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marz
Utente Super

Città: Bergamo

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Inserito il - 09 febbraio 2013 : 00:54:52 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

In una precedente discussione ho sostenuto che le teorie di Richards Dawkins, che pure ha avuto in passato (e forse ha ancora adesso) un lungo periodo di notorietà, hanno avuto scarsi riscontri scientifici. In questa discussione vorrei cercare di spiegarne il perchè (dal mio punto di vista, ovviamente).

Dawkins è l' autore de "Il gene egoista" pubblicato nell' ormai lontano 1976, in cui sosteneva alcune tesi in qualche modo contrastanti con la visione evolutiva ortodossa darwiniana.

In questa discussione mi propongo di affrontare un unico aspetto (anche se probabilmente il più significativo) delle tesi proposte da Dawkins e cioè di quali siano le unità di selezione dell' evoluzione.

E' un argomento abbastanza tecnico che richiede una certa conoscenza dei meccanismi di selezione naturale previsti dalla teoria darwiniana e su cui credo che, del tutto legittimamente, si possano avere opinioni diverse. Ritengo anche opportuno avvertire che potrò intervenire solo con una certa discontinuità e me ne scuso anticipatamente.


Giuseppe

Modificato da - marz in Data 09 febbraio 2013 01:05:40

marz
Utente Super

Città: Bergamo

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Inserito il - 09 febbraio 2013 : 01:02:16 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Cerco di inquadrare il problema. Nella teoria darwiniana l' unità di selezione è rappresentata senza nessun dubbio dal singolo individuo. Non bisogna fare riferimento specificatamente all' uomo (su cui la selezione naturale è oramai quasi inesistente), ma a qualunque organismo vivente in natura.

Per unità di selezione si intende il livello su cui agisce la selezione naturale (vedremo meglio dopo). Prima di esaminare la tesi di Dawkins conviene approfondire cosa ci dice Darwin in proposito.

Darwin sostiene che il perfetto equilibrio della natura non ha cause superiori e che l' evoluzione non riconosce nè il bene della specie, nè tantomeno il bene dell' ecosistema.
Ogni armonia, ogni equilibrio esistente in natura è soltanto il risultato indiretto di quanto fa ogni singolo individuo vivente per il proprio egoistico interesse.

All' epoca di Darwin si ignorava la moderna genetica. Oggi potremmo dire la stessa cosa intendendo per "egoistico interesse" il tentativo di trasmettere il proprio patrimonio genetico alle generazioni successive attraverso il successo riproduttivo.

Questa tesi è ancora adesso accettata dalla grande maggioranza degli evoluzionisti (e, per quel che può valere, anche da me ), ma è stata messa in discussione sia da destra che da sinistra (i termini destra e sinistra sono stati usati anche politicamente, anche se, a mio avviso, non hanno alcun senso in una discussione scientifica).

Per farla breve, alcuni ricercatori (ed in particolare Wynne-Edwards) sostengono che le unità di selezione sono rappesentate non dai singoli individui, ma dai gruppi ed altri (ed in particolare Dawkins) sostengono che le unità di selezione sono invece rappresentati dai singoli geni.

Prima di approfondire, vorrei dire qualcosa in più sulla tesi di Darwin, in modo che non venga equivocata.


Giuseppe
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

Regione: Lombardia


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Inserito il - 09 febbraio 2013 : 15:45:06 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Vorrei togliermi adesso qualche sassolino dalle scarpe. Tempo fa, quando sostenevo tesi analoghe a queste, c' erano sempre polemiche a non finire con accuse di voler favorire i comportamenti egoistici e l' interesse del singolo a spese di quello della comunità.

L' accusa è assurda per motivi che spiegherò, ma prima permettetemi alcune osservazioni. Questo non è un punto secondario della teoria evolutiva, ma uno degli aspetti fondamentali che spiegano il comportamento in natura dei singoli individui (lasciate da parte per il momento, l' uomo, ma fate riferimento, ad esempio, ad un' altra qualsiasi specie animale che vive in natura).

Mi si può contestare su questo punto solo affermando la non validità della teoria evoluzionistica, oppure sostenendo che non è vero che Darwin diceva questo.

Per quanto riguarda la validità della teoria evoluzionistica vorrei ricordare che essa viene addirittura insegnata (purtroppo molto superficialmente) a scuola (malgrado i tentativi di abolizione della Moratti e della Gelmini ). E l' evoluzionismo viene insegnato a scuola non solo in Italia, ma in qualsiasi paese civile.

A livello scientifico nessuno dubita della validità della teoria evoluzionistica. E non ci dubitano neanche i credenti che ragionano. Non ci dubita, ad esempio, Werner Arber, biologo e premio Nobel per la medicina nel 1978, che è il Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze (che è l' organo di consulenza scientifico del Vaticano) e che è un noto evoluzionista.
Link

E' verissimo che, a livello scientifico, non c'è uniformità di vedute sull' importanza dei diversi meccanismi d' azione evolutivi, anche se una larga maggioranza considera ancora validissime le tesi di Darwin, aggiornate soprattutto con la moderna genetica. Ma questo è nella logica di ogni teoria scientifica, che viene aggiornata sulla base delle nuove conoscenze disponibili.


Giuseppe
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marz
Utente Super

Città: Bergamo

Regione: Lombardia


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Inserito il - 09 febbraio 2013 : 16:19:42 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Veniamo adesso all' accusa di favorire o giustificare i comportamenti egoistici.

La teoria evolutiva è una teoria scientifica e, come tale, non si occupa assolutamente di indicare una qualsiasi morale. Credo che a nessuno verrebbe in mente di voler trarre insegnamenti morali dalla teoria della relatività di Einstein.

Allo stesso modo, è assurdo voler trarre insegnamenti morali dalla teoria evolutiva. La teoria evolutiva serve a dare una spiegazione di quello che è successo in natura ed a capire quali sono i meccanismi che la governano. Non certo a dare insegnamenti morali.

Se poi mi chiedete l' opinione personale, posso dire che la penso in maniera opposta. Ritengo sarebbe estremamente utile costruire una società in cui i singoli cooperino generosamente e senza egoismi al bene della collettività. Ed anzi, poichè, a mio avviso, la selezione naturale, in una qualche misura, ci spinge naturalmente verso comportamenti egoisti, sarebbe molto intelligente, da parte di noi umani, cercare di sviluppare la generosità e l' altruismo.

Queste considerazioni tuttavia non tolgono nulla alla validità al concetto espresso e cioè che ogni equilibrio esistente in natura è soltanto il risultato indiretto di quanto fa ogni singolo individuo vivente per il proprio egoistico interesse.

E qui, per il momento, mi fermo, in attesa di eventuali commenti.



Giuseppe
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fern
Utente Senior

Città: Vicenza


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Flora e Fauna

Inserito il - 10 febbraio 2013 : 15:47:46 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
ogni equilibrio esistente in natura è soltanto il risultato indiretto di quanto fa ogni singolo individuo vivente per il proprio egoistico interesse
Toglierei "per il proprio egoistico interesse" perché non mi sembra dimostrato che sia l'unico movente e ad ogni modo non è necesario.
A parte questo, mi sono convinto che la selezione avviene a tutti i livelli. Così è forse vero che il gene tende a propagare sè stesso (non ho letto il libro di Dawkins, ma il concetto mi sembra intuitivo), come pure che l'individuo tende ad incrementare la sua discendenza (non solo i suoi geni, ma anche quelli del partner, magari scelto oculatamente) mentre il gruppo tende a favorire individui più collaborativi. Al di sopra troviamo la competizione fra specie affini ecc.
Penso che tante dispute non abbiano ragione di esistere, ma farsi paladini di una particolare interpretazione produce notorietà ... sarà una competizione fra ricercatori egoisti e altruisti? Ciao,

fern
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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


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Flora e Fauna

Inserito il - 10 febbraio 2013 : 16:58:20 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Forse non ho capito bene la questione .......

Lasciamo perdere il vecchio stereotipo dell'egoista ottuso che ammazza per sopravvivere. Ormai è' assodato che la selezione avviene attraverso meccanismi puramente statistici in base al successo riproduttivo e il successo riproduttivo dipende da tanti fattori ("saper nascere", saper crescere, saper trovare un partner, saper allevare la prole ...).

A questo punto, direi anch'io che il successo riproduttivo premia tutti, geni, individui e gruppi, ad ogni livello di aggregazione, perché tutti sono trainati insieme verso il successo.

Se un individuo ha un comportamento altruista (per esempio, una formica che rischia la propria vita per difendere il formicaio), se ne avvantaggia il gruppo e non l'individuo. Però, dato che tutti gli individui di quel gruppo hanno caratteristiche genetiche simili, il risultato non cambia. Nelle generazioni future, in ogni caso, abbonderanno i caratteri genetici simili a quelli della formica che si è fatta ammazzare, anche se non è stata lei a trasmetterli (in questo caso, addirittura, i singoli individui sono quasi tutti sterili). Quindi quell'individuo altruista avrà avuto comunque un "successo riproduttivo virtuale" non solo come gruppo, ma anche come individuo e relativi geni.
Del resto, tra le caratteristiche genetiche di quella specie c'è la tendenza alla socialità: una caratteristica individuale che determina il successo riproduttivo del gruppo.

Il ragionamento inverso si può fare per i geni. I geni sono portati da individui e competono tra loro attraverso la competizione degli individui che li portano. Un individuo ha successo non grazie ad un solo gene, ma grazie alla sinergia di tutti i suoi geni, tanto che geni palesemente controproducenti, come quelli che determinano malattie genetiche, possono avere apparentemente successo perché associati a geni che hanno effetti positivi e li "trainano" con sé.

In conclusione, mi pare che tutte e tre le visioni possano essere valide, nel senso che mi sembrano legate tra di loro, piuttosto che alternative, e rappresentano diversi aspetti dello stesso meccanismo.

Aggiungerei che la contrapposizione tra egoismo e altruismo, più che un'argomentazione scientifica, mi pare una strumentalizzazione di chi cerca implicazioni di tipo etico.

luigi

Modificato da - elleelle in data 10 febbraio 2013 17:06:35
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fern
Utente Senior

Città: Vicenza


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Flora e Fauna

Inserito il - 11 febbraio 2013 : 13:12:49 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
tutti sono trainati insieme verso il successo.
Su questo punto la vedo diversamente. Per me i meccanismi di selezione agiscono a diversi livelli in modo indipendente, talvolta in opposizione.
Faccio un esempio: un carattere che conferisce vantaggi all'individuo, ma mina la sopravvivenza del gruppo, può affermarsi all'interno del gruppo e portare addirittura alla sua estinzione. Però se pensiamo a tanti gruppi, avrà la meglio quello in cui ciò non avviene.
Questo esempio non è a caso. Ricordo di aver letto qualcosa in proposito: si trattava di colture cellulari, forse su Le Scienze. Non ricordo altro ma l'idea è rimasta impressa. Ciao,

fern



Il n'y a de petit dans la Nature que les petits esprits.
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elleelle
Moderatore Trasversale

Città: roma

Regione: Lazio


32990 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 11 febbraio 2013 : 15:12:08 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Sono d'accordo sulle situazioni che descrivi, ma credo che questi siano solo componenti, o, se vogliamo, fasi, del meccanismo generale. Le fasi singole possono essere in contrasto, ma l'effetto finale è uno.

Se un comportamento avvantaggia l'individuo ma mina la sopravvivenza del gruppo fino a portarlo all'estinzione, in definitiva mina anche il successo riproduttivo dell'individuo.

Infatti, se quell'individuo egoista continua a far parte di quel gruppo, anche i suoi caratteri genetici sono affidati alla sopravvivenza del gruppo.
Se il gruppo si estingue, non nel senso che si scioglie, ma nel senso che tutti i suoi membri soccombono e non lasciano discendenti, nessun carattere genetico di alcun membro sopravviverà e quindi anche l'individuo egoista non avrà avuto successo riproduttivo.
Perciò, la caratteristica genetica che determinava il comportamento egoista è un fattore di successo solo apparente o temporaneo, perché quella specie vive in gruppo e il successo riproduttivo dell'individuo non può che avvenire nel contesto del gruppo.

Poi, se vogliamo, ci sono i casi particolari, tipo i maschi erranti che conquistano gruppi di femmine con la forza, ma in questo caso non parlerei di "vivere in gruppo".

Se invece, dicendo che il gruppo non sopravvive, si intende che si scioglie e quindi non sopravvive come gruppo, ma come singoli, lo scioglimento non è necessariamente un male, perché si possono formare di nuovo altri gruppi che, in teoria, possono aumentare il successo riproduttivo dei singoli.

luigi

Modificato da - elleelle in data 11 febbraio 2013 15:15:38
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