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 FRAGNO di varietà macrobalana?
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OresteCaroppo
Utente nuovo

Città: Maglie
Prov.: Lecce

Regione: Puglia


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Flora e Fauna

Inserito il - 19 ottobre 2007 : 04:06:40 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Gentili amici del forum,

sto conducendo uno studio e ricerca sul campo relativamente alla presenza di esemplari di fragno (Quercus trojana Webb.), nell’ area del basso Salento. Nelle mie ricerche, che mi hanno portato alla scoperta di interessanti formazioni e vetusti alberi di fragno, relitti delle antiche foreste, che ancora nell’ ottocento ricoprivano gran parte di questa regione, ho individuato alcuni interessanti alberi che producono ghiande, che mi paiono di dimensioni relativamente più grandi rispetto a quelle di altri alberi della medesima specie, e più prossime alle dimensioni proprie delle ghiande di vallonea (Quercus aegilops L. subspecie macrolepis Kotschy), pur diffusa nel Salento meridionale. Questi interessanti alberi di fragno sorgono nell’ entroterra otrantino, più prossimi dunque al versante orientale della penisola salentina.

Il Gavioli descrisse una formazione di fragni nei pressi di Matera, che producevano ghiande di grosse dimensioni, e che sono classificati come varietà macrobalana Gavioli. Ho letto anche della presenza di questa varietà nei boschi di San Basilio, in agro di Mottola (TA). Pare si tratti di una varietà molto rara assente nei Balcani, dove il fragno è particolarmente diffuso, e dunque la si ritiene, sin ora, un endemismo solo dell’ area murgiana apulo-lucana, in particolare dell' area Matera-Mottola.

Degli altri fragni relitti nel basso Salento, ho osservato sin ora soltanto le ghiande dei fragni della formazione di Porto Selvaggio; queste appaiono più minute, di quelle qui prese in esame (vedi foto di confronto). Sempre a motivo di confronto in una delle due foto di seguito presentate, mostro delle grandi ghiande di vallonea (provenienti da alberi nell’ agro di Scorrano, in provincia di Lecce), accanto a quelle di fragno in esame (entroterra otrantino).

Non avendo ancora avuto modo di recarmi nell’ area di Mottola, e avendo visto che molti dei frequentatori di questo sito hanno postato nel tempo numerose, dettagliate e bellissime foto di fragni dell’ area murgiana, vi chiedo se avete avuto modo di osservare le ghiande di Quercus trojana macrobalana , come anche quelle di normalissimi fragni, al fine di poter capire se le ghiande qui mostrate possono ricondursi alla varietà macrobalana Gavioli, o se rientrano invece nella normale variabilità intraspecifica della Q.trojana.





Oreste Caroppo

Modificato da - Centaurea in Data 06 novembre 2011 19:56:07

OresteCaroppo
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Città: Maglie
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Flora e Fauna

Inserito il - 19 ottobre 2007 : 04:09:29 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia




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FRAGNO di varietà macrobalana?
50,61 KB

Oreste Caroppo
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OresteCaroppo
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Città: Maglie
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Flora e Fauna

Inserito il - 19 ottobre 2007 : 04:13:01 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia


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FRAGNO di varietà macrobalana?
38,95 KB

Oreste Caroppo

Grazie per l' attenzione
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u / c
Utente Cancellato

Città: .


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Inserito il - 19 ottobre 2007 : 19:40:00 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Le vallonee furono importate per ricavarne tannino da concia che a Tricase era una fiorente attività.
Chissà se in epoca bizantina o dai crociati?!
I contadini locali affermano che è difficilissimo farne germogliare le ghiande ....
Io ci sono riuscito come con qualsiasi altra quercia.
Avevo notato che in terra germogliavano solo quelle parassitate da un piccolo insetto, sono andato alla ricerca di quelle con il forellino e sono germogliate quasi alla totalità, tanto da aver riempito tutti i miei amici salentini di piccole vallonee....
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OresteCaroppo
Utente nuovo

Città: Maglie
Prov.: Lecce

Regione: Puglia


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Flora e Fauna

Inserito il - 20 ottobre 2007 : 10:06:40 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

La Vallonea nel Salento

Si dicon tante cose sulla vallonea salentina (Quercus aegilops L. subsp. macrolepis Kotschy), ora che sia stata importata dai crociati, ora dai saraceni, ora dai monaci greco-basiliani, e questa è nel Salento la versione più diffusa, ma son tutte leggende non tramandate di generazione in generazione, né nate dalla pura fantasia popolare; esse derivano invece da ipotesi di vari studiosi poi diffuse popolarmente.
Addirittura qualcuno arriva a ipotizzare che anche il fragno (Quercus trojana Webb.), sia stato introdotto antropicamente in Puglia! Per questi studiosi, tutto è stato importato dall’ uomo... una visione inconsciamente antropocentrica. La verità invece, va a mio avviso ricercata nella storia geologica e paleoclimatica della Puglia.

Numerose altre specie animali e vegetali presenti in Puglia sono specie anfiadriatiche, o comunque balcaniche e orientali, come la liana con fusti legnosi chiamata Periploca graeca, il Fragno, il Colubro leopardino (Elaphe situla), il Geco di Kotschy (Cyrtodactylus kotschy) ecc... la loro presenza non è frutto dell’intervento dell’ uomo, ma testimonia invece l’ esistenza di antichi collegamenti della terraferma tra la Puglia e la Penisola Balcanica. Come la geologia ha dimostrato, nell’era miocenica (da 26 a 12 milioni di anni fa), in particolare nel Miocene superiore (Pontico), in un periodo di regressione marina, si ebbe quasi la scomparsa dell’attuale mare Adriatico, che si ritirò tanto da creare ponti fra le due sponde. In quei millenni in particolare la Puglia, era legata ampiamente alla regione illirica. Le ultime congiunzioni sono avvenute nel Quaternario, durante le glaciazioni del "Riss" e nel "W#971;rm" quando il mare si prosciugò fino al Conero (Montelucci 1972).
Il fragno e la vallonea sono infatti, diffusissimi nella vicina Penisola Balcanica, Grecia inclusa, e assenti nel resto d’Italia, eccezion fatta per le regioni della Lucania (il materano), più prossime all’ area murgiana.
Numerosissimi sono gli esempi di specie presenti oggi in Italia Meridionale, e giunte da Oriente per mezzo di quelli antichi ponti terrestri, tra queste il Pino Loricato (Pinus Leucodermis Antoine), il Platano orientale (Platanus orientalis) e la falena Bramea del Vulture (Bramea Europea, Achanthobrahmea Europaea Hartig).

La distruzione di gran parte dei boschi salentini, ha contratto la presenza sul territorio, della vallonea; comunque sebbene la specie sia oggi concentrata nel circondario di Tricase, diversi esemplari si ritrovano ancora spersi in tutto il Salento, fino anche alla città di Matera, a testimonianza dell’esistenza di una passata più diffusa presenza e maggiore consistenza.

Non fu, a mio avviso, l’ esistenza di una forte industria della concia, che portò alla importazione e piantumazione della vallonea nel Salento o nel materano, dall’ Oriente o dalla Penisola Balcanica, dato che da quella pianta si ricavava un ottimo tannino per la preparazione delle pelli, ma il contrario! Cioè la naturale presenza nel Salento, e in particolare nell’ area della città di Tricase, di una materia prima così importante, favorì in loco la crescita e lo sviluppo dell’ artigianato legato all’arte conciaria (del pelacane).


Immagine:
FRAGNO di varietà macrobalana?
264,78 KB
In foto: cupola di vallonea, parte della pianta ricca di tannini, un tempo usati per la concia della pelle, ovvero per la sua trasformazione in cuoio.


Anche io non ho avuto difficoltà a riprodurre da seme piantine e quindi alberi di vallonea.

Il fatto che i contadini credano che sia difficile far germogliare le ghiande di vallonea, mi par interessante antropologicamente: è come se la pianta fosse da loro considerata un essere speciale e la sua nascita e la sua lenta crescita, quasi un evento miracoloso. Probabilmente ciò è una conseguenza dell’ alone di sacralità che ancora aleggia intorno alla vallonea nella terra salentina, e che deriva dal portamento spesso maestoso che essa assume, con ampie chiome, possenti tronchi e vigorosi rami, ma anche del fatto che tutto in essa appare enorme, le foglie, le ghiande, le cupole, decisamente maggiori rispetto alle altre numerose specie di querce pugliesi. In più si aggiunga l’utilità della pianta tanto per l’ alimentazione animale, dei suini in particolare, e umana (le ghiande venivano un tempo consumate come oggi si fa con le castagne), quanto per la produzione di tannino per la concia delle pelli, che si estraeva copioso e di ottima qualità dalle sue cupole.
Si racconta che gli abitanti dell’ Arcadia, in età arcaica, avessero avuto una dieta basata sulla consumazione di ghiande, aspetto che non pare assurdo, specie se si considera l’ ampia diffusione in Grecia proprio della vallonea, “la quercia dalle ghiande saporite”.
Come tutte le querce, la vallonea era sacra a Zeus, e si ritiene che fosse proprio una maestosa vallonea, la sacra quercia del santuario di Dodona in Epiro, e i monti dell’ Epiro, ben si osservano dal basso Salento nei giorni in cui il cielo è terso e pulito!
La vallonea può crescere e vivere per svariati secoli, assumendo un portamento maestoso e imponente, come oggi è possibile ammirare nell’ esemplare gigantesco e plurisecolare di Quercus macrolepis, noto come “Quercia dei Cento Cavalieri”, in agro di Tricase; portamento tale da suscitare stupore e ammirazione, e senso di sacralità, in chi vi si accosti ad essa. Sacralità che ha infiammato una popolare sollevazione di protesta nelle genti del luogo, di fronte ad un progetto stradale, che nella metà del secolo scorso, stava per portare all’abbattimento del patriarca verde.

Un’eco degli antichi culti arborei echeggia forse, nelle parole di quei contadini salentini, che raccontano che sia estremamente difficile far germogliare la ghianda della 'sacra' Vallonea!


Oreste Caroppo
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rocco
Utente Senior


Città: Bari

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649 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 31 ottobre 2007 : 18:50:22 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Grazie, Oreste, per avermi fatto notare questo post!
Trovo estremamente interessanti tutti gli argomenti affrontati e cercherò di soddisfare la tua richiesta:
non saprei se ho già avuto modo di osservare una differenza tra le varietà di fragno, fatto sta che mi impegnerò a misurare e documentare un certo numero di ghiande, così da valutare l'ipotesi da te avanzata.
Faccio notare che, a livello indicativo, le ghiande dei fragni che normalmente osservo hanno dimensioni notevoli rispetto a quelle di altre querce.
Prometto di aggiornarvi presto
rocco
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OresteCaroppo
Utente nuovo

Città: Maglie
Prov.: Lecce

Regione: Puglia


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Flora e Fauna

Inserito il - 01 novembre 2007 : 05:50:43 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

Ti ringrazio vivamente per la tua attenzione!
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pietruzzo
Utente Senior

Città: Putignano
Prov.: Bari

Regione: Puglia


628 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 07 ottobre 2011 : 18:37:32 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Riapro questo vecchio post sul fragno, per aggiungere una foto di ghiande di varietà microbalana e macrobalana, raccolte da alberi diversi (i fragni hanno ghiande dell'uno o dell'altro tipo, mai le due insieme):


Immagine:
FRAGNO di varietà macrobalana?
212,8 KB




Le ghiande provengono da alberi secolari, in filare lungo il viale di accesso ad una masseria.
Le foto sono state scattate il 05 ottobre in agro di Putignano (BA)

pietruzzo
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