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Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
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vespa90ss
Utente Super
Città: Firenze
Regione: Toscana
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Inserito il - 23 febbraio 2008 : 23:04:52
Nazione: Italia Regione: Toscana Provincia: GR Comune: Castiglione della Pescaia Localitŕ: Le Rocchette
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Da Punta delle Rocchette a Punta Ala (GR) L'itinerario che sto per proporvi è stato già presentato in altre occasioni, ma frammentato a seconda degli argomenti che di volta in volta lo hanno interessato, particolarmente botanica e geologia. Vorrei in quest'occasione tentare di fondere in un unico lavoro tutti questi elementi in qualcosa di organico e di facilmente consultabile per chi d'estate si trovasse nei paraggi ed intendesse dedicare parte del suo tempo all'esplorazione di questi luoghi. La zona è quelle delle Rocchette nel comune di Castiglione della Pescaia (GR). Uno sperone roccioso che si affaccia su mare al termine di una lunghissima spiaggia che dalla foce dell'Ombrone prosegue verso nord senza soluzione di continuità, passando di fronte al padule della Diaccia Botrona.
dalla Diaccia Botrona a Punta Ala
Da lì in poi, per circa sei chilometri la costa procede fino a Punta Ala, come fosse l'abbozzo di un breve promontorio, un'alta scogliera molto scoscesa, in alcuni tratti addirittura a precipizio sul mare. Una piccola fetta d'Italia sopravvissuta alla barbarie della cementificazione per il semplice motivo che si tratta di un'enorme proprietà privata appartenente a tre o quattro proprietari.
da punta delle Rocchette al porto di Punta Ala
L'itinerario che sto proponendo è attuabile solo procedendo lungo la scogliera in quanto ovviamente non è possibile accedere nella proprietà privata a meno che non si desideri alloggiare nelle case coloniche in essa contenute, ma allora tutto sarebbe più facile. Per attuare questo percorso completamente e non solo una prima parte, è necessario disporre anche di buone doti di grimpeur e di coraggio: quindi percorrerlo integralmente a piedi sarà esclusiva solo di pochi. In questo caso, l'attrezzatura fotografica dovrà essere la minima indispensabile, dando la preferenza ad una piccola, buona compatta di marca. In diversi punti infatti bisognerà effettuare passaggi da free climbing. In altri ancora dei piccoli guadi fino alle ascelle, per cui zaini leggerissimi che non sbilancino e non ingombrino ma soprattutto buste ermetiche dove mettere ciò che non deve bagnarsi. Ottima la soluzione della canoa se invece si desidera esplorare le zone a macchia di leopardo con tutte le attrezzature al completo: nessuno ci ruberà nulla. Lì non c'è mai anima viva. Partendo quindi dal punto terminale della spiaggia delle Rocchette dove si trovano alcuni campeggi, si comincia a percorrere la scogliera in direzione nord, appunto verso Punta Ala.
dai campeggi delle Rocchette fino alla gradinata sulla scogliera
tratto dalla spiaggia verso il Castello
le acque cristalline delle Rocchette in prossimità della Punta
In questo primo tratto di scogliera, quella più accessibile che giunge fino alla punta girando sotto al Castello, è davvero interessante osservare strati di roccia molto singolari nella loro costituzione e colorazione. Spesso è facile imbattersi in vene di zolfo che affiorano lungo i fianchi delle pareti. Ad un primo tratto di scogliera rossa segue un secondo tratto definito così dal nostro Cello:
CELLO:
dalle foto si riconosce bene che la roccia (quella grigia) è un calcare, ben stratificato, forese con alternanza di qualche altra roccia (quella marroncino, parallela ai livelli grigi). Ben visibile invece sono mineralizzazioni in forme di vene che tagliano con alti angoli di discordanza i livelli calcarei, legati a circolazioni di fluidi quando la roccia era ancora in profondità. Così non posso dirti di cosa sono formate le vene perchè ci vorrebbe una foto di dettaglio almeno, posso solo ipotizzare che si tratti di calcite o quarzo. Le forme ad esse che dici, sono legate ai processi di deformazione delle rocce. Quando una roccia viene sottoposta a sforzi compressivi (legati ad esempio ad un processo orogenetico, termine con cui si indica la formazione di una catena montuosa, Appennini) ed in condizioni profonde (ove aumenta la Temperatura e la Pressione ) si comportano in modo plastico (tanto per intenderci come il catrame caldo) e si deformano formando delle pieghe.
foto A
foto B
foto C
foto D
foto E
foto F
foto G
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vespa90ss
Utente Super
Città: Firenze
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Inserito il - 23 febbraio 2008 : 23:06:12
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Anche il nostro amico Theco ha offerto il suo validissimo contributo descrivendo un possibile scenario che abbia potuto giustificare questa orogenesi:
THECO:
Nemmeno io conosco la geologia di questa zona, ma provo a darti una mia lettura di questi documenti, caso mai possa esserti utile. Mi perdoneranno (ed eventualmente correggerranno) i geologi on-line se semplifico troppo.
Il Tempo. Si va indietro un bel po': siamo nel Triassico superiore, all'incirca 220 milioni di anni fa, giorno più, giorno meno. E' l'epoca dei dinosauri, ma visto che ci troviamo in un ambiente marino, potremmo dire in modo più appropriato che siamo nell'epoca delle Ammoniti. Nella formazione in questione è infatti possibile trovare traccia fossile di questi antichi cefalopodi, che hanno condiviso il destino dei dinosauri nella grande estinzione di massa del Mesozoico. I fossili di Ammoniti sono piritizzati, a conferma del fatto, da te già notato, che in un qualche periodo, all'interno di queste formazioni, hanno circolato fluidi ricchi di zolfo.
foto 1
foto 2
foto 3
THECO:
Il luogo. Siamo in un ambiente, per certi versi, molto simile a quello attuale: siamo in mare aperto, ma la costa è molto vicina; in direzione sud-ovest c'è una catena collinare (anche in questo siamo simili alla situazione attuale) formata da rocce paleozoiche... queste sì che sono davvero antiche e ormai completamente metamorfosate: sono quarziti e selci, oggi trovi i loro resti nella formazione di base, quella rossa, sono i ciottoli biancastri immersi nella matrice arenacea rossa. Da quelle colline scendevano fiumi che portavano in mare il loro carico sedimentario e poichè il loro percorso era breve e impetuoso la granulometria depositata, a breve distanza dalla costa, era molto grossolana.
Ma la linea di costa non rimane mai ferma nel tempo e nel nostro caso, arrivati al Giurassico inferiore (circa 200 milioni di anni fa), porta sedimenti di origine organica, forse in ambiente di laguna, a sovrapporsi ai precedenti depositi clastici. La diagenesi di questi depositi organogeni porta alla formazione di calcari, talora frammisti a livelli clastici arenacei. E questi sono i depositi della formazione superiore, quella pieghettata che dal punto di vista stratigrafico appoggia su quella rossa.
Fin qua tutte cose che avvengono discretamente su un fondo marino, benchè poco fondo. A questo punto, dopo che questi sedimenti sono stati diagenizzati in profondità, vengono coinvolti nella tettonica regionale che porta le rocce ad emergere, dopo che le stesse sono state in parte ri-minerallizate (metamorfosate) e variamente piegate. Ai valori di temperatura e pressione a cui vengono a trovarsi queste rocce per molto tempo i loro minerali originari sono sostituiti da altri, più stabili in quelle condizioni e la plasticità (propria dei calcari) che raggiunge la roccia in quelle condizioni rende possibile quelle pieghe senza fratture, altrimenti inspiegabili in un materiale litoide.
E così vengono a trovarsi di nuovo su una costa, molti milioni di anni dopo, nella foto nr. 5 si apprezzano molto bene i rapporti stratigrafici tra le due formazioni, nella nr. 4 il congomerato basale con i ciottoli paleozoici, nelle ultime la plasticità degli strati calcarei sottoposti alle spinte della tettonica regionale.
foto 4
foto 5
THECO:
Ma la storia non finisce qui. Ora quelle rocce sono sottoposte all'erosione superficiale, ma le dinamiche chimico-fisiche non hanno smesso di agire: quelle patine superficiali colorate sono minerali di ossidazione e anche quella bella cristallizzazione arancio penso che sia interpretabile come una mineralizzazione secondaria, in ambiente post-orogenico.
foto 6
foto 7
foto 8
foto 9
foto 10
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vespa90ss
Utente Super
Città: Firenze
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Inserito il - 23 febbraio 2008 : 23:07:11
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Proprio sulla verticale di questo sperone roccioso sorge il Castello delle Rocchette, un fortilizio di cui non si hanno notizie certe a riguardo della sua origine ma è nominato in documenti ufficiali a partire dal 1188.
il Castello delle Rocchette anno 1118
Percorrendo questo tratto è facile scorgere bellissimi esemplari di Limonium ilvae e di Anthyllis barba-jovis che fino a pochi anni fa erano addirittura invadenti ed ora sopravvivono in pochi rari esemplari nei punti più impervi esternamente alla recinzione. Centinaia e centinaia di esemplari sono stati letteralmente divorati fino al tronco da ruminanti probabilmente introdottisi nella tenuta: evidentemente sono molto appetitose. Un vero peccato perchè si sta perdendo una delle piante tipiche della macchia mediterranea.
Anthyllis barba-jovis
Anthyllis barba-jovis
Limonium ilvae
Questa Caralluma (foto del maggio 2007) rappresenta un mio esperimento: l'ho comprata da un vivaista e piantata quattro anni fa a pochi metri di distanza da quel Limonium. Erano quattro o cinque piccoli fusti. E'riuscita quindi a sopravvivere e a moltiplicarsi egregiamente in condizioni di estrema siccità e di vicinanza al mare. Si trova a circa cinquanta metri sopra il pelo dell'acqua in una tratto precipite esposto a mezzogiorno, poco prima della punta.
Caralluma sp.
Giunti praticamente sotto la verticale del Castello il percorso comincia a presentare le prima difficoltà. Infatti bisogna superare una decina di metri della scogliera stando aggrappati con mani e piedi alle sporgenze degli scogli e a mo’ di ragno per superarla. Si rimane sospesi sopra l’acqua un paio di metri, niente di pericoloso, ma bisogna avere nervi saldi e coraggio. Cadere in acqua significa perdere le attrezzature se non sono state bene protette. Finora io non ci sono mai caduto. Da lì in poi il percorso assume caratteristiche singolari dove sono necessarie quelle doti di grimpeur di cui parlavo prima anche se per brevissimi tratti. Ci sono degli attraversamenti su dei canyon ad altezza piuttosto elevata assolutamente sconsigliabile a chi non ha molta pratica di questo sport. Per cui, mancando questi requisiti, da sotto il Castello in poi sarebbe consigliabile proseguire in canoa e scendere a terra di volta in volta. Nella prima caletta proprio sotto il castello, sulla parete scoscesa a strapiombo esposta a sud, è possibile intravedere una dozzina di esemplari di palme nane incredibilmente aggrappate alle rocce nude. Altre, un po' meno visibili, sporgenti fra la macchia mediterranea nei punti meno ripidi.
la caletta sotto al Castello e la parete delle palme nane:
particolare della parete con Chamaerops al centro e in alto a sin.
Chamaerops su parete rocciosa
palma nana (Chamaerops humilis) sotto al Castello nella caletta: 283,85 KB
E’ uno spettacolo entusiasmante, anche perché dovete sapere che queste palme nane vegetano allo stato spontaneo ed appartengono alla stazione italiana più a nord che sono riuscito ad individuare. Da questo punto, procedendo verso sud, è possibile incontrare altre stazioni di sopravvivenza che aumentano di intensità come frequenza e numero di esemplari. E’ quindi uno scenario che non dovete assolutamente perdervi, magari raggiungendolo in patino partendo dalla spiaggia se proprio avete paura di sbucciarvi le ginocchia. Chi invece volesse proseguire a piedi sugli scogli (io ed un mio amico lo facciamo a lento passo di corsa saltellando come capre) potrà incontrarne lungo il percorso ancora molti altri esemplari, specie dopo aver superato il punto in cui una gradinata con staccionata - proveniente dalle coloniche di cui vi parlavo - scende giù lungo la scogliera.
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vespa90ss
Utente Super
Città: Firenze
Regione: Toscana
6434 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 23 febbraio 2008 : 23:09:37
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scalinata che scende dalle coloniche della tenuta:
Da quel punto in poi proseguendo in direzione Punta Ala è estremamente facile incontrare dei cespi di dimensioni colossali e molto annosi. Un incontro che emoziona e lascia una traccia indelebile nel ricordo di questa escursione.
Chamaerops humilis a pochissimi metri dalla battigia
un bel cespo di palme nane
la costa che da Punta Ala conduce a Punta delle Rocchette
uno splendido gruppo di annose Chamaerops humilis
In questo tratto esistono degli altissimi blocchi di scoglio affacciati sul mare dove amo fermarmi a lungo tuffato nel mio Nulla meditativo che osserva l’orizzonte. Un luogo fantastico di raccoglimento dove ognuno di noi può affacciare la propria anima alla Madre, tentando un contatto con l’universo. .
marangoni dal ciuffo
Proprio in questo punto, procedendo gattoni dietro gli scogli, riuscii a scattare una delle primissime foto con la mia K10D ed il teleobiettivo MTO 500mm + duplicatore. Perdonatemi, ero alle primissime armi col tele ed era mossa: ho tentato di recuperarla. Comunque sia può testimoniare la presenza assidua di questi marangoni dal ciuffo:
Proseguendo ancora verso Punta Ala la costa perde un po' d'interesse anche perchè agli inizi del secolo scorso è stata abbondantemente saccheggiata di piante, essendo più facilmente accessibile . Accadeva quando la raccolta delle palme nane era diventata una consuetudine inarrestabile per adornare i parchi pubblici e le ville padronali.
in prossimità di Punta Ala: sullo sfondo lo Scoglio dello Sparviero
Questo percorso di sei chilometri si conclude raggiungendo finalmente il porto di Punta Ala. Chi potesse eseguirlo a piedi o in canoa potrebbe godere di una esperienza fuori del comune. Se non altro perchè potrebbe confrontarsi col percorso solitario della propria interiorità.
Punta Ala
Per chi fosse interessato a verificare le difficoltà che si possono incontrare lungo più di metà di questo percorso, può collegarsi a questi 5 link su Youtube per consultare questi filmati che ho eseguito insieme al mio amico Bruno (inquadrato durante le riprese). Documentano in maniera estremamente precisa l'andamento del percorso.
Link
Link
Link
Link
Link
Beppe Miceli
A volte Madre Natura decide di lanciare una palla ad effetto. (Charles Bronson)
cliccami: codice di comportamento del Birdwatcher |
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perilli matteo
Utente Senior
Città: s.marco in lamis
Prov.: Foggia
Regione: Puglia
3605 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 24 febbraio 2008 : 09:53:58
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Io non trovo le parole per definire questi posti,la discussione, le tue foto.... Eccezzionale!!!!!!!! Stai attento a quando fiorisce la Stapelia, non odorare i fiori...... Ciao da Matteo
perilli matteo |
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giova80
Utente Senior
1390 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 28 febbraio 2008 : 10:45:59
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rimango stupefatto dalla passione che metti in queste cose !
ringraziarti e' poco , sopratutto perche ci fai capire quanto cavolo e' ancora bella questa nostra ITALIA.. che ci voglio distruggere !
mai mi sarei aspettato di vedere ancora in quelle zone una natura cosi.grazie mille !
Cerco ragazzi con la mia stessa passione floristica ! |
Modificato da - giova80 in data 28 febbraio 2008 10:46:54 |
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vespa90ss
Utente Super
Città: Firenze
Regione: Toscana
6434 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 28 febbraio 2008 : 12:51:53
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| Messaggio originario di giova80:
rimango stupefatto dalla passione che metti in queste cose !
ringraziarti e' poco , sopratutto perche ci fai capire quanto cavolo e' ancora bella questa nostra ITALIA.. che ci voglio distruggere !
mai mi sarei aspettato di vedere ancora in quelle zone una natura cosi.grazie mille !
Cerco ragazzi con la mia stessa passione floristica !
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beh...devo riconoscere che sono un passionale. Chi mi conosce bene sa che non mento. L'amore per la natura occupa una fetta importante del mio cuore. Quindi mi propongo come mi detta il cuore: senza vergogne nè limite. Accettatemi così. Beppe
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vespa90ss
Utente Super
Città: Firenze
Regione: Toscana
6434 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 27 ottobre 2009 : 14:11:48
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Ricordavo di aver inserito proprio in questo post un altro esemplare di Limonium ..... Ed in effetti è proprio qui, in questa stessa pagina, e l'avevo determinato come L. ilvae (l'Elba, appunto, è proprio dirimpetto, a pochissimi chilometri di distanza). E' pensabile che possa trattarsi dell'ilvae (che, proprio in virtù del suo nome mi è stato detto trattarsi di endemismo elbano) oppure si tratta di altra specie? Ne ho fotografato un altro esemplare, rinvenuto sulla scogliera dei Pungenti a Punta Lillatro (LI) che ho inserito qui nel post dedicato alle Spiagge Bianche. Se si trattasse di altra specie da cosa si differenzia? Quante specie esistono che potrebbero confondersi fra loro? Grazie, Beppe
Bottled beetles - salviamo le spiagge, i litorali, le dune dai barbari clicca per Facebook
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Modificato da - vespa90ss in data 27 ottobre 2009 14:27:35 |
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elleelle
Moderatore Trasversale
Città: roma
Regione: Lazio
32995 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 27 ottobre 2009 : 14:28:29
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Bellissime foto e bellissimi commenti, come al solito. Bravo Beppe!
Conosco bene quella zona e anch'io avevo notato la stratigrafia particolare delle rocce alla punta delle Rocchette, ma non avevo mai percorso il sentiero via terra; avevo invece costeggiato quel tratto via mare.
Somiglia molto alla costa dei monti dell'Uccellina, ma è molto più ricco dal punto di vista geologico e anche della vegetazione. Inoltre, il profilo scosceso gli dà un fascino diverso.
Probabilmente, non essendo un parco ufficiale, ma un area protetta di fatto, non soffre dei problemi del Parco dell'Uccellina (eccesso di cinghiali, volpi ecc...).
Mi pareva strano che non ci avessi pensato prima, tu che frequenti le Rocchette....
luigi
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Modificato da - elleelle in data 27 ottobre 2009 14:29:06 |
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