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 Capriolo italico e cervo della Mesola
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Aureliano Cerreti
Utente V.I.P.

Città: Borgo Valsugana
Prov.: Trento


275 Messaggi
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Inserito il - 09 febbraio 2014 : 11:01:21 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Ho letto ultimamente i Quaderni dell'ISPRA sui due taxa endemici del cervo e del capriolo in Italia continentale.

Entrambi i lavori, tra l'altro, puntano il dito sul rischio d'estinzione per impoverimento genetico, ristrettezza dell'habitat e competizione col daino (cervo della Mesola), e inquinamento genetico col capriolo nominale (caprioli italici del senese/grossetano e dell'Orsomarso).
In particolare, la conservazione dei taxa autoctoni tramite reintroduzione in altre aree vocate del loro antico areale (presumibilmente l'Italia peninsulare e parte della Pianura padana) appare impedita - appunto - dalla presenza di cospecifici d'origine centroeuropea traslocati in varie zone dell'Appennino.

Per questo, per entrambi casi, si prende in considerazione una soluzione a metà, direi, tra la reintroduzione e l'introduzione benigna: la creazione di popolazioni selvatiche e libere in una parte del perduto areale storico che maggiormente è difendibile da contaminazioni genetiche esterne. Ossia la Sicilia.

Per il capriolo, s'arriva a considerare la necessità preliminare d'eliminare la presenza di caprioli alloctoni a rischio di fuga nelle aree faunistiche dell'isola (probabile riferimento a quella del Parco dei Nebrodi, costituita nell'ottica d'una futura liberazione di caprioli in natura e gestita da un'associazione naturalistica). La cosa sarebbe necessaria anche per il cervo, per cui una rapida ricerca dà la presenza in mini-zoo privati, ma anche in progettate aree faunistiche dello stesso Parco regionale.

Ora: non sappiamo quale fosse la posizione sistematica del cervo e del capriolo in Sicilia prima d'estinguersi, ma considerando: a) che c'è già un interesse a riportare queste specie nell'isola, indipendentemente dal'origine degli esemplari traslocati; b) che d'altra parte c'è la possibilità di sfruttare l'operazione per proteggere efficacemente le forme autoctone delle due specie; c) che, presumibilmente, le forme siciliane originarie di cervo e capriolo non dovevano essere molto diverse da quelle peninsulari (ci sono testimonianze storiche di "cervi" che attraversavano a nuoto lo Stretto di Messina...); a me sembrerebbe una bella prospettiva.

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