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Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
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theco
Utente Super
6117 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 02 aprile 2008 : 14:03:05
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Avevo già scritto questa scheda nei dati andati perduti, siccome sono testardo l'ho scritta di nuovo, come sempre accade mi piace meno della prima, ma mi accontenterò.
La storia del Mediterraneo ci porta indietro di parecchio tempo, avrei dovuto iniziare l’analisi delle batimetrie con questa scheda, la antepongo adesso alle altre con numerazione zero, nella convinzione che possa aiutare a meglio comprendere le forme attuali del nostro mare.
Ora spostiamoci fino a 230 Ma fa, siamo vicini al limite tra Paleozoico e Mesozoico, allora anche i dinosauri erano modelli nuovissimi dell'evoluzione. Tutte le terre emerse sono riunite in un unico grande continente, chiamato Pangea, circondato su tutti i lati da un unico grande oceano, chiamato Panthalassa. Il super-continente ha un golfo, posizionato ad est, nel quale l’oceano primordiale penetra profondamente all’interno delle terre emerse: questo golfo si chiama Tetide ed è destinato a diventare il progenitore dell’attuale Mediterraneo.
230 Ma fa:
Apparentemente tutto sembra molto tranquillo, ma circa 180 Ma fa, in pieno Giurassico, i movimenti tettonici della crosta terrestre cominciarono a separare la Pangea in due continenti, uno settentrionale, denominato Laurasia, che comprende tutti quelli che diventeranno gli attuali continenti dell’emisfero nord: Europa, Asia, America del nord; e uno meridionale, denominato Gondwana, che comprende tutti gli attuali continenti dell’emisfero sud: Africa, India, Australia, America meridionale e Antartide. La separazione dei due continenti avviene mediante l’apertura e l’allargamento della Tetide, che si trasforma in un canale oceanico che divide tra loro i due emisferi continentali e collega tra loro quelli che sono destinati a diventare l'Oceano Pacifico e l'Oceano Indiano.
180 Ma fa
L’espansione dell’Oceano Tetide continua fino a 130 Ma, allontanando progressivamente Laurasia da Gondwana poi, nel Triassico, il movimento delle zolle continentali modifica la propria dinamica, grazie ad un evento fondamentale tra quelli che hanno portato all'attuale configurazione della crosta terrestre: l'apertura dell’Oceano Atlantico. Anche se in modo non sincrono sia Laurasia che Gondwana vengono suddivisi dall’Atlantico in una sezione occidentale e una sezione orientale: a ovest del novello oceano rimangono le due americhe, ad est tutto il resto.
130 Ma fa
Nella complessità degli eventi generati dall'apertura dell'Atlantico a noi interessa concentrare l'attenzione sui movimenti del continente africano. L’apertura dell’Atlantico meridionale spinge la zolla africana nuovamente verso nord in direzione della zolla europea, ruotando l'Africa in senso antiorario; la Tetide, che divideva tra loro Europa ed Africa, comincia a contrarsi e a ridurre la propria estensione. Questo movimento di compressione e subduzione di crosta oceanica continua, nella zona che ci interessa, fino a circa 60 Ma fa: siamo alla fine del Mesozoico e l’Oceano Tetide ormai è completamento scomparso, le zolle continentali africana ed europea arrivano in contatto diretto tra loro e la collisone tra i due continenti porta alla formazione della catena alpina e di tutte le altre catene collegate a questa fase orogenetica.
60 Ma fa
Ormai giunti agli albori dell’era Cenozoica, siamo senza mare, ma la scomparsa della Tetide e la collisione tra Africa ed Europa hanno creato tutte le condizioni per la nascita del Mediterraneo attuale, il cui vero e proprio evento iniziale è collocabile a circa 30 Ma fa, nell’Oligocene. Il movimento di rotazione che ha subito la zolla africana avvicinandosi a quella europea ha creato, all’altezza dell’attuale Provenza, una nuova area di distensione, nella quale la crosta continentale sprofonda. Un micro-continente, denominato Massiccio Sardo-Corso, si separa dal continente europeo e inizia ad allontanarsi verso est, ruotando in senso antiorario. Questo spostamento, della durata di circa 10 Ma, porterà il blocco continentale costituito da Sardegna e Corsica a ruotare di 35°, fino a fermarsi nella posizione attuale. Alle spalle del microcontinente in movimento si instaura una zona di sprofondamenti crostali, che porta all’apertura dei bacini occidentali del Mediterraneo: Mare di Alboran, Bacino Algerino-Provenzale e Mar Ligure, i più antichi del Mediterraneo. Viceversa sul fronte del microcontinente in spostamento si creano nuove aree di compressione, che portano alla nascita dei primi nuclei appenninici.
30 Ma fa
A questo punto (20 Ma fa) il bacino algero-provenzale ha smesso di espandersi, Sardegna e Corsica hanno smesso di spostarsi verso est e gli Appennini sono ancora una piccola catena montuosa.
20 Ma fa In questa sezione si vede il continente Europeo (Provenza) e il microcontinente Sardo-Corso ormai separati dall'apertuta del Mediterraneo occidentale. Si vedono inoltre i primi rilievi appenninici che la spinta del blocco Sardo-Corso ha corrugato sulla crosta oceanica dell'antica Tetide e sulla zolla continentale africana.
E’ in questo momento (8 Ma fa – Miocene superiore) che avviene l’ultimo importante evento che concorre alla formazione del Mediterraneo occidentale: l’apertura del mar Tirreno. A oriente del massiccio Sardo-Corso si attiva una nuova zona di distensione crostale, che porta all’apertura del più giovane tra gli oceani del globo (il Tirreno), alla definitiva elevazione della catena appenninica e alla nascita dei distretti vulcanici dell’Italia centrale e meridionale.
8 Ma fa La zona di sprofondamento e distensione del Tirreno si attiva su crosta continentale africana, separando il blocco Sardo-Corso dal sistema appenninico peninsulare.
Ormai il Mediterraneo occidentale ha assunto la sua fisionomia definitiva. E la parte orientale del Mediterraneo? In un certo senso ha una storia diversa, tanto è vero che in sezione è evidente la discontinuità morfologica tra due bacini profondi, separati da una dorsale della zolla africana che si spinge a bassa profondità, al punto che non sarebbe errato considerare il Canale di Sicilia come la soglia tra due mari diversi.
Il mare Adriatico, a differenza dei bacini visti finora, non ha una genesi di tipo oceanico-distenstiva, ma si tratta di un bacino interamente posto su crosta continentale, residuo di un bacino più ampio in una zona tuttora soggetta a spinte tettoniche di tipo compressivo. Nel futuro geologico l’Adriatico sarà il primo bacino mediterraneo a scomparire; già durante l’ultima glaciazione la linea di costa era posta all’altezza di Ancona e tutto il territorio a nord di questa linea era una piana emersa.
Il mar Ionio è anch’esso un bacino caratterizzato da una dinamica tettonica di tipo compressivo, qui è la crosta oceanica che, grazie alla spinta della zolla africana, si incunea sotto l’arco calabro creando profonde fosse oceaniche, la cui espressione superficiale è l’arco magmatico delle isole Eolie. Nelle fosse oceaniche dello Ionio il Mediterraneo raggiunge la sua massima profondità, di poco superiore ai 5000 m.
Anche il mar Egeo condivide una dinamica del tutto simile a quella dello Ionio, con il motore costituito dalla spinta verso nord della zolla africana e la subduzione di crosta oceanica al di sotto della crosta continentale, in questo caso, della Grecia. Anche in questa zona il magmatismo di corredo all’area di compressione crostale è molto sviluppato nelle isole egee.
In definitiva il Mediterraneo orientale è il prodotto della fase di compressione Mesozoica, quella legata al movimento di spostamento e rotazione della zolla africana dovuto all'apertura dell'Atlantico meridionale. Nel settore orientale del Mediterraneo non si sono verificati i movimenti crostali distensivi che hanno invece caratterizzato l'area occidentale del nostro mare.
Un ultimo cenno geologico merita la crisi di salinità del Messiniano, che data a circa 10 Ma fa, non fosse altro per il fatto che il Mediterraneo è attualmente un mare a rischio: le variazioni climatiche potrebbero infatti rinnovare in futuro una crisi simile a quella del Messiniano.
Allora come oggi la soglia del Mediterraneo con l’Atlantico era stretta e poco profonda e la glaciazione portò la soglia ad emergere, isolando di fatto il Mediterraneo. A quel punto gli unici apporti idraulici erano quelli dovuti alla piovosità continentale, ma non erano sufficienti a controbilanciare l’evaporazione del Mediterraneo; in breve il livello marino prese ad abbassarsi e la salinità ad aumentare. Al culmine della crisi il Mediterraneo era evaporato quasi completamente, il paesaggio era costituito da profondi e ampi avvallamenti aridi e piccoli bacini isolati, colmi di acque ipersalate. I fiumi che affluivano nel Mediterraneo si ritrovarono con la foce ad oltre 1000 m di quota sul livello del mare e cominciarono a scavare i profondi canyon che ancora oggi costituiscono tanta parte della scarpata continentale del nostro mare.
5 Ma fa
Il Mediterraneo era ormai quasi solo un ricordo quando, circa 5 Ma fa, la soglia di Gibilterra letteralmente crollò, consentendo all’Atlantico di riempire nuovamente il bacino secco del Mediterraneo con le sue acque iposaline: per avere un’idea sulla dimensione ‘dell’onda oceanica’ che investì i terreni aridi dell’ex Mediterraneo, ormai depressi di almeno 1000 m rispetto al livello della soglia atlantica che si era improvvisamente aperta, basti dire che a cose terminate (e Mediterraneo nuovamente ‘riempito’) il livello di tutti gli oceani del mondo era disceso di circa 20 m.
La terra sposta energie di una dimensione tale di cui è difficile rendersi conto in una scala di tempi umana.
Ho cercato di mantenere un taglio divulgativo, se sono stato troppo 'geologhese' chiedetemi spiegazioni, se sono stato troppo superficiale chiedetemi approfondimenti. Tutte le correzioni e le integrazioni sono benvenute.
Le immagini a corredo di questa scheda sono state prelevate da Eniscuola.net, Vialattea.net e 3bmeteo.com, tutti i diritti sono riservati ai legittimi proprietari.
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Calogero
Utente V.I.P.
Città: roma
296 Messaggi Biologia Marina |
Inserito il - 02 aprile 2008 : 14:48:31
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Grazie, affascinante, anche se perplessamente mi chiedo come mai le faune dei due mari (atlantico e Mediterraneo) siano così diverse. Immagino che ci sia stata un'evoluzione specifica... Grazie ancora.
Carlo |
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efi
Utente V.I.P.
Città: quartu sant'elena
Prov.: Cagliari
Regione: Sardegna
280 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 02 aprile 2008 : 16:48:58
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ciao andrea davvero interessante, soprattutto per le rifflessioni che ti fa fare quanto da te detto efisio |
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theco
Utente Super
6117 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 02 aprile 2008 : 22:18:02
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| Messaggio originario di Calogero: mi chiedo come mai le faune dei due mari (atlantico e Mediterraneo) siano così diverse
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La soglia di Gibilterra, parlando di molluschi, è un filtro biologico, la ridotta profondità inibisce il passaggio di specie profonde e le correnti superficiali sono dirette esclusivamente in ingresso nel Mediterraneo.
L'ultimo evento registrato nella scheda data a circa 5 milioni da anni fa, un intervallo di tempo più che sufficiente per dare origine a percorsi evolutivi differenziati in popolazioni separate.
Ma forse qualcun'altro potrà essere più chiaro di me su questo argomento.
Ciao, Andrea |
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ang
Moderatore
Città: roma
Regione: Lazio
11322 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 03 aprile 2008 : 23:22:54
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| Messaggio originario di theco:
Avevo già scritto questa scheda nei dati andati perduti, siccome sono testardo l'ho scritta di nuovo |
una carrellata rapida e comprensibile, complimenti aggiungo solo che la microplacca sardo-corsa comprendeva anche altre parti tra cui il massiccio calabro-peloritano, poi diviso dall'apertura del canale di sicilia; questa teoria è supportata da alcune notevoli affinità della malacofauna terrestre di queste regioni con quella delle coste provenzali
ciao
ang |
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Lepidurus
Utente V.I.P.
Città: Palermo
Prov.: Palermo
Regione: Sicilia
147 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 27 ottobre 2011 : 19:22:32
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Ciao ragazzi, complimenti per la interessantissima discussione. Ho sentito ipotesi contrastanti sulla natura di terra emersa o meno del massiccio sardo-corso nel corso (mi si scusi il bisticcio di parole) del suo spostamento verso sud-est. Ovviamente questo è un punto di fondamentale importanza qualora si voglia considerare la possibilità che degli elementi faunistici ibero-provenzali possano essere stati trasportati passivamente dal massiccio sardo-corso e sopravvivere in situ. Potreste consigliarmi della bibliografia su questo argomento? Grazie in anticipo! Federico |
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