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Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
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Autore |
Discussione |
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SEDANACCIO
Utente Senior
Città: Livorno
Prov.: Livorno
Regione: Toscana
4448 Messaggi Flora e Fauna |
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Subpoto
Moderatore
Città: Roma
Prov.: Roma
Regione: Lazio
9027 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 13 aprile 2010 : 02:12:53
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Ecco come si presentava la faggeta degli Alburni a 1200 m dopo il taglio.
Faggeta Alburni 1200 m
credo che tutto l'ecosistema legato alla faggeta sia andato distrutto.
La natura è un libro aperto, siamo noi che non sappiamo leggerlo Sandro |
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Acipenser
Utente Senior
Città: Francoforte sul Meno
Prov.: Estero
Regione: Germany
1668 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 13 aprile 2010 : 12:57:06
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Ciao Valerio, ciao a tutti.
Rispondo ai punti proposti:
1) Sì, con ponderazione si possono salvaguardare siti di interesse ambientale tramite disboscamenti, mi viene in mente ad esempio la necessità di impedire ad alcuni ambienti di raggiungere lo stadio di climax, o quella di evitare che un incendio si propaghi.
2) Lascio la risposta ad altri con maggiori competenze tecniche.
3) No, credo che l'intervento esemplificato da Sandro sia stato effettuato su suolo pubblico.
Tautò tèni zon kài tethnekós kai egregoròs kai kathèudon kai nèon kai gheraiòn tade gàr metapésonta ekéina ésti kakèina pàlin táuta. Eraclito, Frammenti, 88; Di passaggio, Franco Battiato. |
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elleelle
Moderatore Trasversale
Città: roma
Regione: Lazio
33000 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 13 aprile 2010 : 15:55:42
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A me lasciano molto perplesso le motivazioni fiduciose di Andrea.
In caso di incendio, penso che dopo un anno l'area sarà nuovamente in grado di propagarlo. Meglio, in questo senso, le "cesse"; fasce strette e lunghe completamente prive di vegetazione, anche bassa, che erano in uso anni fa. Per quanto riguarda la prevenzione dello stato di climax, non sono competente, ma credo che i disboscamenti come si fanno oggi non vadano nella direzione giusta. Peraltro, dopo un disboscamento radicale come quelli che vedo io in giro, e che Alessandro ha ben documentato, è improbabile che il bosco torni com'era. Le piante più veloci e adattabili cresceranno prima delle altre e colonizzeranno l'area; in particolare, robinia e ailanto, se sono presenti, e la composizione finale sarà diversa.
Uscendo di metafora, è indubbio che, da qualche anno, il taglio dei boschi è ripreso per fini esclusivamente economici.
Nella seconda metà del secolo scorso nei boschi non lavorava più nessuno. I carbonai rimasti guadagnavano poco e facevano una vita di sacrifici, per cui, uno dopo l'altro, cambiavano mestiere. I boscaioli avevano visto ridurre il loro mercato per la diffusione degli impianti di riscaldamento a combustibili fossili. D'altro canto, le innovazioni normative che avevano introdotto condizioni migliori per i lavoratori avevano ridotto i guadagni.
Oggi, a quanto pare, tagliare i boschi è ridiventato remunerativo, e questa è, secondo me, l'unica motivazione della ripresa delle attività. Oggi la legna da ardere è diventata un prodotto per ricchi anziché per poveri, e i prezzi salgono; proliferano le caldaie a legna e pellet e il mercato sta crescendo. D'altra parte, i mezzi meccanici per tagliare e trasportare la legna sono sempre più efficienti e c'è una nuova disponibilità di manodopera, magari in nero, costituita dagli immigrati.
Pertanto, immagino che i conti siano tornati in positivo, e anche di molto; tanto che le imprese si possono permettere di esercitare pressioni sugli "organi preposti". In questa situazione, d'altra parte, essendo cambiate le imprese e i lavoratori, si è perso completamente il "mestiere", e l'attività è svolta senza alcun criterio, se non quello di massimizzare i guadagni. Si tagliano soprattutto gli alberi secolari e in genere quelli di maggior valore; e c'è da chiedersi se quelle persone che lavorano oggi nei boschi sappiano distinguere una specie dall'altra.
Insomma, io la vedo molto nera ......
Nella sezione degli anfibi si è parlato del bosco di Foglino in toni entusiastici, ma è un'area minacciata dall'ingordigia dei soliti noti; solo una decina di chilometri prima, lungo la strada dei 3 Cancelli, un bosco simile è stato quasi raso a zero.
luigi
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SEDANACCIO
Utente Senior
Città: Livorno
Prov.: Livorno
Regione: Toscana
4448 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 13 aprile 2010 : 19:27:30
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Allora, io mi interesso di flora e sono ben conscio che, probabilmente, la biodiversità vegetale associata ad ambienti silvani è inferiori in termini quantitativi a quella che si può trovare in ambienti con maggiore disponibilità di luce solare.
Tuttavia, erborizzando qua e la nella mia provincia che, in realtà, è piuttosto piccola, mi trovo sempre più spesso in zone dove è in atto oppure è stato operato il taglio del bosco impiegando per il trasporto del legname mezzi pesanti che per forza di cose determinano un impatto piuttosto visibile sul substrato.
Inoltre, non posso non considerare che il biota è composto anche da altri esseri viventi che sono intimamente legati al bosco, dai più piccoli decompositori e detritivori fino all'ornitofauna ed i mammiferi.
A parte le perplessità al riguardo del fatto che venga impiegata manodopera realmente in grado di discernere quali essenze non possano essere tagliate (secondo i regolamenti regionali), mi chiedo se i disboscamenti, pur se fatti nel pieno rispetto delle norme vigenti, siano seguiti in modo scrupoloso da chi è deputato al sorvegliare in modo che tutto il processo avvenga nel modo migliore per la futura ricrescita.
Al riguardo, appunto, di quelle che sono le fasi successive al taglio, mi chiedo se vi siano studi sulle pratiche da attuare in modo che il bosco sia indirizzato verso una ricrescita fisiologica piuttosto che verso un cambiamento radicale o la sua sostituzione con altro tipo di vegetazione.
Per ora grazie per i pareri che avete condiviso.
Valerio |
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Acipenser
Utente Senior
Città: Francoforte sul Meno
Prov.: Estero
Regione: Germany
1668 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 13 aprile 2010 : 21:47:40
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| Messaggio originario di elleelle:
A me lasciano molto perplesso le motivazioni fiduciose di Andrea. |
Credo che ciò si debba al fatto che abbiamo dato connotazioni diverse ai due interventi. Io ho inteso le domande di Valerio come non applicate, ed ho dato la risposta 1) di conseguenza. Contesto un paio di tue affermazioni, ma il nocciolo della questione per me è questo .
| In caso di incendio, penso che dopo un anno l'area sarà nuovamente in grado di propagarlo. Meglio, in questo senso, le "cesse"; fasce strette e lunghe completamente prive di vegetazione, anche bassa, che erano in uso anni fa. |
Per la salvaguardia di alberi adulti di specie a lenta crescita si ricorre, in assenza di misure di prevenzione come ad esempio quella che hai descritto, a disboscamenti "d'emergenza" atti ad isolare porzioni di bosco colpite da incendi. In un'ottica generale, questa è un'applicazione del disboscamento a fini conservativi, cioè di protezione.
| Per quanto riguarda la prevenzione dello stato di climax, non sono competente, ma credo che i disboscamenti come si fanno oggi non vadano nella direzione giusta. Peraltro, dopo un disboscamento radicale come quelli che vedo io in giro, e che Alessandro ha ben documentato, è improbabile che il bosco torni com'era. Le piante più veloci e adattabili cresceranno prima delle altre e colonizzeranno l'area; in particolare, robinia e ailanto, se sono presenti, e la composizione finale sarà diversa. |
Bloccare le successioni serve non al bosco, ma ad altri ambienti altrimenti invasi negli anni da questo. La considerazione sulla mala gestione degli interventi di disboscamento odierni è a mio avviso meritevole di approfondimento, ma è anche di tipo contingente.
Tautò tèni zon kài tethnekós kai egregoròs kai kathèudon kai nèon kai gheraiòn tade gàr metapésonta ekéina ésti kakèina pàlin táuta. Eraclito, Frammenti, 88; Di passaggio, Franco Battiato. |
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elleelle
Moderatore Trasversale
Città: roma
Regione: Lazio
33000 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 13 aprile 2010 : 23:21:53
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Andrea, non volevo contestare il tuo intervento nel senso che non fosse giusto quello che dicevi. Come hai detto tu, abbiamo affrontato due aspetti diversi.
L'avevo definito "fiducioso" nel senso che tu avevi illustrato le motivazioni serie e professionali della cosa, mentre la mie perplessità derivavano dal fatto che la gestione di questi interventi - per quello che vedo io - è di bassissimo profilo ed obbedisce a tutt'altre logiche.
Per quanto riguarda l'accenno di Valerio all'aumento di biodiversità, sono d'accordo con lui, fermo restando che l'aumento della biodiversità è cosa diversa dalla tutela della biodiversità.
In Sardegna l'area in cui faccio più foto è una zona trasformata in pascolo bruciando la macchia mediterranea ed estirpando ceppate e radici con le ruspe. Essendo esposta al sole, ospita una miriade di insetti e ragni che frequentano le piante erbacee e i fiori. E ci sono anche molti uccelli, anfibi e rettili. Probabilmente, la ricchezza di biodiversità è sovrastimata perché l'assenza del bosco permette di vedere più facilmente gli animali, ma è comunque notevole. Probabilmente, se una percentuale modesta di bosco (5%-10%) si trasforma in radura, male non fa; il problema è che oggi i boschi vengono quasi rasi al suolo al 100% per molti chilometri quadrati. luigi
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Acipenser
Utente Senior
Città: Francoforte sul Meno
Prov.: Estero
Regione: Germany
1668 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 14 aprile 2010 : 01:39:50
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| Andrea, non volevo contestare il tuo intervento nel senso che non fosse giusto quello che dicevi. Come hai detto tu, abbiamo affrontato due aspetti diversi.
L'avevo definito "fiducioso" nel senso che tu avevi illustrato le motivazioni serie e professionali della cosa, mentre la mie perplessità derivavano dal fatto che la gestione di questi interventi - per quello che vedo io - è di bassissimo profilo ed obbedisce a tutt'altre logiche.
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Perfetto .
Ho cercato qualche articolo che potesse dare risposte quantitative alle domande di Valerio; per adesso non ho trovato un granché, comprensibilmente molti testi trattano della deforestazione nelle fasce tropicali. Questo articolo, che io stesso non ho ancora finito di leggere, mi pare però interessante e ve lo segnalo; individua ed elenca possibili valori nascosti dei suoli boschivi che, se posti in luce, possono rendere economicamente vantaggioso il mantenimento e l'ampliamento delle foreste.
Tautò tèni zon kài tethnekós kai egregoròs kai kathèudon kai nèon kai gheraiòn tade gàr metapésonta ekéina ésti kakèina pàlin táuta. Eraclito, Frammenti, 88; Di passaggio, Franco Battiato. |
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Luciano54
Moderatore
Città: Forlì
Prov.: Forlì-Cesena
Regione: Emilia Romagna
4965 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 14 aprile 2010 : 23:49:35
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| Messaggio originario di Acipenser: .... Per la salvaguardia di alberi adulti di specie a lenta crescita si ricorre, in assenza di misure di prevenzione come ad esempio quella che hai descritto, a disboscamenti "d'emergenza" atti ad isolare porzioni di bosco colpite da incendi. In un'ottica generale, questa è un'applicazione del disboscamento a fini conservativi, cioè di protezione. .... |
A mio avviso (e da non esperto )ci sono almeno altre due applicazioni del taglio del bosco a fini "conservativi-migliorativi" (ovviamente sempre in un'ottica umanizzata): il taglio di conversione all'alto fusto, .. che si pratica a più riprese per agevolare-velocizzare il ritorno di un bosco ceduato .... alla condizione di altofusto (frequento una cerreta fantastica ... dove è stata effettuata questa operazione); il taglio di una parte di alberi per "togliere peso" ad un terreno potenzialmente franoso .... o con frane in atto.
| Messaggio originario di elleelle: ..... il problema è che oggi i boschi vengono quasi rasi al suolo al 100% per molti chilometri quadrati. |
Trovo questa affermazione eccessivamente catastrofistica (non volermene Luigi ) ... anche perchè tocco con mano (nell'Appennino Romagnolo) la scomparsa velocissima delle aree aperte ... a favore del bosco; ...... bosco che in molte zone è diventato praticamente impenetrabile. Intendiamoci, ... credo sia positivo il fatto che sia in aumento la superfice occupata dal bosco, credo anche però che interventi selviculturali tesi da un lato al mantenimento di aree aperte ... dall'altro a favorire la formazione dell'alto fusto, siano tutt'altro che dannosi. Ciaoo
Link |
Modificato da - Luciano54 in data 14 aprile 2010 23:51:04 |
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elleelle
Moderatore Trasversale
Città: roma
Regione: Lazio
33000 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 15 aprile 2010 : 00:59:55
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Le mie condiderazioni si riferiscono alla poca esperienza che ho in materia e al solo territorio del Lazio, dove ho avuto anche la sensazione di scarsa professionalità e scarsa pianificazione.
Le politica di questi tagli, parafrasando le frasi di Luciano, sembra quella di "conversione al basso fusto", nel senso che eliminano tutte le piante più grandi.
Mi fa piacere pensare che in altre regioni lavorino meglio, e spero di essere stato catastrofista e aver visto proprio gli esempi peggiori.
Appena posso, faccio qualche foto.
luigi
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Frustone
Utente Senior
Città: Siena
Prov.: Siena
Regione: Toscana
1823 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 15 aprile 2010 : 15:11:56
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Topic a dir poco attuale e molto interessante,che ha fatto avvelenare il sottoscritto per giorni e alla fine ieri mi hanno bacchettato in un'altra sezione, cercherò di dare tuttavia un contributo per quanto riguarda la mia zona che senz'altro conosco bene.
Dove c'è il cerro come diceva anche Luciano un taglio ben eseguito è senza dubbio salubre,proprio per i motivi che diceva Luciano e la bellezza di tali cerrete quando sono indirizzate all'alto è veramente notevole anche se un bel bosco di roverelle è inarrivabile.
Altro punto è il leccio e le roveri dove il taglio deve essere eseguito in mamiera diversa e alternandolo in 15 anni. Se ben eseguito come si faceva in passato, il taglio può portare veramente benefici tangibili,infatti una volta si bruciavano le frasche e non si lasciavano al suolo,questo permetteva anche la nascita successiva di piccole radure che erano veramente importanti in boschi molto "chiusi". Quello che mi innervosisce è che la nostra regione caro Sedanaccio ha stipulato una regolamentazione di taglio veramente ben fatta a detta di molti ma il problema come detto precedentemente è il controllo,che latita. Vedere tagliare una roverella secolare è una cosa di una tristezza inaudita se guardiamo ai tempi di ricrescita di tal pianta e gli esempi si sprecano. Infatti piano piano,l'orniello,il leccio e altre specie arboree ne prendono il suo spazio sempre di più. Per non parlare del fatto che tagliare una grossa pianta da ghianda comporta poi un allontanarsi di specie di uccelli,quindi la perdita è davvero consistente in termini non solo vegetali ma di valore naturale in senso più ampio.
Le leccete pure dopo 15 anni tornano belle, se il piede rimane al terreno ricrescono abbastanza rapidamente, ma anche lì andrebbero guardati i diametri, se mi riesce ritrovarlo,ti allegherò un link della regione con tutto il regolamento di taglio. Quanto alla domanda sui terreni,si, si può tagliare nel privato e nel pubblico,i comuni possono affittare e autorizzare temporaneamente appezzamenti di bosco da tagliare. ciao
Massimo. ------------------------ No alla diga sul Farma Merse,no ieri,no domani, mai!!! |
Modificato da - Frustone in data 15 aprile 2010 15:15:33 |
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SEDANACCIO
Utente Senior
Città: Livorno
Prov.: Livorno
Regione: Toscana
4448 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 15 aprile 2010 : 19:23:57
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Grazie a tutti, nel mio caso soprattutto a Massimo che scrive al riguardo della mia regione.
Insieme a degli amici avevo dato un'occhiata al regolamento regionale. I pareri, certamente + o - tutti di persone non del settore, andavano dal "poteva essere peggio" al "non mi piace per niente"...
Alcune nostre perlessità riguardavano proprio il fatto di lasciare i residui del taglio in loco col risultato di fare l'effetto "ago di pino" su sottosuolo oppure l'inopportunità di operare il taglio in aree piuttosto ampie e contigue o, quantomeno, molto vicine.
Valerio |
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Frustone
Utente Senior
Città: Siena
Prov.: Siena
Regione: Toscana
1823 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 15 aprile 2010 : 19:49:27
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| Messaggio originario di SEDANACCIO:
Grazie a tutti, nel mio caso soprattutto a Massimo che scrive al riguardo della mia regione.
Insieme a degli amici avevo dato un'occhiata al regolamento regionale. I pareri, certamente + o - tutti di persone non del settore, andavano dal "poteva essere peggio" al "non mi piace per niente"...
Alcune nostre perlessità riguardavano proprio il fatto di lasciare i residui del taglio in loco col risultato di fare l'effetto "ago di pino" su sottosuolo oppure l'inopportunità di operare il taglio in aree piuttosto ampie e contigue o, quantomeno, molto vicine.
Valerio
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Ciao Valerio, allora non ti stò a mandar nulla se hai già trovato! Sapete amici poi anche qual'è il problema secondo me? Che oggi i tagli li fanno i Romeni o altri cittadini comunitari che spesso non conoscono nemmeno quello che tagliano, non dico le roveri, ma parecchie piante delle mie zone,loro non le conoscono e se le conoscono,abili italiani non gli spiegano nulla. Spesso si tratta di poveracci sfruttati come dico io fino all'ultima ernia.
Da notare che nel regolamento del taglio è stato inserito anche lo Spino di Giuda che sfido io a vedere quanti tagliatori lo conoscono.
Massimo. ------------------------ No alla diga sul Farma Merse,no ieri,no domani, mai!!! |
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