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Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
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Autore |
Discussione |
Piccolo Lupo
Utente Senior
Città: Cairo Montenotte
Prov.: Savona
Regione: Liguria
687 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 28 dicembre 2008 : 22:07:07
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| Messaggio originario di Alessandro:
Rispondendo a Alessandro (piccolo lupo) i vantaggi ambientali ci sono. Tieni presente che un ceduo è di solito coetaneo, viene tagliato ogni x anni e si rinnova (taglio a raso). Un ceduo convertito a fustaia, prevede la rinnovazione tramite piante che derivano da seme .. se ben governata si arriva ad un bosco più o meno disetaneo, che favorisce una diversità una biodiversità
Alessandro PD Dalla fustaia provvisoria sono ora appunto in questa fase, sono in accrescimento le piante da seme, ho avuto agli inizi alcune difficoltà con caprioli e cinghiali, ma ho risolto con recinzioni intorno alle singole piantine. Dal ceduo di 25 anni fa sono da segnalare, aumento della presenza di caprioli che trovano "rifugio" tra le felci, diminuzione nell'osservazione di rettili ma aumento della presenza di specie di volatili, tra cui alcuni che han debellato la presenza di processionaria sui pini silvestri presenti. Le piccole zona di radura createsi son diventate poi zone di interesse di poiana. Invariata la presenza di salamandre ma dimunizione della presenza di tritoni, a mio avviso però riconducibile ad altre cause e concause climatiche.
Chi ama la Natura le lascia i suoi fiori
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"se avessi cinquantatre' minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana..." |
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Canaj
Utente V.I.P.
Prov.: Grosseto
Regione: Toscana
288 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 29 dicembre 2008 : 03:22:44
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Anche il ceduo può essere un buon habitat per diverse specie ma, come è stato detto, habitat che viene stravolto ogni x anni .. per cui se l'obiettivo è il ruolo ecologico (che sempre viene trascurato, specie nei boschi privati) è chiaro che non rappresenta la giusta forma di governo. Inoltre la periodica asportazione di biomassa con i tagli rappresenta materia che esce dal sistema bosco e che non viene compensata da entrate... come lo è l'asportazione della lettiera, delle ramaglie ecc.. . Altro fattore da evitare è il pascolo in bosco! A seguito di ogni taglio inoltre (taglio raso), viene meno la copertura e quindi si espone il suolo all'erosione specie se esso è in pendenza: il profilo del suolo si assottiglia e si ha depauperamento degli elementi. Tutto ciò quindi conduce progressivamente al degrado! Se poi viene trascurato il rilascio di un sufficiente numero di matricine che rinnovi le ceppaie (almeno 60ha) , queste ultime col tempo perdono l'energia pollonifera. Quasi tutti i cedui necessitano di matricinatura (si parla appunto di CEDUO MATRICINATO) tranne quelli costituiti da specie che mantengono alta nel tempo la capacità pollonifera (si parla di CEDUO SEMPLICE)... è il caso del nocciolo, salice, ontano, robinia..).
Il CEDUO COMPOSTO si ha invece quando il numero delle matricine sale (indicativamente sulle 140ha), quindi abbiamo la presenza contemporanea del ceduo e della fustaia. Si ha però una continua competizione tra fustaia e polloni del ceduo sottostante che stentano per via dell'ombreggiamento, quindi il compromesso non è dei migliori. Inoltre le piantine nate da seme riescono difficilmente ad affermarsi. Si faceva per avere sia legname da ardere che legname da opera. Non fa al caso nostro!
Il CEDUO A STERZO, o disetaneo. Questa forma di trattamento del ceduo assicura la disetaneità del soprassuolo mediante la presenza di polloni di età diversa su ogni ceppaia. Se il turno è di 30 anni ad esempio, si avranno su ogni ceppaia polloni di 30, di 20, e di 10 anni. Ogni 10 anni si entra in bosco tagliando tutti i polloni di 30 anni e pochi di 20, lasciando tutti quelli di 10. Non fa al caso nostro!
FUSTAIA: può essere trattata
a) a taglio raso b) a tagli successivi c) a taglio saltuario
c) taglio saltuario: è la forma di trattamento della fustaia disetanea (in cui teoricamente sono presenti tutte le età e la rinnovazione è continua). Il bosco disetaneo ottenuto con il taglio saltuario offre una protezione del suolo ottimale e una maggiore stabilità meccanica e biologica.
Si procede attraverso tagli di curazione eseguiti ogni 7-10 anni circa (periodo di curazione). Si abbattono poche piante, prevalentemente quelle dell'età maggiore, alcune intermedie per regolare la concorrenza, o per mantenere la mescolanza voluta eliminando alcune specie tendenti a prendere il sopravvento. Così facendo si creano varchi di luce che consentono l'instaurarsi di rinnovazione al suolo.
Se riesci a convertire il ceduo a fustaia provvisoria, come ti ho spiegato nel messaggio precedente, cosa che comunque richiederà diverso tempo, potrai cominciare ad attuare progressivi tagli di curazione su di essa che porteranno alla costituzione di una fustaia disetanea. Nel frattempo consenti un buono sviluppo delle piante avviate all'alto fusto per mezzo di sussessivi diradamenti:
a)mantenendo il giusto grado di competizione tra di esse
b)regolando il rapporto numerico tra le specie presenti che andranno a seme
E' importante mantenere una giusta densità: non troppo denso in relazione alla competizione (come appena detto) e non troppo poco denso perchè il suolo non deve presentare uno fitto strato erbaceo che ostacolerebbe le piantine neonate da seme quando il seme comincerà ad essere prodotto..
La radura è utile perchè rappresenta un habitat diverso contiguo al bosco: l'ecotone che si viene a creare, ovvero l'ambiente di margine fra ecosistemi diversi è favorevole a varie specie animali. La radura offre pascolo ai selvatici (il bosco riparo) , habitat per rettili e micromammiferi, possibilità di visibilità ai rapaci.. ecc. ecc..
La presenza di arbusti all'interno di essa non guasta, purchè non trasformi la prateria in solo arbusteto. Occhio però agli ungulati che ti brasano i ricacci e la rinnovazione.. può rappresentare un problema non di poco conto. Possono essere utili gli shelter, reti attorno alle piantine, ma i costi salgono
Detto questo: Se hai la possibilità di attuare la conversione a fustaia bene, probabilmente è la scelta migliore (ma i tagli comunque sia vanno fatti, come ti ho spiegato), altrimenti mantieni il ceduo continuando a tagliare nel rispetto del turno per non trascurarlo attuando una corretta matricinatura. Fra l'altro è imposto dalle Prescrizioni di Massima il rilascio di matricine.
Resoconto Matricinatura: alla fine del turno fai il taglio raso rilasciando allievi, cioè polloni vigorosi, destinati a rimanere per tutta la durata del ciclo successivo e quindi essere abbattute in corrispondenza del taglio seguente oppure, almeno in parte, venire conservate per un periodo più lungo. Questi rappresentano le matricine, che disseminando genereranno nuove piante, quindi nuove ceppaie, che sostutuiranno le vecchie in via di esaurimento. Devono essere almeno 60 ad ettaro.. anche se ne basterebbero anche 40.
Ricordati che i tagli al bosco non sono sempre una violenza, infatti sono fondamentali per mantenernlo in buono stato e per assicurarne la continuità nel tempo.
Se conosci qualcuno esperto della zona chiamalo in modo da farti dare una mano. Ci sono tantissimi fattori da valutare, queste sono solo generali indicazioni. In bocca al lupo.
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Hemerobius
Moderatore
Città: Alghero
Prov.: Sassari
Regione: Sardegna
4877 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 29 dicembre 2008 : 09:18:20
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L'argomento è estremamente complesso. Si intersecano esigenze selvicolturali (COLTURALI) con le esigenze di tutela dell'ambiente e della biodiversità. Sulle prime non ho competenze tali da dare suggerimenti, parlare con i boscaioli del posto mi sembra un'ottima cosa. Ma bisogna anche avere ben presenti quali sono gli obiettivi. Massima produzione di legna con un'accettabile conservazione dell'ambiente (uso sostenibile), buona produzione di legna con un'ottima conservazione dell'ambiente (uso ambientale), una qualche produzione di legna con la massima biodiversità (uso ecologico). Però sulla conservazione (o incremento) della biodiversità ho qualcosa da dire. Il primo elemento da tenere in considerazione è che un ecosistema assolutamente non disturbato evolve verso una diminuzione della biodiversità. Questo può sembrare assurdo ma il climax (lo stato finale della serie ecologica di evoluzione degli ecosistemi) possiede una biodiversità inferiore agli stadi immediatamente precedenti. Spesso è una sola specie arborea a dominare con una flora accompagnatoria piuttosto povera (classico è il caso della lecceta) ed una fauna altrettanto ridotta. Naturalmente sto parlando di tendenze generali. La massima diversità si ha in presenza di un disturbo medio (teoria del medio disturbo). Il disturbo medio è un disturbo spesso ciclico che rende le condizioni dell'ambiente variabili e di volta in volta più favorevoli a determinate specie rispetto ad altre. Sia le une che le altre trovano quindi un ambiente subottimale nel quale non si estinguono ma neppure prendono il sopravvento sulle "concorrenti". Questo permette la presenza contemporanea di specie, ad esempio, sciafile ed eliofile. Spesso le pratiche colturali umane hanno questo effetto (il mantenimento dei prati, l'eliminazione delle piante "dominanti", &c). L'impiego di pratiche selvicolturali e di gestione ambientale può quindi favorire la biodiversità. Un aspetto diverso è legato alla presenza di vecchi alberi, di alberi deperienti e di necromassa (legno morto) al suolo. Rispetto a questi elementi le pratiche selvicolturali consigliano spesso l'eliminazione. In alcuni casi (penso ad esempio agli attacchi da parte di Scolitidi) si tratta di pratiche necessarie. In altri (eliminazione di grandi alberi o del legno morto) sono invece "cure" che riducono drasticamente la biodiversità. Esiste una nuova tendenza di gestione dei boschi (della quale però non sono esperto) che prevede addirittura l'incremento della necromassa con abbattimenti di alberi attraverso l'esplosivo!
Beh, ho messo anche troppa carne al fuoco.
Ciao Roberto
verum stabile cetera fumus |
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Canaj
Utente V.I.P.
Prov.: Grosseto
Regione: Toscana
288 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 29 dicembre 2008 : 13:06:12
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Condivido quanto detto sopra.
Inoltre: la presenza di più "tasselli" diversi adiacenti come ad esempio il ceduo, poi il coltivo, poi la fustaia coetanea, poi la radura..poi di nuovo il ceduo ecc.. compone il mosaico della biodiversità. |
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leonella55edo47
Utente Super
5652 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 29 dicembre 2008 : 13:52:57
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Siamo davvero strabiliati da quante cose si possono imparare su questo Forum! Complimenti a tutti! Bellissimi interventi. Saluti e Buon Anno.
Paola e Edoardo |
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FOX
Moderatore
Città: BAGNO A RIPOLI
Regione: Toscana
21536 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 29 dicembre 2008 : 14:04:37
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| Canaj:
Condivido quanto detto sopra.
Inoltre: la presenza di più "tasselli" diversi adiacenti come ad esempio il ceduo, poi il coltivo, poi la fustaia coetanea, poi la radura..poi di nuovo il ceduo ecc.. compone il mosaico della biodiversità.
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Grazie tantissime Franco..
i tuoi interventi sono sempre preziosi e saggi....
tantissimi auguroni
simo
Alto è il prezzo quando si sfida per vanità il mistero della Natura - I. Sheehan |
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a p
utente ritirato in data 22.02.2012
9799 Messaggi
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Inserito il - 29 dicembre 2008 : 14:13:45
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Ci fai anche un resoconto fotografico dell'area, così ci facciamo un'idea più completa della situazione?
Alessandro PD
Chi ama la Natura le lascia i suoi fiori |
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jo
Utente Junior
Città: Torino
Prov.: Torino
Regione: Piemonte
28 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 29 dicembre 2008 : 17:38:46
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| Messaggio originario di Alessandro:
Ci fai anche un resoconto fotografico dell'area, così ci facciamo un'idea più completa della situazione?
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Sicuramente, non appena riesco a procurarmi una macchina fotografica.
Ancora molte grazie a tutti voi; in particolare a Canaj e ad Hemerobius. Hemerobius mi svela una cosa che assolutamente non sapevo (pensavo fosse vero il contrario):
| Messaggio originario di Hemerobius:
Questo può sembrare assurdo ma il climax (lo stato finale della serie ecologica di evoluzione degli ecosistemi) possiede una biodiversità inferiore agli stadi immediatamente precedenti.
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Questo accenno di Flavia alle malattie dei castagni:
| Messaggio originario di Flavia:
Dimenticavo, è importante se vuoi che i castagni siano produttivi e non si ammalino che le piante restino ben distanziate e il bosco non deve essere troppo fitto.
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questo accenno alle malattie dei castagni, dicevo, mi da' lo spunto per porvi un'altra domanda: ho letto da qualche parte che nel caso dei castagni la ceduazione frequente consente di contenere una malattia (credo il cancro della corteccia) che imperversa anche dalle mie parti; quindi dal punto di vista dei castagni, l'evoluzione verso la fustaia risulta impossibile perche' un fusto non ceduato inesorabilmente si ammala e muore? A voi cosa risulta?
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Canaj
Utente V.I.P.
Prov.: Grosseto
Regione: Toscana
288 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 29 dicembre 2008 : 18:20:53
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In realtà il problema dei castagni non è costituito solo dal cancro della corteccia, causato da Cryphonectria parasitica.. ma anche dal famoso mal dell'inchiostro (Phytophthora cambivora).
Per quanto riguarda il cancro corticale:
la malattia si sviluppa in maniera diversa a seconda che si tratti di castagno da frutto o ceduo. I castagni da frutto possono morire in pochi anni, nelle piante dei cedui le ceppaie acquisiscono nel tempo una certa resistenza... è vero. Io credo che, se le piante di castagno del tuo bosco sono sane, la fustaia provvisoria che andrai a formare, dato che deriva da ceppaie ceduate, possa essere a sua volta resistente.
Inoltre la fustaia disetanea mista a cui si mira è più stabile proprio perchè costituita da diverse specie, e quindi saprebbe reagire ad un eventuale attacco monospecifico senza accusare troppo il colpo.
E' fondamentale mantenere in buono stato le piante onde evitare che esse si indeboliscano divenendo così vulnerabili per una ricca serie di fitopatie e ed attacchi parassitari.
PS: grazie Simonetta, auguroni anche a te!
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Hemerobius
Moderatore
Città: Alghero
Prov.: Sassari
Regione: Sardegna
4877 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 29 dicembre 2008 : 19:11:01
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Il problema del cancro corticale del castagno è un problema complesso, ma spesso non grave. Si sono infatti naturalmente evoluti biotipi ipovirulenti del patogeno che, una volta insediati, impediscono la colonizzazione di quelli ipervirulenti. In programmi (pubblici) di risanamento di comprensori castanicoli i ceppi ipovirulenti vengono moltiplicati ed inseminati sulle piante. Non è cosa però che possa fare facilmente un privato (e spesso non ne avrebbe motivo). Il mal dell'inchiostro invece è legato a problemi "stazionali" (spesso in terreni mal drenati) e va affrontato con interventi più drastici ed anche con l'abbandono del castagno nelle microaree interessate. Puoi quindi continuare a progettare tranquillamente la tua fustaia.
Ciao Roberto
verum stabile cetera fumus |
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jo
Utente Junior
Città: Torino
Prov.: Torino
Regione: Piemonte
28 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 30 dicembre 2008 : 23:34:57
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Grazie Franco e grazie Roberto. Relativamente a quest'altra cosa che segnalava Flavia:
| Messaggio originario di Flavia:
se devi togliere qualche albero, di eliminare per prima cosa le robinie, sono piante belle a vedersi ma molto infestanti e pian piano possono andarsi a sostituire a specie autoctone. stesso vale a dirsi per specie come l'ailanto, se presente.
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Relativamente a robinie e ad ailanti, dunque, dando per acquisito di non scegliere, ne' per la fustaia provvisoria ne' per quella vera e propria, nessuna di queste piante alloctone, la mia curiosita' e': mi pare di aver letto che la facilita' con cui queste piante sopraffanno le piante autoctone e' dovuta alla mancanza nelle nostre zone di quei parassiti che ne limitano la diffusione nelle loro zone d'origine... ma l'ecosistema non dovrebbe ad un certo punto "reagire" alla diffusione di queste piante facendo si' che compaiano parassiti che le attacchino e ne limitino cosi' la diffusione? Una volta ho letto da qualche parte sul web una cosa del tipo: "...se nasce una robinia in un bosco di castagni, allora quel bosco e' spacciato, perche' le robinie sopraffarranno i castagni...". Non e' una cosa un po' esagerata? |
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Canaj
Utente V.I.P.
Prov.: Grosseto
Regione: Toscana
288 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 31 dicembre 2008 : 01:57:00
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La robinia in America Settentrionale, dove è presente un nemico naturale, è molto meno diffusa. Le armi della robinia e dell'ailanto (che è anche peggio) sono frugalità, eliofilia, rapida diffusione, rapido accrescimento, straordinaria capacità pollonifera, se poi si aggiunge il vantaggio rappresentato dalla mancanza di antagonisti...
la diffusione da parte di un invasore indisturbato in ecosistemi formatisi in lunghi tempi è troppo rapida e quasi sempre causa squilibri.. i meccanismi di difesa dell'ecosistema si mettono in moto ma ci vuole tempo, e spesso a quel punto i danni sono già stati fatti. Esiste il cosiddetto metodo propagativo che consiste nell'importare il nemico naturale presente nel continente di origine, ma ci sono talmente tanti fattori da valutare che si rischia di arrecare un ulteriore squilibrio.. Questo metodo viene utilizzato per la lotta biologica contro gli insetti fitofagi.
Sono difficilissimi da estirpare, specialmente all'ailanto basta un pezzettino di radice per dare luogo ad una nuova pianta.
Sottraggono spazio e sovrastando altre piante possono col tempo soffocarle. Nei castagneti da frutto la densità è molto bassa, per cui la robinia può prendere piede e disturbare alquanto.
Lo spiccato carattere eliofilo può però ritorcerglisi contro. Se te infatti durante la formazione della fustaia cedui via via la robinia, arriverai al punto in cui il grado di copertura della fustaia sarà troppo elevato per la sua sopravvivenza.
In realtà la robinia è anche una bella pianta. Fra l'altro è ottima per il miele e la legna, che ha un alto potere calorifico..
..ma non è il caso di tenerla in bosco..
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Hemerobius
Moderatore
Città: Alghero
Prov.: Sassari
Regione: Sardegna
4877 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 31 dicembre 2008 : 07:32:23
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| Messaggio originario di Canaj: Esiste il cosiddetto metodo propagativo che consiste nell'importare il nemico naturale presente nel continente di origine, ma ci sono talmente tanti fattori da valutare che si rischia di arrecare un ulteriore squilibrio.. Questo metodo viene utilizzato per la lotta biologica contro gli insetti fitofagi. |
Giustissimo! Il principale pericolo è una visione semplicistica del problema ! Gli interventi di lotta biologica si fanno comunque anche contro la flora infestante, ma sono molto più complessi. Il caso dell'ailanto è particolare, perché è stato importato per allevare un suo "nemico". Vedi queste due discussioni (1) (2). Anche per la robinia sono arrivati alcuni nemici naturali dal Nordamerica (vedi qui), ma questi sono stati a loro volta limitati dalla fauna autoctona, che ha così salvato l'albero alloctono!
Ciao Roberto
verum stabile cetera fumus |
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jo
Utente Junior
Città: Torino
Prov.: Torino
Regione: Piemonte
28 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 31 dicembre 2008 : 17:46:08
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Da non credere... Pensavo poi di piantare alcuni noci sul limitare del prato; i noci fanno parte del "paesaggio" di queste zone perche' i contadini un tempo li piantavano in prossimita' delle cascine. E sono alberi cosi' belli! E in giro, nelle boscaglie, trovo a volte piantine di noce (anche se sono molto sporadiche, ma questa dev'essere la loro natura). Per farlo, pensavo di trapiantarne alcune sul bordo del mio prato. Il problema che mi viene in mente e' che un trapianto richiede abbondanti innaffiature, affinche' la pianta attecchisca, e affinche' superi le prime due o tre estati senza morire per il caldo e la siccita': almeno cosi' e' stato per l'acero riccio che qualche anno fa ho trapiantato vicino a casa. Per il trapianto, a me mancano due cose. La prima e' l'acqua: perche' non ci sono sorgenti in prossimita' del campo, a parte il torrente, che pero' e' piu' a valle, e quindi non basterebbe un semplice tubo di plastica che trasporti l'acqua per caduta. La seconda e' il tempo: anche avendo l'acqua, purtroppo non posso essere presente continuativamente in zona, perche' vivo e lavoro a 130 km di distanza, quindi non posso "accudire" le piantine di noce cosi' come avevo fatto per l'acero (a me pare di averlo salvato dalla morte per siccita' solo perche' nelle prime due o tre estati tutti i giorni lo innaffiavo). Avete suggerimenti?
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