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Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
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theco
Utente Super
6117 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 21 settembre 2006 : 22:10:50
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Una discussione di pochi giorni fa ha sollevato un certo interesse sull'argomento. Ho pensato quindi di postare questa discussione per parlarne insieme.
Premetto che non sono un esperto di silvicoltura, quindi quanto dirò è solo il frutto delle mie sensazioni, qualunque intervento, anche critico o correttivo nei confronti del mio, è fin da ora il benvenuto.
Il capitolo PRELIEVO lo sbrighiamo in fretta: semplicemente non si può, a norma di legge, prelevare (cioè asportare con il pane radicale) le specie arboree dagli ambienti naturali. La proprietà degli alberi selvatici è dello Stato (benchè indisponibile) e quindi l'appropriazione si configura come furto. I boschi naturali possono però essere anche di proprietà privata, in questo caso la possibilità di intervenire sugli alberi è lasciata al solo proprietario e comunque secondo regole stabilite e sempre dietro richiesta da notificare all'ente competente (la normativa che regola i piani forestali è competenza regionale e quindi non è uniforme in Italia; quella a cui ho fatto riferimento riguarda la mia regione). Infine ci sono gli enti che hanno in gestione singole zone di territorio naturale che possono a loro volta stabilire regolamenti in materia.
Al di là della problematica penale (anche se in realtà è solo un illecito amministrativo) connessa al prelievo non autorizzato di alberi, rimane da fare un'ovvia considerazione legata al danno ambientale e ai possibili effetti sulla stabilità idrogeologica dell'area danneggiata.
Più complesso il capitolo IMMISSIONI. Posso piantare in un querceto una quercia o un biancospino allevati da me? Posso piantare in una faggeta un faggio acquistato in vivaio? Posso salvare il mio albero di Natale piantandolo in una pecceta?
Non vale neanche la pena di parlare dell'immissione di specie vegetali alloctone, in questo caso la possibilità di innescare un danno ambientale gravissimo dovebbe essere sotto gli occhi di tutti.
Vi riferisco un episodio accadutomi personalmente. Un giorno giravo per le mie pinete e arrivato ad uno specchio d'acqua sono rimasto senza parole: era rosso. Il mio primo pensiero è stato al lago di Tovel, poi prelevando un campione del vegetale rosso ho capito che si trattava di un'alga tropicale utlizzata dagli appassionati di acquari.
Qualcuno, per salvare la vita al povero pesciolino, lo aveva introdotto nello specchio d'acqua, rovesciando tutto il contenuto dell'acquario. Ho seguito la situazione per alcune settimane, durante le quali l'alga si è espansa enormemente distruggendo Lemna e Potamogeton; quando la situazione sembrava volgere al peggio è arrivato l'inverno e l'alga tropicale ci ha lasciato la pelle. Se fosse stata resistente al freddo forse oggi non ci sarebbe più alcuna vegetazione acquatica autoctona in pineta.
Ma ritornando al caso della quercia nel querceto, penso che ci siano almeno due buone ragioni per evitare di fare immissioni di questo genere.
La prima ragione riguarda la seria possibilità di introdurre insieme alla pianta anche i suoi agenti patogeni, magari assenti nell'ambiente naturale. Il rischio è quello di provocare infezioni estese in sezioni di bosco sane.
La seconda ragione riguarda la biodiversità, nella sua accezione genetica. Esistono boschi considerati importanti per la purezza genetica di alcune specie che vi vegetano (sono per esempio gli alberi che alimentano le spermoteche), inserire in queste realtà materiale genetico meno puro, che inevitabilmente finirà per ibridarsi con quello spontaneo, significa abbassare il livello di biodiversità di quell'ambiente. Il caso del bosco 'puro' è un caso estremo, ma il ragionamento vale potenzialmente per qualsiasi bosco.
In definitiva penso sia meglio evitare anche l'immissione artificiale di specie spontanee. Piantare un albero nell'ambiente è una soddisfazione per l'anima, ma è meglio evitare di farlo nei boschi; magari è meglio scegliersi un pezzetto di territorio degradato e ormai avulso dai normali meccanismi di rimboschimento naturale e piantumarlo con lo scopo di creare un giorno un bel bosco, là dove non c'era più nulla. Per coloro interessati a questa attività consiglio la bellisima lettura del piccolo racconto recensito qui Link
Ciao, Andrea
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Modificato da - Centaurea in Data 06 novembre 2011 20:47:01
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lynkos
Con altri occhi
Città: Sant'Eufemia a Maiella
Prov.: Pescara
Regione: Abruzzo
17647 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 22 settembre 2006 : 06:48:38
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Intervento preziosissimo Andrea. Il capitolo sull'immissione è particolarmente importante. Tanti sono i ben intenzionati "colpevoli" di danni ambientali immensi in seguito all'immissione non appropriata di fauna o flora. Potenzilmente ben più catastrofico che il prelievo di qualche alberello, Sarah.
"... mi rendo conto anche che non possiamo vincere questa battaglia per salvare specie e ambienti senza creare un legame emozionale tra noi e la natura, poiché non lotteremo per salvare ciò che non amiamo (ma che apprezziamo solo in qualche senso astratto) ... dobbiamo fare spazio alla natura nel nostro cuore." (S. J. Gould) |
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Vilmer77
Utente Senior
Città: Matera
Prov.: Matera
Regione: Basilicata
1412 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 22 settembre 2006 : 21:23:39
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E' consentito invece prelevare delle ghiande o altro materiale di propagazione diverso dalla piantina con il pane di terra? Non nascondo di essere stato uno di quelli che ha trapiantato (mea culpa) delle specie che ho fatto germinare in vaso (tramite ghianda o seme) ai limiti del bosco (per favorirne una espansione) o in zone colpite da incendi. Ovviamente ho piantato le stesse specie presenti nella zona e ho verificato attentamente che non ci fossero apparenti segni di patologie (anche se alcune non sono visibili facilmente) sulle piante stesse, ma è un errore che non ripeterò più. Spesso però si compiono azioni come la mia forse anche perchè chi dovrebbe fare qualcosa non lo fa. Mettere specie in zone degradate fose è più difficile perchè l'ambiente ormai si è modificato e in alcuni casi anche il microclima e non permette magari il ripopolamento di una determinata specie presente in origine. Penso che bisognerebbe avere anche delle conoscenze approfondite delle specie da immettere oltre che sul clima del luogo per evitare morti sicure. Un'altra domanda: perchè dalle mie parti (ma credo anche in altre zone) si continua a rimboschire con pino d'aleppo (non autoctono e soprattutto molto facilmente incendiabile)? Non sarebbe meglio fare degli studi più approfonditi e cercare le specie che meglio si adattano a quella particolare zona soggetta a rimboschimento e che erano già presenti in passato? Per quanto riguarda invece le leggi non credete fosse opportuno tutelare i boschi con una legge unica dello stato italiano? Anche perchè spesso i boschi sono al confine fra 2 regioni, in quel caso mi sembra paradossale adottare leggi diverse per specie i cui rami si intrecciano! Chiedo scusa se sono stato troppo prolisso ma l'argomento mi interessa alquanto. Vilmer
_____________________ Camminando si conosce |
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theco
Utente Super
6117 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 21 febbraio 2007 : 14:36:20
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Vilmer, può andare bene lo stesso una risposta in ritardo di qualche mese? avevo perso di vista questa discussione
Sicuramente l'utilizzo di semi, talee o altro materiale di propagazione, purchè prelevato in zona, è il modo migliore per contribuire all'ampliamento di un bosco naturale. Tieni presente che dopo il fuoco la vegetazione ha un suo ciclo di recupero, nel quale gli alberi ad alto fusto sono gli ultimi ad entrare in scena. E' bene rispettare i tempi di questo ciclo, viceversa gli alberi piantati avrebbero comunque scarse possibilità di germinare e sopravvivere.
Penso che non ci siano divieti a compiere azioni di disseminazione con materiale locale, al fine di velocizzare processi di colonizzazione, ma non ne sono certo, magari qualcun'altro saprà essere più preciso.
Per quanto riguarda le tue osservazioni sulle politiche di rimboschimento e sulla frammentazione della legislazione: concordo.
Ciao, Andrea |
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