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a p
utente ritirato in data 22.02.2012



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Inserito il - 27 febbraio 2009 : 13:55:46 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ho trovato questo rapporto sulla mappatura delle energie rinnovabili nel territorio italiano

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Alessandro PD


Chi ama la Natura le lascia i suoi fiori
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a p
utente ritirato in data 22.02.2012



9799 Messaggi

Inserito il - 27 febbraio 2009 : 14:05:13 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di elleelle:

Messaggio originario di Alessandro:

Se vogliamo fare un conto per l'energia eolica delle mancate emissioni, ricordo i dati seguenti:

Per 1 kWh di energia elettrica prodotta con gli impianti eolici si risparmiano
1Kg di CO2


Io mi ero tenuto basso: avevo stimato 0,65Kg per Kwh, considerando che non vanno sempre alla potenza massima.




Scusa ma il ragionamento va impostato in modo diverso. Il calcolo va fatto sui KWh semmai utilizzando un valore più basso della produzione di energia complessiva. Non puoi dimezzare o quasi il contributo alle mancate emissioni . Forse può essere ridotto ma non così tanto.

Alessandro PD


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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

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Flora e Fauna

Inserito il - 27 febbraio 2009 : 14:13:26 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di mazzeip:

[quote]Una considerazione a latere è che, se noi siamo stati l'unica nazione industrializzata che non solo ha bloccato la costruzione di nuove centrali, ma ha addirittura smantellato quelle funzionanti con una specie di furia iconoclasta, i casi sono due:
Sei proprio sicuro?

- l'Austria non ha centrali nucleari
- il Portogallo non ha centrali nucleari
- la Norvegia non ha centrali nucleari
- la Danimarca non ha centrali nucleari
- la Polonia non ha centrali nucleari
- l'Irlanda non ha centrali nucleari
- la Grecia e tutti gli stati balcanici adriatici non hanno centrali nucleari
- Svezia, Germania e Spagna sono in fase di decommissioning, cioè non sostituiranno gli impianti alla fine del loro ciclo di vita...




Fonti rinnovabili: quanto possono produrre? Paolo Mazzei   Link   Link


Con i dati che tu hai fornito, tutto sommato, mi sento un po' più sicuro dell'affermazione che avevo fatto.
Parlando di nazioni industrializzate non pensavo a Grecia, Portogallo, Irlanda... ; mi riferivo sostanzialmente a quelle del G8.
Se seguiamo il tuo criterio allargato, tutto l'occidente è industrializzato, a differenza del terzo mondo, ma non intendevo questo.
Germania, Svezia e Spagna, prima che si esaurisca il ciclo di vita delle loro centrali "metteranno fieno in cascina" per altri 10 - 20 anni mentre noi annaspiamo.
Comunque, restiamo l'unica nazione che, oltre a fermare i programmi futuri, ha smantellato le centrali esistenti, e qui sta il lato per così dire "superstizioso" di quell'iniziativa.

Forse ho scritto delle frasi un po' troppo perentorie e mi spiego così le reazioni. Se ho esagerato, chiedo scusa, ma non credo che ci dobbiamo beccare tra noi sottilizzando sulle parole usate.

Mi sembra che siano venuti fuori dei punti fermi.
Intanto, mi sembra chiaro che il danno per la natura e il rischio per le persone viaggiano su binari completamente separati.
Se ragioniamo da una posizione antropocentrica, il nucleare può porre problemi di costi e, magari, comportare anche qualche rischio. Se ragioniamo da ecologisti, il nucleare o sicuramente il meglio che si possa inventare per non disturbare la natura - e qui nessuno ha portato dati contrari.
Per quanto riguarda i rischi, le paure dell'87 erano eccessive, ma comprensibili; l'incidente di Chernobil era recente e, in teoria, ne sarebbero potuti seguire molti altri.
Mi sembra invece strano che qualcuno continui ad avere paura oggi; per 22 anni non c'è stato nessun altro incidente di rilievo e questo deve pur fare una certa differenza, sul piano statistico, rispetto al 1987.

Certo, c'è chi ha paura dei meteoriti, degli attentati di Al Qaeda, delle eruzioni vulcaniche, ma che ci possiamo fare?

luigi





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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


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Flora e Fauna

Inserito il - 27 febbraio 2009 : 14:24:59 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Alessandro:

Messaggio originario di elleelle:

Messaggio originario di Alessandro:

Se vogliamo fare un conto per l'energia eolica delle mancate emissioni, ricordo i dati seguenti:

Per 1 kWh di energia elettrica prodotta con gli impianti eolici si risparmiano
1Kg di CO2


Io mi ero tenuto basso: avevo stimato 0,65Kg per Kwh, considerando che non vanno sempre alla potenza massima.




Scusa ma il ragionamento va impostato in modo diverso. Il calcolo va fatto sui KWh semmai utilizzando un valore più basso della produzione di energia complessiva. Non puoi dimezzare o quasi il contributo alle mancate emissioni . Forse può essere ridotto ma non così tanto.

Alessandro PD


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Quei dati li avevo presi da un sito che parlava di centrali termiche; evidentemente, loro si tengono bassi per non impressionare; voi che sostenete la convenienza dell'eolico vi tenete alti. E' tutto perfettamente logico e la verità, probabilmente, sta nel mezzo.

Comunque condivido tutte le iniziative per risparmiare energia che hai elencato; sarebbe sciocco preoccupersi di aumentare la produzione senza cercare di risparmiare; bisogna fare tutte e due le cose, anche per ridurre il consumo dei combustibili fossili.
Mi fa soffrire l'idea che si bruci metano nelle centrali elettriche, col rischio che domani non ne abbiamo più per gli autobus e per i fornelli di casa.

luigi



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a p
utente ritirato in data 22.02.2012



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Inserito il - 27 febbraio 2009 : 15:59:47 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Quei dati li avevo presi da un sito che parlava di centrali termiche; evidentemente, loro si tengono bassi per non impressionare; voi che sostenete la convenienza dell'eolico vi tenete alti. E' tutto perfettamente logico e la verità, probabilmente, sta nel mezzo.



Fortunatamente sono un ricercatore/docente pubblico e come tale non sto e non devo stare da nessuna parte. Chi fa ricerca dovrebbe essere super partes, altrimenti diventa un consulente (e non voglio diventarlo)

Alessandro PD


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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


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Flora e Fauna

Inserito il - 27 febbraio 2009 : 16:31:23 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Hai ragione. Scusami.
Intendevo dire che chi studia nuove energie (e oggi questo è l'obiettivo) tende a "fare il tifo" per il nuovo e a trovarlo conveniente rispetto al vecchio (vedi gli assunti di Morris sui biocarburanti).
I miei dati li avevo trovati in questa presentazione:
Link

luigi



Modificato da - elleelle in data 27 febbraio 2009 16:31:42
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mazzeip
Moderatore


Città: Rocca di Papa
Prov.: Roma

Regione: Lazio


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Flora e Fauna

Inserito il - 27 febbraio 2009 : 16:47:32 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
restiamo l'unica nazione che, oltre a fermare i programmi futuri, ha smantellato le centrali esistenti

E perché mai, l'Austria, la Norvegia, la Danimarca non sono industrializzate? Loro non l'anno nemmeno imboccata, la strada del nucleare: e non hanno programmi futuri. E, fortunatamente per loro, non hanno centrali da smantellare. La strada del nucleare è stato presa molto prima che si capisse come fare a smaltire le scorie e a mettere in sicurezza gli impianti dismessi, con la solita logica del "tanto prima o poi la soluzione si troverà", tanto ci sono molti posti nel terzo mondo in cui non c'è (ancora) nessuno che si lamenta. Questo comporta un danno zero per l'ambiente? Se lo dici tu... E la soluzione sicura per le scorie ancora non c'è, e non ti parlo di una soluzione praticabile in terra di mafie e camorre, ma anche solo di una soluzione teorica.

Certo, c'è chi ha paura dei meteoriti, degli attentati di Al Qaeda, delle eruzioni vulcaniche, ma che ci possiamo fare?

Meteoriti e attentati, e in parte le eruzioni, sono eventi che impattano in un singolo "punto", sia nello spazio che nel tempo. Così non è e non sarà per una eventuale fusione del nocciolo di un reattore, né nello spazio né nel tempo. Capisci che c'è una certa differenza, anche considerando uguali le probabilità degli eventi?

Quello che mi dà fastidio è la leggerezza con cui i politici ne parlano: ma non mi meraviglia, siamo in un paese che è riuscito a far diventare un martire persino Craxi.

Comunque ci sarà da ridere, se si andrà avanti su questa strada, quando si decideranno i siti: la maggioranza è diventata favorevole, basta che si faccia a casa d'altri...



Paolo Mazzei   Link   Link
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a p
utente ritirato in data 22.02.2012



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Inserito il - 27 febbraio 2009 : 17:11:43 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Almeno tutti gli studi concordano che le rinnovabili sono ad impatto CO2 zero

Importante è citare la fonte, io me ne ero dimenticato. Quei dati derivano da

Eolico: paesaggio e ambiente : sfide e opportunità del vento in Italia / a cura di Gianni Silvestrini e Mario Gamberale
Pubblicazione Roma : Muzzio, [2004]

Me ne scuso

Alessandro PD


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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

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Flora e Fauna

Inserito il - 27 febbraio 2009 : 18:25:07 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di mazzeip:
.... siamo in un paese che è riuscito a far diventare un martire persino Craxi.



Io, veramente, parlavo di impatto ambientale...

Per tornare al dunque:

Qualcuno sa quali sono stati i danni subiti dagli ecosistemi francesi negli ultimi 20 anni? Potremmo parlare di questo.

E' un male che la Francia sia in condizioni di rispettare il protocollo di Kyoto mentre l'Italia si deve appellare alla clemenza della UE?

La questione che non è stata capita nell'87 è che non si trattava di decidere tra fare le centrali nucleari o non farle (decisione facile!). Si trattava di scegliere tra fare le centrali nucleari oppure fare quelle a carbone e a olio combustibile.

Ripeto che farle oggi può anche essere sbagliato dal punto di vista socioeconomico, ma certamente, non dal punto di vista ecologico. Secondo me, noi, quando ci mettiamo il cappello del naturalista dovremmo essere contenti, salvo poi che, come cittadini, ognuno è libero di pensarla a modo suo.

luigi



Modificato da - elleelle in data 27 febbraio 2009 18:25:54
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a p
utente ritirato in data 22.02.2012



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Inserito il - 27 febbraio 2009 : 20:51:05 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Il problema più importante per gli impianti nucleari è lo smaltimento dei rifiuti, disciplinato dal D. legislativo N° 230 del 17 marzo 1995 e successive modificazioni , la Legge N° 368 del 24 Dicembre 2003.

Esiste una linea guida dell'ex ANPA, di cui si allega il collegamento

Link

Altro non conosco ... quindi passo la mano.

Ricordo solo che il nucleare non è un'energia rinnovabile.



Alessandro PD


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u / c
Utente Cancellato

Città: .


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Inserito il - 27 febbraio 2009 : 23:38:19 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Leggetevi

Link

ecco come andò la precedente collaborazione Italia Francia in tema nucleare

Il Superphénix, un reattore veloce al Plutonio raffreddato al sodio liquido, cui era affidato il
compito di trasformare in Plutonio l’Uranio naturale, è stato il più grande fallimento industriale
della storia: 13 mila miliardi di lire anni ‘80 e ‘90, cui si devono aggiungere 2,1 miliardi di euro
stimati dalla Corte dei Conti francese per lo smantellamento) chiuso nel 1994 dopo 54 mesi per
i continui incidenti. I cittadini italiani non lo sanno ma hanno pagato attraverso ENEL il 33% di
queste cifre.


Quanto riportato nei miei post ha solo fine di scambio informazioni ed è espressione di opinioni e conoscenze soggettive prive di valore assoluto.
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ecolab
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Inserito il - 28 febbraio 2009 : 20:51:35 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Rieccomi qua!
Sono stato assente dal forum per molto tempo per una serie di guai dai quali sono venuto fuori, finalmente, senza troppe ossa rotte.
Quindi, Saluti a tutti!!.
Mi inserisco nel discorso per quel che posso.
Le fonti rinnovabili soffrono di un problema, diciamo, logistico: dove ci sono e dove non ci sono.
la loro diffusione è quindi legata alla presenza dell "materia prima". L'unica fonte disponibile da tutte le parti è il sole, ma le tecnologie sono ancora un po' indietro ed i costi un po' troppo alti.
la più "matura" delle tecnologie è quella dell'eolico sul quale si dice un gran male per via delle possibili interazioni con l'avifauna e con il paesaggio.
tralascio per il momento l'idroelettrico e le altre fonti su cui magari si può tornare al momento opportuno.
cerco di sisntetizzare alcuni pensieri, poi, magari, li ampliamo
L'eolico
sicuramente, al momento, la fonte più diffusa è l'eolico. Contestatissimo da alcuni, ha però il merito di essere facilmente smantellabile al momento in cui cessa il ciclo produttivo o si trova qualcosa di più efficiente e conveniente.
qualcuno dice che produce poco. io dico che forse noi sprechiamo troppo!
la produzione elettrica da fonte eolica è considerata da alcuni come troppo "discontinua". E' forse vero, almeno in parte, ma se gli impianti vengono realizzati dove il vento è più costante, la discontinuità diviene minore.
l'eolico produce barriere che ostacolano il volo degli uccelli: gli studi di impatto servirebbero (uso il condizionale) per stabilire se un impianto è compatibile con la zona prescelta e le sue peculiarità. Questo significa che se, con uno studio ben fatto, si individuano corridoi di spostamento di avifauna, l'impianto non si fa oppure le macchine devono essere molto distanziate fra loro.
Sottraggono ambienti naturali? Basta impegnare terreni già sottoposti a coltura (sotto le pale si può continuare a coltivare) o impegnare aree industriali e, magari, tenersi lontani a sufficienza dagli ambienti naturali.
per quanto riguarda il problema spesso evocato della diminuzione del livello di biodiversità ove esistono impianti eolici, occorrerebbe attendere qualche tempo e dare alla fauna la possibilità di adattarsi (in tal senso sto effettuando osservazioni sistematiche da circa otto anni ed i risultati sembrano meno drammatici di quanto sembri nei primi tempi di impianto).
A questo livello, se avrete la pazienza di leggere, in un altro post propongo in anticipo alcuni di questi risultati: potrebbero essere utili e stimolare la discussione.
a dopo
giampaolo
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ecolab
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Inserito il - 28 febbraio 2009 : 20:57:19 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Allora, riprendiamo il discorso:
dalle osservazioni su quanto succede sotto ed in vicinanza degli impianto eolici, risulta quanto segue (riporto una sintesi da me già utilizzata in altre occasioni):
La prima reazione osservata in tutte le situazioni è l’allontanamento della fauna, e in particolar modo dell’avifauna, dal sito dell’impianto.
A seconda delle specie questo allontanamento immediato può variare sino ad una distanza di circa 800 – 1000 metri, talvolta in misura anche maggiore.
In caso di vicinanza di siti riproduttivi (orientativamente, e comunque con differenze anche sensibili da specie a specie, si considera troppo prossimo ad un sito riproduttivo un impianto entro i 1000 metri da questo) si registra l’abbandono del sito e la perdita della riproduzione se questa è già in atto al momento dell’apertura del cantiere per la costruzione dell’impianto.
Parimenti, l’iniziale allontanamento dall’impianto significa la perdita di territorio tanto più grave quanto più significativo è questo per le attività degli animali (ad esempio nel caso in cui l’impianto venga realizzato in un’area trofica di primaria importanza, in un’area di rifugio o di riproduzione).
Tutto ciò avviene nell’immediato e può essere considerato un impatto temporaneo.
In effetti, nel corso delle osservazioni condotte nel Subappennino Dauno in corrispondenza degli impianti che man mano l’hanno colonizzato, si rileva un progressivo adattamento della fauna alla presenza delle macchine, con conseguente riavvicinamento i cui tempi variano sensibilmente in relazione alla specie considerata, alla tipologia dell’impianto, agli spazi disponibili, ecc.
Uno degli elementi che sembrano influire maggiormente sul processo di riavvicinamento della fauna, ed in particolare dell’avifauna, è l’interdistanza fra le macchine.
Si è infatti notato che in presenza di macchine disposte in modo ravvicinato, quand’anche su una sola fila e di piccole dimensioni, i tempi di riavvicinamento registrati sono stati dell’ordine della diecina di anni per le specie più sensibili (osservazioni su Sparviere relativamente all’impianto eolico IVPC di Alberona – FG).
Alla prima fase di allontanamento, segue un periodo in cui le specie più confidenti riprendono possesso dell’area, in ciò facilitate tanto più quanto maggiori sono le distanze fra gli aerogeneratori e quanto più è stato lasciato intatto l’ambiente fra le varie macchine.
Fra le specie che riconquistano l’area in tempi brevi, oltre gli insetti, sono da annoverare i rettili e i micromammiferi.
Per questi ultimi la maggiore o minore facilità al rientro nel territorio è condizionata dal rumore emesso dagli aerogeneratori. Laddove le Società hanno utilizzato aerogeneratori molto silenziosi si è avuto un rientro più rapido di dove sono state utilizzate macchine più rumorose.
L’espansione di questi taxa appare, in questo momento, facilitata dalla temporanea assenza dei predatori alati e si rileva un aumento della densità all’interno e nelle immediate vicinanze degli impianti.
La presenza di numerose prede costituisce un forte attrattore per i rapaci che tentano un riavvicinamento all’impianto. Se le interdistanze fra le macchine è elevata, la penetrazione all’interno dell’area appare estremamente facilitata e si registra una diminuzione dei tempi di adattamento e di riconquista di una buona parte del territorio precedentemente abbandonato.
Evidentemente, le specie più sensibili tenderanno a rimanere per lunghi periodi al di fuori dell’area, anche a distanze di 300 – 400 metri, ma si è osservato che, in condizioni accettabili di spazio di volo, lenta rotazione delle pale e basso livello del rumore, le aree vengono man mano ricolonizzate con una perdita minima di territorio.
Da quanto sinteticamente espresso, risulta che gli impianti eolici possono costituire una notevole barriera ecologica quando si verifichino le seguenti condizioni:
• eccessivo numero di aerogeneratori
• insufficiente interdistanza fra le torri
• impianti eolici diversi troppo vicini fra loro
• velocità di rotazione delle pale troppo elevata
• difformità nelle tipologie di impianti vicini (diverse altezze delle torri, diverse dimensioni delle pale, diversa velocità di rotazione diversa tipologia del rotore –monopala associate a tripala-).
• Geometria orizzontale complessa (più file sfalsate fra loro o disposizione casuale delle macchine
In conclusione si può affermare che appare possibile che in rari casi vi possa essere interazione, ma le osservazioni compiute finora in siti ove i poli eolici sono in funzione da più tempo autorizzano a ritenere sporadiche queste interazioni qualora si intendano come possibilità di collisione degli uccelli contro le pale.
Appare comunque evidente che ogni situazione locale costituisce un caso a sé e quanto osservato in diversi contesti può essere generalizzato solo con estrema prudenza e può costituire una base di analisi e di indagine puntuale da effetuaresi precedentemente alla realizzazione dell’opera, durante le fasi di cantiere e in fase di esercizio dell’impianto.
scusate la lunghezza.
a dopo
giampaolo
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ecolab
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Inserito il - 28 febbraio 2009 : 21:09:45 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

continuo l'esposizione di mie esperienze:
Fotovoltaico
il costo e la resa dei pannelli ancora non sono soddisfacenti.
ma anche gli spazi necessari sono enormi.
una torre eolica da 2 Mw necessita, come occupazione di suolo, di un'area piuttosto piccola: circa 500 mq se la piazzola di cemento emerge dal suolo, molto di meno se è interrata come spesso si consiglia di fare.
per i 2 Mw, con il fotovoltaico si occupano circa 5 Ha di terreno, sottratto, a seconda dei casi, alle produzioni agricole o all'ambiente.
le strutture per la produzione fotovoltaica potrebbero essere quindi limitate alle superfici già coperte, tetti, capannoni, ecc.
la diffusione del fotovoltaico "domestico" contribuirebbe enormemente a diminuire la captazione di energia elettrica dalla rete abbattendo le bollette.
lo stesso dicasi per l'uso delle superfici coperte di capannoni, di serre, stadi, centri commerciali, ecc.
Purtroppo, la ricerca si è incentrata sull'eolico (il vento c'è ma non da tutte le parti è utilizzabile e non è sempre costante) mentre sarebbe stato opportuno lavorare più sul fotovoltaico, visto che di sole ne abbiamo in abbondanza.
il fotovoltaico sulle costruzioni non dà fastidio all'avifauna, non sottrae superfici all'ambiente ed alle produzioni e renderebbe invece "produttive" superfici inutilizzate (i tetti).
anche qui, agendo con scienza e ... coscienza.

Occorre comunque dire che solo le energie alternative non potranno risolvere il problema energetico italiano se continueremo a sprecare come ora.
saluti
giampaolo
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a p
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Inserito il - 28 febbraio 2009 : 22:34:58 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Mi fa moltissimo piacere che siamo arrivati attraverso percorsi diversi alle stesse conclusioni. Mi auguro che ci siano anche altri contributi che confermino oppure smentiscano le mie conclusioni e quelle di Giampaolo in particolare sull'eolico

Alessandro PD


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elleelle
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Flora e Fauna

Inserito il - 28 febbraio 2009 : 22:47:24 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Molto interessante. Ti chiedo qualche precisazione.
La grandine può essere un problema per i pannelli fotovoltaici?
Per l'eolico, quanto dovrebbero essere distanti le torri per dare poco fastidio agli uccelli (quante volte il raggio delle pale).
I campi eolici sono molto antiestetici in zone montuose (come Tempio/Aggius e Osilo). Si possono avere buoni risultati anche in pianura, dove, a pochi chilometri di distanza, non si vedrebbe più niente? (Puglia?)
luigi




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a p
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Inserito il - 28 febbraio 2009 : 22:59:35 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di elleelle:

Molto interessante. Ti chiedo qualche precisazione.
La grandine può essere un problema per i pannelli fotovoltaici?
Per l'eolico, quanto dovrebbero essere distanti le torri per dare poco fastidio agli uccelli (quante volte il raggio delle pale).
I campi eolici sono molto antiestetici in zone montuose (come Tempio/Aggius e Osilo). Si possono avere buoni risultati anche in pianura, dove, a pochi chilometri di distanza, non si vedrebbe più niente? (Puglia?)
luigi




Ovviamente si, danneggia eccome. Si possono rompere i pannelli

Ci sono delle distanze da rispettare dai cosiddetti siti sensibili (SIC, ZPS, aree parco, ecc.)


Con riferimento al paesaggio si tratta di impatti molto puntuali, comunque ammettiamo che siano significativi.
Esiste una formula che consente di calcolare rapidamente l'area di impatto visuale detta Area di Impatto potenziale. L'altezza media degli aerogeneratori è di 60 m ed il parco eolico è costuito da 20 elementi.

R = (100 + E) x H da cui R=(100+20)*60 = 7200 metri

Intanto non ci sono sempre le migliori condizioni di visibilità, i colori delle pale vengono mitigati (pastello) ma soprattutto c'è l'angolo di visuale che non è sempre uguale
Con questi presupposti vengono elaborate le carte dell'intervisibilità


Immagine:
Fonti rinnovabili: quanto possono produrre?
42,63 KB

Aggiungo un collegamento dove si parla anche dell'impatto positivo delle pale eoliche tanto che in alcuni paesi esiste un turismo dedicato (che prende il nome di turismo energetico oppure di turismo industriale)

Link


Alessandro PD


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elleelle
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Città: roma

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Flora e Fauna

Inserito il - 01 marzo 2009 : 15:13:52 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Interessante.
Io, comunque, intendevo piuttosto la distanza tra i tralicci, a cui aveva fatto riferimento Ecolab.

Per il turismo dedicato, forse, nella piana danese non hanno di meglio da guardare; in Gallura e Lugudoro, magari, si .....
luigi


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ecolab
Moderatore

Città: lucera
Prov.: Foggia

Regione: Puglia


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Inserito il - 01 marzo 2009 : 16:44:16 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Eccomi qua.
per quanto riguarda l'interdistanza fra le torri occorre fare una piccola precisazione:
lo spazio precluso al volo degli uccelli non è solamente quello dell'area spazzata dalle pale.
esiste un'ulteriore spazio, interessato dalle turbolenze che si creano a causa dell'incontro del vento contro le pale (campo di flusso perturbato) entro il quale nessun uccello sano di mente andrebbe ad infilarsi.
questo spazio è pari a 0,7 raggi della pala.
l'interdistanza fra le torri utile per il volo "sufficientemente sicuro" degli uccelli è dato quindi dall'interdistanza fra le torri meno i due raggi delle pale e meno i due campi di flusso perturbato.
inserisco appresso quanto cito nei miei studi di impatto ambientale.
Un facile calcolo della distanza utile per mantenere un accettabile corridoio fra le macchine può essere fatto sottraendo alla distanza fra le torri il diametro della pala aumentato di un coefficiente 0,7 che risulta essere il limite del campo perturbato alla punta della pala.
Stabilito con D la distanza fra le torri, R il raggio della pala, si ottiene che lo spazio libero S= D-2(R+R*0,7).
Vengono giudicate come buone le distanze utili superiori ai 300 metri, sufficiente la distanza utile superiore a 200 metri, insufficiente da 100 a 200 metri, mentre vengono classificatec come critica l’interdistanza inferiore ai 100 metri.

Allegato: Fonti rinnovabili: quanto possono produrre? distanza fra le torri.doc
62,43 KB
Naturalmente le interdistanze per impianti più grandi dovranno essere aumentate per evitare l'effetto selva e la creazione di una barriera significativa.
altro parametro che potrebbe far aumentare l'interdistanza utile fra le torri è la presenza di consistenti movimenti di avifauna, ma, di solito, in presenza di questo fenomeno, consiglio addirittura lo spostamento o l'eliminazione delle torri.
saluti
giampaolo
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leonella55edo47
Utente Super



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Inserito il - 01 marzo 2009 : 16:44:48 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Oggi è saltata in aria l'ennesima palazzina a causa del gas.
Le cinque persone che vi abitavano sono sotto.

Sono alcune delle infinite vittime delle energie non-nucleari che si ripetono continuamente anno dopo anno.
Tutti gli anni muoiono persone a causa del gas, degli affondamenti delle petroliere, degli incendi dei depositi di combustibile, del traffico delle autobotti: se solo vi fosse un millesimo delle vittime per il nucleare di quelle che ci sono per il non nucleare, apriti o cielo.
Nessuno conta però queste vittime.
Un deposito di carburante, od anche solo una bombola di gas in casa, sono un pericolo maggiore e più reale di un deposito di scorie radioattive a 1000 metri di profondità, per tirare fuori il quale ci vorrebbe uno sconvolgimento tale da aver prima distrutto ogni forma vivente per migliaia di km.


Edo

Modificato da - leonella55edo47 in data 01 marzo 2009 16:47:30
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