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ATTENZIONE! Poiché la manipolazione dei rettili è potenzialmente dannosa e sempre causa di stress agli animali, soprattutto se operata da persone inesperte, invitiamo tutti gli utenti di questa sezione a non postare foto di esemplari 'maneggiati'. Questo tipo di foto d'ora in poi saranno rimosse.
Eventuali foto inerenti studi o indagini scientifiche possono essere postate previa autorizzazione da parte dei moderatori di sezione o degli amministratori.
Grazie a tutti per la collaborazione


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 Forum Animali - Natura Mediterraneo
 RETTILI
 Progetto di reintroduzione Emys orbicularis
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tfattizzo
Utente Junior

Città: Latiano
Prov.: Brindisi

Regione: Puglia


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Inserito il - 14 giugno 2007 : 21:23:09 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Ho il piacere di comunicare che lo scorso mese di maggio è partito il Progetto “proEmys - Litorale di Ostuni” riguardante la reintroduzione e conservazione di Emys orbicularis. Lo scopo del progetto è quello di ricostituire, nell’area protetta regionale “Dune costiere da Torre San Leonardo a Torre Canne” (Br), un contingente di Emys orbicularis sufficientemente numeroso da garantire la sopravvivenza della specie in un area dove la stessa è scomparsa da anni. Il progetto finanziato dal Comune di Ostuni (Br) e dal GAL "Alto Salento" prevede l’iniziale ricostituzione di un piccolo nucleo attraverso la liberazione di alcuni esemplari adulti di Emys orbicularis hellenica con patrimonio genetico autoctono e provenienti da popolazioni (già testate geneticamente), numericamente stabili, di altri bacini palustri retrodunali della stessa provincia di Brindisi. Gli esemplari liberati, riproduttivamente maturi, in perfetto stato di salute e muniti di radio-trasmittenti, anche grazie alla collaborazione di alcuni studenti del prof. Quaranta (UniBa-Veterinaria), vengono ora monitorati al fine di valutare il loro grado di adattamento al nuovo ambiente. Gli esemplari prima di essere liberati sono stati anche marcati con un microchip e sottoposti al rilievo dei principali parametri morfometrici ed ematici.
Nel caso di una positiva riuscita della reintroduzione l’anno prossimo si procederà ad una seconda liberazione al fine di rendere stabile e riproduttivamente autosufficiente la popolazione introdotta.Si tratta del primo progetto del genere realizzato in Italia meridionale e tra i pochissimi realizzati in Italia.
Tiziano Fattizzo (Ass.ne ALTERIUS)

monitarta
Utente V.I.P.

Città: Massa Marittima
Prov.: Grosseto

Regione: Toscana


170 Messaggi
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Inserito il - 15 giugno 2007 : 10:46:41 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
magnifico...
alcuni esperti preferiscono fare reintroduzioni con dei piccoli di emys (sufficientemente grandicelli da poter essere liberati) che non hanno "memoria" di altri habitat, piuttosto che fare dei prelievi in natura di esemplari adulti.
...cmq in bocca al lupo alle emys...che riescano a riprendersi ciò che gli è stato tolto...

monica
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bernardo borri
Utente Senior


Città: Firenze
Prov.: Firenze

Regione: Toscana


3002 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 15 giugno 2007 : 11:55:37 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Benvenuto tfattizzo, volevo sapere, vi siete chiariti i motivi della scomparsa prima di agire così? E se si volevo sapere quali potrebbero essere.
Inoltre è SEMPRE meglio liberare esemplari che ancora non abbiano raggiunto la maturità sessuale quando si parla di rettili e anfibi, affinchè adattino al luogo i loro bioritmi in modo ottimale.
Ti auguro comunque buona fortuna, e fammi sapere!

Bernardo Borri
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MattFala
Utente V.I.P.


Città: Cardano al Campo
Prov.: Varese

Regione: Lombardia


499 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 15 giugno 2007 : 14:09:51 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Complimenti!!!!!!!!
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aspis
Moderatore

Città: Bari
Prov.: Bari

Regione: Puglia


2622 Messaggi
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Inserito il - 15 giugno 2007 : 18:10:00 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao Tiziano!! Benvenuto!
Finalmente ti sei deciso!!

Francesco
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tfattizzo
Utente Junior

Città: Latiano
Prov.: Brindisi

Regione: Puglia


21 Messaggi
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Inserito il - 16 giugno 2007 : 00:50:13 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

Precisazione


Il progetto,partito dopo aver ricevuto le necessarie autorizzazioni,ha come base uno studio preventivo sugli aspetti biogeografici-genetici delle popolazioni salentine di Emys orbicularis, studio in gran parte riportato nell'articolo di Fritz, U.; Fattizzo, T.; Guicking, D.; Tripepi, S.; Pennisi, M.G.; Lenk, P.; Joger, U.; Wink, M -New cryptic species of pond turtle from southern Italy, the hottest spot in the range of the genus Emys (Reptilia, Testudines, Emydidae),Zoologica Scripta 34(4): 351-371" .
Un progetto di reintroduzione è sempre molto delicato ed è bene non fare liberazioni o traslocazioni di animali, e in modo specifico di rettili o anfibi, se non si hanno dati certi sulla genetica delle popolazioni di appartenenza degli esemplari da liberare. Il rischio è di rimescolare gli aplotipi determinando la perdita di importantissime informazioni sulle origini e l'evoluzione della specie. Ciò ad esempio è accaduto per la Testudo hermanni specie per la quale i notri studi hanno messo in evidenza una sostanziale uniformità genetica. In pratica non siamo riusciti a risalire ad una differenziazione genetica tra gran parte delle popolazioni relitte della nostra penisola. Gli esemplari che abbiamo esaminato pur provenendo da località molto distanti tra loro, ovvero da popolazioni, almeno apparentemente, geograficamente isolate sono risultati tutti geneticamente molto simili tra loro. La causa di questa uniformità è facilmente intuibile, sta proprio nella continua reintroduzione e traslocazione, volontaria e involontaria, di individui catturati e/o diffusamente allevati.
Tiziano Fattizzo
Tiziano Fattizzo
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u / c
Utente Cancellato

Città: .


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Inserito il - 16 giugno 2007 : 15:50:56 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Sulla T. hermanni alcuni studi di filogenesi arrivano a conclusioni del tutto differenti sul perché di questa uniformità.

Link

Ipotizzando che quelle italiche siano passante per un collo di bottiglia e siano indinferenziate per il fattore fondatore di alcuni esemplari sopravvissuti in un rifugio glaciale situato in Sicilia, tesi suffragata da mancanza di fossili in Sardegna e Corsica ecc.
Quelle francesi presentano una maggiore diffenziazione e si ipotizza un altro rifugio glaciale al largo della Provenza.
Inoltre a livello di fenotipo, alcune varietà geografiche sono in linea di massima identificabili, come: la sarda da una coppia di sbafature nere sotto le scaglie golari e taglia molto grande, le femmine superano i 22 cm; la corsa, molto affine alla sarda , ma un pochino più piccola e un solo baffetto nero sulla golare.
la toscana è più piccola e presenta il carapace dal contorno oblungo, la pugliese la più piccola e scura , l'umbra ben definita dal lavoro di Lorenzo su Link , la laziale dal carapace abbombato e taglia media ecc.

Insomma un allevatore esperto con un colpo d'occhio le sa distinguere senza dna o rna mitocondriale....
Per approfondimenti vedere la voce T. hermanni ho redatto su: Link


Le emys sono praticamente indistinguibili a livello di fenotipo e in ogni sottospecie si rinvengono con la stessa frequenza degli esemplari con il carapace giallo o scuro (maggioritari).
Nessuno sa dare una precisa descrizione morfologica di massima per distinguere le varie sottospecie e neppure a colpo d'occhio.
Faccio presente che le Emys sono sempre state catturate e vendute per scopi alimentari e che forse hanno girato l'Europa più delle Hermanni.
che da Comacchio e altre zone del Veneto venivano addirittura vendute in Svizzera per farci gustosi brodini.
E non solo, era uno dei cibi consentiti nei giorni di astinenza perché considerati pesci, essendo animali d'acqua e non di terra, come pure la lontra e il delfino. E peciò allevati e commercializzati all'uopo.

Vedere il lvoro di: De Grossi Mazzorin J., Minniti C., 2000: Alimentazione e pratiche religiose: il caso di due contesti monastici a Roma tra il XVI e il XVIII secolo, in Atti del 2° Convegno degli Archeozoologi Italiani, Asti 14-16 novembre 1997, Forlì, pp. 327-339.

La mia prima Emys fu portata da mia madre che l'acquistò intorno la fine degli anni '60 qui a Roma da un venditore di anguille....provenienti appunto da Comacchio...la tartarura fu poi rilasciata dai miei genitori nel corso di un tributario del Turano (Aq).
E come la mia chissà quanti altre hanno subito spostamenti nel corso dei secoli....
Inoltre l'areale delle Emys presenta una strana coincidenza con i confini della massima espansione dell'Impero Romano e sono presenti in località in cui era impensabile la vita di un rettile alla fine del Pleistocene. Quindi ci sono arrivate o sono state introdotte? Personalmente nutro grossissime riserve sugli studi di Fritz e c'è chi comincia a metterli in dubbio, vedi

Link


Un po' di supporto iconografico.....
Incisione del XVII : Venditore ambulante di tartarughe di terra e di acqua che le pubblicizzava con il grido:“Tartarughe di bosco e d’acqua porto, conciate bene danno ogni conforto” (G. A. Remondini, Nuovo et ultimo ritratto di tutte l’arti che vanno vendendo per la città di Roma, stampata in Bassano tra il 1640 e il 1712).

Immagine:
Progetto di reintroduzione Emys orbicularis
46,64 KB

Modificato da - u / c in data 16 giugno 2007 16:12:43
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u / c
Utente Cancellato

Città: .


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Inserito il - 16 giugno 2007 : 16:09:39 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Conoscendo la relatica facilità di spostamento degli esemplari adulti nel mare, soprattutto lungo le coste e quindi la maggiore velocità e facilità di spostamento delle specie terrestri, trovo strano che si sia prodotta una tale differenziazione genetica nelle Emys tanto da far trovare a Fritz sottospecie in ogni luogo e di eleverne alcune a specie...In Liguria addirittura una nuova sottospecie composta da pochi esemplari, 25 esemplari....? E se fossero semplicemente poche capolongoi ibridate con delle galloitaliche e quindi ritorniamo al fattore fondatore? Vedere il ''misterioso'' caso della T. graeca sarda Link
Un altro che nel tempo verrà sicuramente ridimensionato nelle sue doti di toassonimista sarà Jarmo Perälä, ha descritto 3 o 4 nuove specie di T. graeca partendo da olotipi imbalsamati conservati in museo e mai studiate in loco....
Sulla sua T. werneri cominciano ad esserci seri dubbi, ma tra breve saranno disponibili i dati filogenetici comparativi con la T. kleinmanni.
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Stefano_A
Utente Junior

Città: Roma


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Inserito il - 16 giugno 2007 : 17:48:08 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
dopo questi commenti, MOLTO più che esaurienti ed esaustivi, non mi resta che gioire di questo progetto dall'alto profilo scientifico e conservazionistico. I miei più sentiti complimenti.
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aspis
Moderatore

Città: Bari
Prov.: Bari

Regione: Puglia


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Inserito il - 16 giugno 2007 : 18:18:38 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciò ad esempio è accaduto per la Testudo hermanni specie per la quale i notri studi hanno messo in evidenza una sostanziale uniformità genetica. In pratica non siamo riusciti a risalire ad una differenziazione genetica tra gran parte delle popolazioni relitte della nostra penisola. Gli esemplari che abbiamo esaminato pur provenendo da località molto distanti tra loro, ovvero da popolazioni, almeno apparentemente, geograficamente isolate sono risultati tutti geneticamente molto simili tra loro. La causa di questa uniformità è facilmente intuibile, sta proprio nella continua reintroduzione e traslocazione, volontaria e involontaria, di individui catturati e/o diffusamente allevati.


Tiziano, se questi studi sulla uniformità genetica tra gran parte delle popolazioni di T. hermanni saranno ulteriormente confermati, alla fin fine questa è un'ottima notizia!
Tenuto presente che ormai in Italia sono molte di più le T. hermanni in cattività di quelle libere, e che ormai gli allevatori si ritrovano con tantissimi nati dei quali non sanno cosa fare, stante il divieto di commercializzazione e la inopportunità di ulteriore cessione a privati, questi si potrebbero utilizzare per colonizzare, con tutti i preventivi ed opportuni controlli e cautele sanitarie, territori nei quali la specie vi era in passato o che adeguatamente ne potrebbero consentire la presenza!

Modificato da - aspis in data 16 giugno 2007 18:19:15
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ecolab
Moderatore

Città: lucera
Prov.: Foggia

Regione: Puglia


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Inserito il - 16 giugno 2007 : 18:57:20 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Se a qualcuno può interessare, presso l'Istituto di geologia e Paleontologia della Sapienza, a Roma, dovrebbero essere conservati reperti di testuggini provenienti dalle cave di Apricena (orizzonte plio - pleistocenico).
se serve mi metto in contatto e cerco di recperare il materiale, visto che la campagna di ricerca è stata fatta con il mio aiuto.
saluti
giampaolo
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perfect
Utente Senior

Città: Roma


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Flora e Fauna

Inserito il - 16 giugno 2007 : 19:21:42 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Tartagnan:

Sulla T. hermanni alcuni studi di filogenesi arrivano a conclusioni del tutto differenti sul perché di questa uniformità.

Link

Ipotizzando che quelle italiche siano passante per un collo di bottiglia e siano indinferenziate per il fattore fondatore di alcuni esemplari sopravvissuti in un rifugio glaciale situato in Sicilia, tesi suffragata da mancanza di fossili in Sardegna e Corsica ecc.
Quelle francesi presentano una maggiore diffenziazione e si ipotizza un altro rifugio glaciale al largo della Provenza.
Inoltre a livello di fenotipo, alcune varietà geografiche sono in linea di massima identificabili, come: la sarda da una coppia di sbafature nere sotto le scaglie golari e taglia molto grande, le femmine superano i 22 cm; la corsa, molto affine alla sarda , ma un pochino più piccola e un solo baffetto nero sulla golare.
la toscana è più piccola e presenta il carapace dal contorno oblungo, la pugliese la più piccola e scura , l'umbra ben definita dal lavoro di Lorenzo su Link , la laziale dal carapace abbombato e taglia media ecc.

Insomma un allevatore esperto con un colpo d'occhio le sa distinguere senza dna o rna mitocondriale....
Per approfondimenti vedere la voce T. hermanni ho redatto su: Link


Le emys sono praticamente indistinguibili a livello di fenotipo e in ogni sottospecie si rinvengono con la stessa frequenza degli esemplari con il carapace giallo o scuro (maggioritari).
Nessuno sa dare una precisa descrizione morfologica di massima per distinguere le varie sottospecie e neppure a colpo d'occhio.
Faccio presente che le Emys sono sempre state catturate e vendute per scopi alimentari e che forse hanno girato l'Europa più delle Hermanni.
che da Comacchio e altre zone del Veneto venivano addirittura vendute in Svizzera per farci gustosi brodini.
E non solo, era uno dei cibi consentiti nei giorni di astinenza perché considerati pesci, essendo animali d'acqua e non di terra, come pure la lontra e il delfino. E peciò allevati e commercializzati all'uopo.

Vedere il lvoro di: De Grossi Mazzorin J., Minniti C., 2000: Alimentazione e pratiche religiose: il caso di due contesti monastici a Roma tra il XVI e il XVIII secolo, in Atti del 2° Convegno degli Archeozoologi Italiani, Asti 14-16 novembre 1997, Forlì, pp. 327-339.

La mia prima Emys fu portata da mia madre che l'acquistò intorno la fine degli anni '60 qui a Roma da un venditore di anguille....provenienti appunto da Comacchio...la tartarura fu poi rilasciata dai miei genitori nel corso di un tributario del Turano (Aq).
E come la mia chissà quanti altre hanno subito spostamenti nel corso dei secoli....
Inoltre l'areale delle Emys presenta una strana coincidenza con i confini della massima espansione dell'Impero Romano e sono presenti in località in cui era impensabile la vita di un rettile alla fine del Pleistocene. Quindi ci sono arrivate o sono state introdotte? Personalmente nutro grossissime riserve sugli studi di Fritz e c'è chi comincia a metterli in dubbio, vedi

Link


Un po' di supporto iconografico.....
Incisione del XVII : Venditore ambulante di tartarughe di terra e di acqua che le pubblicizzava con il grido:“Tartarughe di bosco e d’acqua porto, conciate bene danno ogni conforto” (G. A. Remondini, Nuovo et ultimo ritratto di tutte l’arti che vanno vendendo per la città di Roma, stampata in Bassano tra il 1640 e il 1712).

Immagine:
Progetto di reintroduzione Emys orbicularis
46,64 KB


Tutto ciò è estremamente interessante.
Un caso analogo è quello del nostro gambero di fiume il cui areale presumibilmente si è espanso in tempi storici proprio perchè veniva trasportato vivo e utilizzato come fonte di cibo sempre fresco.
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u / c
Utente Cancellato

Città: .


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Inserito il - 16 giugno 2007 : 21:36:05 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
A me interessa.

Devo fare una precisazione, quanto scritto prima è da riferire alla T.hermanni hermanni, la T. hermanni boettgeri ha un'altra storia e proviene da più gruppi di sopravvivenza....
Prima dell'ultima Glaciazione le T.h.hermanni erano diffuse in varie parti d'Italia e d'Europa e il limite dell'areale era situato molto più a settentrione fino ad arrivare al centro della Francia.
Quelle attuali sono le discendenti di quelle poche che si salvarono in una zona temperata. Quindi è naturale che si rinvengano fossili in varie zone d'Italia.
Tranne a quanto ne so in Sardegna e Corsica dove furono introdotte dall'uomo neolitico insieme a svariate altre specie.
Ora ho il mio PC in panne per un virus, sto formattando una partizione e ne sto usando un altro, quando sarà operativo posterò un po' di dati...sempre che non li abbia persi


Messaggio originario di ecolab:

Se a qualcuno può interessare, presso l'Istituto di geologia e Paleontologia della Sapienza, a Roma, dovrebbero essere conservati reperti di testuggini provenienti dalle cave di Apricena (orizzonte plio - pleistocenico).
se serve mi metto in contatto e cerco di recperare il materiale, visto che la campagna di ricerca è stata fatta con il mio aiuto.
saluti
giampaolo

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tfattizzo
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Inserito il - 17 giugno 2007 : 23:26:32 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Quando ho scritto la precedente precisazione non pensavo minimamente di dover essere rigoroso e volutamente ho cercato di semplificare il problema dell’inquinamento genetico provocato dalle traslocazioni volontarie ed involontarie.
L’intervento di "TARTAGNAN" mi ha fatto ricredere e quindi provo ad approfondire il problema della filogenesi di T. hermanni.
"TARTAGNAN" nel suo intervento fa riferimento all’articolo di Van der Kuyl et al. (2002)-Phylogenetic Relationships among the Species of the Genus Testudo (Testudines: Testudinidae) Inferred from Mitochondrial 12S rRNA Gene Sequences - il cui contenuto è stato fortemente criticato da JARMO PERÄLÄ (Genetica ecologica, reparto di Ecologia e Sistematica, Università di Helsinki, Finlandia ) per le inesattezze tassonomiche in esso contenute.
Van der Kuyl ed al. (2002), hanno usato, per le loro indagini, il gene mitocondriale 12S rRNA (troppo conservativo per inferire variazioni tassonomicamente significative nei testudinati a livello di specie), e attraverso la sua sequenziazione hanno esaminato la variabilità e le relazioni filogenetiche fra le testuggini del Mediterraneo e dell’Asia centrale, ovvero, il genere Testudo Linnaeus 1758 in senso lato includendo anche alcuni rappresentanti dei taxa Geochelone Fitzinger 1835, Chelonoidis Fitzinger 1835, ed Indotestudo Lindholm 1929.
In questo articolo si afferma che la variabilità dell’aplotipo di T. graeca è maggiore che in T. hermanni.
Orbene, la bassa differenziazione degli aplotipi in T. h. hermanni soprattutto se paragonata a quella della T. h. boettgeri, è stata messa in evidenza anche dai nostri dati, anche se piuttosto inaspettata in considerazione della complicata storia geologica del bacino di Mediterraneo occidentale.
Proprio Van der Kuyl, poi, attribuisce la bassa differenziazione genetica di T. h. hermanni, nel Mediterraneo occidentale, alla traslocazione umana ma a tal proposito voglio precisare che se la traslocazione umana ha avuto un ruolo importante per le popolazioni presenti nelle isole Baleari, e più in generale nei territori dove la specie non è autoctona, i fossili risalenti al Pleistocene medio, ritrovati in Corsica e i numerosi fossili e subfossili scoperti in Sicilia e nelle regioni continentali del Mediterraneo occidentale, dove T. h. hermanni ancora oggi vive, ci indicano che l’attuale situazione nel Mediterraneo occidentale è più complessa e non può essere spiegata dalla sola traslocazione umana. Se infatti si escludono dalle considerazioni filogeografiche gli aplotipi provenienti dal Delta dell’Ebro-Spagna (dove sono state effettuati recenti rilasci di testuggini per il rinforzo delle popolazioni) e dalle Isole Baleari, emerge chiaramente che la distribuzione degli aplotipi di T. hermanni hermanni (H3 lungo le coste mediterranee della Spagna; H5, H6 H7 in Corsica, Sardegna la Sicilia; H1, H2, H4 nella Francia meridionale e Penisola italiana) nel mediterraneo occidentale evidenzia una minore divergenza aplotipica rispetto a quella registrata nei Balcani relativamente alla sottospecie T. h. boettgeri. Per comprendere meglio il problema può essere utile un confronto tra la distribuzione di Emys orbicolaris e T. hermanni. Emys orbicularis e T. hermanni specie presenti nelle tre maggiori penisole dell’Europa meridionale (Spagna,Italia e Balcani) ma anche in Corsica e Sardegna. Durante la glaciazione Pleistocenica entrambe le specie furono costrette a ritirarsi in rifugi meridionali. Con l'avvento del riscaldamento Olocenico, E. orbicularis ha subito una rapida espansione e le regioni temperate dell’ Europa e dell’adiacente Asia furono ben presto ricolonizzate a partire proprio dai rifugi balcanici. Al contrario le T. hermanni rimasero più o meno confinate nei loro rifugi e in regioni vicine, effettuando un flusso minore ed una speciazione allopatrica e parapatrica più lenta. A testimonianza di ciò si evidenzia la presenza in E. orbicularis di due o tre linee di mtDNA presenti, in parte anche sintopicamente, su ogni singola penisola, che indicano la presenza di numerosi rifugi da cui sarebbe partita l'espansione Olocenica.
E’ probabile, invece, che per la testuggine di Hermann solo nella Penisola balcanica erano localizzati più rifugi e da questi sarebbe partita la sua speciazione parapatrica.
Le barriere costituite dalle alte catene montuose hanno certamente contribuito alla separazione di distinti cladi-mtDNA in E. orbicularis e dei gruppi di aplotipi di T. h. boettgeri .Lo status di barriera per le catene montuose dei Pirenei e delle Alpi spiegherebbe così la separazione dell’aplotipo iberico H3 di T. h. hermanni dagli altri aplotipi più orientali. In questo contesto la presenza di aplotipi identici (H1) di T. h. hermanni su entrambe lati degli Appennini sembrerebbe contraddire questa ipotesi. Tuttavia la mancanza di differenziazione non ci deve sorprendere se consideriamo che ampie porzioni delle montagne appenniniche presentano una altezza moderata (500–1000 m), un altezza che ha reso possibile il flusso genico tra i due lati della catena montuosa. Un flusso genico che la stessa catena appenninica avrebbe, invece, impedito per l’Emys orbicularis, determinando la netta separazione tra le popolazioni presenti lungo le coste tirreniche e adriatiche costituite da due sottospecie distinte: la “galloitalica” e l’ “hellenica”.
Per quanto concerne, infine l’affermazione “Le emys sono praticamente indistinguibili a livello di fenotipo e in ogni sottospecie si rinvengono con la stessa frequenza degli esemplari con il carapace giallo o scuro (maggioritari). Nessuno sa dare una precisa descrizione morfologica di massima per distinguere le varie sottospecie e neppure a colpo d'occhio” che si ritrova sempre nell’intervento di TARTAGNAN ritengo la stessa non completamente corretta.
Moltissime ricerche evidenziano, infatti, esattamente il contrario ossia l’esistenza di differenze morfologiche (colorazione e pattern) nel piastrone, carapace, testa, arti e iride delle diverse sottospecie di Emys orbicularis.
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u / c
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Inserito il - 18 giugno 2007 : 09:28:21 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao ''tfattizzo'' se puoi indicarmi dove reperire dati sulla differenziazioni morfologiche delle Emys avrai la gratitudine mia e di molti altri, in anni di scambi di foto e opinioni non siamo riusciti a raccapezzarci nulla, troviamo la stessa variabilità in ogni supposta sottospecie.
Per esempio, in un allevamento toscano con una storia ben definita di cattura e riproduzione, da pochi esemplari sicuramente autoctoni, si hanno nascite di esemplari con una ampia gamma di variabilità della livrea, sia nel carapace che nel resto, come esemplari completamente dorati, cosa riscontrabile anche in altre località geografiche.

Su Perälä ho delle riserve, ultimamente hanno avanzato dubbi sulla sua T. werneri e verranno condotte delle analisi genetiche tra kleinmanni e werneri chiarificatrici.
Personalmente non ritengo attendibili le sue descrizioni di nuove sottospecie fatte partendo da singoli olotipi contenuti in collezioni museali, vedi la T.graeca buxtoni descritta partendo solo esemplare (BMNH 1947.3.5.16) conosciuto, imbalsamato nel 1920 circa, in cattivo stato di conservazione e addirittura con la scaglia sopracaudale bipartita. Non ritengo credibile, ma frutto di brama di meriti accademici, descrivere sottospecie pertendo da un solo esemplare conosciuto....in pratica nessun altro ha mai osservato o catturato un'altra Buxtoni dal 1920 in poi....


Quiz, se trovaste in un museo questo esemplare 'mummificato' come lo inquadrereste?
Immagine:
Progetto di reintroduzione Emys orbicularis
76,08 KB

Se arrivate a conclusioni completamente differenti sul motivo della omogeneità delle hermanni italiche come la spiegate l'evidente differenziazione morfologica riscontrabile tra le varianti geografiche?
Per raggiungere una differenziazione c'è da supporre qualche secolo di isolamento tra i vari gruppi.
Avete ipotizzato un periodo storico o protostorico in cui ciò è avvenuto il rimescolamento?
Vi siete chiesti perché le boettgeri non sono state immesse in Italia prima della metà del '900.
Qui sono giunte sopratutto e degli spostamenti di truppe italiane a seguito della annessione dell'Albania e nella II Guerra Mondiale....
Se prima nessuno le aveva 'importate' perché al contario ciò è avvenuto per le h.hermanni da un punto all'altro dell'Italia, isole comprese?
Come mai solo le sarde sono di grossa taglia e presentano i due 'baffetti' sottogolari? Le pugliesi più piccole e le toscane oblunghe? E mi fermo qui per non dilungarmi e ripetermi.
Vedi questa hermanni sarda, ha una taglia più grande del 50% rispetto agli esemplari continentali.
[URL=http://*.us]Progetto di reintroduzione Emys orbicularis [/URL]
Sarà dovuto forse al fattore fondatore, ma ciò non toglie che siano popolazioni omogenee.

Dimenticavo, i prelievi ematici: da qualle università o enti di ricerca e come sono stati fatti e quale certezza avete sull'origine degli esemplari analizzati?
Mesi fa ho letto su un forum che alcuni ricerctori erano alla ricerca di esemplari dalla certa origine perché non erano stati in condizione di reperire esemplari selvatici di hermanni da analizzare.
Spesso chi le tiene nei giardini ha solo una idea vaga della provenienza dei suoi esemplari...non vorrei che chi ha fatto affidamento al buon cuore degli allevatori si ritrovi tra le mani dati inattendibili....

Modificato da - u / c in data 18 giugno 2007 10:22:50
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u / c
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Inserito il - 18 giugno 2007 : 10:32:03 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Comunque una cosa è certa.
Nella ricerca scientifica manca la certezza dei dati, delle analisi e conclusioni ed è sempre in divenire.
Basta leggere le pubblicazioni del decennio scorso...quante sono state superate.
Tra qualche anno chissà cosa diranno....
Chissà cosa diranno dell'Effetto Serra tra qualche lustro, al finire degli anni '70 molti erano concordi nel profetizzare una piccol glaciazione imminente....E mi chiedo, ma le famose piogge acide che avrebbero dovuto uccidere tutte le foreste italiane negli anni '80 che fine hanno fatto...?
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