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Ciao leggendo un post sulle voci riguardo gli animali nella sezione mammiferi (Link)mi è venuta in mente una cosa che mi ha raccontato mia mamma(specificando che non credo assolutamente in tutto ciò che dice), vorrei sapere se è attendibile o meno.. (Magari ne è già stato discusso ma non mi è sembrato di averlo letto)
da piccola in montagna con un gruppetto di ragazzi erano da un tizio che uccideva vipere e ne estraeva il siero... (e vabbè.. no comment). aveva sul tavolo una vipera morta e un ragazzino l'ha voluta toccare vicino la testa ma il tizio gli ha tolto la mano appena prima che la vipera scattasse per morderlo..
La domanda è: ma è possibile questo? capisco magari uno scatto dovuto a movimenti muscolari ma addirittura morderlo? E' plausibile?
Grazie ciao!
non si produce più per consumare si consuma per produrre
Modificato da - Forest in Data 14 novembre 2014 18:15:12
Le zanne velenifere dei Viperidi, sono collocate a una serie di muscoli che le fanno appunto funzionare. Se l'animale è morto da poco, e si tocca l'interno della bocca, c'è il rischio che un violento movimento muscolare faccia azzannare la mano al malcapitato; in quel caso il veleno fuoriesce automaticamente.
Questa non è tanto leggenda...e più pazza la leggenda che dice che se un geco ti cade addosso ti lascia il segno...fosse stata vera io ero tutto tatuato!!
------------------------- La passione è il cuore della vita!
Le voci popolari attorno agli animali in generale, e ai rettili in particolare, sono spesso legate a tradizioni che fanno riferimento ai bestiari medievali di cui, a volte, troviamo traccia anche nei nomi comuni degli animali stessi. Basti pensare all'orbettino (dal latino orbus , "privo", e per antonomasia orbus luminis, "privato della luce". Mia nonna, che quest'anno compirebbe i 108 anni, mi raccontava una curiosa leggenda. Secondo la fola, l'orbettino, in passato era velenosissimo e malvagio. Le sue vittime un giorno si lamentarono rivolgendosi direttamente alla Madonna (l'associazione Madonna - serpente, con la prima che schiaccia la testa del secondo, è diffusissima). La Vergine si rivolse al rettile ponendolo di fronte a un out out: avrebbe dovuto rinunciare alla vista o al veleno. L'orbettino, essendo più che malvagio e amando più di ogni altra cosa il potere del suo veleno, rispose che piuttosto che rinunciare al veleno avrebbe rinunciato alla vista. La Madonna, per punirlo di tanta cattiveria, decise di privarlo di entrambi. Un mio cugino, quando eravamo bambini, mi raccontava convinto dell'esistenza di una "vipera crestata" che secondo lui viveva sul Pizzo di Claro (una montagna nei pressi di Bellinzona) e che uccideva solo a guardarla. Si trattava, ovviamente, di un inconsapevole riferimento al mitico basilisco che, a sua volta, è ben diverso dal Basiliscus plumifrons americano. Da dove venisse la sua convinzione non so. Ho sentito qualcuno che raccontava di aver visto (sic) un biacco fuggire tenendosi nella bocca la coda e, con la ruota così formata, rotolare lungo un pendio.
Sarebbe bello raccogliere queste storie, anche se esulano dalla storia naturale in senso stretto per abbracciare il campo dell'antropologia e dell'etnologia.
Ciao!
Alessandro (orsobblu)
"La découverte du monde commence dans ton jardin" (X. Moirandat)
Modificato da - orsobblu in data 16 giugno 2009 20:54:44
Sarebbe bello raccogliere queste storie, anche se esulano dalla storia naturale in senso stretto per abbracciare il campo dell'antropologia e dell'etnologia
Sono d'accordo, è bello ed utile, anche se non riguarda direttamente il forum di NM. Moltissime di queste leggende, in Italia e nel mondo, sono effettivamente già raccolte in testi di etnologia (io ne ho diversi) e talvolta presentano origini assai interessanti.
Certamente, appena riesco guardo nella mia biblioteca e li posto. Tranne qualche eccezione, però, non si tratta di solito di collezioni di tradizioni aventi per argomento solo gli animali, ma di ricerche sulle tradizioni di in determinato luogo, che comprendono tra le altre cose anche qualche tradizione sugli animali. Spesso si tratta di testi non facilmente reperibili, perché editi da piccoli editori locali o specializzati. Sarò più preciso prossimamente…
Le zanne velenifere dei Viperidi, sono collocate a una serie di muscoli che le fanno appunto funzionare. Se l'animale è morto da poco, e si tocca l'interno della bocca, c'è il rischio che un violento movimento muscolare faccia azzannare la mano al malcapitato; in quel caso il veleno fuoriesce automaticamente.
Melo
E toccando non l'interno della bocca ma ad esempio la parte superiore della testa o appena dietro?
non si produce più per consumare si consuma per produrre
Non so quanto sia diffuso questo "modo di dire"... mio nonno lo ripeteva spesso e per me è quasi normale sentirlo:
riferito all'orbettino:
"Se avesse la vista di sua sorella butterebbe giù un uomo dalla sella!"
In poche parole sono concentrati parecchi sbagli: "Se avesse la vista...": perchè, non ce l'ha? L'orbettino ci vede bene o sbaglio??? "di sua sorella", cioè la vipera... Ma l'orbettino è un sauro e non un serpente! Quindi nessuna parentela stretta! "butterebbe giù un uomo dalla sella": sputa veleno? Strano, dato che non è velenoso.
Conoscevate questo detto? Quanto è diffuso?
E per non rubare la domanda a Forestry, la riposto:
Messaggio originario di Coluber: Le zanne velenifere dei Viperidi, sono collocate a una serie di muscoli che le fanno appunto funzionare. Se l'animale è morto da poco, e si tocca l'interno della bocca, c'è il rischio che un violento movimento muscolare faccia azzannare la mano al malcapitato; in quel caso il veleno fuoriesce automaticamente. Melo
Chiede Forestry: E toccando non l'interno della bocca ma ad esempio la parte superiore della testa o appena dietro?
Chiaro, la questione orbettino ci fa sorridere, ma se teniamo conto dell'ignoranza di allora e quella di oggi, dove tutto ciò che striscia è una vipera, non c'é da sorprendersi!
Per la questione del morso da animali morti, la cosa è possibile. Malgrado la testa di una vipera venga tagliata, gli impulsi nervosi possono far cntinuare a far muovere le mandibole. Un triste esempio lo possiamo vedere in qualch filmato di quella tradizione del Texas, dove migliaia di serpenti a sonaglio vengono uccisi e decapitati. Quando tagliano la testa di un crotalo e la buttano in un secchio con altre teste recise, le si possono vedere muoversi e morsicarsi a vicenda. Da bambino mi ricordo di una povera Natrix natrix che si era infilata in paese. Un tipo gli aveva dato una martellata sulla testa e la povera bestia continuava a contorcersi per parecchio tempo malagrdo avesse la testa totalmente spiaccicata. A memoria mi sembrava che per due giorni si muoveva ancora, ma forse era meno tempo, la concezzione di tempo per un bambino è diversa...
E toccando non l'interno della bocca ma ad esempio la parte superiore della testa o appena dietro?
In questo caso chiaramente il rischio è limitato. Ma se vogliamo estremizzare un pò, (alla fine disgraziatamente può succedere, percui non possiamo sapere quanto la cosa estremizzata sia..) mettiamo caso che un violento impulso nervoso faccia ribaltare la testa della Vipera, e la mano del malcapitato scivolerebbe dentro la bocca...
Mi sento di dare un consiglio a tutti (che avevo ribadito tempo fà) : Non toccate mai a mani nude un serpente velenoso, nemmeno sè morto da poco.
Dunque, come promesso, ecco, tra quelli che conosco, qualche testo sulle leggende popolari sugli animali.
"Leggende e credenze di tradizione orale della montagna bellunese", a cura del Museo etnografico della provincia di Belluno, Quaderno 16, Edizioni della Provincia di Belluno (in 2 voll.): il vol. II contiene un capitolo dal titolo "Animali". Animali trattati (veri o fantastici): vacca, "farfalla bianca", api, civetta, capra, pipistrelli, ghiro, basilisco, aspide, drago, vipere, biscia.
Restando nelle Alpi orientali: nella grande storia epica dei Fanes, ben conosciuta tra i Ladini delle Dolomiti, hanno una parte fondamentale le Marmotte. La storia è raccontata in C.F. Wolff, "L'anima delle Dolomiti", ed. Cappelli. Il volume contiene anche l'interessante storia "Il canto fatale", riguardante una donna-uccello (colomba). Un'altra donna-uccello (usignolo) compare nella leggenda "L'usignolo del Sassolungo", in C.F. Wolff, "I Monti Pallidi", ed. Cappelli.
Rimanendo ancora in ambiente di montagna (quello in cui sono cresciuto io), è interessante il lavoro di Alberto Mari e Ulrike Kindl, "La montagna e le sue leggende", ed. Oscar Mondadori. Vi è un capitolo intitolato "Animali fatati e fatali". Animali trattati (veri o fantastici): camosci, draghi vari, basilisco, marmotte, aquila, civette, bisce, rospi, cane, cervo, buoi, vitello.
Il volume "Fiabe romagnole ed emiliane" a cura di E.Casali e S.Vassalli, include diversi racconti riguardanti animali, tra i quali vi sono agnello, gallo, asino, leone, topo, calabrone, cane.
Le leggende sarde (consiglio: Dolores Turchi, Leggende e racconti popolari della Sardegna, ed. Newton & Compton) contengono interessantissimi riferimenti ad animali, tra i quali alcune terribili creature fantastiche come il Boe Muliache (un oscuro uomo-bue), la Mosca Macedda e l'Argia (simile alla mitica "Tarantola" dell'Italia meridionale).
Nella discussione si faceva cenno al "bestiario medievale", cioè a tutta quella serie di simboli associati agli animali dai tempi del Medioevo (e spesso da molto prima). Da questo punto di vista sono importanti:
O.Beigbeder, "Lessico dei simboli medievali", ed. Jaca Book e tutti i lavori del grande studioso Baltrusaitis sui simboli medievali (basta una ricerca su Google con il termine "Baltrusaitis", o guardare ad esempio su Link ).
Di qualche interesse anche M.-M. Davy, "Simbologia degli uccelli", ed. ECIG.
Un discorso a parte (che sarebbe lunghissimo) meriterebbero poi molte usanze legate alla figura dell'Orso (incluse maschere ad essa collegate, e tabù riguardanti tale animale) diffuse praticamente in tutto il mondo (soprattutto in Europa ed Asia), e presenti in varie località italiane, legate a probabili inconsapevoli sopravvivenze delle tracce di un antichissimo culto di questo animale).
Per ora mi fermo, limitandomi al materiale italiano o quasi, ma, se volete, ho interessanti titoli riguardanti la Norvegia, la Lapponia, la Lituania, i Paesi Baschi…
Spero di non avervi annoiato!
P.S.: per quanto riguarda l'orbettino di Dario: un tempo si credeve che fosse privo della vista, da qui il nome dell'animale. Non conoscevo il detto, ma il fatto di nuocere a distanza con lo sguardo è tipico delle leggende sul Basilisco (quello mitico), dalle quali la breve rima che citi potrebbe essere stata influenzata.
Aggiungo un proverbio del mio paese in valtidone Piacenza. se l'urbasö el ga vdiss e la bìsa l'eg sejtiss poca gejt eg sariss (Se l'orbettino ci vedesse e la biscia ci sentisse poca gente ci sarebbe), si intende che saremmo tutti o quasi, morti avvelenati dai loro morsi. Renato
Ho sentito qualcuno che raccontava di aver visto (sic) un biacco fuggire tenendosi nella bocca la coda e, con la ruota così formata, rotolare lungo un pendio.
Orsobblu, rispondo dopo cinque anni... ma per favore guarda questo video sui bruchi e sui pletodontidi americani del genere Hydromantes...