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Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
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Lucabio
Utente Senior
Città: Mongardino
Prov.: Asti
Regione: Piemonte
4359 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 19 luglio 2008 : 15:23:35
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Ciao a tutti. Solitamente scrivo nel forum di paleontologia, ma oggi vengo ad inserire un post anche qui!
Mentre setacciavo i sedimenti sabbiosi di un deposito fossilifero pliocenico dell'astigiano alla ricerca di foraminiferi bentonici ecco che mi sono trovato di fronte questi strani bivalvi, che in realtà non sono molluschi, ne tantomeno dei foraminiferi, bensì dei crostacei!
Mi stavo però chiedendo come mai è più facile tovare post sugli Ostracodi nel forum Protisti e Microinvertebrati, piuttosto che in questo forum dedicato ai crostacei??
Solitamente quando si pensa a crostacei che occupano abusivamente conchiglie, si pensa ai paguri che vivono all'interno di conchiglie vuote di gasteropodi. In questo caso invece si tratta di farina del proprio sacco, infatti nonostante abbiano la forma di un bivalve, si tratta di un vero e proprio carapace!
Cytherella ovata, (Jones, 1849) Foto 20X, 800 micrometri circa.
Immagine: 19,54 KB
Ecco una breve descrizione tratta da questo sito
CRUSTACEA OSTRACODA
Giuseppe Aiello e Diana Barra
La classe Ostracoda comprende crostacei di piccole dimensioni, prevalentemente comprese tra 0.2 e 30 mm di lunghezza, capaci di vivere in qualsiasi ambiente acquatico, dalle profondità oceaniche alle sorgenti idrotermali, ed eccezionalmente in ambienti continentali molto umidi. La maggior parte degli ostracodi sono bentonici ma un certo numero di specie trascorre nella colonna d'acqua l'intero ciclo vitale o soltanto una sua parte.
Una stima approssimativa indica come maggiore di 20.000 il numero delle specie viventi, delle quali ne sono state finora descritte circa 8.000. Gli ostracodi sono dotati di un carapace bivalve composto di calcite basso-magnesiaca che può restare ben conservato in sedimenti recenti o antichi, quindi molte specie sono conosciute esclusivamente attraverso le loro parti resistenti e le forme esclusivamente fossili, presenti a partire dal Paleozoico inferiore, sopravanzano largamente quelle attuali, con circa 25.000 specie note.
Nei mari italiani vivono specie appartenenti ad entrambe le sottoclassi attualmente viventi, Myodocopa, con gli ordini Myodocopida e Halocyprida, e Podocopa, con gli ordini Platycopida e Podocopida, mentre l'ordine Paleocopida, largamente diffuso nel Paleozoico ma che è rappresentato attualmente da un ridottissimo numero di taxa, non è mai stato rinvenuto nel Mediterraneo.
L'analisi critica delle segnalazioni riportate in letteratura ha permesso di ritenere effettivamente viventi nelle acque marine italiane 377 specie di ostracodi appartenenti a 102 differenti generi. Va considerato che la distribuzione areale dei dati disponibili non è omogenea, poiché alcune aree sono state privilegiate nello studio degli ostracodi. L'Adriatico (zone 7-9) è senz'altro il mare dove le conoscenze delle ostracofaune sono più complete, essendo state studiate da diversi autori, anche con lavori di ampio respiro (i.a. Masoli, 1968; Bonaduce et al., 1976; Breman, 1976). Segue il Tirreno (zone 2-3), a partire dalla monografia di G.W. Müller sugli ostracodi del Golfo di Napoli (1894) alla quale sono seguiti diversi lavori concernenti campionamenti su aree più o meno estese (i.a. Puri et al., 1964, 1969; Arbulla et al., 2004).
Anche se non altrettanto completi sono disponibili dati riguardanti gli altri mari italiani, in particolare per il Golfo di Taranto (i.a. Bonaduce et al., 1982; Peypouquet & Nachite, 1984; Malz & Jellinek, 1994).
La presenza di molte specie di ostracodi è stata segnalata in studi tassonomici ed ecologici che hanno per oggetto un ristretto numero di taxa (i.a. Aiello & Barra, 2001a; Aiello et al., 2001).
Inoltre, a causa del grande interesse paleontologico di questi crostacei molti dati distributivi su forme recenti sono forniti da lavori che hanno per oggetto principale taxa fossili (e.g. Abate et al., 1993; Aiello et al., 1996, 2000; Barra et al., 1996; Barra & Bonaduce, 1996, 2000; Aiello & Barra, 2001b).
Immagine: 55,89 KB
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