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 Forum Geologia e Paleontologia - Natura Mediterraneo
 GEOLOGIA DEL MEDITERRANEO
 Il significato dei "red beds"
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Federico Marini
Utente V.I.P.

Città: Prato


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Inserito il - 08 novembre 2010 : 21:25:22 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Per molto tempo i red beds sono stati ritenuti diagnostici di un clima caldo e secco, se non addirittura desertico; tuttavia recentemente per vari motivi questa teoria è stata in buona parte rivista, imputando il colore del suolo alla capacità del drenaggio del terreno. Occorre aggiungere anche che vi sono stati periodi geologici (es: il Permiano) in cui la formazione di questi suoli arrossati è stata molto diffusa, inducendo a ritenere una possibile concausa di portata planetaria.
Quindi che significato hanno i "red beds"?

mauriziocaprarigeologo
Moderatore



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Inserito il - 08 novembre 2010 : 22:30:03 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
ciao federico;
in quello che dici non mi è chiara una cosa: mentre la definizione di red beds si riferisce, in generale, a sedimenti "arrossati", che mostrano cioè i segni dell'esistenza di ossigeno libero da un certo punto della storia geologica in poi (e noi, anche in appennino, abbiamo intere formazioni "arrossate"), sembra che tu ti riferisca in particolare solo ai paleosuoli;
è cosi?

ciao




maurizio
____________________

“Un géologue est essentiellement un lithoclaste, ou rompeur de pierre…” - D. Dolomieu

“Non crederai a tutte queste sciocchezze, vero Teddy?” - M. Ewing (geofisico e oceanografo) a E. Bullard (geofisico), a proposito della tettonica delle placche (NY, 1966)
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Federico Marini
Utente V.I.P.

Città: Prato


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Inserito il - 09 novembre 2010 : 00:03:00 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ora sinceramente non so se i red beds siano tutti dei paleosuoli; sicuramente però so che vi sono stati riconosciuti dei paleosuoli (con burrows, tracce di radici, impronte di riduzione); credo poi che la pedogenesi di questi suoli arrossati possa sua volta aver dato luogo a sedimenti rossastri.
La cosa che volevo chiedere è se i suoli rossastri attuali e i red beds siano entrambi degli indicatori paleoclimatici causati da un clima caldo e secco (come da tradizione) oppure se questo colore può essere prodotto anche in un contesto più umido (e, ovviamente, anche ossidante), come la distribuzione dei suoli rossi attuali sembrerebbe subberire. Aggiungo inoltre che alcuni deserti, caratterizzati da un clima caldo e secco, non hanno tuttavia un colore rossastro
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Federico Marini
Utente V.I.P.

Città: Prato


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Inserito il - 09 novembre 2010 : 10:04:20 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
piccola correzione

Ora sinceramente non so se i red beds siano tutti dei paleosuoli; sicuramente però so che vi sono stati riconosciuti dei paleosuoli (con burrows, tracce di radici, impronte di riduzione); credo poi che la pedogenesi di suoli arrossati possa sua volta aver dato luogo ai sedimenti rossastri che caratterizzano i red beds.
La cosa che volevo chiedere è se i suoli rossastri attuali e i red beds siano entrambi degli indicatori paleoclimatici causati da un clima caldo e secco (come da tradizione) oppure se questo colore può essere prodotto anche in un contesto più umido (e, ovviamente, anche ossidante), come la distribuzione dei suoli rossi attuali sembrerebbe subberire. Aggiungo inoltre che alcuni deserti, caratterizzati da un clima caldo e secco, non hanno tuttavia un colore rossastro
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mauriziocaprarigeologo
Moderatore



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Inserito il - 10 novembre 2010 : 10:11:05 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
il tuo è, in effetti, un problema di "geomorfologia climatica";
comunque provo a risponderti per quel che ne so io;
ad esempio, come dicevamo in un altro post (forse "invito alla descrizione" dell'amico francesco longo) veri e propri "hard grounds" arrossati noi li vedianmo di frequente intercalati a banconi ciclotemici delle formazioni calcaree di piattaforma carbonatica che, come sai, si sono prodotti in un clima "tropicale", quindi caldo e secco; però le terre rosse (i suoli bauxitici, lateritici, chiamali come vuoi), invece, necessitano di un clima caldo, sì, ma umido, in cui possa aversi dissoluzione carsica e dilavamento; i suoli arrossati (tipico il ferretto della Alpi, ma con eq2uivalenti anche sui nostri terrazzi fluviali antichi), sono stati datati a periodi interglaciali con climi, di nuovo, umidi e caldi...
quindi, secondo me, entrambe le genesi sono possibili: clima caldo e secco, clima caldo e umido...

ciao

maurizio
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francesco longo
Utente Super


Città: Partinico
Prov.: Palermo

Regione: Sicilia


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Inserito il - 11 novembre 2010 : 23:21:24 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Cari amici,

consentitemi di farvi ammirare un profilo, di una parete di travertino, in cui alcune spaccature sono state suturate con terre rosse ferrettizzate.

Il travertino in questione risale a ca. 500.000 anni fa e la terra rossa, al tetto, a ca. 180.000 anni fa.

In queste terre rosse sono stati ritrovati alcuni resti della fauna vertebratologica continentale (molari di Elephas mnaidriensis Adams) vissuta in Sicilia nel Pleistocene sup..

In effetti il clima doveva essere di savana.

Ciao

Franco

Foto fatta ad Alcamo (TP)
Immagine:
Il significato dei
192,94 KB
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balocchi
Utente V.I.P.


Città: Modena
Prov.: Modena

Regione: Emilia Romagna


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Inserito il - 12 novembre 2010 : 11:05:31 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
solitamente in geologia e più specificatamente in geologia strutturale si parla di fratturazione di una roccia.

La roccia si frattura e non si spacca.

Le "spaccature" di cui si parla nel forum si definiscono più propriamente fratture.

E' un appunto di terminologie doveroso.


Paolo

Modificato da - balocchi in data 12 novembre 2010 11:07:33
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mauriziocaprarigeologo
Moderatore



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Inserito il - 12 novembre 2010 : 15:16:23 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
ciao francesco,
bel documento davvero;
questo mi ricorda certi filoni sedimentari che, nelle "nostre" rocce appenniniche, si trovano anche alcune decine e continaai di metri dal tetto della formazione fratturata; talvolta, pensa un pò, il riempimento è di rocce che non sono più rappresentate al tetto (non in questo caso, invece)...e i riempimenti sono "multipli", testimonianza dell'apertura progressiva della frattura

...gli elefanti erano quelli "pigmei"?

ciao

maurizio
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francesco longo
Utente Super


Città: Partinico
Prov.: Palermo

Regione: Sicilia


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Inserito il - 12 novembre 2010 : 15:30:26 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao maurizio,

Dunque Elephas mnaidriensis Adams era alto, al garrese, ca. 1,80 m.
E' stata la specie elefantina che è comparsa successivamente rispetto all'altra specie ancora più bassa, la nana per eccellenza,
che fu Elephas falconeri Busk, altezza al garrese, ca. 0,90-1,00 m. (comparso ca. 500.000 anni fa, alcuni asseriscono che è vissuto fino a 300.000 anni fa prima di estinguersi.

Attenzione il mnaidriensis non è una forma evolutiva del falconeri, ma rappresenta un'altra specie che è arrivata in Sicilia successivamente.

Tempo fa si riteneva che il falconeri fosse una involuzione del mnaidriensis. Oggi, alla luce di scoperte fatte nel sito della foto, si ritiene, invece,
che il mnaidriensis è comparso successivamente come specie diversa.

Maurizio appena vieni in Sicilia ti faccio fare un sopralluogo in questo sito.

Per quanto riguarda l'appunto di balocchi, lo informo che è pacifico quanto da lui affermato circa la terminologia. Però in questo caso volevo far notare come queste fratturazioni pseudoverticali sembrano davvero paragonarsi comunemente a delle spaccature vere e proprie.

Saluti a tutti

Franco
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mauriziocaprarigeologo
Moderatore



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Inserito il - 12 novembre 2010 : 15:50:18 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
sì, è vero francesco, questi alberi evolutivi più li guardi da vicino, più sembrano dei cespugli inestricabili!!

bella la storia che ci può raccontare un affioramento, mi stupisco sempre di queste cose...

maurizio
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francesco longo
Utente Super


Città: Partinico
Prov.: Palermo

Regione: Sicilia


6632 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 12 novembre 2010 : 19:15:40 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Un affioramento racconta sempre una sua storia ...

E' bello che queste storie si conoscano e che vengano tramandate ai giovani perchè possano suscitare loro la curiosità di conoscere una storia che li comprende tutte ... la storia della Terra.

Ricordo che quando frequentavo la facoltà di geologia ci interrogavamo sempre
con i miei colleghi sugli affioramenti che osservavamo.

Quali erano state le vicissitudini che una roccia aveva dovuto attraversare per giungere fino a noi ...

Il concetto del tempo geologico ... e così via.

Buona serata

Franco

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francesco longo
Utente Super


Città: Partinico
Prov.: Palermo

Regione: Sicilia


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Inserito il - 12 novembre 2010 : 19:21:46 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Elephas mnaidriensis Adams ha abbattuto il mito di Polifemo in Sicilia.

Si riteneva che il cranio di questa specie elefantina (senza zanne appare simile a quello del famoso ciclope), potesse essere il teschio di Polifemo.

Poi attaverso le scoperte paleontologiche, gli studiosi hanno infranto il mito della progenia di giganti.

Quindi, molto brevemente, oggi possiamo affermare che in Sicilia un tempo "passeggiavano" diverse specie di elefanti.

saluti

Franco
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giip
Utente Senior


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Prov.: Palermo

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Flora e Fauna

Inserito il - 20 novembre 2010 : 19:59:09 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
A questo punto non resta che ricordare due cose: il prof. Enzo Burgio, grande divulgatore della scoperta circa l'esatta successione temporale degli Elephas in Sicilia, e le uova sferiche di una grande tartaruga terrestre trovate nel travertino di Alcamo, stessa cava della foto, stratigraficamente poco sotto le piccole difese di E. falconeri. Uova che non sono mai riuscite a schiudersi...

Per me è accettabile parlare di "spaccature" della roccia... così come di fratture, diaclasi, ecc. perchè non ingenera ambiguità, ma il termine "involuzione", usato nel passaggio tra E. antiquus (o altro Elephas) ed E. falconeri, non va bene perchè implica una qualche misteriosa inversione della "freccia del tempo" ...che ancora non siamo riusciti ad estendere al di fuori degli acceleratori di particelle...

giip
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francesco longo
Utente Super


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Tutti i Forum

Inserito il - 21 novembre 2010 : 00:03:02 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
A questo punto della disquisizione possiamo anche dare il nome del genere della grossa tartaruga terrestre (Geochelone sp.) che 500.000 anni fa ad Alcamo deponeva le uova.

Ricordo anch'io con grande affetto il compianto Prof. Enzo Burgio.
Ho avuto l'onore di conoscerlo e di lavorarci insieme in qualche occasione.

Ricordo le squisite doti umane e l'alto spessore dello scienziato.
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Federico Marini
Utente V.I.P.

Città: Prato


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Inserito il - 21 novembre 2010 : 15:03:54 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Anzitutto volevo ringraziare Maurizio per le risposte che mi ha dato 8non lo avevo ancora fatto)
Poi vorrei aggiungere che malgrado la somiglianza delle due espressioni, i red beds (o strati arrossati) non sono le terre rosse. le terre rosse le ritroviamo in contesti carsici sia dentro le grotte che nei suoli sopra formazioni carbonatiche. Esse sono prodotte dall'accumulo di argilla residuale costituente la frazione marnosa delle rocce carbonatiche. Infatti, quando gli speleologic vanno nelle grotte dentro alle rocce carbonatiche povere di impurità si sporcano poco, mentre si sporcano col fango residuale quando le rocce si sono formate in litologie carbonatiche marnose. Esse quindi si formano in un'ampia gamma di condizioni climatiche, anche se il processo chimico è favorito con climi piovosi e caldi (non ne sono sicuro)
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Hulko
Utente V.I.P.


Città: Siena


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Inserito il - 21 novembre 2010 : 15:52:34 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Mi permetto di segnalarti che le teorie sulla formazione delle terre rosse sono profondamente cambiate, se cerchi un pò su internet troverai un bel pò di info aggiuntive.
Inoltre la relazione "Speleologi sporchi di terra rossa" in grotte in litotipi più marnosi, più puliti in calcari puri, non è assolutamente vera.

Scusate per questa fugace intromissione, ma purtroppo il tempo per frequentare il forum l'ho perso per strada nell'ultimo periodo!

Messaggio originario di Federico Marini:

Anzitutto volevo ringraziare Maurizio per le risposte che mi ha dato 8non lo avevo ancora fatto)
Poi vorrei aggiungere che malgrado la somiglianza delle due espressioni, i red beds (o strati arrossati) non sono le terre rosse. le terre rosse le ritroviamo in contesti carsici sia dentro le grotte che nei suoli sopra formazioni carbonatiche. Esse sono prodotte dall'accumulo di argilla residuale costituente la frazione marnosa delle rocce carbonatiche. Infatti, quando gli speleologic vanno nelle grotte dentro alle rocce carbonatiche povere di impurità si sporcano poco, mentre si sporcano col fango residuale quando le rocce si sono formate in litologie carbonatiche marnose. Esse quindi si formano in un'ampia gamma di condizioni climatiche, anche se il processo chimico è favorito con climi piovosi e caldi (non ne sono sicuro)


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