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 Ophrys incubacea subsp vivarensis (?)
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cianix
Utente Senior


Città: tarcento
Prov.: Udine

Regione: Friuli-Venezia Giulia


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Flora e Fauna

Inserito il - 17 maggio 2012 : 00:52:12 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Naturalmente la specie in oggetto non esiste, la mia è solo una provocazione, però non si sa mai... mi spiego meglio.
Qua nel nord-est le popolazioni di Ophrys incubacea o considerate tali non corrispondono a quelle del Centro-Sud dal punto di vista morfologico; ci sono aspetti che le differenziano come il colore più rossastro, la mancanza di una macula bianca in fondo alla cavità stigmatica (qua è di un colore più tendente al crema o al giallino), gli pseudo-occhi di colore differente, la forma del labello... ma che si tratti di una specie a se stante rispetto alle altrer della nostra Regione non c'è dubbio, nel senso che le sphegodes sono già sfiorite da un pò mentre queste hanno ancora dei boccioli che si devono aprire; un ibrido tra sphegodes e incubacea? Ma ci dovrebbe essere l'incubacea "classica" oppure si tratta sì di un ibrido ma ormai stabilizzato, da formare popolazioni come questa di centinaia di piante tutte con queste caratteristiche; diciamo la verità, ci sono specie le cui differenze morfologiche da altre simili sono molto più sottili che non in questo caso; credo che almeno il rango di varietà lo meriterebbe; che ne pensate?
(ps. il nome che ho scherzosamente individuato deriva dal paese di Vivaro (dal latino Vivar=vivaio) dove c'è questa stazione di almeno un centinaio di piante (ma probabilmente molte di più)
luciano

cianix
Utente Senior


Città: tarcento
Prov.: Udine

Regione: Friuli-Venezia Giulia


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Flora e Fauna

Inserito il - 17 maggio 2012 : 00:53:39 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

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Ophrys incubacea subsp vivarensis (?)
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cianix
Utente Senior


Città: tarcento
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Flora e Fauna

Inserito il - 17 maggio 2012 : 00:55:24 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

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Ophrys incubacea subsp vivarensis (?)
122,74 KB
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cianix
Utente Senior


Città: tarcento
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Inserito il - 17 maggio 2012 : 00:56:18 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

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Ophrys incubacea subsp vivarensis (?)
63,78 KB
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cianix
Utente Senior


Città: tarcento
Prov.: Udine

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Flora e Fauna

Inserito il - 17 maggio 2012 : 00:57:34 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

Immagine:
Ophrys incubacea subsp vivarensis (?)
89,04 KB

ciao
luciano
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Lucabio
Utente Senior


Città: Mongardino
Prov.: Asti

Regione: Piemonte


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Inserito il - 17 maggio 2012 : 10:07:02 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Allego alcune immagini che a mio avviso potrebbero rientrare nella tua stessa entità, fotografate a Cairo Montenotte (Savona, Liguria) il 7 maggio 2012. Anche in questo caso le Ophrys sphegodes s.l. sono già completamente sfiorite da qualche settimana e sono presenti queste con ancora diversi boccioli da aprire e fiori più grandi delle sphegodes s.l. Al tempo stesso però queste piante, come hai giustamente elencato, hanno alcune differenze dalla Op. incubacea che ho conosciuto all'isola d'Elba... anche se di fatto, considerando la Ophrys incubacea come sottospecie della sphegodes, allora forse tutte quante queste entità potrebbero rientrare nella variabilità di Ophrys sphegodes subsp. atrata. Ovviamente questa è sola una mia considerazione...





Ophrys incubacea subsp vivarensis (?)



Ophrys incubacea subsp vivarensis (?)



Ophrys incubacea subsp vivarensis (?)



Ophrys incubacea subsp vivarensis (?)



Ophrys incubacea subsp vivarensis (?)



Ophrys incubacea subsp vivarensis (?)



Ophrys incubacea subsp vivarensis (?)



Ophrys incubacea subsp vivarensis (?)




Ciao!




Luca




Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l'ha già creata. Albert Einstein

Non c'è niente come la paleontologia. Nessun piacere può essere paragonato a ciò che si prova nel trovare un gruppo di ossa fossili in buono stato, che raccontano la loro antica storia in un linguaggio quasi vivo. Charles Darwin

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cianix
Utente Senior


Città: tarcento
Prov.: Udine

Regione: Friuli-Venezia Giulia


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Flora e Fauna

Inserito il - 17 maggio 2012 : 10:17:55 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Lucabio:
(...) considerando la Ophrys incubacea come sottospecie della sphegodes, allora forse tutte quante queste entità potrebbero rientrare nella variabilità di Ophrys sphegodes subsp. atrata. Ovviamente questa è sola una mia considerazione...



In effetti, avevo già ipotizzato questo sul topic di Ametista (Link), ripeto sarebbe interessante sapere su quali campioni era stata descritta la sottospecie atrata, su questi o su quelli chiamiamoli più mediterranei? Come già detto nell'altro topic ho il dubbio che l'incubacea e la atrata siano state descritte su campioni diversi e poi messe in sinonimia, ma forse anche no, qualcuno lo sa? Qualcuno ha forse visionato i campioni d'erbario originali o ha letto la descrizione in latino originale?
Grazie per l'approfondimento Luca

Ps: però in qualcuna delle tue almeno la macula bianca si vede

Modificato da - cianix in data 17 maggio 2012 10:23:00
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Lucabio
Utente Senior


Città: Mongardino
Prov.: Asti

Regione: Piemonte


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Inserito il - 18 maggio 2012 : 09:34:56 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di cianix:

Messaggio originario di Lucabio:
(...) considerando la Ophrys incubacea come sottospecie della sphegodes, allora forse tutte quante queste entità potrebbero rientrare nella variabilità di Ophrys sphegodes subsp. atrata. Ovviamente questa è sola una mia considerazione...



In effetti, avevo già ipotizzato questo sul topic di Ametista (Link), ripeto sarebbe interessante sapere su quali campioni era stata descritta la sottospecie atrata, su questi o su quelli chiamiamoli più mediterranei? Come già detto nell'altro topic ho il dubbio che l'incubacea e la atrata siano state descritte su campioni diversi e poi messe in sinonimia, ma forse anche no, qualcuno lo sa? Qualcuno ha forse visionato i campioni d'erbario originali o ha letto la descrizione in latino originale?
Grazie per l'approfondimento Luca

Ps: però in qualcuna delle tue almeno la macula bianca si vede



Come puoi vedere di seguito la questione non è semplice ne così immediata, ma dammi un po' di tempo e si può anche fare!

Elenchi estratti dalla Checklist dei Kew Gardens:

Ophrys incubacea Bianca, Nov. Pl. Sp. Prope Hyblam: 8 (1842) (nota 1)

Homotypic Synonyms:

Ophrys atrata var. incubacea (Bianca) Nyman, Consp. Fl. Eur.: 697 (1882), nom. inval. Descrizione

Ophrys aranifera subsp. incubacea (Bianca) Soó in G.Keller & al., Monogr. Iconogr. Orchid. Eur. 2: 388 (1938), nom. superfl.




Ophrys sphegodes subsp. atrata (Rchb.f.) A.Bolòs, Veg. Com. Barcelona: 265 (1950)

Homotypic Synonyms:

Ophrys atrata Lindl., Edwards's Bot. Reg. 21: t. 1807 1087, (1836) (1827), nom. illeg. (Ophrys atrata L. 1767 = Ceratandra atrata) Descrizione e tavola (nota 2)

Ophrys aranifera var. atrata Rchb.f. in H.G.L.Reichenbach, Icon. Fl. Germ. Helv. 13-14: 91 (1851). (nota 3)

Arachnites atratus (Rchb.f.) Tod., Hort. Bot. Panorm. 2: t. 28 (1879). Descrizione e tavola

Ophrys aranifera subsp. atrata (Rchb.f.) Arcang., Comp. Fl. Ital.: 660 (1882). Descrizione

Ophrys sphegodes var. atrata (Rchb.f.) Briq., Fl. Cors. Prodr. 1: 351 (1910) Descrizione


Ophrys sphegodes subsp. atrata (Lindl.) E. Meyer ???



NOTE SULLA BIBLIOGRAFIA:

1) BIANCA G.; 1841; Novae plantarum species minusque in Sicilia cognitae prope Hyblam vulgo Avola sponte provenientes. ( VIII - IX). Continua da (4) (non ind. il tomo); Giorn. Gab. Lett. Accad. Gioenia Catania; 8(1); 46-51;

« Novae platarum species minusque in Sicilia cognitae
prope Hyblam vulgo Avola sponte provenientes »
(Giorn. Gab. Lett. Accad. Gioenia, Catania)

tom. VII, 1841, bim. I, pag. 52 - 65 ;
tom. VII, 1841, bim. IV, pag. 62 - 68;
tom. VIII, 1842, bim. I, pag. 46 - 51;
tom. VIII, 1842, bim. IV, pag. 54 - 60;
tom. IX, 1843 ?, bim. IV, pag. 29 - 34.
Ref. in Tornab., Quadr. stor., pag. 63 - 64.



2) Mi piacerebbe capire dov'è che nel seguente lavoro di Lindley: Edwards's Botanical Register; or, Flower Garden and Shrubbery. London, vol. 21, 1836, alla tav. 1807, si accenna anche solo minimamente alla Ophrys atrata , tanto da rendere tale taxa un nome illegittimo!! Dato che tale tavola è dedicata ad una Cactacea!! La tavola corretta è la 1087 (non 1807 come indicato dai Kew) pubblicata sul vol. 13, del 1827!



3) Icones florae Germanicae et Helveticae simul terrarum adjacentium ergo Media Europa. auctoribus Hofr. Dr. H.G.L. Reichenbach et Dr. H.G. Reichenbach. fil. - Tom. XIII & XIV. Orchideae, in tabulis 170. 1851



Nonostante non riesca, per ora, a reperire i lavori originali, direi che Ophrys atrata è stata descritta su piante inglesi e/o centro europee, mentre la Ophrys incubacea sicuramente per la Sicilia, dove a marzo sono stato anche nel Locus classicus.


Ciao!


Luca




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Lucabio
Utente Senior


Città: Mongardino
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Inserito il - 20 maggio 2012 : 19:21:59 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di cianix:

Messaggio originario di Lucabio:
(...) considerando la Ophrys incubacea come sottospecie della sphegodes, allora forse tutte quante queste entità potrebbero rientrare nella variabilità di Ophrys sphegodes subsp. atrata. Ovviamente questa è sola una mia considerazione...



In effetti, avevo già ipotizzato questo sul topic di Ametista (Link), ripeto sarebbe interessante sapere su quali campioni era stata descritta la sottospecie atrata, su questi o su quelli chiamiamoli più mediterranei? Come già detto nell'altro topic ho il dubbio che l'incubacea e la atrata siano state descritte su campioni diversi e poi messe in sinonimia, ma forse anche no, qualcuno lo sa? Qualcuno ha forse visionato i campioni d'erbario originali o ha letto la descrizione in latino originale?
Grazie per l'approfondimento Luca

Ps: però in qualcuna delle tue almeno la macula bianca si vede



Ciao Luciano,
mentre la Ophrys incubacea di Bianca è stata descritta per i dintorni di Avola, in Sicilia, la Ophrys atrata è stata descritta da Lindley nel 1827 (non 1836 come riportato nella Checklist dei Kew Gardens) su materiale spedito un anno prima, nel 1826, da Roma all'Horticultural Society di Chiswick (oggi inglobato nella periferia londinese, a pochi passi da dove sorgono i Kew Gardens) da parte di un certo sig. Mauri, così come si può leggere nella descrizione, che ho riportato anche sopra. Nella descrizione si fa riferimento anche ad esemplari collezionati nei dintorni di Trieste da parte del dott. Hornschuch, ma se ho ben capito e soprattutto tradotto dall'inglese, quelli fanno riferimento alla Ophrys arachnites, che viene confrontata, insieme alla Ophrys aranifera, con la Ophrys atrata. Stando quindi soprattutto alla tavola 1087, per me quella raffigurata sembrerebbe una Ophrys incubacea a tutti gli effetti, cosa ne pensi?


Ophrys incubacea subsp vivarensis (?)





Ciao!




Luca




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cianix
Utente Senior


Città: tarcento
Prov.: Udine

Regione: Friuli-Venezia Giulia


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Flora e Fauna

Inserito il - 20 maggio 2012 : 23:47:05 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Gran bel lavoro Luca!
Quindi in conclusione tutte due le descrizioni si riferiscono alla stessa entità, cioè quella con la macula bianca ben evidente; siamo al punto di partenza ma almeno sappiamo qualcosa in più sulla storia di questa specie ; poi se qualcuno volesse studiare un pò meglio queste piante, sono lì...

luciano
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bgiordy
Utente Senior


Città: Padova
Prov.: Padova

Regione: Veneto


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Flora e Fauna

Inserito il - 22 maggio 2012 : 07:40:02 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Aggiungo la mia, che fa parte di un gruppo di 6 piantine determinate com O. incubacea. Questa è l'unica sopravvissuta.
Confrontare anche la foto sul Libro di Lazzari, orchidee del Veneto.

ciao


Ophrys incubacea subsp vivarensis (?)



bgiordy
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pippo pippo
Utente Junior

Città: Gravina in Puglia
Prov.: Bari

Regione: Puglia


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Inserito il - 22 maggio 2012 : 07:55:47 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
A me sembrerebbe una Ophrys promontorii. Io chiamerei in causa l'amico del Gargano Matteo Perilli.
A chi legge questa mia risposta dico di non meravigliarsi, il Gargano è così lontano! Eppure in Puglia, sul Gargano e nelle Murge baresi, si trova l'Ophrys conradiae, data per endemica solo per la Corsica e la Sardegna.
Dunque, Luciano, prendi pure in considerazione che l'Ophrys promontorii possa essere presente lì dove l'hai trovata tu, dalle mie parti ne ho trovate di simili alla prima foto che hai postato tu.
Ciao a tutti da Filippo D'Alonzo coordinatore della Sezione Locale G.I.R.O.S. "Murgiana".
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Lucabio
Utente Senior


Città: Mongardino
Prov.: Asti

Regione: Piemonte


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Inserito il - 06 luglio 2012 : 12:17:33 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Un po' di storia...

Cercando online e tra alcuni documenti sono riuscito a risalire e a ricostruire qualcosina di chi fosse il Sig. Mauri, citato da Lindley, che nel 1826 inviò il materiale da Roma all'Horticultural Society di Chiswick (Londra) e su cui descrissero la Ophrys atrata.


Ernesto Màuri - Botanico (Roma 1791 - ivi 1836). Collaborò con A. Sebastiani, suo maestro, alla pubblicazione del Florae romanae prodromus (1818). Nel 1820 succedette a Sebastiani nella cattedra di botanica.


Nel 1823, invece che nell’area del Celio, l’Orto Botanico di Roma, fu trasferito nei giardini di Villa Salviati a via della Lungara. La decisione di trasferire l’Orto Botanico di Roma nel giardino di Villa Salviati fu presa in seguito all’acquisto, da parte della Reverenda Camera Apostolica, di questo edificio allo scopo di destinarlo a sede degli Archivi. Pio VII, dunque, nel 1818, assegnò il giardino all’Archiginnasio con l’intento di realizzarvi il nuovo Orto Botanico il cui fine doveva contemplare, oltre che la divulgazione, anche la promozione di scambi e commercializzazione di semi con privati. L’insegnamento della Botanica, già dalla metà del 18° secolo, era stato sdoppiato in due cattedre distinte: Botanica Pratica e Botanica Teorica. Al momento in cui fu presa la decisione di trasferire l’Orto Botanico a Villa Salviati, direttore era il prof. Ernesto Mauri, il quale, insieme all’architetto dell’Archiginnasio Fabrizio Giorgi, si rese conto della necessità di effettuare alcune modifiche alla nuova sede, tali da renderla idonea per la destinazione a cui era stata preposta. Già dal 1818 venne, infatti, elaborato dal Giorgi un progetto di sistemazione del giardino di Villa Salviati atto a corrispondere alle nuove esigenze scientifiche e dimostrative. La proposta presentata prevedeva la divisione delle 4 grandi aiuole della parte pianeggiante in 40, facendo in modo che ognuna potesse accogliere una diversa coltura e fosse circondata da piante in vaso. I grandi alberi, invece, si era pensato di sistemarli nell’area a ridosso delle pendici del Gianicolo. L’aula delle lezioni venne ricavata dal Giorgi da un fabbricato già esistente nel giardino, nel quale fu anche delimitato uno spazio adatto alle piante bisognose d’ombra. Il progetto del Giorgi prevedeva poi anche la costruzione di un fabbricato ex-novo per la collocazione delle serre, precisamente di due calidarii e un tepidarium. Evidentemente, per la realizzazione di tutto questo progetto, era necessaria una grande quantità di denaro, tanto che Pio VII si rese conto che il bilancio dell’Archiginnasio non poteva essere sufficiente. Egli stabilì, perciò, che ad ogni estrazione del Lotto venissero destinati 15 scudi per sovvenzionare la prevista opera di ristrutturazione. Lo stanziamento andò avanti fino al 1835 e ciò potrebbe considerarsi un antecedente delle elargizioni di denaro che, anche oggi, il gioco del Lotto riserva alla promozione e alla tutela della cultura e dell’arte. L’istituzione di quello che si può definire il prodromo del vero e proprio Orto Botanico di Roma, con tutte le caratteristiche che da ora in poi conserverà, avvenne dunque, sotto gli auspici di Papa Leone XII, nel 1823. L’esigenza di coltivare rapporti internazionali venne subito sottolineata dall’allora direttore, prof. Ernesto Mauri che, già nell’estate del 1824, si recò a Parigi per visitare l’Orto Botanico di quella città, elaborando la proposta di acquistare per il giardino di Roma 150 piante rare. Scambi e collaborazioni con i direttori degli Orti Botanici delle altre città furono mantenuti vivi nel tempo. Continuando a sfogliare il "Passeggiate e Vivaio delle Piante" nel 1876 si ritrova un documento che avvalora la precedente tesi: infatti vi è traccia di un invio di semi e di un catalogo piante da parte dell’Orto Botanico di Madrid al direttore dell’Orto Botanico di Roma.
Il 5 novembre 1824, dopo ritorno del prof. Ernesto Mauri dal viaggio a Parigi, vi fu l’inaugurazione dell’anno accademico alla presenza di Papa Leone XII, il quale anche in seguito si occupò del buon andamento e accrescimento dell’Orto Botanico. Infatti, nel "Chirografo della Santità di Nostro Signore Papa Leone XII sopra la stabile dotazione, ed economica amministrazione dell’Archiginnasio di Roma" datato dal Palazzo Apostolico del Vaticano 2 febbraio 1825, si può leggere: "Volendo altresì provvedere alla conservazione, ed aumento dell’Orto Botanico, il quale perché ultimamente fondato dalla munificenza del nostro immediato predecessore abbisogna di maggiori sussidj, onde giunga a corrispondere e al decoro della città, e all’istruzione della gioventù, ci siamo determinati di assegnare, siccome assegnamo, oltre le attuali spese ordinarie di manutenzione, coltivazione e stipendi, l’annua dotazione di scudi trecento per erogarla specialmente negli oggetti, che si riecheggiano per la sua maggiore perfezione".
Il giardino Salviati era quindi a disposizione dell’Archiginnasio per quanto concerneva l’Orto Botanico ma di proprietà, come tutto il resto del Palazzo, della Camera Apostolica. Questo tipo di "doppia gestione" sicuramente comportò alcune difficoltà dovute alla sovrapposizione delle diverse competenze. Per questo motivo, in seguito alle pressioni del rettore dell’Archiginnasio, nel 1828 il giardino fu ceduto in perpetua e libera proprietà alla istituzione universitaria.
Il direttore Mauri rimase alla guida dell’Orto Botanico fino al 1833. Fu sostituito dal prof. Carlo Donarelli, docente di Botanica Pratica e Fisiologia, il quale, però, non si rivelò all’altezza del suo predeccessore. La sua nomina suscitò, pertanto, un’aspra polemica da parte del docente di Botanica Teorica, prof. Sanguinetti, che, oltre a rivendicare l’unificazione delle due cattedre di Botanica in una sola, accusò il Donarelli di aver vanificato l’opera divulgatrice del precedente direttore, sostituendo la classificazione delle piante voluta dal Mauri, con semplici riferimenti numerici di difficile comprensione per studenti e visitatori. Alla fine del suo mandato, Donarelli venne sostituito proprio da Sanguinetti che portò anche a compimento il suo progetto di riunificare, nella sua persona, le due cattedre di botanica. Il 10 febbraio 1853 però rinunciò alla direzione e fu sostituito dal dott. Ettore Rolli, nominato prima Custode Provvisorio e poi Custode Stabile. Sotto il Pontificato di Pio IX, iniziato nel 1846, l’Orto Botanico ebbe poi un nuovo impulso.

Ernesto Mauri fu personaggio importante nella vita di Elisabetta Fiorini; nata a Terracina (allora dipartimento del Circeo della Repubblica Romana) il 3 giugno 1799. Donna di salute cagionevole, derivò da questa limitazione una serietà di carattere che fu la nota dominante della sua esistenza: divideva la vita e la sua attività di naturalista tra la casa di Roma e le tenute familiari presso il Circeo, dove fece le prime raccolte di piante, guidata agli inizi dallo scienziato G. B. Brocchi, poi, quando questi si trasferì in Egitto, dal botanico E. Mauri, che era dal 1820 direttore dell'orto botanico di Roma. Tra le persone che frequentavano la casa romana della Fiorini, in piazza S. Claudio, vi erano Carlo Luciano Bonaparte, principe di Canino, anch'egli naturalista di chiara fama, per le cui insistenze ella diede alle stampe i frutti delle sue esplorazioni botaniche: l'Appendice al Prodromo della flora romana (Pisa 1828), con cui aggiunse una nuova centuria (la XIVa) di piante alle dodici del Prodromo (Roma 1818) di A. Sebastiani e del Mauri ed alla tredicesima aggiunta dal Mauri nel 1820. Delle cento nuove piante della regione, trenta furono pubblicate nel Giornale arcadico di Roma (n. 52 del 1823) e le altre, più tardi, nel Giornale dei letterati di Pisa (n. 41 del 1828). Nel 1829 sposò a Roma il conte Luca Mazzanti, un brillante avvocato, che amò molto e le diede tre figlie, morte in tenera età. Anche il marito si spense prematuramente e poco dopo se ne andò l’amato padre. Elisabetta, sola a 40 anni, superò il dolore con determinazione e coraggio. Adottò Enrica, la piccola nipote del prof. Mauri e si dedicò con maggiore impegno alla sue amate ricerche botaniche . Nel 1856 divenne socia onoraria della prestigiosa Accademia Pontificia de’ Nuovi Lincei, unica donna ad esservi ammessa nel XIX sec., e continuò a partecipare ai convegni di Botanica e alle sedute delle numerose Accademie di cui era socia. La Fiorini entrò in contatto con i più illustri botanici d’Europa e coltivò per lunghi anni carteggi con Antonio Bertoloni, Giuseppe De Notaris (1805-1877), Vincenzo Cesati (1806-1883), Pietro Savi (1811-1871), Antonio Targioni Tozzetti (1785-1856), Philip Barker Webb (1793-1854), Louis René Tulasne (1815-1885), Augustin-Pyramus de Candolle (1778-1841), Wilhelm Philipp Schimper (1808-1880) e molti altri. Con parecchi di loro intraprese escursioni nelle campagne per raccogliere piante. Quando Brocchi lasciò Roma, Elisabetta si rivolse a Ernesto Mauri (1791-1836), direttore dell’Orto botanico di Roma e autore della Florae romanae. Nonostante l’età, a 74 anni intraprese un viaggio a Firenze per partecipare al Congresso internazionale di botanica. Fu accolta con grandi onori e rimase entusiasta soprattutto per le nuove amicizie strette con i botanici stranieri presenti. Perfino verso la fine della sua vita si occupò dei suoi amati oggetti botanici. Sua figlia adottiva Enrichetta, nipote del suo maestro e amico Ernesto Mauri, che si era presa cura di lei, raccontò che il ricevimento di un pacco con muschi provenienti dalle isole Mauritius e Ceylon l’incantava talmente da sollevarla da tutti i disagi. L’ultima comunicazione scientifica apparve un mese prima della sua morte, avvenuta a Roma il 23 aprile 1879.



Probabilmente tra le tante piante inviate all'estero dal Mauri, vi fu anche l'invio delle piante all'Horticultural Society di Chiswick (Londra). Sarebbe interessante indagare se Giuseppe Bianca, nel 1842, quando descrisse "Ophrys incubacea", ad appena 6 anni dalla morte di Ernesto Mauri, fosse al corrente (1) dell'invio a Londra di materiale da parte del Mauri, (2) se conoscesse la descrizione fatta da Lindley nel 1827 per tale materiale, e ancora più interessante, (3) sarebbe scoprire dove Mauri si procurò le piante spedite a Londra, e se (4) la Fiorini, amica del Mauri, avesse riportato in qualche suo lavoro, successivo al 1827 o al 1842, qualche commento sulla Ophrys atrata e sulla Ophrys incubacea...


Penso che le principali informazioni bibliografiche su Mauri si possano avere dalla Biografia che il Bertoloni scrisse alla sua morte, sul Giornale Arcadico Di ScienzeE, Lettere ed Arti, vol. 67 (1836), pag. 20, disponibile al seguente link, mentre sulla Fiorini abbiano una Commemorazione molto dettagliata, che il Conte Francesco Castracane gli dedicò, in cui vengono ad esempio citati anche il Moretti e il Bertoloni, al seguente link.



Ophrys incubacea subsp vivarensis (?)

Ciao!


Luca



Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l'ha già creata. Albert Einstein

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cianix
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Inserito il - 05 febbraio 2014 : 22:02:04 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di cianix:

Naturalmente la specie in oggetto non esiste, la mia è solo una provocazione, però non si sa mai... mi spiego meglio.
Qua nel nord-est le popolazioni di Ophrys incubacea o considerate tali non corrispondono a quelle del Centro-Sud dal punto di vista morfologico; ci sono aspetti che le differenziano come il colore più rossastro, la mancanza di una macula bianca in fondo alla cavità stigmatica (qua è di un colore più tendente al crema o al giallino), gli pseudo-occhi di colore differente, la forma del labello... ma che si tratti di una specie a se stante rispetto alle altre della nostra Regione non c'è dubbio, nel senso che le sphegodes sono già sfiorite da un pò mentre queste hanno ancora dei boccioli che si devono aprire; un ibrido tra sphegodes e incubacea? Ma ci dovrebbe essere l'incubacea "classica" oppure si tratta sì di un ibrido ma ormai stabilizzato, da formare popolazioni come questa di centinaia di piante tutte con queste caratteristiche; diciamo la verità, ci sono specie le cui differenze morfologiche da altre simili sono molto più sottili che non in questo caso; credo che almeno il rango di varietà lo meriterebbe; che ne pensate?
(ps. il nome che ho scherzosamente individuato deriva dal paese di Vivaro (dal latino Vivar=vivaio) dove c'è questa stazione di almeno un centinaio di piante (ma probabilmente molte di più)
luciano


Ophrys incubacea subsp. incubacea var. septentrionalis Perazza & R.Lorenz var. nov.

Riporto dalla descrizione a pag. 318 del nuovo libro Le orchidee dell'Italia nordorientale, pubblicato a novembre 2013.
"Descrizione: differisce dalla var. nominale per la colorazione generale del labello non nerastra, ma bruno-rossastro scura, per la cavità stigmatica meno contrastata, con macchia bianca trasversale meno evidente, e per i falsi occhi verde bluastri scuri, non neri. Per forma e dimensioni è in tutto simile alla var. incubacea ma nella colorazione generale sembra influenzata da O.sphegodes."

l'Holotypus proviene proprio dai prati aridi di Vivaro, ma nell'atlante sono comprese in questa varietà anche le stazioni venete e lombarde.

Da rilevare che è stata descritta come varietà, evento raro e molto apprezzabile dal mio modesto punto di vista.

ciao!
Luciano



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"Andai nei boschi perchè volevo vivere con saggezza e in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita, e per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto..."
Henry David Thoreau

"Dammi odoroso all'alba un giardino di fiori bellissimi dove io possa camminare indisturbato."
Walt Whitman.

Modificato da - cianix in data 05 febbraio 2014 22:04:09
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