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 La discriminazione dei terraristi
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Danius
Moderatore


Città: Bastia
Prov.: Ravenna

Regione: Italy


3056 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 30 marzo 2012 : 11:24:06 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
E sulla terraristica, a mio parere, non potevi scrivere meglio, è sempre fin troppo facile discriminare qualcun altro, anche attraverso polemiche infinite- - sia chiaro, non mi riferisco allo scambio di idee in questa discussione - per evidenziare sè stessi, è nella natura umana, così come in quella dei babbuini...
Un po' meno fare l'unkenreflex !

La Rana non s'ingozza mai di tutta l'acqua dello stagno in cui vive
[Proverbio Sioux Teton]
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mazzeip
Moderatore


Città: Rocca di Papa
Prov.: Roma

Regione: Lazio


13572 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 30 marzo 2012 : 12:42:40 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Nessuno ha detto che non ci sono "terraristi" in gamba: ma continuo a credere che buona parte (il che vuol dire non tutti) dei terraristi sia più interessata al semplice possesso dell'animale piuttosto che a qualsiasi altro aspetto. E, per quanto riguarda l'allevamento in cattività, e in particolare per i Neurergus, lo IUCN Redbook, riguardo a N. kaiseri (estremamente richiesto perché, purtroppo per lui, è uno degli urodeli più "belli" e vistosi del mondo), afferma tra l'altro:
there is a continuing decline in the extent and quality of its habitat, as well as a decline in the number of mature individuals due to overharvesting for the illegal pet trade

Non c'è bisogno che traduca, no? Non solo, sempre su questa specie, dal sito "Caudata Culture" (ottimo sito credo noto a tutti voi, al quale ho contribuito a più riprese):
In recent years (2005-2008) there have been illegal exports of N. kaiseri from the wild into the pet trade. Given the endangered status of the species, it is likely that this distribution of wild-caught animals has had a serious impact on wild populations. Many of these wild-caught animals have died from infections within a short time after purchase

L'effetto quindi qual'è? Che vengono prelevati in natura per il mercato dei terraristi (ed è una specie con una biologia ed ecologia abbastanza complessa, che vive in posti dove l'acqua dure tre mesi, quindi con una fase terrestre difficile da gestire per allevatori che non siano più che bravi) e che quindi sopravvivano per tempi più o meno lunghi nei terracquari di svariati appassionati in giro per l'Europa, destinati a morire prima o poi senza un progetto coordinato di reintroduzione, anche perché l'Iran non è il posto più semplice del mondo dove occuparsi di queste cose...



Paolo Mazzei
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bernardo borri
Utente Senior


Città: Firenze
Prov.: Firenze

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3002 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 30 marzo 2012 : 14:26:43 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Quoto al massimo, Paolo. E' un tritone appariscente e tutti, tra cui molti inesperti lo desiderano in casa loro.
Fortunatamente la specie è riprodotta con successo da molti zoo ed allevamenti privati, e adesso è entrata in allegato I CITES, per cui gli esemplari di cui non è stata dichiarata la nascita in cattività sono ritenuti illegali a livello mondiale. Trovare esemplari nati in cattività, inoltre, è cosa tutt'altro che difficile e anzi, diventa sempre più semplice di anno in anno, rendendo assai meno conveniente una cattura nel suo habitat da un punto di vista economico oltre che legislativo.
Riguardo alla biologia, pare che in alcuni biotopi di grotta resti in acqua tutto l'anno e la riproduzione in cattività risulta piuttosto semplice anche senza bruma e con una temperatura costante a 20°C mantenuta tale tutto l'anno.



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marz
Utente Super

Città: Bergamo

Regione: Lombardia


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Inserito il - 30 marzo 2012 : 21:26:05 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
E quale sarebbe l' utilità, ai fini della reintroduzione della specie, del fatto che "trovare esemplari nati in cattività è cosa tutt'altro che difficile e anzi, diventa sempre più semplice di anno in anno"?

Davvero si pensa che diffondere l' allevamento fai-da-te in cattività della specie, al di fuori di un progetto scientifico organizzato, possa essere utile a questo scopo?

Giuseppe

Modificato da - marz in data 30 marzo 2012 21:51:04
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Marmoratus
Utente Senior

Città: Ferrara
Prov.: Ferrara

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Inserito il - 30 marzo 2012 : 23:31:52 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di marz:

E quale sarebbe l' utilità, ai fini della reintroduzione della specie, del fatto che "trovare esemplari nati in cattività è cosa tutt'altro che difficile e anzi, diventa sempre più semplice di anno in anno"?

Davvero si pensa che diffondere l' allevamento fai-da-te in cattività della specie, al di fuori di un progetto scientifico organizzato, possa essere utile a questo scopo?

Giuseppe

E chi ha detto che non lo sia? per il fatto che sia allevato da privati non vuol dire che sia disorganizzato. Si sta infatti realizzando un registro di allevatori per sapere chi lo alleva e da dove provengono gli esemplari. Questo per avere un censimento e stabilire i gradi di parentela degli esemplari. Tutto questo grazie ad una collaborazione di allevatori, zoologi ed erpetologi

Gazzotti Roberto
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

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Inserito il - 30 marzo 2012 : 23:51:47 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Benissimo. Ed il fine di tutto questo, qual'è? Suppongo sia ovviamente quello di andare a ripopolare l' habitat originario. O no?

Giuseppe
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Marmoratus
Utente Senior

Città: Ferrara
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Inserito il - 30 marzo 2012 : 23:54:54 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Io non voglio creare discussioni, non è nel mio carattere. Però non mi va nemmeno giù che quando si pensa ad un terrarrista lo si inquadri cone un ragazzino di 15 anni che entra in un negozio e compra un tritone per "far compagnia alla sua tartaruga". Riccardo e Bernardo hanno espresso esattamente il mio pensiero, hanno sintetizzato esattamente quello che volevo dire. la mia idea, mia personale, è che una specie è un patrimonio da tutelare. Se scompare è irrecuperabile, sparita per sempre. Dpo sarà inutile dire "è colpa del clima... inquinamento... urbanizzazione, ecc". Ma se si ricostruiscono abitath, dai terrari si può ritornare alla natura. Si chiama collaborazione

Gazzotti Roberto
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Marmoratus
Utente Senior

Città: Ferrara
Prov.: Ferrara

Regione: Emilia Romagna


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Inserito il - 31 marzo 2012 : 00:10:57 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di marz:

Benissimo. Ed il fine di tutto questo, qual'è? Suppongo sia ovviamente quello di andare a ripopolare l' habitat originario. O no?

Giuseppe

Se ce ne fosse la possibilità tu non lo faresti? Io si, ma a parte aver eventualmente allevato l'animale o la pianta da collocare, il resto lo lascierei fare a chi non ha fatto altro che studiare quel problema. Io posso essere bravo ad allevare, ma a reintrodurre è un'altro discorso. Devi sapere che nella mia zona gli specchi d'acqua sono tabula rasa. Niente anfibi e pochissimi invertebrati. Il mio giardino invece è pieno di specchi d'acqua, popolato dalla fauna tipica della mia regione, compresa la lymnea stagnalis, una volta presente ovunque ed ora pressochè estinta. Il museo di storia naturale delle mia città ha un progetto ufficiale di recupero e salvaguardia dei maceri ed io ho dato la mia disponibilità a fornire eventuali campioni per lo scopo nel caso dovessero servire. Nel mio piccolo faccio la mia parte, se lo facessero tutti in un senso o nell'altro avremmo molti meno problemi

Gazzotti Roberto
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

Regione: Lombardia


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Inserito il - 31 marzo 2012 : 01:01:53 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Si sta solo discutendo, da parte mia, credo, molto civilmente. Quello che ho posto è una domanda logica, cui non ho avuto risposta.

Tu hai sostenuto che "molte specie si sono salvate dall'estinzione proprio perchè vengono allevate in terrario".
Io non sono assolutamente d' accordo con questa affermazione che trovo priva di riscontri scientifici (se non effettuata nell' ambito di un progetto scientifico coordinato di reintroduzione).

Ad un certo punto, per sostenere la tua tesi, hai fatto l' esempio del Neurergus kaiseri.

Premettendo che Mazzei si è già espresso molto autorevolmente sull' argomento, ti rimanderei a questo link su wikipedia dove si sostiene la stessa tesi di Paolo e cioè che le catture illegali di Neurergus kaiseri sono tra le cause principali del pericolo di estinzione della specie.
Link

Siccome si sta parlando di salvare una specie dall' estinzione, ti chiedo nuovamente:
qual' è lo scopo dell' eventuale allevamento in cattività del Neurergus kaiseri? Quello di ripopolare gli habitat naturali. O no?

Giuseppe

Modificato da - marz in data 31 marzo 2012 01:09:11
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mazzeip
Moderatore


Città: Rocca di Papa
Prov.: Roma

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Flora e Fauna

Inserito il - 31 marzo 2012 : 08:38:18 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
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Paolo Mazzei
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MaggieGrubs
Moderatore

Città: Milano
Prov.: Milano

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Inserito il - 31 marzo 2012 : 14:33:11 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao
vi scrivo qui delle considerazioni, facendo l'avvocato del diavolo e bastian contrario, come al mio solito .

Messaggio originario di Marmoratus:

molte specie si sono salvate dall'estinzione proprio perchè vengono allevate in terrario. E purtroppo succederà sempre più spesso...


Questo purtroppo è vero. Come si è già detto in varie altre pagine, alcuni degli umani con il loro comportamento contribuiscono alla distruzione di habitat e specie mentre altri umani con le loro attività cercano di porvi rimedio. Abbiamo questa sorta di doppia personalità che, secondo me, viene trasferita in pratica a qualsiasi cosa facciamo.
In questo senso non penso che esista una riposta univoca alla questione dei 'terrari'.
E' vero che togliere un animale da un ambiente per metterlo in collezioni come per certe farfalle o in terrari o altro, contribuisce sicuramente al loro declino. Ma è vero anche che in casi di specie fortemente compromesse, l'unico modo per salvarle è prelevarle, farle riprodurre in altro luoghi e tentare poi reintrodurle.
Questo è quello che ha cercato di fare Gerald Durrel quando ha creato il Jersey zoo (Durrell Wildlife Conservation Trust). In un certo senso l'isola di Jersey è diventata un grande '''terrario''' per alcune specie per esempio del Madagascar e di Mauritius. In particolare nel caso delle Mauritius, ciò ha permesso di salvare dall'estinzione un paio di specie di volatili.

Quindi a me non sembra che 'terrarista' debba essere necessariamente in contrapposizione a 'conservazionista' . Secondo me il 'responsabile di zona' con cui ha parlato Bernardo, dovrebbe cercare di promuovere la causa della conservazione invece che scoraggiare quei pochi volontari che vanno ad aiutarlo.

Mi sembra come dire che perché ho una Phalaenopis in casa, non posso andare ad aiutare a fare manutenzione in un bosco ... A parte l'assurdità del ragionamento, anche dal punto di vista pratico non mi sembra che abbia senso. Certo se avessero code lunghe così di volontari potrebbero magari permettersi di mandarmi a casa, ma visto che appunto quelle lunghe code proprio non ci sono, secondo me ci dovrebbero pensare prima di demotivare anche i pochi volontari

Alida













Modificato da - MaggieGrubs in data 31 marzo 2012 15:06:39
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aspisatra
Moderatore


Città: Svizzera

Regione: Switzerland


2170 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 31 marzo 2012 : 15:43:30 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Questi sono i miei pensieri… da prendere per quel che sono… ormai conoscete il mio modo di pensare e il modo di esporlo crudamente…

Tralascio lo schifo iniziale in cui un protettore della fauna esclude una persona per il fatto che sia terrorista…. Dimostra perfettamente quanto certi estremismi portino solo a spaccature assurde anche tra coloro che operano nello stesso senso.

La collaborazione tra i “grandi” (le istituzioni organizzate, gli enti di protezione, le entità riconosciute, gli accademici, professoroni ecc) e “il popolino” (terrorista amatore, fotografo, volontario senza nessuna nozione scientifica, semplice curioso,ecc) dovrebbe esser maggiore.
Negli ultimi anni c’è stata una scissione assurda. Da sbudellatore (a scopo scientifico!!!) di qualsiasi roba si muovesse, certi personaggi sono diventati eminenti protettori e soprattutto proibitori di ciò che avevano fatto orgogliosamente qualche anno prima, puntando il dito contro chi fa l’1% di ciò che loro hanno fatto qualche anno prima.
Se le grandi istituzioni capissero che sarebbe molto più costruttivo collaborare anche col semplice appassionato, le cose andrebbero meglio. L’uno spalleggerebbe l’altro e lo potrebbe accompagnare nella via più equilibrata.
Questa collaborazione e amicizia manca molto, e un buon esempio è l’esclusione di Bernardo alla serata in questione.

Questa barriera crea un allontanamento dei due mondi che fondamentalmente hanno un ideale comune.

Terraristica…giusta o sbagliata…. Discorso troppo ampio e complesso per poter dare un giudizio.

Tanti danni sono stati e sono tutt’ora creati da questa mania. È comunque raccapricciante segnare anche qui col dito chiunque allevi un rettile, un anfibio, un ragno. Sarà anche una forma disturbata di possessivismo…. sarà egoismo… ma non solo. Dietro c’è generalmente una grande passione e tantissimo tempo dedicato alla stessa.

Come detto precedentemente da qualcuno, grazie alla cattività certi animali sono stati salvati dall’estinzione (e non parlo di rettili e anfibi). Oggi spesso chi alleva certe specie sensibili è in contatto con altri appassionati con cui c’è uno scambio notevole di esperienze, osservazioni e di dati.

La reintroduzione…torniamo al mio sfogo iniziale….l’istituzione spesso non vuole avere a che fare col semplice terrarista appassionato, quasi a non volersi abbassare….e quello che ne è realmente penalizzato è l’animale in questione!
Poi tralasciamo la volontà politica… la reintroduzione di certi animali in paesi che hanno ben altri problemi a cui far fronte è generalmente molto complessa e fallimentare.


L’allevamento e la riproduzione di qualsiasi specie, ancor più per le specie molto richieste è importantissima e non solo a scopo di reintroduzione! Se il mercato (brutta parola ma…) offre sufficienti animali nati in cattività, per cui animali sani e che non hanno mai visto la libertà, ne beneficia la specie intera, togliendo il bisogno di prelevare animali dalla natura.

Ora la terraristica è diventata estesa e alla portata di tutti… specie introvabili qualche anno fa ora sono riprodotte facilmente in cattività, addirittura con fasi di livrea molto particolari (morph o come vengono poi definiti), sintomo che la terraristica di massa e di moda si evolve su animali estetici. Altri terraristi sono invece veri e propri appassionati che indubbiamente possono mettere a profitto di tutti la loro passione e le loro conoscenze.

Ma il discorso di base mi ricorda quello del fumo…. Chi non ha mai fumato guarda di cattivo occhio il fumatore e lo giudica male. L’ex fumatore è ancora peggio e meno tollerante!


Greg Meier

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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


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Flora e Fauna

Inserito il - 31 marzo 2012 : 15:48:48 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Secondo me, salvare una specie ha senso e valore se quella specie si salva insieme al proprio habitat.
Nei casi in cui la causa del rischio di estinzione non è la perdita dell'habitat (tipo condor della California - immagino - ma non sono un esperto di uccelli) si può percorrere la strada dell'allevamento e reintroduzione.

Nel caso in cui il problema sia la compromissione dell'habitat, o come perdita netta o come deterioramento per eccesso di predatori o antagonisti, attività umane ecc..., credo che la reintroduzione avrebbe poche speranze e la specie sopravviverebbe solo in allevamento. E questo sarebbe solo un mezzo successo.

Comunque, si torna alla distinzione iniziale tra "terraristi scientifici" (come il nostro amico Bernardo) e "terraristi e basta". Credo che solo dai primi, in casi eccezionali e specifici, possa venire un aiuto alla conservazione; dai secondi, mai.
...a parte il discorso ultimo di Greg dell'allevamento finalizzato a soddisfare le richieste di altri terraristi, che riduce il prelievo in natura. Direi che in questo caso, anche se la "produzione" in allevamento non aiuta la natura, almeno crea un circuito chiuso che non la danneggia.

luigi



Modificato da - elleelle in data 31 marzo 2012 15:58:56
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gomphus
Moderatore


Città: Milano
Prov.: Milano

Regione: Lombardia


10487 Messaggi
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Inserito il - 31 marzo 2012 : 15:52:14 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
ciao ragazzi, scusate ...

mi inserisco in un argomento su cui non ho una gran competenza , anzitutto per rilevare quello che mi sembra un lapsus

Messaggio originario di bernardo borri:

... Fortunatamente la specie è riprodotta con successo da molti zoo ed allevamenti privati, e adesso è entrata in allegato I CITES, per cui gli esemplari di cui non è stata dichiarata la nascita in cattività sono ritenuti illegali a livello mondiale...

se non sbaglio , le specie i cui esemplari sono illegali a livello mondiale se non ne è documentata la nascita in cattività sono quelli nell'allegato II CITES; per quelli in allegato I è vietato qualsiasi tipo di transazione o trasporto internazionale, ad eccezione di quelli diretti all'acquisizione, a titolo gratuito, di esemplari da parte di istituti scientifici autorizzati e iscritti nei registri CITES (quindi in nessun caso da parte di privati)

per rispondere alla domanda di giuseppe-marz, per come la vedo io, la diffusa presenza di esemplari in cattività, molti dei terraristi non la intendono certo come finalizzata alla reintroduzione in natura, ma ciò nonostante è in grado di consentirla; in sostanza, se la specie dovesse estinguersi in natura, il che mi sembra di capire che rischia di succedere anche a prescindere dalle catture illegali (distruzione di habitat, captazione di sorgenti etc. ), la specie come tale non si estinguerebbe, e lo stock di esemplari in cattività costituirebbe cmq una riserva alla quale attingere una volta che un habitat idoneo fosse stato ricreato

è chiaro che da un punto di vista ideale sarebbe meglio che a gestire questi allevamenti fossero istituti di ricerca, anziché imprese private a scopo commerciale... ma dal punto di vista pratico, ho qualche dubbio che un numero sufficiente di istituti di ricerca (se si vuole mantenere nell'insieme della popolazione una sufficiente variabilità genetica, e anche cautelarsi da eventuali incidenti, non mi sembra opportuno far conto su un singolo allevamento o due) riesca a trovare i fondi per mantenere un allevamento idoneo, è più probabile che lo faccia qualcuno che poi ci guadagna qualcosa con la rivendita

l'idea di ridurre il tutto al tornaconto economico o cmq personale vi farà giustamente inorridire... ma ci piaccia o no, in un passato recente e meno recente il tornaconto è stato quello che più volte ha fatto la differenza tra scomparsa e conservazione, qualche esempio:

molti ambienti, come foreste planiziali, paludi etc., che oggi sono aree protette e talora uniche testimonianze di ambienti altrove del tutto scomparsi, in un passato in cui la protezione della natura era un concetto di là da venire si sono salvati dalla distruzione e trasformazione in terreni agricoli solo perché erano riserve di caccia private

lo stambecco alpino si è salvato dall'estinzione unicamente perché una popolazione si trovava nell'allora tenuta di caccia dei reali di casa savoia, i quali intendendo continuare a esercitarvi la caccia, riservata solo a loro stessi, non avevano alcun interesse a spingere gli abbattimenti oltre il limite che ne avrebbe compromesso la sopravvivenza; ricordo che tutti gli esemplari oggi esistenti di stambecco alpino discendono da quel nucleo di sopravvissuti

questo non per plaudire alla situazione di cui stiamo discutendo, ma per osservare che "non tutto il male viene per nuocere" , in una situazione in cui i soggetti pubblici (autorità, istituti etc.) a cui spetterebbero tali iniziative, si dimostrano talvolta... disattenti

p.s. vedo che nel frattempo sono arrivati altri messaggi... in attesa di leggere tutto con calma, rispondo a luigi ribadendo che se la causa dell'imminente estinzione è la perdita dell'habitat, la sopravvivenza in cattività sarà anche si per sé solo un mezzo successo... ma mantiene cmq aperto uno spiraglio, una volta che l'habitat sia stato possibile ricrearlo

maurizio

quando l'ultimo albero sarà stato abbattuto,
l'ultimo fiume avvelenato, l'ultimo pesce pescato,
allora ci accorgeremo che i soldi non si possono mangiare

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Marmoratus
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Inserito il - 31 marzo 2012 : 15:59:37 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di marz:

Si sta solo discutendo, da parte mia, credo, molto civilmente. Quello che ho posto è una domanda logica, cui non ho avuto risposta.

Tu hai sostenuto che "molte specie si sono salvate dall'estinzione proprio perchè vengono allevate in terrario".
Io non sono assolutamente d' accordo con questa affermazione che trovo priva di riscontri scientifici (se non effettuata nell' ambito di un progetto scientifico coordinato di reintroduzione).

Ad un certo punto, per sostenere la tua tesi, hai fatto l' esempio del Neurergus kaiseri.

Premettendo che Mazzei si è già espresso molto autorevolmente sull' argomento, ti rimanderei a questo link su wikipedia dove si sostiene la stessa tesi di Paolo e cioè che le catture illegali di Neurergus kaiseri sono tra le cause principali del pericolo di estinzione della specie.
Link

Siccome si sta parlando di salvare una specie dall' estinzione, ti chiedo nuovamente:
qual' è lo scopo dell' eventuale allevamento in cattività del Neurergus kaiseri? Quello di ripopolare gli habitat naturali. O no?

Giuseppe


Parto col dire che pure io sto discutendo civilmente, quando hai posto la domanda non l'avevo capita come intendevi tu e ti ho risposto per come l'ho intesa io, facendoti un esempio. A volte non è facile capirsi quando si scrive. Riguardo alla tua domanda certo, in parte è anche per il reiserimento, ma la cosa non sarà a breve... quelle zone sono un pò difficili dal punto di vista politico e poi bisognerà aspettare che i naturalisti della zona si preoccupino del problema

Gazzotti Roberto
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bernardo borri
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Inserito il - 31 marzo 2012 : 16:04:55 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di elleelle:



Nel caso in cui il problema sia la compromissione dell'habitat, o come perdita netta o come deterioramento per eccesso di predatori o antagonisti, attività umane ecc..., credo che la reintroduzione avrebbe poche speranze e la specie sopravviverebbe solo in allevamento. E questo sarebbe solo un mezzo successo.

luigi






....quindi non un fallimento totale, giusto?



Modificato da - bernardo borri in data 31 marzo 2012 16:07:06
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bernardo borri
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Inserito il - 31 marzo 2012 : 16:06:33 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di aspisatra:


Negli ultimi anni c’è stata una scissione assurda. Da sbudellatore (a scopo scientifico!!!) di qualsiasi roba si muovesse, certi personaggi sono diventati eminenti protettori e soprattutto proibitori di ciò che avevano fatto orgogliosamente qualche anno prima, puntando il dito contro chi fa l’1% di ciò che loro hanno fatto qualche anno prima.



quanto è vero....



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Marmoratus
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Inserito il - 31 marzo 2012 : 16:08:36 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Gomphus, hai azzeccato in pieno la questione :) Riguardo al neuregus, predazioni amatoriali a parte, molti esemplari furono prelevati per motivi di studio già più di 35 anni fa e da allora partì un piccolo allevamento in cattività. Il grosso della popolazione in cattività si trova in Germania o Olanda, dove l'allevamento in cattività è regolamentato molto bene, solo poche centinaia sono allevate in Italia. la specie in questione è praticamente un relitto di una popolazione anticamente più vasta, prossima all'estinzione già molto prima dei prelievi illegali a causa del cambiamento del clima e altri motivi. Si spera un domani di poter rigenerare la popolazione naturale

Gazzotti Roberto
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bernardo borri
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Flora e Fauna

Inserito il - 31 marzo 2012 : 16:08:57 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di gomphus:



per rispondere alla domanda di giuseppe-marz, per come la vedo io, la diffusa presenza di esemplari in cattività, molti dei terraristi non la intendono certo come finalizzata alla reintroduzione in natura, ma ciò nonostante è in grado di consentirla; in sostanza, se la specie dovesse estinguersi in natura, il che mi sembra di capire che rischia di succedere anche a prescindere dalle catture illegali (distruzione di habitat, captazione di sorgenti etc. ), la specie come tale non si estinguerebbe, e lo stock di esemplari in cattività costituirebbe cmq una riserva alla quale attingere una volta che un habitat idoneo fosse stato ricreato



La penso così anche io



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bernardo borri
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Flora e Fauna

Inserito il - 31 marzo 2012 : 16:13:03 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di MaggieGrubs:
[br
Questo è quello che ha cercato di fare Gerald Durrel quando ha creato il Jersey zoo (Durrell Wildlife Conservation Trust). In un certo senso l'isola di Jersey è diventata un grande '''terrario''' per alcune specie per esempio del Madagascar e di Mauritius. In particolare nel caso delle Mauritius, ciò ha permesso di salvare dall'estinzione un paio di specie di volatili.




Una delle persone con cui collaboro al centro ha fatto il tirocinio proprio a Jersey
Lì ad esempio allevano l'Euprotto sardo.... Se vogliamo proprio un esempio calzante!



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