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 Vitozza e i suoi fantasmi
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vespa90ss
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Inserito il - 08 aprile 2008 : 22:20:19 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia  Controlla la Mappa di Google dal Satellite  Latitudine e Longitudine 42.67580995816183, 11.755199432373046 clicca per visualizzare la mappa Google dal Satellite

Nazione: Italia Regione: Toscana Provincia: GR Comune: Sorano Localitŕ: San Quirico - Vitozza





Vitozza e i suoi fantasmi




Ho atteso per alcune settimane che almeno una delle persone a cui avevo proposto l’escursione a Vitozza si facesse viva rendendosi disponibile ma alla fine, vista l’impossibilità ad organizzare alcunché con altri, ho deciso di andare da solo.
L’idea di visitare questo luogo nacque non appena con Sarah effettuammo l’esplorazione delle Vie Cave di Pitigliano.

Link

Era da tempo immemorabile che non vedevo un territorio così selvaggio, quasi dimenticato da Dio e dall’uomo. Era chiaro che dopo la visita delle Vie Cave di Pitigliano ne sarebbero seguite delle altre ma avrei dovuto individuare con attenzione i luoghi più interessanti perché tutta quella fascia di territorio confinante con il Lazio che comprende i vari affluenti del Fiume Fiora è ricchissima di insediamenti e di tracce collegate alla presenza etrusca. Restava quindi solo il compito di attribuire un ordine di priorità.



Vitozza e i suoi fantasmi





Vitozza e i suoi fantasmi







Per raggiungere Vitozza non dovete sforzarvi a cercare nelle carte stradali questo nome perché non lo troverete mai: è una città morta. Un fantasma ormai. Se usate Google Maps dovrete quindi cercare Sorano, poi a maggior ingrandimento individuare San Quirico che è distante 5 km ad est.






Vitozza e i suoi fantasmi






Vitozza e i suoi fantasmi


vespa90ss
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Inserito il - 08 aprile 2008 : 22:21:33 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Vi accorgerete che le strade per raggiungerla possono essere diverse. Diciamo che un tragitto possibile parte dalla zona tirrenica della Toscana ed esattamente da Albinia. Da nord provenendo da Siena sulla Cassia ma anche dall’Autostrada del Sole. Da sud dal Lago di Bolsena o sempre dall’autosole.

Io ho optato per l’Autosole uscendo a Fabro: da lì in poi si tratta di un itinerario che prevede nell’arco di 50 km l’attraversamento di ben tre regioni, in quanto il Lazio si incunea fra l’Umbria e la Toscana poco prima di giungere a destinazione.

Questa è la mappa stradale:

qui



Uscendo a Fabro seguo le indicazioni per Trevinano: la strada si inerpica subito nelle incantevoli colline dell’Umbria. Davvero singolari in quel punto perché ricche di calanchi grigio chiaro scavati da erosione meteorologica su formazioni d’argilla. Un percorso particolarmente bello anche se l’impegno per la guida mi distoglie dal godimento a pieno dello scenario che vado attraversando. Ad un certo punto si valica il confine regionale e si entra in provincia di Viterbo. Trevinano è ormai a due passi, difatti appena superata una curva ed imboccato un discesone eccotelo comparire sullo sfondo….
Che spettacolo! Mi fermo e rimango letteralmente a bocca aperta. Scatto qualche foto. Un paese costruito interamente su un promontorio di tufo alto cinquanta metri e lungo ad occhio e croce trecento, perfettamente lisciato a mano da un opera certosina. Un lavoro così perfetto che non ci è cresciuto nemmeno un filo d’erba. Un sistema di difesa assolutamente inespugnabile, almeno su quel versante.





Vitozza e i suoi fantasmi



Ma riprendo il viaggio alla volta di Acquapendente che è la tappa successiva da raggiungere. Dopo poco mi immetto nella Cassia e comincio a vedere i primi territori interessati dal tufo. Mi fermo ad Acquapendente a comprare il pane per farmi la colazione. Entro nel forno ed indico una filetta: chiedo se è salata e mi rispondono “no, è sciapa”. Sorrido e mi brillano gli occhi: parlano come in Umbria dove il pane si mangia salato e quello sciapo lo mangiano solo gli scemi. Un tuffo nei ricordi della mia giovinezza trascorsi a Foligno.
Hanno anche la stessa pizza salata al formaggio e quella dolce. Le chiamano pizze ma sono delle specie di panettoni tipiche del periodo pasquale, diffuse nella provincia di Terni e nel Folignate ma evidentemente anche in quella punta del Lazio che si incunea fra Umbria e Toscana. E’ interessante notare come certa cultura gastronomica legata ad una tradizione religiosa accomuni delle genti di regioni diverse…..Chissà che gli Etruschi non abbiano messo lo zampino anche in questo?

Mi rimetto in viaggio e corro letteralmente verso Onano. Scarico tutti i cavalli della macchina sgommando alla rincorsa del tempo in quelle curve scavate nel tufo che hanno visto transitare lentissimi somari carichi di legna e numerose greggi pigiate su se stesse nel corso dei secoli.
Sono quasi le otto e sto ancora girandomi i pollici senza aver concluso nulla di concreto. Supero Onano e seguo le indicazioni per Sorano. Ormai sono quasi alle porte di San Quirico verso cui bisogna svoltare cinque chilometri prima di giungere a Sorano. Ecco il bivio….e c’è persino indicato Vitozza su un bel cartello marrone! Non posso crederci..
Chiedo indicazioni e mi dicono di andare proprio dentro il paese di San Quirico e di proseguire a piedi…tanto Vitozza è proprio accanto…
Posteggio nella piazzetta e prima di incamminarmi scambio due parole con gli abitanti del luogo fermi davanti al Bar principale per le solite chiacchiere del mattino. Gente molto ospitale e disponibile. Mi regalano buoni suggerimenti consapevoli di essere i discendenti di quella genìa per cui tanti curiosi come me giungono da lontano perché interessati alla loro storia.

Ed è in quegli occhi, in quegli sguardi che sprofonda e si avventura la mia voglia di cogliere ed interpretare tracce di un passato che ancora sopravvive. E’ profondo il legame di questa gente alla città morta. Si percepisce fortemente. La sentono ancora viva e presente e ne hanno rispetto parlandone con decoro e dignità.
E’ proprio lì Vitozza, a due passi dalle loro case moderne con le tubature dell’acqua, con i sanitari, i fili della luce, le antenne della tivù, le automobili, i negozietti ed il Bar coi suoi tavolinetti chiusi nella veranda affacciata sulla piccola piazza. Talmente vicina Vitozza che potrebbe udire persino le loro parole pronunciate appena un po’ più forte. Ed è per questo che ne parlano sommessamente, quasi a farsi perdonare il peccato di averla abbandonata al suo destino.

Una stretta di mano invitandoli a visitare il forum dove apparirà questo articolo e mi incammino lungo la Via di Vitozza.



Per alcuni di questi siti si suppone che gli Etruschi siano stati semplicemente dei fruitori successivi di opere precedenti più primitive già abbozzate da parte di genti che vi vissero nel periodo dell’età del bronzo, praticamente dal 23° al 10° secolo a.c. epoca in cui subentrò la gens etrusca.
La consuetudine di sfruttare la friabilità del tufo che consentiva di allargare grotte naturali in località prossime al livello del fiume Fiora e del torrente Lente, col trascorrere dei secoli evolse verso una forma difensiva più adatta alle modificate situazioni storiche che vedevano di volta in volta quei territori sottoposti ad invasioni e conquiste.
Nel periodo etrusco questa consuetudine di scavare il tufo (che si tramanda di padre in figlio ancor oggi con gli stessi strumenti, la stessa tecnica e perizia a distanza di quasi tremila anni) assunse una tecnologia maggiormente raffinata ed anche delle soluzioni di sicurezza più idonee alle nuove necessità.




Vitozza e i suoi fantasmi




Vennero individuate delle zone sopraelevate con le pareti spesso a picco alte anche più di cento metri, che consentivano, almeno su un lato, una protezione assoluta dagli attacchi coadiuvandola con l’edificazione di mura e di strutture fortificate nei luoghi d’accesso.





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Modificato da - vespa90ss in data 08 aprile 2008 22:35:34
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vespa90ss
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Inserito il - 08 aprile 2008 : 22:22:10 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia






Quindi dobbiamo pensare a tutta una serie di rimaneggiamenti occorsi nel susseguirsi dei secoli che hanno pian piano alterato la
funzione e la fisionomia originaria dei luoghi e delle dimore. Un sovrapporsi di forme negli scavi del tufo che modificheranno irreversibilmente le strutture primigenie verso nuovi utilizzi e finalità.



Vitozza e i suoi fantasmi



Ogni grotta sarà leggermente diversa dall’altra, con scavate delle mangiatoie, dei piani d’appoggio, nicchie, mensole, canaline di raccolta e scolo delle acque piovane che filtravano dalle pareti. Tutto ricavato scavando a seconda delle singole necessità.
Dimore con moltissimi fori praticati nel tufo per sorreggere pali su cui venivano montate strutture pensili dove dormire non a contatto col suolo umido, frequentato da topi ed altri animali ad abitudini notturne.





Vitozza e i suoi fantasmi



Alcune talmente vaste nelle dimensioni che è legittimo ritenere fossero state utilizzate come ovili per greggi numerose.






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Esiste anche un’interpretazione di natura diversa, alla quale mi sento di aderire, che presuppone lo scavo di quelle stanze nel tufo ad uso funerario. Successivamente vennero svuotate per trafugare tutto il recuperabile e colonizzate ad uso abitativo.





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vespa90ss
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Inserito il - 08 aprile 2008 : 22:22:41 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

Le cosiddette stanze a colombari potrebbero rappresentare una successiva forma di sepoltura, più rapida ed economica che prevedeva la cremazione dei cadaveri e l’inserimento delle ceneri dentro delle piccole urne funerarie che venivano alloggiate nelle centinaia di nicchie. Poi, nel corso dei secoli, anche queste vennero dissacrate e razziate per lasciare vuoti quegli spazi entro cui cominciarono a nidificare i colombi. Una circostanza favorevole che venne sfruttata per la produzione del guano, ottimo concime intorno a cui venne organizzato un fiorente commercio.




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Nel frattempo i secoli si rincorrevano fra un succedersi di invasioni barbariche che videro prima i Goti e poi Longobardi (dalla cui lingua si desume abbia tratto origine il nome Vitozza). Videro successivamente innumerevoli contese territoriali da parte dei potenti di allora, appartenenti a nobili casati toscani ed umbri.




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vespa90ss
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Inserito il - 08 aprile 2008 : 22:23:12 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia


Nel merito di queste vicissitudini storiche, sterili e inconcludenti ai fini del nostro esame circa la vita spicciola di Vitozza, non mi sembra il caso di entrare in quanto tutti questi nobili, strappandosi di mano per secoli questo territorio, non fecero altro che sfruttare fino all’osso quelle povere genti con l’imposizione di tasse e di soprusi insopportabili senza mai offrire niente in cambio.

Mentre tutto e di più accadeva al di là del fiume Lente, Vitozza lasciò scorrere sopra di sé i secoli lavorando i campi, pascolando le greggi, coltivando il grano, allevando maiali, tagliando la legna,raccogliendo le olive e spremendo l’uva senza che per loro cambiasse nulla se non il padrone cui dover render conto per la gabella da pagare.






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Inserito il - 08 aprile 2008 : 22:23:46 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia



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Inserito il - 08 aprile 2008 : 22:24:13 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia




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Inserito il - 08 aprile 2008 : 22:24:36 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia




Vitozza e i suoi fantasmi







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Scivolano sulle spalle di Vitozza gli anni, le generazioni, le epidemie, la peste.
Migliaia di albe e di tramonti.
Migliaia di passi misurati l’uno dietro l’altro percorsi nei sentieri scavati nel tufo.





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vespa90ss
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Inserito il - 08 aprile 2008 : 22:25:01 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Decine e decine di mani di vernice che la storia stende sul viso di quelle popolazioni ignare di come evolvono i costumi al di là del fiume Fiora.
Si accontentano di sopravvivere e di riprodursi nelle grotte.
Di salutare il buongiorno in una natura stupenda, di lavorare, vivere e morire per sfamare la propria famigliola e arricchire i potenti che li spremono all’osso..




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Modificato da - vespa90ss in data 08 aprile 2008 23:09:53
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vespa90ss
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Inserito il - 08 aprile 2008 : 22:25:32 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

Le strutture abitative (le grotte) verranno adattate seppur minimamente alle nuove culture, tradizioni, costumanze, attività agricole. Modellate anche attorno ad un nuovo credo religioso e via via, insieme a questo a tutto ciò che accomuna una gente rispetto ad un’altra e cresce insieme ad essa.





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Una lentissima evoluzione (parola che fa sorridere pronunciare) che a Vitozza si protrasse nel corso dei secoli fino all’arrivo dei Lorena, i quali nel 1737 subentrarono ai Medici di Firenze che da buoni ultimi avevano dissanguato fino allo stremo la popolazione.
Con i Lorena ci fu una straordinaria rinascita economica derivante con tutta probabilità dalla drastica riduzione delle tasse che schiavizzavano quelle popolazioni ridotte alla miseria ed all’emigrazione.
Il buongoverno dei Lorena li risollevò dall’estrema povertà probabilmente anche per la vendita di alcuni territori che consentirono di raccogliere delle cifre considerevoli.
Si suppone che l’indiscussa capacità dei Lorena di far rinascere qualsiasi cosa su cui mettessero le mani (ricordiamoci della grandiosa opera di Bonifica della maremma) abbia influito in maniera determinante e definitiva a “tirar fuori” dalle grotte gli abitanti di Vitozza.


Li attendeva un nuovo futuro che li avrebbe avviati ad una vita decorosa ed ormai sicura fatta di case in muratura con l’aspetto urbano come siamo abituati a conoscere. Il paesino di San Quirico ne è la concreta testimonianza. Nato pochi decenni prima con un piccolissimo nucleo di case venne ampliato e magnificato proprio grazie all’insediamento dei Lorena. San Quirico è il proseguimento storico, sociale e naturale di Vitozza senza soluzione di continuità, al punto tale che è spostato appena un chilometro circa più a sud.


Per la sua costruzione venne utilizzato tutto il materiale edile recuperabile nelle immediate vicinanze: per cui ogni pietra dei ruderi posti sul pianoro di Vitozza, ogni tufo che sigillava le aperture delle grotte rimaste vuote, ogni parete divisoria presente in esse venne demolita, razziata e trasportata a San Quirico per edificare case.






Vitozza e i suoi fantasmi



Il totale abbandono di questi ambienti ha fatto sì che la natura si riappropriasse di quanto le era stato sottratto. Le infiltrazioni d’acqua e l’incuneamento di grosse radici ha aperto profonde fratture nello spessore del tufo creando talvolta distacchi di blocchi di dimensioni notevoli, in alcuni casi davvero imponenti del peso di diverse tonnellate. Il progressivo interramento ed il distacco di massi dalla volta dovuto ai terremoti, ai bombardamenti della seconda guerra mondiale ed alla crescita superiormente degli alberi, ha in certi caso ostruito quasi del tutto l’accesso lasciando delle strette fessure per potersi infilare ed esplorare la parte terminale della grotta. In questi casi limite è facile rinvenire fauna ipogea e lucifuga: quindi è assolutamente necessaria la presenza di una torcia portatile da non dimenticare nel proprio corredo.






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Modificato da - vespa90ss in data 08 aprile 2008 23:08:35
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vespa90ss
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Inserito il - 08 aprile 2008 : 22:26:00 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

Ma nonostante la realizzazione del nuovo paese gli abitanti non persero mai l’attaccamento a quegli insediamenti rupestri che in qualche maniera continuarono a frequentare: particolarmente tutti coloro che svolgevano le loro attività rurali e di pastorizia in prossimità del fiume Lente.
Anche oggi, a distanza di oltre 250 anni dall’abbandono di Vitozza, la popolazione locale più anziana utilizza le grotte immediatamente adiacenti, incastonate praticamente nel paese, per gli usi più incredibili, dalla cantina per il vino, al pollaio ed alle gabbie per conigli, al deposito per gli strumenti agricoli.





Vitozza e i suoi fantasmi







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Perfino come garage per le proprie autovetture con tanto di “divieto di sosta anche di notte”.






Vitozza e i suoi fantasmi

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vespa90ss
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Inserito il - 08 aprile 2008 : 22:28:43 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

La giornata si sta concludendo: mi siedo spossato su un masso e fisso il vuoto della grotta.
Il tempo dei fantasmi sta accordando le sue ore con le mie.


Vitozza e i suoi fantasmi




Affiorano dal buio le sagome della dimora primitiva. La sua suppellettile. Il misero mobilio.
L’angolo di cottura ed il foro per il fumo.
Dalla parte opposta una serie di brande a castello su cui poggiano le intelaiature con i pagliericci.
Il piccolo pozzo circolare scavato sul pavimento, dimenticato aperto senza il coperchio,
sulla cui superficie si infrange una goccia trasudata dall’alto.
Sul soffitto pendono pezzi di lardo affumicato infilati fra rametti di pungitopo.
Una mosca a tratti compie brevi voli.
Un piccolo cane bianco chiazzato di nero dorme sull’uscio il suo sonno incurvato ed attende il ritorno di qualcuno.
Un canto di ghiandaia che scivola dal bosco e fora il silenzio della grotta.

D’un tratto il cagnolino solleva rapido il capo ed agita la coda.
Odo sbucare dal nulla, le grida chiassose di bimbi lontani rincorrersi nel bosco.
Umili cenci coprono una donna dai capelli ricci
che solitaria arrampica la via cava precedendo un somaro carico di legna...


Davanti all’uscio, sull’erba, i ciclamini attendono piccole manine.




Vitozza e i suoi fantasmi





Vitozza e i suoi fantasmi

di Beppe Miceli





A volte Madre Natura decide di lanciare una palla ad effetto. (Charles Bronson)

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Modificato da - vespa90ss in data 08 aprile 2008 23:18:24
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paoli
Moderatore


Città: Castelnuovo Garfagnana
Prov.: Lucca

Regione: Toscana


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Inserito il - 08 aprile 2008 : 23:53:42 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Complimenti, di quelli veri.
Saluti, Maurizio.



"i dilettanti hanno costruito l'arca, i professionisti il Titanic"...anonimo...
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vespa90ss
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Città: Firenze

Regione: Toscana


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Inserito il - 09 aprile 2008 : 07:59:23 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di paoli:

Complimenti, di quelli veri.
Saluti, Maurizio.




Un abbraccio di quelli veri!!
Beppe



A volte Madre Natura decide di lanciare una palla ad effetto. (Charles Bronson)

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BIBIUS
Utente V.I.P.

Città: Scandicci
Prov.: Firenze

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Inserito il - 09 aprile 2008 : 11:34:09 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Un altro documentario coi fiocchi!
Complimenti davvero! Potresti farne un lavoro, per l'attenzione alla storia, alla geografia, il dettaglio, le foto, le parole...

Mi dispiace aver declinato l'invito per quel giorno, ma ero giustificata dai!
(vedi acquisto sony350)
Ci rifaremo!



Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.
(Lao Tzu)
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vespa90ss
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Città: Firenze

Regione: Toscana


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Inserito il - 09 aprile 2008 : 12:28:52 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di BIBIUS:

.................
Mi dispiace aver declinato l'invito per quel giorno, ma ero giustificata dai!
(vedi acquisto sony350)
Ci rifaremo!


Non sentirti in colpa Sofy, non eri l'unica a cui l'avevo chiesto...
Ma forse è stato meglio così. Un'esperienza molto coinvolgente che mi ha quasi fatto sentire a contatto diretto con i fantasmi che ancora popolano quelle grotte.
Probabilmente, se fossi stato in compagnia, questo filo sottile di contatto si sarebbe spezzato e tutto avrebbe assunto un significato diverso. Non ci sarebbe stata immaginazione e sicuramente non avrei nemmeno scritto le ultime righe del post.
Avremo modo di tornare insieme per le campagne, come quando eri bambina, stanne certa.



A volte Madre Natura decide di lanciare una palla ad effetto. (Charles Bronson)

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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


32835 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 09 aprile 2008 : 14:39:42 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Bellissimo. Hai colto perfettamente tutte le facce e le anime di quei posti e ce le hai fatte sentire.

Luigi
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lynkos
Con altri occhi


Città: Sant'Eufemia a Maiella
Prov.: Pescara

Regione: Abruzzo


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Inserito il - 09 aprile 2008 : 14:40:10 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Da brivido come sempre, i miei complimenti al maestro .
D’un tratto il cagnolino solleva rapido il capo ed agita la coda.
Odo sbucare dal nulla, le grida chiassose di bimbi lontani rincorrersi nel bosco.
Umili cenci coprono una donna dai capelli ricci
che solitaria arrampica la via cava precedendo un somaro carico di legna...

Un'immagine particolarmente emozionante, come se i secoli che ci separano non esistessero più. Sono incuriosita da quella donna "dai capelli ricci"... chi sarà? Sarà esistita davvero forse?

Sarah Gregg - Con altri occhi


Sono appassionatamente curiosa, ma il mio desiderio di conoscenza è uno sfizio che perde ogni giustificazione e valore se soddisfarlo significa recare disturbo, danno o distruzione ad ecosistemi ed ai loro abitanti.
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Aphyllo
Moderatore

Città: firenze
Prov.: Firenze

Regione: Toscana


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Micologia

Inserito il - 09 aprile 2008 : 14:56:50 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Mi è piaciuto molto Beppe, complimenti!!
Per questa gente che una volta abitava Vitozza era poi così difficile migrare in posti più agevoli e nei quali sarebbero stati meno oppressi dai dazi, meno ... tirannizzati?
I due fiumi che, come si evince dalle tue parole, hanno fatto da confine alla loro area vitale, non sono così invalicabili. Viene quasi da pensare che forse le alternative fossero anche peggiori!

P.S. Un paio di fantasmi in mimetica li ho visti nelle tue foto!
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vespa90ss
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Inserito il - 09 aprile 2008 : 15:09:36 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di lynkos:

Da brivido come sempre, i miei complimenti al maestro .
D’un tratto il cagnolino solleva rapido il capo ed agita la coda.
Odo sbucare dal nulla, le grida chiassose di bimbi lontani rincorrersi nel bosco.
Umili cenci coprono una donna dai capelli ricci
che solitaria arrampica la via cava precedendo un somaro carico di legna...

Un'immagine particolarmente emozionante, come se i secoli che ci separano non esistessero più. Sono incuriosita da quella donna "dai capelli ricci"... chi sarà? Sarà esistita davvero forse?




Sarah Gregg - Con altri occhi


Sono appassionatamente curiosa, ma il mio desiderio di conoscenza è uno sfizio che perde ogni giustificazione e valore se soddisfarlo significa recare disturbo, danno o distruzione ad ecosistemi ed ai loro abitanti.



Come ho già accennato prima, risulterebbe che a cavallo fra il settecento e l'ottocento ancora molte persone dimorassero nelle grotte. Alcuni personaggi fra i più noti di Vitozza per un qualche motivo sono rimasti censiti in Comune e quindi se ne può ricostruire un certo percorso storico che è ricordato da alcune targhe in ceramica poste sull'ingresso delle grotte. In una di queste pare che ci abbia vissuto una vedova...: la Riccia.

Qualcosa mi ha fatto subito pensare ad una giovane donna che fosse rimasta sola con due piccoli bambini da portare avanti. Ho immaginato (ma è solo un mio pensiero) che essendo nella più completa miseria fu costretta a prostituirsi.

La soprannomirano la Riccia come si usa fare nelle piccole comunità e rimase famosa non tanto per il fatto di essere davvero molto riccia ma forse perchè era la boccadirosa del paese.
Appunto chiamata la Riccia. Un modo certo per non confonderla con nessun'altra. Fatto forse con una malcelata malizia in quel periodo: sopravvissuto oggi come un tenero segno di riconoscimento per la gioia che seppe offrire al paese.
Visitando Vitozza si può incontrare un cartello giallo che indica:

questa è la Grotta della Riccia.....una giovane vedova (nome e cognome) vissuta nel...ecc.ecc.

Ed ho percepito il ricordo di questa figura come un nascosto ringraziamento ad una donna che ha lasciato una traccia ancora viva della sua esistenza.
Ma questa è solamente una mia sensazione.

Beppe





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vespa90ss
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Inserito il - 09 aprile 2008 : 15:19:51 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Aphyllo:

Mi è piaciuto molto Beppe, complimenti!!
Per questa gente che una volta abitava Vitozza era poi così difficile migrare in posti più agevoli e nei quali sarebbero stati meno oppressi dai dazi, meno ... tirannizzati?
I due fiumi che, come si evince dalle tue parole, hanno fatto da confine alla loro area vitale, non sono così invalicabili. Viene quasi da pensare che forse le alternative fossero anche peggiori!

P.S. Un paio di fantasmi in mimetica li ho visti nelle tue foto!


Un posto bellissimo anche per gli studiosi di funghi (nonchè appassionati di tartufi). Sono contento che ti sia piaciuto Marco. Grazie.
Le alternative sicuramente non erano molte a quei tempi. Non si "trovava l'America" emigrando altrove perchè, anche quando gli spazi diventarono più brevi da raggiungere, le situazioni storiche e politiche non fecero che peggiorare nel medio evo. Ciònonostante Vitozza subì un costante svenamento per via dell'emigrazione particolarmente prima dei Lorena. Ma non appena una grotta si liberava....mi sembra di vedere la gente che si litigava per occuparla. Trovarsi una casa così, gratis et amore dei.....
Ciao, Beppe



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