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Nota! La determinazione degli insetti necessita quasi sempre di un'indicazione geografica e temporale precisa.
Invitiamo quindi gli utenti ad inserire questi dati ogni volta che viene richiesta una determinazione o viene postata una foto di un insetto. I dati forniti dagli utenti ci consentiranno anche di attribuire un valore scientifico alle segnalazioni, contribuendo a migliorare e integrare le attuali conoscenze sulla distribuzione delle specie postate.


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vespa90ss
Utente Super


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Inserito il - 25 ottobre 2008 : 14:32:09 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Luigi, che dirti? Mi sembra una lezione di fisica perfetta ed esemplare. Non sapevo che un materiale non contenente liquidi al suo interno o pesante potesse trasmettere meglio il calore rispetto ad uno che fosse asciutto. Probabilmente perchè quello asciutto al posto dell'acqua contiene aria: e l'aria (per quel che mi risulta) è forse il migliore coibente termico che esista.
Credo che adesso, ogni volta che vedremo dei tetti o dei pezzi di polisitrolo brinati penseremo subito a questa tua ricostruzione e sorrideremo.
Sarebbe interessante a questo punto, possedendo degli strumenti idonei, misurare le temperature ed i tassi di umidità all'interno dei formicai. Mi spiace di essere vecchio ormai e senza più stimoli: fossi stato uno studente, dopo aver letto questo post mi sarei subito messo all'opera ingegnandomi a costruire qualcosa per saperne di più. Ma ogni cosa ha i suoi ritmi e le sue spinte.
Grazie Luigi
Beppe

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vespa90ss
Utente Super


Città: Firenze

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Inserito il - 25 ottobre 2008 : 15:41:09 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
però proprio ora mi sta venendo in mente una cosa: il vapore acqueo prodotto dalla respirazione delle 200.000 o più formiche tende a filtrare verso l'esterno, ok? E più precisamente verso la parte superiore del formicaio cioè la calotta sferica che è la forma geometrica che offre la maggior superficie di dispersione rispetto a qualsiasi altra forma solida.
Il vapore è costretto a passare attraverso il filtro degli aghi di pino per uscire all'esterno perchè essendo più caldo è spinto da una pressione interna abbastanza superiore.
Ok. Allora adesso ci troviamo nella condizione di un formicaio a tarda sera che si sta molto lentamente raffreddando: la sua umidità interna è ancora molto forte, prossima ai volori di saturazione a causa dell'elevata temperatura dell'aria surriscaldata e può contenere quantità d'acqua notevoli.
Se all'esterno la temperatura è crollata di colpo, si potrebbe verificare il fenomeno della grandine: cioè il vapore acqueo, senza passare dallo stato liquido, precipita istantaneamente al suolo sotto forma di solido saltando letteralmente un passaggio di stato, cioè quello del liquido.
In pratica quella sarebbe una minimini grandine: che ne dite ?
Beppe




La Natura è vibrazione e ci pervade: ingrato compito coglierne la Luce e condividerla.

Beppe Miceli
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Acipenser
Utente Senior


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Inserito il - 29 ottobre 2008 : 19:56:20 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Salve di nuovo a tutti,

riprendo la mia attività sul forum dopo una settimana d'inferno .

Quello che volevo dire qualche giorno fa in merito a questa discussione si può riassumere così: secondo me si nota una scarsa interazione tra le parti, tanto che non è si è giunti ad un'opinione comune (non che ciò sia un problema in sé, ma sono emerse opinioni "doppioni" in più di un'occasione).

Meritevole, a mio avviso, lo sforzo di coesione operato da elleelle (anche se non condivido totalmente il suo ultimo intervento, a livello prettamente tecnico).

Se siete d'accordo, mi piacerebbe riprendere un po' in mano il discorso; per esempio, non ho ancora capito quali sono i fondamenti alla base dell'opinione che supporta un qualche ruolo nel fenomeno giocato direttamente dalla radiazione solare diurna.

Tautò tèni zon kài
tethnekós kai egregoròs
kai kathèudon kai nèon kai
gheraiòn tade gàr
metapésonta ekéina ésti
kakèina pàlin táuta.

Eraclito, Frammenti, 88; Di passaggio, Franco Battiato.
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geordie
Utente nuovo

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Flora e Fauna

Inserito il - 29 ottobre 2008 : 20:42:51 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Luigi, non ti lascio solo! sono d'accordo con te...
Secondo me tu dici cose molto giuste, sicuramente più giuste di quelle di vespa (tra l'altro il potere isolante della brina mi sembra veramente insignificante: la neve isola dal freddo perché trattiene innumerevoli bollicine d'aria separate dall'aria esterna, un po' come la lana o la piuma, ma la brina questo non lo fa! Anzi la brina riduce il riscaldamento del sole, perchè il calore viene in parte riflesso e anche quello che viene assorbito anziché andare a scaldare è consumato per fondere la brina, quindi l'oggetto coperto da brina non è affatto difeso dal freddo ma al contrario si scalda di meno)
Non credo prorpio che la produzione di brina sia un meccanismo evolutivo delle formiche (quanti formicai gelati avete visto? e comuqnue hanno sistemi molto più efficaci), secondo me è semplicemente un effetto accidentale di certe carateristiche del formicaio che hanno tutt'altra funzione; tra queste secondo ci sono:
- il fatto che il formicaio sporga di più in mezzo all'aria libera, mentre le piante lì intorno formano un intrecico in cui l'aria circola poco
- il fatto che il materiale del formicaio è più secco, mentre le zone bagnate o umide devono raffreddarsi molto di più prima di gelare perché l'acqua liquida fornisce un calore che tende a sciogliere l'inizio di formazione della brina (se nevuca su una superifice bagnata, la neve non attacca subito, ci mette motlo di più che su una secca!)
- il fatto che il materiale del formicaio sia isolante, per cui la superifice si può raffreddare subito senza buisogna che si raffreddi tutto l'insieme (un pezzo di metallo avrebbe quasi la stessa temperatura dentro e fuori, quindi non sarebbe possibile all'aria raffreddarne solo la superifice senza raffreddarlo tutto; invece per il formicaio sì)
E forse altri motivi ancora...
Un saluto
Giorgio

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elleelle
Moderatore Trasversale

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Flora e Fauna

Inserito il - 29 ottobre 2008 : 22:20:27 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao, Acipenser (non so come chiamarti in modo più confidenziale)

La radiazione diurna secondo me c'entra nel senso che aumenta l'escursione termica tra giorno e notte. Nelle giornate di cielo sereno di giorno l'aria si scalda di più e di notte si raffredda di più per irraggiamento; di conseguenza, la quantità massima di acqua allo stato gassoso che può contenere varia molto dal giorno alla notte e, di solito, di notte si raggiunge il 100% di umidità relativa e si forma la rugiada.
In natura, i deserti sono un esempio di escursione massima dovuta all'irraggiamento e, di notte, gli animali possono bere la rugiada e sopravvivere.
Anche nel caso del formicaio, ci può entrare qualcosa; non so esattamente dove era situato. Probabilmente, nel fitto del bosco cupo la temperatura ha un escursione minore e può darsi che la rugiada e la brina non si formino. Viceversa, nelle radure raggiunte di giorno dal sole è più probabile che si formi la brina, sia perché l'escursione è maggiore, sia perché ci cade sopra anche la brina che si forma in aria e non viene intercettata dagli alberi mentre cade.
Non escluderei neppure, come ha osservato Salvatore, che, se il formicaio produce vapore, questo si condensi immediatamente sopra la superficie contribuendo al fenomeno, ma non sono sicuro che se ne formi abbastanza, specialmente nella stagione fredda quando le formiche sono praticamente in letargo.

Quali sono gli elementi della mia ipotesi che non condividi? Può darsi che mi sia sbagliato o che mi sia spiegato male. Se vuoi, cerchiamo anche di recuperare gli altri pezzi persi per strada.

Io sono qui.

luigi



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Acipenser
Utente Senior


Città: Francoforte sul Meno
Prov.: Estero

Regione: Germany


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Inserito il - 30 ottobre 2008 : 11:46:48 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Quali sono gli elementi della mia ipotesi che non condividi? Può darsi che mi sia sbagliato o che mi sia spiegato male. Se vuoi, cerchiamo anche di recuperare gli altri pezzi persi per strada.


Raccolgo volentieri il tuo invito; naturalmente lo estendo anche agli altri.

Ciao, Acipenser (non so come chiamarti in modo più confidenziale)


Mi chiamo Andrea .

La radiazione diurna secondo me c'entra nel senso che aumenta l'escursione termica tra giorno e notte. Nelle giornate di cielo sereno di giorno l'aria si scalda di più e di notte si raffredda di più per irraggiamento; di conseguenza, la quantità massima di acqua allo stato gassoso che può contenere varia molto dal giorno alla notte e, di solito, di notte si raggiunge il 100% di umidità relativa e si forma la rugiada.


Questo è un fenomeno rilevante che non avevo inizialmente preso in considerazione. Però non concordo sulla rilevanza dell'escursione termica a livello prettamente locale: il fatto che un'auto sia stata al sole di giorno non aumenta l'umidità dell'aria nelle sue immediate vicinanze; non a caso, nel tuo ultimo intervento parli di distese aperte o di foreste (cioè aree significativamente più estese). Poi il fatto che l'abitacolo sia più caldo se la vettura è stata irraggiata durante il giorno è un fattore che gioca contro la formazione della brina, anche se scarsamente significativo (come dicevi anche tu).

Passo a trattare i punti (non sono molti) che non condivido del tuo precedente riassunto:

a) non sono d'accordo sulla presenza di moti di convenzione causati da masse d'aria fredda alla superficie;

b) concordo sul fatto che lo scioglimento di eventuali cristalli possa essere responsabile di un abbassamento della temperatura, ma credo che difficilmente possa essere una causa della formazione della brina. Qui di seguito ne spiego il perché.

Se prendiamo ad esempio questa affermazione,

il fatto che il materiale del formicaio è più secco, mentre le zone bagnate o umide devono raffreddarsi molto di più prima di gelare perché l'acqua liquida fornisce un calore che tende a sciogliere l'inizio di formazione della brina (se nevuca su una superifice bagnata, la neve non attacca subito, ci mette motlo di più che su una secca!)


e la confrontiamo con questa,

A mio avviso, la condensa formata sulla superficie del formicaio potrebbe originare da una produzione/accumulo di acqua sulla sua sommità; le ragioni che mi vengono in mente sono le seguenti:

a) pur in modo diverso da noi, le formiche respirano; è ipotizzabile che facendolo perdano acqua.

b) I vegetali che costituiscono il formicaio potrebbero, durante il giorno, decomporsi, liberando acqua e anidride carbonica (e calore, che potrebbe essere un cofattore dell'alta temperatura interna del formicaio).

c) Le formiche potrebbero secernere liquidi a matrice acquosa.

Ovviamente tali ipotesi non si escludono mutuamente.

L'acqua prodotta risalirebbe per capillarità, e perché in parte in forma di sospensione; giunta alla sommità si unirebbe ad altra acqua intrappolata dalla struttura per la sua conformazione e per interazione elettrostatica.
Qui si formerebbero delle gocce per via delle forze di coesione ed adesione. Queste cederebbero calore all'esterno e congelerebbero.


si nota un apparente contrasto: da un lato la presenza di acqua è considerata un deterrente per la formazione della brina, dall'altro un incentivo.

In definitiva, possiamo dire che considerando notti fredde (T<0) e ventose la presenza di acqua nel formicaio (di produzione endogena o meno), unitamente alla sua struttura riccamente fessurata determinino la formazione di un manto ghiacciato.

Se invece prendiamo in esame notti di poco più calde (diciamo 0<T<1 o simili), ma umide (per esempio a causa dell'escursione termica) e poco ventose, la sola struttura complessa del formicaio sarebbe sufficiente al congelamento delle prime molecole d'acqua, che catalizzerebbero l'aggiunta di altre molecole. In questo caso, la presenza di acqua liquida ostacolerebbe il processo.

Per questo, secondo me, un evento che abbassa la temperatura e produce acqua non è molto indicato per spiegare il fenomeno.

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Eraclito, Frammenti, 88; Di passaggio, Franco Battiato.
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elleelle
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Inserito il - 30 ottobre 2008 : 13:32:03 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao, Andrea

Sono d'accordo con te che l'escursione termica non influisce nelle immediate vicinanze, ma è solo un fenomeno macro che determina la condensazione del vapore in una certa area. Il fatto che la condensazione si concentri su alcune parti dipende da altri fattori; mi ero spiegato male.

Se l'acqua condensata su un supporto congela, in effetti, per effetto del cambiamento di stato, cede calore al supporto. Ma perché congela? O perché il supporto era sceso sotto zero, o perché l'aria intorno era scesa sotto zero.
Quindi, il congelamento è sempre effetto di una perdita di calore, anche se, come cambiamento di stato, la rallenta. Ma il feedback non può avere un effetto superiore alla causa che lo ha determinato.
Quindi, durante la notte, ci troviamo comunque in un processo di fuga del calore (assorbito di giorno) dal formicaio verso l'acqua e l'aria che ci stanno sopra.
Per quanto riguarda i moti di convezione dell'aria, dove c'è differenza di temperatura (aria che si è raffreddata nella notte e formicaio che ha mantenuto una temperatura più alta grazie all'accumulo di calore durante il giorno) un minimo di moti di convezione ci sono sempre. Penso che sia così che il formicaio (e il terreno) cedono calore all'aria circostante, oltre che per irraggiamento.
Per quanto riguarda la formazione di umidità dentro il formicaio, dato che le formiche bevono e non fanno pipì, devono produrre vapore acqueo, che, probabilmente, contribuisce alla formazione di brina perché fornisce altra materia prima.
Non sono sicuro, però, che sia questo il motivo principale del fenomeno, perché, come avevo detto sopra, la brina si forma anche su altri oggetti sporgenti dal suolo e fatti di materiale che conduce poco il calore (scatole, teli di plastica, erba secca ecc... che sicuramente non hanno una produzione di vapore al loro interno.

Passo.

luigi




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vespa90ss
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Inserito il - 30 ottobre 2008 : 15:36:47 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
ma forse tutto è molto più semplice. Non sono stato a rileggere tutto il post e magari è stato già detto. Ma...se per caso fosse brinato tutto intorno durante le notte e quella foto fosse stata scattata solo quando, riapparso il sole, la temperatura era risalita ovunque tranne che sul cappello del formicaio che si riscalda meno del terreno e la mantiene leggermente più bassa? Noi pensiamo che si sia formata la brina solo sul cappello e restiamo ingannati.
Beppe


Credo che moralità significhi trovare il coraggio di fare una scelta
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elleelle
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Flora e Fauna

Inserito il - 30 ottobre 2008 : 18:34:33 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Veramente, sotto il sole, il cappello del formicaio è più esposto al riscaldamento rispetto al resto, perché, questa volta. il calore viene dall'esterno.
Potrebbe essere però che il cappello, durante la notte, era sceso parecchi gradi sotto zero, mentre il resto era rimasto poco sotto zero; in questo caso, anche sotto il sole, il formicaio sarebbe rimasto gelato per più tempo.
Ma in questo caso si rientrerebbe nella spiegazione precedente.

Comunque, questi fenomeni sono complicati, perché vari meccanismi giocano uno contro l'altro e capire dov'è il punto di equilibrio non è intuitivo.

luigi



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Acipenser
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Inserito il - 31 ottobre 2008 : 13:54:18 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Sono d'accordo con te che l'escursione termica non influisce nelle immediate vicinanze [...]


A meno di altri interventi contrari, questo punto è sistemato .

Se l'acqua condensata su un supporto congela, in effetti, per effetto del cambiamento di stato, cede calore al supporto. Ma perché congela? O perché il supporto era sceso sotto zero, o perché l'aria intorno era scesa sotto zero.
Quindi, il congelamento è sempre effetto di una perdita di calore, anche se, come cambiamento di stato, la rallenta. Ma il feedback non può avere un effetto superiore alla causa che lo ha determinato.


Ecco, qui stiamo considerando l'ipotesi "formicaio asciutto - aria umida": in tal caso si hanno sia formicaio che aria freddi, in modo che un'adesione di molecole d'acqua alla sua superficie avvenga allo stato solido. Sul discorso del feedback non posso che concordare.

Quindi, durante la notte, ci troviamo comunque in un processo di fuga del calore (assorbito di giorno) dal formicaio verso l'acqua e l'aria che ci stanno sopra.


Ciò avviene, ma dobbiamo ammettere tale fenomeno come non rilevante, perché ostacolerebbe la formazione del brina.

Per quanto riguarda i moti di convezione dell'aria, dove c'è differenza di temperatura (aria che si è raffreddata nella notte e formicaio che ha mantenuto una temperatura più alta grazie all'accumulo di calore durante il giorno) un minimo di moti di convezione ci sono sempre. Penso che sia così che il formicaio (e il terreno) cedono calore all'aria circostante, oltre che per irraggiamento.


Su questo concordo pienamente, però è cosa diversa da quanto affermavi precedente.

Per quanto riguarda la formazione di umidità dentro il formicaio, dato che le formiche bevono e non fanno pipì, devono produrre vapore acqueo, che, probabilmente, contribuisce alla formazione di brina perché fornisce altra materia prima.


Questo accade nell'ipotesi "aria secca e fredda - formicaio umido".

[...] la brina si forma anche su altri oggetti sporgenti dal suolo [...]


Questa è una terza spiegazione al fenomeno; mi sembra improbabile per il nostro caso, ma resta, certo, una soluzione possibile, alternativa alle altre due.

Mi pare che pian piano le divergenze tra le opinioni si stiano assottigliando . Vorrei sottolineare che, pur avendo risposto a Luigi, ho considerato attentamente anche gli interventi di Giorgio e Beppe.

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Flora e Fauna

Inserito il - 31 ottobre 2008 : 23:32:14 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Mi viene il dubbio che siamo rimasti soli - che non è una bella cosa (libera parafrasi dal film "Forrest Gump").

A questo punto, ho provato a tornare all'inizio della discussione e alla definizione del fenomeno.
Dunque, lo strano è che la brina si trova solo sul formicaio, o, più precisamente, sulla parte alta del formicaio, mentre intorno non ce n'è affatto.
Questo vuol dire una delle due:
1. durante la notte si è formata solo sul formicaio;
2. col sole del mattino, intorno si è già sciolta e sul formicaio non ancora (ipotesi Beppe).

Nel caso 1, la spiegazione dovrebbe essere quella che avevo dato, integrata dalle tue puntualizzazioni, cioè che il formicaio durante la notte è sceso a temperatura inferiore allo zero per tutta una serie di ragioni, mentre il terreno è rimasto sopra zero.

Nel caso 2, il meccanismo potrebbe essere stato lo stesso del caso 1, cioè che il terreno, essendo sceso meno di temperatura durante la notte, ha impiegato meno tempo a risalire sopra lo zero. Un'altra spiegazione potrebbe essere che, sul formicaio, si è formata una quantità maggiore di brina rispetto all'erba circostante e, per questo, a quell'ora di mattina, non si era ancora sciolta, mentre intorno si. In questo secondo caso, potrebbe aver contribuito alla maggiore formazione di brina, oltre al meccanismo del caso 1, l'eventuale umidità prodotta internamente dalle formiche.

Comunque, se non vogliamo che gli altri utenti vengano a prelevarci e ci lascino una notte sul posto per verificare di persona (legati, naturalmente) , forse è meglio che continuiamo in privato.

Che ne dici?






Modificato da - elleelle in data 31 ottobre 2008 23:48:35
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Acipenser
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Inserito il - 01 novembre 2008 : 14:28:46 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Allora, un paio di osservazioni:

L'altra spiegazione del caso 1 è che in una nottata fredda e secca un formicaio si possa esser congelato perché intrinsecamente umido.

essendo sceso meno di temperatura durante la notte, ha impiegato meno tempo a risalire sopra lo zero.


Tale nesso di causalità può esserci, ma non è scontato; il terreno (siamo a livello teoretico) potrebbe anche avere minor capacità termica del formicaio.

Comunque, se non vogliamo che gli altri utenti vengano a prelevarci e ci lascino una notte sul posto per verificare di persona (legati, naturalmente) , forse è meglio che continuiamo in privato.

Che ne dici?


Per me non c'è nessun problema né a parlare in questo spazio (siamo pienamente nell'argomento di discussione), né a discutere di eventuali approfondimenti in privato (se ne hai da propormeli io sono interessato ). Ad ogni modo mi pare che si stia delineando una situazione teorica precisa: resterebbe da capire quale soluzione, tra quelle fisicamente ammesse caso 1a, 1b, 2), è riscontrabile nella pratica.

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vespa90ss
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Inserito il - 01 novembre 2008 : 14:51:29 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Bene,
fino a questo momento abbiamo messo sul tavolo tutto ciò che le nostre conoscenze acquisite nello studio della fisica, più o meno approfondite, ci consentivano di presentare.
Penso che a questo punto la mossa più logica da compiere (e sicuramente più corretta) sia quella di invitare Erica a proporci la testimonianza di quella sua esperienza im maniera da poter astrarre con maggior lucidità le nostre supposizioni.
Forse Erica, che fino adesso si è defilata al margine di questa nostra discussione con gran senso del fair play, avrebbe molti altri dati da aggiungere oltre a quelle fotografie. Dati scolpiti nella sua memoria e nella sua possibile capacità di fiutare le situazioni.
Sarebbe interessante sapere se per caso ritiene che qualche particolarità dell'ambiente circostante l'abbia colpita: magari potrebbe raccontarci che fino ad un'ora prima tutto era brinato..... e non glielo abbiamo nemmeno chiesto.....
Credo che tutti noi siamo stati un po' sprovveduti... e magari anche poco gentili, vi pare?

Comunque....indipentemente da tutto ciò...avete visto che bella e sfiziosa discussione ne è nata? Ci invitiamo tutti a cena a bere un buon bicchiere di vino intorno allo stesso formicaio?

Beppe


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elleelle
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Inserito il - 01 novembre 2008 : 15:15:05 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Hai ragione, Andrea. Avevo solo cercato di inserire una battuta per alleggerire e farmi perdonare la pesantezza e la pedanteria di quanto avevo postato finora.

Che il terreno abbia minor capacità termica o minore conducibilità del formicaio, in teoria, è possibile, ma è molto improbabile, a meno che non sia torba o simili.
Il terreno dovrebbe essere più compatto e contenere sostanze minerali pesanti, sabbia, sassi, e acqua, in misura maggiore del formicaio che è fatto di detriti vegetali secchi e con tanta aria in mezzo. Ad ogni modo, anche il formicaio ha il terreno sotto e, quindi, la differenza rimane.

Mi sembra giusta anche l'osservazione di Beppe: a parte l'utilità di esserci rinfrescate le conoscenze di termodinamica trattando del fenomeno in generale, per il caso specifico, ci potrebbero essere utili altre informazioni.
In particolare, la risposta ai vari "se" che abbiamo espresso via via.

Come dice Beppe, sarebbe essenziale sapere se intorno c'erano o no altre superfici o oggetti gelati oltre al formicaio, ammesso che fossero presenti oggetti adatti.

Passo luigi







Modificato da - elleelle in data 01 novembre 2008 15:28:14
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Acipenser
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Inserito il - 01 novembre 2008 : 19:43:06 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Concordo con voi sulla necessità di dati aggiuntivi (e sul vino ); aspettiamo quindi che si faccia viva Erica, oppure attendiamo di poter osservare un fenomeno simile. Dopo questa discussione, ciò sarebbe doppiamente piacevole.

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erica alpina
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Inserito il - 01 novembre 2008 : 22:04:37 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ho, o meglio abbiamo (ciacca ed io) seguito l'evolversi della discussione con molto interesse, cercando di rimanerne fuori in quanto l'argomentazione si faceva per noi abbastanza complessa.
Le foto sono state scattate all'incirca alle 10 del mattino in una bellissima giornata di sole che dava seguito ad una notte sicuramente fredda perchè priva di copertura nuvolosa (credo che sia abbastanza scontato dire che quando è sereno le notti sono più fredde).
A quell'ora sicuramente eravamo in "fase di disgelo", infatti la brina che ricopriva i vegetali dava abbastanza velocemente spazio ad acqua in forma liquida.
Ho scattato quelle foto non perchè sono stata attratta dal fenomeno fisico di per se, ma perchè mi sembrava un buon soggetto fotograficamente parlando per esordire in NM (infatti lo avevo postato in IMMAGINI DELLA NATURA).
Col senno di poi sono un po' pentita di non avere fotografato il contesto in cui si trovava il formicaio per darvi maggiori dettagli di valenza scientifica.
La descizione a parole è molto semplice: esso si trovava in una zona d'ombra al margine di un mugheto (Pinus mugo Turra).
Se può interessare l'ho trovato quando abbiamo fatto questo giro che ciacca ha postato qui:
Link
Al nostro ritorno la sommità del formicaio non era più ricoperta di brina ed era in pieno sole.
La nostra impressione è che le foto ingannano un po', e che il fenomeno faccia parte del normale ciclo giorno-notte (o se volete brinata-sbrinata); probabilmente la particolare geometria del fomicaio fa si che esso si "scongeli" partendo dal basso.
Vi farei una mezza promessa di ritornare sul posto per rifotografare il tutto, ma ormai ha nevicato e non so se si possono ripresentare le stesse condizioni.
Comunque vediamo, non si sa mai.
A proposito, delle fomiche nemmeno l'ombra.
Ciao Erica
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Acipenser
Utente Senior


Città: Francoforte sul Meno
Prov.: Estero

Regione: Germany


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Inserito il - 02 novembre 2008 : 11:49:56 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Il tuo racconto, unitamente ad alcune foto che si vedono nel link, porterebbero verso l'ipotesi 2; era la spiegazione più semplice. Rimarrebbe da chiarire quando e se gli altri punti possano verificarsi, ma intanto mi complimento con Beppe per l'apertura mentale.

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