Gli studi per individuare i progenitori degli archeoceti sono ancora in corso e, proprio negli ultimi anni, importanti scoperte hanno permesso di formulare nuove teorie. Al momento le ipotesi più attendibili sono tre: l'ipotesi dei mesonichidi, secondo cui gli antenati dei cetacei sarebbero antichi ungulati simili a iene per aspetto e dimensione. L'ipotesi degli ippopotami, basata sullo studio del DNA che li indica come stretti parenti dei cetacei e l'ipotesi degli artiodattili che individua il progenitore degli archeoceti in un piccolo mammifero terrestre che visse sul nostro pianeta 50 milioni di anni fa. Nell'arco di pochi milioni di anni, gli archeoceti si trasformarono da quadrupedi terrestri ad animali acquatici dal corpo perfettamente idrodinamico. Gli arti posteriori si ridussero via sino a scomparire e gli arti anteriori si trasformarono in pinne, il collo si accorciò, il pelo scomparve e la coda si irrobustì fino a sviluppare la caratteristica pinna. Anche il cranio andò in contro a grandi cambiamenti: gradualmente le narici si spostarono dall'estremità del muso alla sommità della testa, fino a formare quello sfiatatoio che permette a balene e delfini di respirare sfiorando appena la superficie del mare. I denti, che negli archeoceti erano ancora differenziati, come nei loro antenati terrestri, diventarono tutti uguali e di forma conica nei delfini che afferrano le prede e le inghiottono senza masticare, mentre nelle balene saranno sostituiti dai fanoni, lamine cornee che servono a filtrare grandi quantità di Krill e piccoli pesci di cui si nutrono. Fra 55 e 34 milioni di anni fa l'oceano della Tetide si estendeva dall'attuale penisola iberica fino all'indonesia e le sue acque costiere, calde e ricche di vita, attrassero i primi archeoceti in cerca di cibo e di nuovi ambienti da colonizzare. Con il progredire del loro adattamento alla vita acquatica, gli archeoceti si spinsero sempre più verso il mare aperto e, in pochi milioni di anni, si diffusero dall'India e dal Pakistan, loro centri di origine, fino all'Africa, Europa, America ed Australia. Gli Archeoceti si estinsero 35 milioni di anni fa, lasciando il posto ai Novoceti, cioè agli antenati degli attuali delfini e balene che ancora oggi sono i lontani discendenti dei mammiferi che un tempo camminavano sulla terraferma.
Tutto finisce, ma il ricordo del nostro passaggio vivrà nella memoria sino a quando l'ultima persona avrà occhi per vedere ciò che abbiamo fatto. Simone Casati
Noto con piacere che nonostante la coordinazione necessaria per la raccolta firme di queste settimane ti porti via molto tempo, non manca mai la possibilità di collaborare con altri musei e università, realizzando documentari e reportage degni di National Geographic!
Ciao!
Luca
Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l'ha già creata. Albert Einstein
Non c'è niente come la paleontologia. Nessun piacere può essere paragonato a ciò che si prova nel trovare un gruppo di ossa fossili in buono stato, che raccontano la loro antica storia in un linguaggio quasi vivo. Charles Darwin
Quello che hanno fatto a Calci è molto importante perché consentono ai non vedenti di avere un contatto con gli Archeoceti a grandezza naturale... un percorso tattile e audio di notevole interesse
Tutto finisce, ma il ricordo del nostro passaggio vivrà nella memoria sino a quando l'ultima persona avrà occhi per vedere ciò che abbiamo fatto. Simone Casati
È stata inaugurata giovedì 16 dicembre al museo di Storia naturale e del territorio dell’Università di Pisa la nuova sala tattile “Archeoceti. Cetacei di terra e di mare”, uno spazio espositivo dedicato all’evoluzione di delfini e balene e ai loro antenati a quattro zampe. Alla giornata inaugurale sono intervenuti Maria Antonella Galanti, prorettore per i Rapporti con il territorio dell’Università di Pisa, Cosimo Bracci Torsi, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa e Paolo Recce, presidente della sezione pisana dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti della Toscana. A seguire Giovanni Bianucci, docente del dipartimento di Scienze della Terra, ha tenuto una relazione scientifica dal titolo “Gli Archeoceti e la riconquista dei mari”, mentre Walter Landini, direttore del Museo, ha illustrato la nuova esposizione. Nella nuova sala è raccontata una delle storie più affascinanti dell’evoluzione, la transizione dai mammiferi terrestri a quel gruppo di mammiferi perfettamente adattati alla vita acquatica chiamato “cetacei”. Gli archeoceti (letteralmente ‘antichi-Cetacei’) sono infatti l’anello di congiunzione fra delfini, narvali, orche, capodogli, balene, megattere, balenottere e i loro antenati a quattro zampe che vivevano sulla terraferma. Due le ricostruzioni di Archeoceti in mostra: si tratta dei modelli a grandezza naturale, realizzati appositamente per essere toccati dal pubblico, di Pakicetus, vagamente simile a un lupo e di Ambulocetus, che ricorda una gigantesca lontra. La sala è stata realizzata grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa e del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, è stata progettata secondo alcuni criteri dell’universal design cercando, cioè, di renderla naturalmente ed egualmente fruibile da tutti i possibili utenti (bambini, adulti, anziani, soggetti diversamente abili). Particolare attenzione è stata data alle esigenze di ipovedenti e non vedenti con la realizzazione di una mappa tattile della sala, di pannelli esplicativi stampati a caratteri di grandi dimensioni e ben contrastati e arricchiti di didascalie in Braille e immagini in bassorilievo, sorgenti audio e modelli tattili tridimensionali.
Tutto finisce, ma il ricordo del nostro passaggio vivrà nella memoria sino a quando l'ultima persona avrà occhi per vedere ciò che abbiamo fatto. Simone Casati