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 modifiche antropiche su un habitat ideale per serpenti
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Zoroaster
Utente Senior

Città: Pavia


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Inserito il - 29 aprile 2007 : 09:14:12 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Sottopongo a voi naturalisti, appassionati di anfibi e rettili, il seguente fatto, capitato ad un piccolo bosco di pianura in una provincia del nord-Italia. E’ un posto ben conosciuto da alcuni di voi, e presso il quale ho recentemente fatto una visita con amici che leggono e scrivono qui nel forum.

Non so darvi le dimensioni del bosco, che in realtà non è solo bosco, ma comprende (o meglio comprendeva) aree paludose, campi, vegetazione di transizione, aree ruderali, una vecchia discarica abbandonata da anni, canali, ecc., ma si può dire che grosso modo l’area totale di questa che adesso è una riserva Lipu equivalga a quella di 2, 3 o al massimo 4 campi da calcio.

Questo “bosco” io lo conoscevo da tempo, da molto prima che diventasse riserva Lipu (e sono contento del fatto che sia diventato riserva Lipu), e ve lo descrivo come era ai tempi: un paradiso per tre specie di serpenti. Il biacco, la natrice dal collare, il colubro d’Esculapio. Circondato da campi e risaie, il bosco diventava il rifugio prediletto per questi serpenti e per i ramarri, e, ogni gita primaverile in quel posto, significava da parte mia avvistare almeno una dozzina di natrici, tre o quattro biacchi di ogni dimensione (comprese taglie extra forti) e uno o due colubri d’Esculapio (di ogni taglia, dal neonato al “pataccone” over 160 cm). Il tutto si ripeteva ogni volta, in uno scenario d’altri tempi.

I pezzi forte di questo “Herpetonzoo” all’aperto erano due, e in quei posti si poteva assistere a scene memorabili per un appassionato di rettili:

1) l’area del vecchio rudere (che venne poi abbattuto quasi subito, una volta che l’area divenne oasi Lipu o poco prima): salire sulla tettoia del rudere o sollevare qualche tegola ai piedi del rudere stesso voleva dire fare amicizia con qualche natrice o colubro d’Esculapio, tanto per non entrare nei dettagli….
2) l’area della vecchia discarica, in un rado boschetto di robinie, proprio di fianco a quello che era un campo da motocross (vedi oltre): vecchie latte arrugginite, qualche copertone ormai corroso dai decenni, nel centro del quale magari già cresceva una robinia, e altro ciarpame vario formavano un intricato sottosuolo ricco di tane e rifugi (certo di origine antropica, ma che si era ormai perfettamente “integrato” nell’ambiente in decenni di abbandono) e il sollevare una latta arrugginita, in primavera, voleva quasi sempre dire trovare uno splendido Esculapio in termoregolazione sotto di essa.

Ma veniamo ai “difetti” del bosco dell’era pre-bonifica:

1) nella discarica, accanto a materiale del tutto “innocuo”, c’era occasionalmente qualche tanica contenente in parte liquame oleoso. Una pulizia parziale della vecchia discarica sarebbe stata quindi utile, ma non certo una sua totale “distruzione nucleare”, come poi è avvenuto…

2) ai tempi andati vi era purtroppo un campo da motocross in un settore del bosco, e il rombo delle moto era davvero fastidioso nei fine settimana, ma credo che, oltre ad un po’ di frastuono, grossi danni all’erpetofauna i motociclisti non ne arrecassero, proprio perché rimanevano confinati in quella pista. Comunque una chiusura del campo era auspicabile ed è stato un bene che il campo sia stato chiuso (quasi contemporaneamente all’abbattimento del rudere e alla creazione dell’oasi).

Prendiamo ora in esame i mutamenti che ci sono stati nel bosco dall’era diciamo “motocross” all’era attuale, detta era “Lipu” (la mia non è una critica alla Lipu, beninteso, ma un ragionamento più generale).

1) Chiusura del campo di motocross: fatto molto positivo.
2) Apertura di nuove stradine nel mezzo della palude che, almeno all’inizio, venivano utilizzate per gite a cavallo: fatto a mio avviso non positivo, ma devo dire che di cavalli non ne ho più visti in tempi recenti nell’area.
3) Abbattimento del rudere e progressivo rimboschimento (mi pare con pioppi) dell’area dove un tempo c’era il rudere, c’erano le sue siepi di bosso e c’era lo spiazzo antistante il rudere circondato da rovi e boscaglia. Adesso l’area è quasi indistinguibile dal resto del bosco e la zona è divenuta, non dico inadatta, ma certo non paradisiaca per i rettili come ai tempi del rudere. Biacchi di un paio di metri, saettoni e natrici che si termoregolavano sui cespugli di bosso si possono solo ricordare, o vedere nelle fotografie dei fortunati che vissero quei momenti.
4) Distruzione stile “Hiroshima” della vecchia discarica.

Prima di parlare di questo fenomeno, apocalittico nella sua radicalità, vi pongo però il seguente quesito: cosa c’è di antropico nella natura che ci circonda e cosa è invece del tutto naturale e primigenio? La foresta pluviale primaria è primigenia, lo dice il nome stesso, ma veniamo ai nostri ambienti in Italia. Pochi sono davvero primigeni, e certo non il bosco di cui parlo: non lo era prima, ai tempi del “motocross”, e tanto meno lo sarà in futuro. Un paesaggio tipico della pianura lombarda (salvo le foreste primarie, ormai rarissime in padania) comprende, e deve quasi comprendere per essere (paradossalmente) genuino, tracce umane come risaie, vecchi muri e ruderi e magari una vecchia discarica in disuso, divenuta con gli anni l’habitat ideale per decine di rettili o micromammiferi. Cosa c’è di male in questo?
Chiudiamo il campo da motocross, che arreca evidente disturbo, togliamo qualche tanica di olio dalla discarica, va bene, ma lasciamo quello che è ormai diventato un habitat ideale per biacchi ed esculapi il più “intatto” possibile. Sarebbe a mio avviso assurdo tentare di ritornare con ogni forza allo “status quo ante”.
Ma “ante” a cosa? All’arrivo dell’Homo sapiens? Come vedete si può sempre tornare indietro rispetto a qualcosa: ma in realtà si tratta solamente di apportare ulteriori modifiche a ciò che la natura aveva già selezionato.
Si vuole reintrodurre il rospetto dalla vanga nel bosco? Bene! E’ una modifica, o meglio un tentativo, che io apprezzo: è però pur sempre una modifica, non un portare il bosco “indietro nel tempo”, cosa che sarebbe impossibile per chiunque, se non per il protagonista del film “Time machine” o dell’originale e ineguagliato “L’uomo che visse nel futuro”.
Ma perché radere al suolo un ambiente così ricco di vita come solo una vecchia discarica abbandonata sa essere?

Ecco cosa abbiamo trovato io, Fabio e Mario durante quella che sarà probabilmente una delle mie ultime visite al bosco: dove c’era il boschetto di robinie della vecchia discarica, si assiste adesso allo spettacolo che, da profano, tento di descrivervi.

Avete presente una montagna di terra? Una montagna di terra abbagliante sotto il sole, che se fosse di neve e non di terra argillosa ci si potrebbe fare una pista rossa da sci? Questa terra, poi, conserva ancora tracce del vecchio ciarpame della discarica e, ad un metro di profondità, sotto questo terriccio sporco, è stato posto un telone di plastica nera, forse per impedire il dilavamento da parte delle piogge o forse per coprire rifiuti ancora più vecchi e profondi. Certo fra vent’ anni questa montagna di terra sarà rimboschita, ma… che fine avrà fatto lo splendido ambiente della vecchia discarica con tutti i suoi abitanti? Potrà definirsi “ambiente naturale” una collina artificiale rimboschita con pioppi o lasciata ai rovi? Quanti anni impiegherà questa collina a ricreare un “ecosistema”, che comunque, credetemi, non potrà mai essere così ricco e vario come era quello della vecchia discarica? Io, Fabio e Mario, vedendo quella montagna di terra nuda sotto il sole, abbiamo fatto tutti e tre contemporaneamente le stesse riflessioni. Sarà un caso?

Modificato da - Zoroaster in Data 29 aprile 2007 09:19:58

Zoroaster
Utente Senior

Città: Pavia


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Inserito il - 29 aprile 2007 : 12:47:11 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Una foto "d'epoca" del vecchio rudere:

Immagine:
modifiche antropiche su un habitat ideale per serpenti
41,87 KB

Si narrava che il rudere fosse maledetto, perché vi si impiccò una donna, che viveva lì da sola e non mostrava mai il suo volto a nessuno, ed in effetti vicino a quel rudere, fra i cespugli di bosso, era possibile trovare antiche lapidi corrose dal tempo.... Ma nessun fantasma fu mai visto in quei luoghi dal sottoscritto: solo qualche sporadico fuoco fatuo nelle calde notti d'estate... ...il fosforo che riprendeva vita a contatto con l'ossigeno...
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aspis
Moderatore

Città: Bari
Prov.: Bari

Regione: Puglia


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Inserito il - 29 aprile 2007 : 17:08:51 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Mah,che dire!!
Azzardo un'ipotesi: forse agli uccelli non piacciono i serpenti!
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franci
Utente Senior

Città: Morbegno
Prov.: Sondrio

Regione: Lombardia


1364 Messaggi
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Inserito il - 30 aprile 2007 : 18:10:09 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Mi permetto di intervenire con qualche osservazione, anche se non conosco la zona, quindi parlo senza molta cognizione di causa.
In generale, per quello che so, nel caso ci si trovi di fronte a una discarica è necessario bonificarla, non prima di aver compiuto accurati controlli, perchè potrebbe contenere di tutto. Credo che si tratti proprio di una questione di tipo normativo, nel senso che non è consentito lasciare sul terreno parte di un deposito incontrollato di rifiuti... certo che la conseguente bonifica deve essere fatta come si deve. Se dici che rimangono ancora resti di materiale, mi sento un po' perplessa.
Detto questo, penso che nel caso si decida di eliminare un habitat favorevole a tante specie, come un rudere, magari ritenuto pericoloso, si dovrebbe provvedere a fornire qualcosa di analogo, per evitare l'allontanamento definitivo degli esemplari presenti (che so: un pò di muretti non pericolanti, mucchi di pietre e tegole...).
Magari chi gestisce attualmente l'area non la conosce bene come te e gli altri appassionati di erpetologia: avete provato a condividere con loro le vostre preoccupazioni e i vostri suggerimenti?


Franci
Morbegno (SO)
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Zoroaster
Utente Senior

Città: Pavia


1432 Messaggi
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Inserito il - 30 aprile 2007 : 18:16:11 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di franci:

Mi permetto di intervenire con qualche osservazione, anche se non conosco la zona, quindi parlo senza molta cognizione di causa.
In generale, per quello che so, nel caso ci si trovi di fronte a una discarica è necessario bonificarla, non prima di aver compiuto accurati controlli, perchè potrebbe contenere di tutto. Credo che si tratti proprio di una questione di tipo normativo, nel senso che non è consentito lasciare sul terreno parte di un deposito incontrollato di rifiuti... certo che la conseguente bonifica deve essere fatta come si deve. Se dici che rimangono ancora resti di materiale, mi sento un po' perplessa.
Detto questo, penso che nel caso si decida di eliminare un habitat favorevole a tante specie, come un rudere, magari ritenuto pericoloso, si dovrebbe provvedere a fornire qualcosa di analogo, per evitare l'allontanamento definitivo degli esemplari presenti (che so: un pò di muretti non pericolanti, mucchi di pietre e tegole...).
Magari chi gestisce attualmente l'area non la conosce bene come te e gli altri appassionati di erpetologia: avete provato a condividere con loro le vostre preoccupazioni e i vostri suggerimenti?


Franci
Morbegno (SO)


Grazie Franci!

Quel giorno abbiamo solo espresso le nostre perplessità al curatore dell'area e niente più. Ma ormai era già stato fatto tutto.
Per quanto riguarda le discariche è comprensibile che vadano controllate e bonificate: i liquami potenzialmente nocivi vanno tolti, questo è vero.
Ma se una vecchia discarica è composta solo da assi di legno, qualche copertone, un frigo arrugginito, qualche latta arrugginita e tanti arbusti, è giustificabile una distruzione totale della zona? Boh...

Modificato da - Zoroaster in data 30 aprile 2007 18:17:28
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franci
Utente Senior

Città: Morbegno
Prov.: Sondrio

Regione: Lombardia


1364 Messaggi
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Inserito il - 30 aprile 2007 : 18:39:21 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
In ogni caso è stato un bene interloquire con chi gestisce l'area.
Chissà, magari in futuro si ricorderanno di voi in una situazione analoga.

Franci
Morbegno (SO)
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