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theco
Utente Super




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Inserito il - 23 agosto 2008 : 22:55:28 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
E' da un po' di tempo che sto cercando di concludere un pensiero che mi frulla in testa, ma non conosco alcuni numeri, ai quali fai indirettamente cenno nella tua risposta... ne approfitto per chiedere lumi.

Esiste una probabilità statistica sperimentale relativa al verificarsi di una mutazione genetica positiva? nel tuo esempio riporti 1/10^6, si tratta di un numero casuale o corrisponde al risultato di qualche ricerca sull'argomento?

Teoricamente non vedo motivi perchè questo fattore di probabilità dovrebbe variare tra un organismo e l'altro. Immagino che un uomo e un batterio potrebbero presentare la medesima probabilità, ovviamente poi moltiplicata per il numero di individui e di generazioni.
Immagino infine che forse il fattore di probabilità possa invece essere influenzato dall'anzianità filogenetica di una specie, immagino cioè che esista, per ogni specie, un margine determinato di 'miglioramento' oltre il quale la specie è stabile oppure si avvia all'estinzione.

Tutto ciò è corretto oppure no? mi scuso se chiedo banalità, ma purtroppo non ho avuto una formazione significativa di biologia

Grazie.

Ciao, Andrea
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Acipenser
Utente Senior


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Inserito il - 24 agosto 2008 : 01:09:22 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Esiste una probabilità statistica sperimentale relativa al verificarsi di una mutazione genetica positiva? nel tuo esempio riporti 1/10^6, si tratta di un numero casuale o corrisponde al risultato di qualche ricerca sull'argomento?


Rispondo volentieri. Si parla di probabilità a livello teorico; sperimentalmente si valutano frequenze. Le frequenze comunque tendono alle probabilità al tendere all'infinito dei casi presi in esame (ad esempio, in una popolazione di infiniti individui la frequenza di un allele è uguale alla sua probabilità). Il numero che ho riportato era a titolo esemplificativo.

Teoricamente non vedo motivi perchè questo fattore di probabilità dovrebbe variare tra un organismo e l'altro. Immagino che un uomo e un batterio potrebbero presentare la medesima probabilità, ovviamente poi moltiplicata per il numero di individui e di generazioni.
Immagino infine che forse il fattore di probabilità possa invece essere influenzato dall'anzianità filogenetica di una specie, immagino cioè che esista, per ogni specie, un margine determinato di 'miglioramento' oltre il quale la specie è stabile oppure si avvia all'estinzione.


Le frequenze di mutazione variano non solo da specie a specie, ma anche da individuo a individuo e da regione genomica a regione genomica di uno stesso genoma. I motivi sono i seguenti:

a) specie diverse possono avere diversi meccanismi di riparazione del DNA; inoltre possono avere comportamente diversi, che li espongono a mutageni con frequenze diverse, anche in ragione dell'ambiente in cui vivono.

b) individui diversi possono avere (seppur non frequentemente) diversi alleli di stessi sistemi di riparazione del DNA, presentando quindi una diversa capacità di riparazione degli errori (ad esempio alcuni tipi di tumori, come quello ereditario al colon-retto, si devono ad alterazioni di geni coinvolti nella sintesi di proteine che compongono sistemi di riparazione); possono inoltre avere differenze nelle abitudini e nella capacità di sopportare agenti potenzialmente pericolosi per la stabilità del DNA (ad esempio vari tipi di fototipo, per quanto riguarda la pelle).

c) regioni altamente ripetute nel genoma tendono ad essere instabili e dar luogo a fenomeni di espansione di triplette (come ad esempio nella sindrome dell'X fragile).

L'ultimo discorso che hai fatto è a carattere un po' più ecologico; in realtà non varia la frequenza di mutazione in organismi altamente adattati ad un ambiente (supposto stabile). Però è vero che è più infrequente che una mutazione porti ad una miglioria adattativa. Non c'è una soglia oltre la quale un organismo si estingue; semplicemente, quando un organismo raggiunge un elevato livello di specializzazione, risponde male a variazioni impreviste dell'ambiente in cui vive, dimostrando ridotta plasticità genomica e quindi una certa propensione all'estinzione.




Tautò tèni zon kài
tethnekós kai egregoròs
kai kathèudon kai nèon kai
gheraiòn tade gàr
metapésonta ekéina ésti
kakèina pàlin táuta.

Eraclito, Frammenti, 88; Di passaggio, Franco Battiato.
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theco
Utente Super




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Inserito il - 24 agosto 2008 : 22:52:38 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Grazie mille Acipenser, tutto chiaro e davvero molto interessante, anche per un profano come me

Ciao, Andrea

Modificato da - theco in data 24 agosto 2008 22:59:15
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Acipenser
Utente Senior


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Inserito il - 25 marzo 2010 : 01:37:11 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
La presente discussione è stata scissa dal thread 1.000.000 : 1, in cui si parla di diversità dei molluschi. Contemporaneamente è stata spostata dalla vecchia versione di L'UOMO E LA NATURA: SCIENZA CULTURA ED ETICA a quella nuova; prima di intervenire si prega di leggere qui.

Buon proseguimento.

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