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marz
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Città: Bergamo

Regione: Lombardia


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Inserito il - 08 maggio 2018 : 22:48:41 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Pensavo volessi parlare della "sposa" dell' 84° verso del XI canto del Paradiso ....


Giuseppe
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theco
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Inserito il - 08 maggio 2018 : 23:38:56 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di marz:

Pensavo volessi parlare della "sposa" dell' 84° verso del XI canto del Paradiso ....


E' proprio così... però la prendo un po' alla lontana.

Il primo frammento è parte del primo capitolo della Regula monachorum, dettata da san Benedetto da Norcia nel 534.

Il secondo frammento appartiene al capo terzo della Regola bollata di San Francesco d'Assisi, che data al 1223.

Due regole a confronto... domani però, nel frattempo sono graditi commenti e integrazioni.
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

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Inserito il - 09 maggio 2018 : 23:19:55 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
In questo caso, preferisco ribattere .

C'entra poco col discorso che andremo a sviluppare, ma volevo precisare che probabilmente ho un pò sottovalutato quel monumento, di cui ignoravo l' esistenza e che ho fotografato quasi per caso durante una visita notturna (esterna) al Palazzo del Laterano.

Infatti fa riferimento ad un noto episodio della vita di San Francesco ed anche la sua collocazione non è per niente casuale.


Giuseppe
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theco
Utente Super




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Inserito il - 10 maggio 2018 : 10:24:08 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Del monumento raccontaci tu, marz.

La sposa del verso di Dante è la povertà, della quale Francesco incarna i valori più di chiunque altro.

In effetti è spontaneo provare simpatia per l'ideale di fede di Francesco, che si richiama direttamente il modello di predicazione di Gesù e del suo gruppo di apostoli, in contrapposizione all'opulenza e alla mondanità delle chiese successive.

Anch'io tifo per Francesco, però vorrei fare una riflessione.

Fino a tutto il tredicesimo secolo il modello di devozione è stato quello rappresentato dall'ordine benedettino, perdonate la semplificazione ma vorrei concentrarmi sul concetto di povertà, evitando di aprire mille fronti diversi.

La povertà è uno dei precetti fondamentali della regola di Benedetto, al punto che ai monaci non è concessa alcuna proprietà personale: Nessuno pensi di avere nulla di proprio, assolutamente nulla, né un libro, né un quaderno o un foglio di carta e neppure una matita, dal momento che ai monaci non è più concesso di disporre liberamente neanche del proprio corpo e della propria volontà.

A questo invito alla povertà personale, ancora più incisivo di quello espresso nella regola di Francesco, non si coniuga però con altrettanta fermezza un ideale di povertà della comunità, anzi la regola stabilisce in modo dettagliato come il monastero possa e debba entrare in possesso della proprietà dei monaci, di lasciti, eredità, ecc.

Nei capitoli che riportavo all'inizio è evidente la contrapposizione tra i due ideali: centripeto quello di Benedetto, che attribuisce valore solo al monastero e alla vita cenobitica, screditando sarabaiti e girovaghi, cioè tutti coloro che rifiutavano una regola e una gerarchia, ma pensavano fosse una buona idea predicare nel mondo.

Di segno opposto, assolutamente centrifugo, è invece l'ideale di Francesco che rifiuta e contrasta la stessa idea di stanzialità del frate (un fratello, non più un monaco) e invita i suoi Minori ad andare casa per casa, senza regole nè gerarchie, ma portando con sè solo la propria fede e il rispetto per le idee altrui. Francesco, quando venne a sapere che i fratelli si riferivano alla sua stanza chiamandola 'la cella di Francesco' cambiò subito cella, tanta era la sua avversione per ogni forma di proprietà e, quindi, di sedentarietà.

Oggi non c'è chi non sia disposto a riconoscere un valore fideistico più moderno nella visione di Francesco, ma dobbiamo tornare indietro fino al sesto secolo per capire la grandezza di Benedetto. Nell'alto medio evo la povertà non era una scelta, era un obbligo per tutti. L'ideale di Benedetto era quello di concentrare la poca ricchezza rimasta (materiale certo, ma anche di fede e soprattutto di cultura) in pochi centri, i monasteri, che per riuscire nella loro opera di 'salvezza' della ricchezza umana dovevano per forza di cosa essere strutture chiuse al mondo e impenetrabili. Usando una similitudine fantastica, i monasteri dovevano essere una specie di colonie umane sul suolo di un pianeta avverso e pericoloso. Lì dentro doveva conservarsi tutto ciò che aveva senso fosse salvato, fuori di lì nulla aveva la minima importanza.

Sul portale di accesso ad un monastero benedettino che conosco molto bene (San Vitale a Ravenna) campeggiano le parole di Virgilio con le quali la sibilla intima ai compagni di Enea di tenersi alla larga da misteri più grandi di loro: Procul, o procul este, profani!
Un chiaro monito a tutti i non iniziati di tenersi alla larga da quella soglia.

Tutto ciò potrà sembrare poco bello, poco accogliente, forse anche poco umano e quasi per nulla evangelico, però ha consentito alla cultura occidentale di sopravvivere al medio evo e giungere fino a noi (grazie anche al contributo degli odiati saraceni, ma questa è un'altra storia). E questo proprio grazie alla fuga dalla povertà e alla concentrazione della ricchezza in poche mani.

Sette secoli dopo le cose sono cambiate, il rinascimento è ormai alle porte e l'uomo ritorna di nuovo al centro dopo molto tempo. I costumi dell'ordine benedettino (per non parlare di quelli della chiesa secolare) sono ormai corrotti (le cariche erano addirittura retribuite: abati e priori ricevevano qualcosa di simile allo stipendio, in barba alla regola di Benedetto). La povertà, la semplicità e l'apertura verso il mondo tornano ad essere un ideale culturale, oltre che di fede, che Francesco incarna in maniera dolcissima.

Oggi siamo di fronte a chi vorrebbe 'salvare' di nuovo la cultura occidentale dal medio evo dilagante, chiudendosi al mondo. A fianco di chi invece predica che solo nell'apertura al mondo e alla diversità, anche e soprattutto quando è critica, si possa garantire in futuro uno sviluppo culturale.

Non saprei, dite la vostra.

Io concludo con le parole di Francesco: in qualunque casa entreranno dicano, prima di tutto: 'Pace a questa casa'; e, secondo il santo Vangelo, sia loro lecito mangiare di tutti i cibi che saranno loro presentati. Mi piace pensare che Francesco non si riferisse solo al cibo, ma ad ogni possibile diversità culturale o religiosa, e che verso questa non nutrisse uno spirito di superiorità, ma di confronto paritario. Ci teneva molto che la sua regola ricevesse l'imprimatur di Onorio III, come poi accadde, e questa idea di fratellanza universale non poteva certo scriverla in chiaro.

Ciao
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marz
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Città: Bergamo

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Inserito il - 11 maggio 2018 : 00:00:27 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
C'è sempre stata tanta, troppa ed ignobile differenza fra quello che veniva predicato ed i comportamenti che venivano (già nel Trecento) e che vengono (ancora oggi) messi in pratica dai seguaci.

Non ci sarebbe che l' imbarazzo della scelta, ma sono cose di cui in Italia si parla poco e malvolentieri.

Vogliamo parlare, ad esempio, del lussuosissimo albergo e ristorante romano dei frati francescani “Il Cantico”?

Prova, ad esempio, a dare un' occhiata qua
Link


Cito dall' articolo linkato:

Visionando il sito del “Cantico”, spesso adoperato dalla Conferenza episcopale italiana per i suoi meeting, è facile constatare il lusso della struttura dove si ricorda ai clienti che “il dormire è solo uno dei piacevoli dettagli”. Un vero e proprio “paradiso di eleganza, calore e benessere, in armonia con un ambiente salubre e sereno. Viviamo l’ospitalità – si legge ancora – secondo l’antica tradizione francescana, con un’accoglienza discreta e avvolgente. Camere confortevoli, una cucina sana dagli aromi unici, un’oasi naturale di verde, un silenzio che infonde ogni angolo”. Nella descrizione della struttura viene sottolineata anche la cura dei particolari: “Arredato con gusto e passione, ogni piccolo dettaglio è frutto di un’accurata ricerca”.
Il ristorante, con 300 posti su due sale comunicanti, viene descritto come “un’oasi della degustazione, un museo di prodotti naturali e sani, un giro per l’Italia degli aromi e dei gusti unici”. Il Cantico dispone anche di un “poetico e panoramico Roof garden, che offre una splendida vista sulla città e sulla cupola di San Pietro: 80 posti seduti, cucina indipendente e american-bar“. E poi di una cantina a vista con oltre 160 etichette provenienti da ogni regione d’Italia, “una raccolta delle migliori espressioni vitivinicole che ogni zona può offrire, alcune delle quali agli antipodi l’una dall’altra, dalle Cinque terre al Carso, dalle Langhe all’Etna“.



Giuseppe

Modificato da - marz in data 11 maggio 2018 00:12:42
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lucyb
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Inserito il - 11 maggio 2018 : 21:10:42 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di theco:

Sette secoli dopo le cose sono cambiate,(...) la povertà, la semplicità e l'apertura verso il mondo tornano ad essere un ideale culturale, oltre che di fede, che Francesco incarna in maniera dolcissima.




E oggi? Perché Francesco continua ad avere così tanto fascino? Perché non tolleriamo che la sua regola non venga adeguatamente applicata nemmeno dai suoi seguaci? Cosa c'è di buono nella povertà?
Ogni giorno desideriamo e inseguiamo qualcosa di più per noi stessi o i nostri familiari. Forse non osiamo parlare di ricchezza, ma lottiamo per la sicurezza e la certezza del domani. Si può arrivare a togliersi la vita , se ci si considera perdenti o falliti. Ma ancora si sognano "i gigli del campo..."

Lucy

"Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola". (Khalil Gibran)
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marz
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Inserito il - 11 maggio 2018 : 23:41:55 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
E' una storia vecchia, purtroppo.
Francesco era appena morto ed il suo messaggio fu subito tradito.
Hai mai visitato la Basilica di San Francesco in Assisi?
Sai cosa scrisse Francesco nel suo testamento?
La Basilica dal punto di vista strettamente architettonico ed artistico è probabilmente la mia preferita. Ma....
ti pare ispirata ad ideali di povertà?

Quando si cominciò a costruirla (ovvero subito dopo la morte di Francesco) qualcuno timidamente fece presente che il progetto era in contrasto con la predicazione di Francesco, ma su subito messo a tacere dai suoi confratelli. E si costruì una chiesa magnifica, un vero gioiello architettonico, ma che nulla aveva a che fare con il messaggio di Francesco. Ed era appena il 1230 (all' incirca).
Figurati dopo (naturalmente con le dovute rare eccezioni)...

E la storia, anche in contesti totalmente diversi da questo è piena di esempi simili. Basti pensare, ad esempio, a cosa doveva essere in teoria l' ideale comunista ed a cosa è stato nella realtà.


Giuseppe

Modificato da - marz in data 11 maggio 2018 23:58:15
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theco
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Inserito il - 12 maggio 2018 : 08:46:28 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
"Quegli ideali erano perfetti, Padre, ma dopo gli uomini sono venuti altri uomini."
Questa in rete non la trovate e non rivelero' mai l'autore.

Le idee e le persone non sono la stessa cosa e non è mai una buona idea valutare le une sulla base del comportamento delle altre.

Hai citato il comunismo (o per meglio dire il materialismo storico), a questo proposito ti ricordo che Engels decise di assumersi la paternità del figlio illegittimo che Marx aveva avuto dalla governante. Solo per evitare che le idee di Marx fossero giudicate negativamente perché il loro ideatore non era all'altezza morale delle stesse.

Il perbenismo ha sempre fatto grandi danni, si tratta di un modo di pensare che affonda le radici proprio nell'etica cattolica, soprattutto nell'ambiente della Riforma, là dove la contrapposizione alla decadenza morale diventa un elemento fondante della dottrina. Pensate solo al fatto che negli USA un Presidente può andare incontro al licenziamento per la condotta immorale, da noi diventa al massimo argomento per battute salaci.
Ma una volta tanto devo schierarmi con l'ortodossia: molto meglio come vanno da noi le cose.

Vedendo la sua basilica Francesco non avrebbe mosso nessuna critica, la sua stessa regola gli impediva di farlo, probabilmente avrebbe pensato che era ora di rimettersi in viaggio perché nel mondo c'era ancora un grande bisogno di predicare quelli che lui considerava i veri ideali evangelici, nel rispetto di tutti coloro che la pensavano diversamente.

L'ipocrisia di molte chiese in tutti i tempi, compresi i nostri, è una spiacevole e innegabile realtà, ma le idee vivono di vita propria, luminose e potenti, a prescindere dal comportamento di chi le interpreta.

Ciao

Modificato da - theco in data 12 maggio 2018 09:34:09
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marz
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Inserito il - 13 maggio 2018 : 00:28:30 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Condivido quasi tutto. Però, secondo me, ci si dovrebbe anche chiedere perchè la realizzazione pratica di certi ideali è sempre così lontana dal modello teorico. Non è che c'è qualcosa che non va anche nella teoria?

Questa comunque è una veduta parziale della meravigliosa, anche se poco francescana, Basilica di San Francesco, fotografata di notte.


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Giuseppe
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lucyb
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Inserito il - 15 maggio 2018 : 07:52:50 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di theco:

"Quegli ideali erano perfetti, Padre, ma dopo gli uomini sono venuti altri uomini."
Questa in rete non la trovate e non rivelero' mai l'autore.



Ma come?! Così ci fai soffrire per la curiosità!

Se avete voglia di continuare il discorso, dove si trova questo affresco? Chi raffigura?

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Lucy

"Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola". (Khalil Gibran)
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mauriziocaprarigeologo
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Inserito il - 16 maggio 2018 : 06:22:28 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
beh, senz'altro qui
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Immagina quello che succede oggi: se un uomo ragguardevole mette al mondo un’idea, essa viene subito afferrata da un processo distributivo fatto di simpatia e di antipatia; prima gli ammiratori ne strappano grossi pezzi a piacere e sconciano il loro maestro come le iene la carogna, poi gli avversari distruggono i punti deboli, e in breve di qualunque opera non rimane che una provvista di aforismi, di cui si servono amici e nemici come fa loro comodo. Ne consegue una generale ambivalenza. Non c’è un sì a cui non sia appiccicato un no. Puoi fare ciò che vuoi, troverai sempre venti bellissime idee pro e venti contro. Ci sarebbe da credere che sia come nell’amore, nell’odio e nella fame, dove i gusti devono essere diversi perché ciascuno possa avere il suo” (Musil – L’uomo senza qualità).
buona giornata

maurizio
____________________

“Un géologue est essentiellement un lithoclaste, ou rompeur de pierre…” - D. Dolomieu

“Non crederai a tutte queste sciocchezze, vero Teddy?” - M. Ewing (geofisico e oceanografo) a E. Bullard (geofisico), a proposito della tettonica delle placche (NY, 1966)
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lucyb
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Inserito il - 18 maggio 2018 : 11:19:07 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di mauriziocaprarigeologo:

“Immagina quello che succede oggi: se un uomo ragguardevole mette al mondo un’idea, essa viene subito afferrata da un processo distributivo fatto di simpatia e di antipatia; prima gli ammiratori ne strappano grossi pezzi a piacere e sconciano il loro maestro come le iene la carogna, poi gli avversari distruggono i punti deboli, e in breve di qualunque opera non rimane che una provvista di aforismi, di cui si servono amici e nemici come fa loro comodo".(Musil – L’uomo senza qualità).




Triste,vero e conclusivo...

Lucy

"Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola". (Khalil Gibran)
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marz
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Inserito il - 19 maggio 2018 : 00:11:57 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Forse potremmo concludere in modo molto meno triste.
Tutti noi consideriamo la biodiversità un grande valore. Anche la diversità di pensiero è un valore da difendere.
Vorrei citare Voltaire, ma, per questa volta, me ne astengo...


Giuseppe
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marz
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Inserito il - 19 maggio 2018 : 00:22:03 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Per evitare tentazioni (di citare Voltaire ) inserisco questo bel leone.


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Giuseppe
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lucyb
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Inserito il - 19 maggio 2018 : 20:39:35 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Con questo bel leone, anch'io ho evitato alcune tentazioni.

Non è scontato,naturalmente,ma questo simbolo della Serenissima si trova in Veneto, in provincia di Treviso,nel cortile di un castello.

Lucy

"Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola". (Khalil Gibran)
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Inserito il - 19 maggio 2018 : 21:54:21 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
A volte bisogna cedere alle tentazioni .
Ma, visto che sono stato virtuoso, proseguirei su questa via. Ovviamente, non obbligo però nessuno a non cadere in tentazione...

100 anni fa....


Giuseppe

Modificato da - marz in data 19 maggio 2018 22:04:02
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lucyb
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Inserito il - 21 maggio 2018 : 17:18:03 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di lucyb:


Non è scontato,naturalmente,ma questo simbolo della Serenissima si trova in Veneto, in provincia di Treviso,nel cortile di un castello.


Il nome di questa cittadina ha una storia particolare, evoca successi, ma anche sofferenza e morte.

Lucy

"Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola". (Khalil Gibran)
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marz
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Inserito il - 21 maggio 2018 : 20:43:37 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
La cosa forse più curiosa è che la (bella) cittadina non si chiama Vittorio per la famosa battaglia che per gli italiani concluse vittoriosamente nel 1918 la Prima Guerra Mondiale.
Ma fu chiamata così già nel 1866, unendo i preesistenti comuni di Ceneda e Serravalle, in onore del primo re d' Italia, Vittorio Emanuele II.

Siamo a Vittorio Veneto e più precisamente sui resti del Castello di San Martino.


Giuseppe
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theco
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Inserito il - 24 maggio 2018 : 13:47:54 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Anche se da un certo punto di vista è un po' tornare indietro, inserisco un'immagine di una città appena visitata. Dov'ero? (non molto semplice, temo)


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lucyb
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Inserito il - 25 maggio 2018 : 20:52:33 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Sì, è difficile.

Lucy

"Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola". (Khalil Gibran)
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