Nuova eccezionale scoperta del gruppo GAMPS di Scandicci.
Una fossa oceanica nella campagna senese.
di Luca Oddone
Questa volta si tratta di un ritrovamento destinato a fare scalpore nel mondo scientifico e a modificare le ricostruzioni paleoambientali dell’antico mare che un tempo ricopriva le campagne senesi. A Castelnuovo Berardenga, località situata a qualche chilometro da Siena, sono venuti alla luce fra le celebri crete senesi, un numero straordinario di denti fossili di Chlamydoselachus anguineus, una specie di squalo dalla forma sinuosa più simile all’anguilla, e da qui il nome, che non ad un pesce. L’animale, un vero e proprio fossile vivente, si aggira ancora oggi nelle profondità oceaniche tra i 400 e i 1600 metri sotto la superficie marina, muovendosi con repentini cambi di direzione alla ricerca di prede nelle acque buie impenetrabili ai raggi del sole.
La specie fossile poteva raggiungere oltre due metri di lunghezza e pare quindi sensibilmente più grande delle popolazioni attuali tanto da poter essere considerata una specie a sé. Il ritrovamento di questi denti, e le informazioni ricavate dai sedimenti, hanno modificato in maniera sostanziale l’idea che avevamo di quella parte del Mediterraneo pliocenico che ricopriva la Toscana. Fino ad oggi, infatti, si pensava che nel Pliocene medio (circa tre milioni di anni fa) il bacino marino senese non fosse particolarmente profondo, convinzione che la presenza di forme di vita abissali come il Chamydoselachus e il Centrophorus granulosus hanno confutato, tanto da sostituire lo scenario tradizionale con uno nuovo più variegato e complesso, nel quale zone costiere o di mare basso si alternavano a veri abissi che prendevano forma a poca distanza dalla riva, là dove una breve piattaforma di costa lasciava il posto alla ripida scarpata continentale. I denti di Chlamydoselachus, così rari e preziosi, sono stati oggetto di una importante ricerca ora pubblicata sulla rivista internazionale CAINOZOIC RESEARCH:
A small fossil fish fauna, rich in Chlamydoselachus teeth, from the Late Pliocene of Tuscany (Siena, central Italy) Franco Cigala Fulgosi, Simone Casati, Alex Orlandini & Davide Persico
Uno degli autori di tale lavoro, il professor Cigala Fulgosi, docente presso il Dipartimento di Scienze della Terra di Parma, considerato fra i massimi esperti al mondo di squali fossili, ha rimarcato anche il fatto che questo numero straordinariamente elevato di denti, alcune centinaia, sia stato ritrovato in un’area relativamente ristretta. Ciò fa pensare ad una insolita concentrazione di questa specie dovuta forse alla presenza di correnti marine particolarmente ricche di nutrimento o alla presenza nell’area di condizioni decisamente favorevoli alla riproduzione di questi squali. Il valore scientifico della scoperta sta nel fatto che siamo riusciti a determinare con esattezza una fossa oceanica al margine di una scarpata continentale, una sorta di canyon sottomarino non molto distante dalla costa dove si concentravano centinaia di squali che attualmente si trovano solo fuori dal Mar Mediterraneo e, soprattutto, a profondità abissali.
Grazie ai reperti raccolti in oltre tre anni di ricerche, abbiamo una fotografia di un momento di transizione tra la grande apertura post-messiniana avvenuta nel Pliocene inferiore e la messa in posto delle condizioni geografiche ed ecologiche del mediterraneo attuale.
Una massiccia concentrazione di questi squali arcaici, offre una grande possibilità per capire quali e quanti cambiamenti ha subito il Mar Mediterraneo negli ultimi 5 milioni di anni.
Possiamo aggiungere che è la prima volta che abbiamo un rapporto diretto fra i denti dello squalo serpente e le informazioni ricavate dal sedimento in cui si sono depositati 3,5 milioni di anni fa.
Ancora una volta mi sento di dire che il lavoro portato avanti dal gruppo GAMPS di Scandicci ha messo in pratica una grande opportunità scientifica valorizzando nuovamente il patrimonio storico naturalistico non solo della regione Toscana, ma in un certo qual modo di tutta la paleontologia italiana nel contesto internazionale.
Cenni storici
La storia di questa specie di squalo ha inizio in Toscana verso la fine del 1870. Premetto che sono stati scoperti prima i resti fossili e poi l’esemplare vivente. Il primo scopritore si chiamava Roberto Lawley (1818-1881). Roberto Lawley , uno dei più grandi naturalisti dell’800, mentre perlustrava le campagne di una Toscana molto diversa da quella che conosciamo oggi, notò per terra uno strano dente che lo lasciò molto perplesso! Egli ne trovò altri, ma non avendo nessun riferimento scientifico si trovò costretto ad accantonare quegli strani oggetti. Erano anni in cui, a causa delle enormi distanze, era molto difficile reperire le specie viventi ed i musei, purtroppo, non possedevano le collezioni che abbiamo la fortuna di vedere oggi. Molti animali erano sconosciuti, soprattutto quelli che vivevano a profondità abissali. I giorni trascorrevano senza fornire una risposta o un segnale che potesse dare un senso a quella scoperta; e così, nel 1876, nel suo lavoro “Nuovi studi sopra ai pesci ed altri vertebrati delle colline toscane”, Lawley lo presentò al mondo scientifico con queste testuali parole: "La radice ha due rami, è quasi saldata per tutta la sua lunghezza, ma sul davanti, giust’appunto nella sua saldatura, sorge il dente centrale e forma con i due laterali tutto un dente; il loro apice cambia di colore atteso essere tutto dentina ed è trasparente. I denti sono flessuosi e la radice fa quasi angolo retto con essi. Di questi denti ne possiedo due perfettamente completi, e sette più o meno mutilati, ma tutti egualmente conformati, e riconoscibili: mi provengono tutti da Orciano Pisano, dove sembrano rarissimi. Per quanto io abbia osservato, non mi è stato possibile di vedere un dente simile né viventi, né rappresentato in disegno né di pesci né di rettili”. Purtroppo Lawley fu stroncato da un male improvviso nel 1881; molti dei suoi studi rimasero incompiuti e la maggior parte dei reperti fossili raccolti andò dispersa (compresi i nove denti da lui raccolti). Tre anni dopo la sua morte, fu pescato uno strano essere nel mare del Giappone: uno squalo appunto. Un certo Samuel Garman (1846-1927), di professione Zoologo, venne a conoscenza di tale avvenimento e recatosi sul posto, ebbe la possibilità di poterlo studiare dando il nome alla specie nel 1884. Ironia della sorte? Chissà! L’unica cosa certa è che il nostro Lawley morì senza sapere a che genere di animale appartenesse quel dente.
La scoperta
Nel maggio 2001, durante una ricerca sui sedimenti marini di Castelnuovo Berardenga, Simone Casati e Marco Zanaga, ricercatori accreditati presso la Soprintendenza alle Antichità della Toscana, segnalavano alla Dott.ssa Silvia Goggioli (Ispettrice della zona in questione) ed al Dott. Franco Cigala Fulcosi, del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Parma, la scoperta di un giacimento a ittiodontoliti di elasmobranchi (denti di squali) unico al mondo per la frequenza di Chlamydoselachus anguineus Garman, 1884. La pubblicazione scientifica, frutto di oltre tre anni di ricerche, descrive una minuziosa classificazione delle faune presenti nei depositi del Pliocene Medio di C. Berardenga Scalo. Attualmente il Chlamydoselachus, la cui distribuzione geografica lo colloca al di fuori dell’attuale Mar Mediterraneo, viene considerato uno squalo dalle caratteristiche preistoriche. Attualmente non esiste nessun museo al mondo che vanta di possedere questi denti fossili nelle proprie collezioni, ad eccezione del Museo del Gruppo Avis Mineralogia Paleontologia di Scandicci (GAMPS) a Badia a Settimo, dove la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana ha predisposto che questi denti fossero musealizzati.
La morfologia dello squalo dal collare è sicuramente particolare:
1. La bocca è in posizione frontale, al contrario della bocca ventrale presente negli squali moderni. 2. I denti sono tricuspidali, presentano cioè tre punte (cuspidi), una centrale e due laterali leggermente più piccole. Questo apparato dentale serve per predare piccoli pesci, molluschi e crostacei. 3. La pinna caudale è molto allungata, a forma di lancia, ed è presente soltanto il lobo superiore. 4. Possiede sei fessure branchiali (in quasi tutti gli squali sono cinque), molto estese, quasi ad unirsi in entrambi i lati (da qui “squalo dal collare”) ed esse sono frangiate, cioè sono presenti piccole porzioni di pelle simili a frange. 5. L’unica pinna dorsale è molto piccola ed arretrata, in corrispondenza alla pinna anale ed anche le pinne pettorali sono corte ed arrotondate. La riproduzione è probabilmente vivipara aplacentata (le uova si schiudono all’interno dell’utero materno) ed i periodi di gestazione sembrano essere molto lunghi. La colorazione dello squalo dal collare è marrone scuro o grigio, in entrambi i casi abbastanza uniforme in tutto il corpo. Come già accennato, a causa delle sue abitudini “profonde”, è quasi impossibile incontrare il Chlamydoselachus anguineus durante una immersione ed i pochi esemplari che sono stati osservati vengono quasi sempre trovati all’interno delle reti a strascico dei pescherecci oceanici.
Le foto pubblicate nel video di You Tube sono di Giampaolo Faienza , Alex Orlandini e Simone Casati
Luca <<Non c'è niente come la paleontologia. Il piacere del primo giorno di caccia alla pernice o dell'apertura della stagione della caccia non si può paragonare a ciò che si prova nel trovare un gruppo di ossa fossili in buono stato, che raccontano la loro antica storia in un linguaggio quasi vivo>>. Charles Darwin
Notevolissimo e completo il filmato ed il topic! I miei complimenti vivissimi, trovandomi a studiare proprio in questo periodo la geologia e la paleontologia del Mediterraneo apprezzo in modo particolare l'articolo e le nuove prospettive esposte.
Tutto finisce, ma il ricordo del nostro passaggio vivrà nella memoria sino a quando l'ultima persona avrà occhi per vedere ciò che abbiamo fatto. Simone Casati
Vedo che, oltre alle solite sensazionali scoperte di Simone, abbiamo un nuovo documentarista che ha appreso veramente molto dal Maestro. Ciao e complimenti al binomio.
Oxon
Give me the fruitful error any time, full of seeds, bursting with its own corrections. You can keep your sterile truth for yourself. Vilfredo Pareto
Vedo che, oltre alle solite sensazionali scoperte di Simone, abbiamo un nuovo documentarista che ha appreso veramente molto dal Maestro. Ciao e complimenti al binomio.
Oxon
Give me the fruitful error any time, full of seeds, bursting with its own corrections. You can keep your sterile truth for yourself. Vilfredo Pareto
Pensa Maurizio che lo credevo intento ad osservare le orchidee invece .....hai visto che ti combina???
Sergio -------------------- Indagare per conoscere la natura è vivere (Settepassi)
Eh eh.. in effetti nelle ultime settimane andando alla ricerca di fossili, mi sono fatto distrarre anche dalla flora ad orchidee!! Hanno anche loro un certo qual fascino...
Ad ogni modo, la scoperta del GAMPS credo sia davvero di rilevanza internazionale, non solo per la grande quantità di denti recuperati ma soprattutto per la fauna ad otoliti, foraminiferi e nannofossili associati, di cui si parla nel lavoro citato, che testimoniano e dimostrano, insieme a squali con habitat abissali, che nel senese era presente una vera e propria "Fossa delle Marianne"!!! Questo porterà gli studiosi a rivalutare almeno in parte il paleoambiente di quell'area della Toscana!
Luca <<Non c'è niente come la paleontologia. Il piacere del primo giorno di caccia alla pernice o dell'apertura della stagione della caccia non si può paragonare a ciò che si prova nel trovare un gruppo di ossa fossili in buono stato, che raccontano la loro antica storia in un linguaggio quasi vivo>>. Charles Darwin
un post bellissimo, grazie luca e complimenti ovviamente a tutto il gamps! pensate di pubblicare qualcosa sulla composizione faunistica di questo interessantissimo paleo-ambiente?
un post bellissimo, grazie luca e complimenti ovviamente a tutto il gamps! pensate di pubblicare qualcosa sulla composizione faunistica di questo interessantissimo paleo-ambiente?
ciao
ang
Grazie!
Tutta la fauna presente, dai denti di elasmobranchi di varie specie oltre a quelli del Chlamydoselachus lawleyi, ai vari otoliti di pesci, fino alle varie specie di nannofossili, è tutto presentato nell'articolo citato:
A small fossil fish fauna, rich in Chlamydoselachus teeth, from the Late Pliocene of Tuscany (Siena, central Italy) Franco Cigala Fulgosi, Simone Casati, Alex Orlandini & Davide Persico
Luca <<Non c'è niente come la paleontologia. Il piacere del primo giorno di caccia alla pernice o dell'apertura della stagione della caccia non si può paragonare a ciò che si prova nel trovare un gruppo di ossa fossili in buono stato, che raccontano la loro antica storia in un linguaggio quasi vivo>>. Charles Darwin
Il ritrovamento di resti di uno squalo che vive a profondità così rilevanti è interessante anche perchè suggerisce la prenza di un graben che ha dilocato il blocco centrale anche di alcune centinaia di metri se è verò che a Castelnuovo Berardenga nel Pliocene c'erano diverse centinaio di m d'acqua. E poi...belli i dentini!
I miei complimenti vivissimi ragazzi: e pensare che il post mi era sfuggito! L'ho scoperto venendo di proposito a cercarlo avendo poprio ieri sentito commentare in un bar del centro alcuni tizi che leggendo la Nazione dicevano: hanno trovato uno squalo anguilla fossile....guarda che denti "cià" .... Mi sono avvicinato ed ho visto Simone insieme ad altri nella foto con tutto un bell'articolo collegato..... Sono stato molto felice che vi abbiano dedicato così tanto spazio.
Beppe
Arriviamo alla verità, non solo con la ragione, ma anche con il cuore. Blaise Pascal - Pensées 1670.
... avendo poprio ieri sentito commentare in un bar del centro alcuni tizi che leggendo la Nazione dicevano: hanno trovato uno squalo anguilla fossile....guarda che denti "cià" .... Mi sono avvicinato ed ho visto Simone insieme ad altri nella foto con tutto un bell'articolo collegato..... Sono stato molto felice che vi abbiano dedicato così tanto spazio.
Beppe
Arriviamo alla verità, non solo con la ragione, ma anche con il cuore. Blaise Pascal - Pensées 1670.
Finalmente il giusto riconoscimento per un'attività orientata non solo alla ricerca e allo studio ma anche alla sensibilizzazione e alla divulgazione!!! Sono orgoglioso e felice dei risultati ottenuti da Simone!!
Luca <<Non c'è niente come la paleontologia. Il piacere del primo giorno di caccia alla pernice o dell'apertura della stagione della caccia non si può paragonare a ciò che si prova nel trovare un gruppo di ossa fossili in buono stato, che raccontano la loro antica storia in un linguaggio quasi vivo>>. Charles Darwin
Il ritrovamento di resti di uno squalo che vive a profondità così rilevanti è interessante anche perchè suggerisce la prenza di un graben che ha dilocato il blocco centrale anche di alcune centinaia di metri se è verò che a Castelnuovo Berardenga nel Pliocene c'erano diverse centinaio di m d'acqua. E poi...belli i dentini!
Beh Federico, veramente una "fossa oceanica" si sposa meglio con strutture compressive, relative a subduzione (sistema arco-fossa), mentre quelle distensive all'opposto, ovvero nella retro-catena.
Complimenti per le scoperte; ma non si è parlato di molluschi, che malacofauna avete trovato associata agli squali?
Io andrei cauto con le deduzioni "geo-dinamiche" in entrambi i casi se posso dire la mia. Nel caso del "graben" perchè di per se la presenza di una colonna d'acqua considerevole non implica nessuna deduzione tettonica. Le profondità in questione si trovano sia in contesti distensivi che compressivi. Nell'altra ipotesi, quella cioè dei sistemi arco-fossa, si parla in genere di profondità ben maggiori (migliaia di metri) e oltre al regime compressivo è necessaria la presenenza di una crosta oceanica in subduzione. In questo contesto non abbiamo ne crosta oceanica, ne sistemi arco-fossa. Essendo la mia zona di studio naturalmente ho una mia ipotesi, che prende in considerazione non solo questo dato ma un'insieme di dati derivanti dall'analisi del Bacino di Siena...ma per ora l'ipotesi la tengo per me!
Inoltre vi ricordo che quest'area è una delle zone più problematiche d'Italia dal punto di vista geologico e che ormai da decenni vede scontrarsi diverse scuole di pensiero di geologi strutturali per quanto riguarda l'origine di tali bacini.
Mi associo ancora ai complimenti a Simone e a tutto il GAMPS! Ivan
Messaggio originario di siciliaria:
Messaggio originario di Federico Marini:
Il ritrovamento di resti di uno squalo che vive a profondità così rilevanti è interessante anche perchè suggerisce la prenza di un graben che ha dilocato il blocco centrale anche di alcune centinaia di metri se è verò che a Castelnuovo Berardenga nel Pliocene c'erano diverse centinaio di m d'acqua. E poi...belli i dentini!
Beh Federico, veramente una "fossa oceanica" si sposa meglio con strutture compressive, relative a subduzione (sistema arco-fossa), mentre quelle distensive all'opposto, ovvero nella retro-catena.
Complimenti per le scoperte; ma non si è parlato di molluschi, che malacofauna avete trovato associata agli squali?
Nell'altra ipotesi, quella cioè dei sistemi arco-fossa, si parla in genere di profondità ben maggiori (migliaia di metri) e oltre al regime compressivo è necessaria la presenenza di una crosta oceanica in subduzione. In questo contesto non abbiamo ne crosta oceanica, ne sistemi arco-fossa.
Se manca la crosta oceanica si può parlare di fossa oceanica? Scusa l'ignoranza ma non trovo in nessun posto la NON corrispondenza fossa oceanica/crosta non oceanica. Puoi darmi delucidazioni?
Non so come la pensano gli oceanografi, ma io tenderei a non chiamare una depressione "fossa oceanica" in assenza di crosta oceanica. Per creare fosse profonde migliaia di metri la presenza di crosta oceanica (più densa di quella continentale) è necessaria a mio avviso! Così come è necessaria subduzione. Non vorrei che però, come avviene spesso, ci sia una divergenza (con relativa confusione) di terminologia fra geologi, naturalisti e oceonagrafi...magari domani controllo meglio la terminologia su qualche pubblicazione e vi faccio sapere! Ivan
Messaggio originario di siciliaria:
Se manca la crosta oceanica si può parlare di fossa oceanica? Scusa l'ignoranza ma non trovo in nessun posto la NON corrispondenza fossa oceanica/crosta non oceanica. Puoi darmi delucidazioni?
Io aspetterei a discutere tanto su fosse oceaniche e profondità di migliaia di metri.Come viene accennato nella presentazione potrebbe trattarsi anche di un luogo adatto alla riproduzione con profondità decisamente minori,cosa che avvalorerebbe l'alta concentrazione di individui. Per avere un quadro più preciso bisognerebbe saperne di più sui molluschi i foraminiferi e gli otoliti trovati in loco. Fatto è che anche in questo caso l'importanza della scoperta non sarebbe minore,anzi si aprirebbero nuovi interrogativi su le particolarità climatiche e ambientali che potevano esserci.
Il lavoro pubblicato analizza dichiaratamente nel titolo la fauna a pesci della zona, per cui nell'articolo non viene presentata la fauna a molluschi presente. Ad ogni modo immagino che chi si è occupato dei campionamenti per la ricerca di foraminiferi e nannofossili saprà anche dirci che tipo di fauna a molluschi fosse presente.
Dagli otoliti raccolti si può vedere chiaramente come la frequenza di profondità media si aggira intorno ai 500-600 m (90% della frequenza di distribuzione) con un 50% - 60% delle specie che si ritrovano anche abitualmente intorno ai 1000 m, questo però in un area paleontologica che precedentemente era considerata strettamente costiera, profonda non più di qualche decina di metri!
Luca <<Non c'è niente come la paleontologia. Il piacere del primo giorno di caccia alla pernice o dell'apertura della stagione della caccia non si può paragonare a ciò che si prova nel trovare un gruppo di ossa fossili in buono stato, che raccontano la loro antica storia in un linguaggio quasi vivo>>. Charles Darwin