendosi, comparandole fra loro, di eventuali errori di determinazione. Forse questo è poco probabile con le A. cancellata, specie ben nota e ben illustrata sul forum e bibliografia, ma accade quasi regolarmente (almeno a me) in gruppi ben più complessi come Odostomia, Ondina, Setia ecc. e a volte, rivedendo le vecchie determinazioni, mi domando dove avessi la testa.

Ciao, Italo

La matematica è l'alfabeto nel quale Dio ha scritto l'universo (G. Galilei)
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theco
Utente Super




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Inserito il - 14 novembre 2008 : 18:47:38 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Tutto vero Italo, lo studio e l'approfondimento cominciano solo dopo e sono senz'altro facilitati dall'utilizzo di un metodo rigoroso di archiviazione o come altro vuoi chiamarlo.

Me ne rendo conto e penso che arriverò presto ad apprezzare il piacere discreto di queste attività di approfondimento razionale della passione, al momento preferisco ancora il piacere irrazionale della ricerca in un materiale ignoto e l'aspettativa di scoprire qualcosa di mai visto prima (da me).

Per apprezzare una buona grappa non bisogna essere affamati, ma già sazi

Ciao, Andrea
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