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Pezzo da Gaeta
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 23:25:34
Nazione: Italia Regione: Lombardia Provincia: SO Comune: Chiesa Valmalenco Localitŕ: Alpe Pirlo
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Viaggio fra la natura, i secoli e l’ingegno dell’uomo.
A nord di Sondrio si apre una valle incisa dal Torrente Mallero e modellata dai ghiacciai che scendono (scendevano) dai gruppi montuosi del Disgrazia e del Bernina. E’ una valle molto stretta e suggestiva che infine si apre ad una visione di montagne e pascoli e ambienti di alta montagna. Percorrendo la strada, in breve si giunge al capoluogo della valle: Chiesa Valmalenco, qui è la confluenza del Mallero che scende dal Disgrazia con il Lanterna che scende dal Bernina. Numerosi sono gli itinerari escursionistici e alpinistici che questa valle offre, ma vorrei soffermarmi su un particolare viaggio attraverso la natura, i secoli e l’ingegno dell’uomo: la lavorazione della “pietra ollare”.
Da Chiesa Valmalenco in pochi minuti d’auto si raggiunge Primolo per poi proseguire a piedi verso l’Alpe Pirlo (1600 metri). La natura delle montagne domina l’ambiente, siamo di fronte ad imponenti rupi di Serpentino dal colore rossastro e, al centro, si scorge la Bocchetta di Sassersa (2400 metri) dalla quale prende corso il Torrente Sassersa che scende repentino fino a calmarsi al pascolo dell’Alpe Pirlo, la nostra meta.
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Immagine 1: L'Alpe Pirlo sovrastata dalle rupi di Serpentino, al centro la Bocchetta di Sassersa. 113,26 KB
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 23:29:05
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Nel Serpentino, la roccia che caratterizza questo angolo di mondo, si trovano dei filoni di una roccia costituita al 90% da Clorite finissima e facilmente lavorabile al tornio e appunto chiamata pietra ollare perchè da essa si possono ricavare pentole e vasellame. Il torrente, la roccia e l’ingegno dell’uomo, hanno permesso di caratterizzare questo luogo che, caduto nell’abbandono, ora si sta riproponendo affinché non se ne perda la memoria.
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Immagine 2: Filone di roccia cloritica e resti di antiche lavorazioni. 112,18 KB |
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 23:31:59
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La storia di questa caratteristica lavorazione della pietra ollare si perde nei secoli, le tracce e le testimonianze la fanno risalire probabilmente alla seconda età del ferro. Solo negli ultimi decenni questa attività è andata scemando, dapprima soppiantata dalla lavorazione con torni elettrici, ed ora con l’abbandono dell’estrazione e la chiusura delle cave. Questa lavorazione è comune anche a storiche località della vicina Valchiavenna e della confinante Svizzera oltre che alla Valbrutta località sul Torrente Lanterna sempre in Valmalenco.
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Immagine 3: Le ultime lavorazioni di estrazione e sbozzatura dei blocchi. 197,76 KB |
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 23:34:03
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Immagine 4: Le case dei minatori e la teleferica che trasporta a valle il materiale estratto. 142,93 KB
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 23:38:22
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Prima di precipitare a valle da un’imponente cascata, il Torrente Sassersa percorre tranquilli pianori e ripidi tratti, in questi luoghi, nei secoli, sono sorte delle piccole costruzioni in pietra che al piano terreno ospitano il tornio: un rudimentale ed ingegnoso strumento mosso dalla forza dell’acqua.
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Immagine 5: Nei pressi dell'Alpe Pirlo il Torrente Sassersa scorre tranquillo tra i pascoli. 192,06 KB |
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 23:41:06
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Immagine 6: Dopo la tranquillità l'acqua del torrente scende allegra e spumeggiante. 174,24 KB
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 23:43:25
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Immagine 7: Piccole e rustiche costruzioni disseminate lungo il torrente ospitano i torni. 229,43 KB
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 23:46:04
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L’acqua che rabbiosa scorre fra i massi, viene domata e incanalata per essere condotta fino al tornio dove verrà lasciata libera di scatenarsi sulle pale del mulino per poi tornare tranquilla nel canale ed essere riutilizzata più a valle.
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Immagine 8: Derivata dal torrente l'acqua è incanalata verso il tornio. 193,15 KB
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 23:49:06
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Immagine 9: Nell'ultimo tratto di canale l'acqua è condizionata da una condotta in legno per governare il getto. 162,62 KB
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 23:51:28
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Immagine 10: La piccola costruzione che ospita il tornio e il canale di adduzione dell'acqua. 206,05 KB
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 23:53:39
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Immagine 11: La nicchia che racchiude la ruota a pale del mulino all'esterno della costruzione. 164,56 KB
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 23:55:31
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Immagine 12: Particolare della ruota a pale del mulino. 147,8 KB
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 23:57:34
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Immagine 13: Una volta sfruttata l'acqua ripercorre il canale per essere riusata o riversarsi nel torrente. 179,26 KB
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Inserito il - 11 giugno 2009 : 00:00:37
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I filoni di pietra ollare erano riconosciuti in superficie per la friabilità e la finezza della roccia che contrastava con quella massiccia e dura del Serpentino. Il filone veniva allora attaccato e mediante dei corti picconi si ricavava una forma tondeggiante che alla fine veniva staccata dalla parete. Dall’impronta rimasta si proseguiva per ricavare un’altro blocco e così via. I blocchi una volta estratti venivano portati ai torni attraverso impervi sentieri e, secondo le dimensioni delle pentole che bisognava ottenere, potevano raggiungere anche i 100 kg di peso.
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Immagine 14: Sbozzatura della roccia per ottenere un blocco adatto alla lavorazione. 97,59 KB
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Inserito il - 11 giugno 2009 : 00:02:44
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Immagine 15: Testimonianze delle antiche lavorazioni eseguite a mano. 100,66 KB
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Inserito il - 11 giugno 2009 : 00:05:31
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Immagine 16: Una volta estratto un blocco si riprendeva lo scavo seguendo la vena. 86,28 KB
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Inserito il - 11 giugno 2009 : 00:08:53
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Immagine 17: Resti di antiche lavorazioni. Dalle tracce si intuisce quanta roccia doveva essere scavata per ottenere il blocco (forma circolare liscia). 101,16 KB
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Inserito il - 11 giugno 2009 : 00:13:17
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Ora si possono vedere solo poche testimonianze dei vecchi lavori eseguiti a mano ma, quel poco che è rimasto, basta per far capire in che condizioni si lavorasse e le difficoltà per estrarre blocchi buoni per la lavorazione. La cava e il tornio erano solitamente di una famiglia o di un gruppo di lavoratori, che si alternavano nei vari compiti: estrazione, trasporto, lavorazione.
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Immagine 18: Il vuoto lasciato dalle antiche escavazioni. Solitamente il filone di roccia cloritica aveva andamento sub-verticale il che rendeva più difficile il lavoro. 64,62 KB |
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Inserito il - 11 giugno 2009 : 00:16:10
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Una volta al tornio, i blocchi venivano preparati per la lavorazione procedendo alla spianatura e centratura, incollati con preparati artigianali ed installati sul tornio pronti per essere lavorati. Una serie di attrezzi, preparati dagli stessi tornitori nella loro fucina, permettevano la lavorazione di questa pietra che veniva sagomata all’esterno e poi all’interno dapprima ricavando la pentola più grande e, con il pezzo rimasto all’interno, una pentola sempre più piccola fino a lasciare l’ultimo pezzo inutilizzabile. Normalmente venivano ricavati da un solo blocco una batteria di pentole, in dialetto “lèvèc”, di 4, 6 ed anche 7 pezzi. Una sposa che portava in dote una batteria di lèvèc era una sposa fortunata.
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Immagine 19: Il blocco all'interno del tornio pronto per la lavorazione. 97,01 KB |
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Inserito il - 11 giugno 2009 : 00:18:26
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Immagine 20: Il pezzo montato sull'albero del tornio e in fase di lavorazione. 78,51 KB
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Inserito il - 11 giugno 2009 : 00:23:09
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Immagine 21: Gli attrezzi usati dal tornitore per ricavare le pentole. 86,06 KB
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