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Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
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Autore |
Discussione |
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Whitedragon
Utente Senior
Città: Terralba (OR) - Tornato in Sardegna
Regione: Sardegna
1523 Messaggi Flora e Fauna |
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rocco
Utente Senior
Città: Bari
Regione: Puglia
649 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 06 aprile 2007 : 12:23:52
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hai fatto bene a citare questo argomento, che riguarda sia l'ecologia che l'evoluzione di queste piante: le popolazioni isolate di varie specie di Cistus selezionano la necessità di shock termico in funzione dell'ambiente in cui vivono (ad esempio le popolazioni garganiche di Cistus clusii hanno semi più teneri di quelle spagnole, fortemente pirofile, per ovviare alla minore frequenza di incendi!) rocco |
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Whitedragon
Utente Senior
Città: Terralba (OR) - Tornato in Sardegna
Regione: Sardegna
1523 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 06 aprile 2007 : 12:31:19
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e già...
come hai scritto giustamente tu rocco c'è da sottolineare che le diverse specie di cisto si sono dovute evolvere diversamente nel mediterraneo in base alla propensione della zone agli incendi...
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Link
Ma non sono forse i macelli, gli allevamenti intensivi e i laboratori di ricerca, così accuratamente nascosti alla nostra vista, le Auschwitz di oggi? Dolore, violenza e sofferenza sono più accettabili solo perché inflitti ad animali innocenti che a persone innocenti? - Steward David, sopravissuto all'Olocausto nazista
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a p
utente ritirato in data 22.02.2012
9799 Messaggi
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Inserito il - 06 aprile 2007 : 14:22:46
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L'argomento è davvero interessante. Mi ricordo di un documentario visto tanti anni or sono in cui si parlava delle "foreste nate dal fuoco". L'incendio (in questo caso innescato da un evento atmosferico quale il fulmine) distruggeva la foresta (di conifere). Successivamente ed in poco tempo si ricostituiva. I semi della pianta superavano la dormienza e germinavano in massa. E passiamo dal fuoco ... alla neve. Questo che descrivo sinteticamente è un fenomeno che ho notato personalmente. In seguito alla caduta di valanghe (Canada, Montagne Rocciose) ampie superfici boscate logicamente vengono abbattute. In queste aree si sviluppa il prato e viene così avvantaggiata una specie di Lilium che, grazie alle mutate condizioni ecologiche, fiorisce copiosamente in primavera. Eventi entrambi distruttivi che donano Vita!
Alessandro PD |
Modificato da - a p in data 06 aprile 2007 14:24:25 |
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theco
Utente Super
6117 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 06 aprile 2007 : 16:46:31
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| Messaggio originario di Whitedragon:
ora vorrei aggiunger eun interessante esperimento eseguito all'istituto di botanica di cagliari dove si è cercato di trovare le condizioni migliori di germogliazione. Si è scoperto che questo seme preferisce una "botta di calore" a 80°C per un tempo di circa 8 secondi...
Questo fatto ci da degli interessanti dati sulla propagazione degli incendi in queste zone, ovvero ci viene da pensare che il fuoco resti in quel punto per un periodo di 8 secondi prima di andarsene...
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Il dato sulla durata del riscaldamento sembra ragionevole. Se il fronte dell'incendio impiega 8 secondi per spostarsi di 1 cm (diametro del seme) significa che si sposta mediamente alla velocità di 4,5 mt/h, mi sembra un dato possibile. Il valore della temperatura è più difficile da capire: un incendio sviluppa temperature di diverse centinaia di gradi centigradi. Forse si può immaginare che il seme di cisto stia compiendo la sua dormienza non proprio in superficie, ma appena sotto, dove forse le temperature crescono meno. Non ho idea, è solo un'ipotesi. Sarebbe però interessante conoscere, insieme alla condizione ottimale, la condizione limite di durata e temperatura al di sopra della quale il seme di cisto perde la capacità di germinare.
Se questa soglia di sopravvivenza è più elevata rispetto a quella di altre specie si spiegherebbe comunque il vantaggio del cisto dopo un incendio: magari le condizioni non sono state quelle ottimali, però è l'unica specie ad essere sopravvissuta.
Aggiungo anch'io una curiosità. La maggiore capacità competitiva di alcune piante dopo un incendio è sfruttata presso alcune popolazioni per selezionare specie migliori foraggere. L'incendio viene appiccato volontariamente ad una fitocenosi matura, ma ormai inadatta al pascolo e nel giro di poche settimane spuntano i teneri germogli delle specie pioniere, ben più appetiti dal bestiame.
Ciao, Andrea |
Modificato da - theco in data 06 aprile 2007 16:51:15 |
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nimispl
Utente Senior
Città: Trieste
Prov.: Trieste
Regione: Friuli-Venezia Giulia
2313 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 06 aprile 2007 : 17:49:41
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...ci sono ecosistemi che hanno bisogno di incendi naturali che "fanno bene" alla biodiversità. Da noi - nel Sud - basta un fulmine per trasformare una poverissima lecceta in una ricchissima gariga. L'altroieri sui giornali c'era la solita notizia sul solito incendio in California (ma era vicino a Hollywood...!). Negli ecosistemi mediterraneo-simili gli incendi naturali sono "naturali" e spesso benefici: sono parte della fisiologia del sistema. Quelli dolosi no. ciao a tutti PL |
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