|
|
|
Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
|
Nota! Per consultare il regolamento aggiuntivo di questo forum: clicca qui!
|
|
Autore |
Discussione |
|
gabrif
Moderatore
Città: Milano
Regione: Lombardia
3483 Messaggi Flora e Fauna |
|
Stefano Doglio
Utente Senior
Città: Roma
Regione: Lazio
1599 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 18 febbraio 2012 : 21:59:45
|
| Messaggio originario di gabrif:
Vi segnalo questo post apparso sul sito del Corriere della Sera: Link.
Il sottotitolo recita "Va abbandonata l’idea ingenua e salvifica di tutelare un equilibrio ambientale immutabile. La difesa della biodiversità comporta decisioni selettive circa le specie viventi da salvare". Personalmente lo trovo molto, molto fuorviante. Ingenuo è morto da tempo e Salvifico sta morendo, direbbero al mio paese. Cercherò di mandargli un commento.
Buona lettura, ciao G
|
io invece ho trovato l'articolo, anche se ovviamente e necessariamente molto schematico, decisamente condivisibile (il sottotitolo è forse un po' ermetico), e corro subito a prendermi il libro di cui parla, e che mi ricorda molto il fantastico "Nature's Keepers" di Budiansky, su cui ho scritto un post qualche tempo fa qui: Link |
Modificato da - Stefano Doglio in data 18 febbraio 2012 22:00:35 |
|
|
mauriziocaprarigeologo
Moderatore
3515 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 19 febbraio 2012 : 10:29:50
|
l'articolo è interessante, ma il sottotitolo contiene già una nozione fuorviante di "equilibrio naturale", e cioè l'idea che esso sia "immutabile"; non lo è, ovviamente, e come qualunque altro equilibrio in natura è, al contrario, dinamico;
ciò che l'uomo ha profondamente alterato è, nella stragrande maggioranza dei casi, la velocità con la quale certi processi, altrimenti "naturali", evolvono;
non conosco, di fatto (ad esempio nel mio territorio regionale), un ambiente che sotto l'aspetto floristico/faunistico, possa considerarsi a tutti gli effetti naturale, primigenio;
nel caso dei processi geologici poi, in particolare geomorfologici, la loro accelerazione per mano umana è tangibile e gravida di conseguenze;
occorerebbe preventivamente fare chiarezza su una questione: quale, naturalità, quale ambiente naturale vogliamo salvaguardare? quello che era il risultato di una storia millenaria di "quasi equilibrio" uomo-ambiente, o ripristinare quello originario?
la risposta a questa domanda, nel nostro contesto regionale/nazionale (mi limito a questo) è cruciale..
maurizio ____________________
“Un géologue est essentiellement un lithoclaste, ou rompeur de pierre…” - D. Dolomieu
“Non crederai a tutte queste sciocchezze, vero Teddy?” - M. Ewing (geofisico e oceanografo) a E. Bullard (geofisico), a proposito della tettonica delle placche (NY, 1966)
|
|
|
elleelle
Moderatore Trasversale
Città: roma
Regione: Lazio
32998 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 19 febbraio 2012 : 11:30:31
|
Oggi abbiamo l'abitudine di ragionare troppo sulle parole dette da qualcuno. Secondo me bisogna fare un passo indietro e ripartire dall'origine.
Per tutta la storia dell'umanità la natura non è stata vista come un valore, tranne che presso alcune culture "primitive" che, a modo loro, avevano sviluppato concetti di ecologia. Per la maggior parte dell'umanità civilizzata la natura era semplicemente un serbatoio di risorse da saccheggiare; altre volte una minaccia da cui difendersi (i lupi, le tigri, le zanzare portatrici di malaria ecc...). Con questo atteggiamento molte specie animali si sono estinte: il Moa, il Dodo, il Tilacino, l'Alca impenne ecc... e i più avveduti di noi hanno capito che altre specie avrebbero fatto la stessa fine. Questa consapevolezza si accentuò nell'ultimo dopoguerra e nacque il WWF con lo scopo di impedire l'estinzione delle specie e conservare la biodiversità. Affinando gli studi si capì che per proteggere una specie non bastava vietarne la caccia e il commercio, ma si doveva tutelare l'ambiente in cui vive; così nacquero i parchi e l'ecologia.
Tutta questa premessa per ricordare che l'ecologia e la volontà di proteggere la biodiversità è nata proprio per contrastare quell'accelerazione della trasformazione del pianeta che l'umanità stava producendo. Questo perché la perdita di una specie è considerata un danno culturale e scientifico per l'umanità, così come la distruzione di un'opera d'arte.
Lo scopo delle iniziative ecologiste, secondo me, non è tanto l'utopia di mantenere l'ambiente com'era, ma di evitare che si perdano delle specie animali e degli ecosistemi particolarmente interessanti e affascinanti.
Fare una scelta delle specie presunte "più interessanti" da "caricare sull'arca", abbandonando il resto, francamente, mi sembra una cavolata. Più interessanti e più importanti per chi e in quale accezione del termine?
Andrebbe a finire che si proteggerebbero singole specie vistose, come le balene o le tigri e i sani concetti di biodiversità e di ecosistema andrebbero a farsi benedire.
Mi sembra utopistico pensare di voler conservare integralmente l'ambiente com'era, ma credo che la soluzione praticabile - che del resto si sta già applicando - sia quella di creare dei "musei naturali" per conservare ecosistemi interessanti, e di operare anche al di fuori di queste aree in modo da evitare perdite di biodiversità ingiustificate o evitabili.
Sullo sfondo di tutto questo c'è un problema grosso come un palazzo, che è la crescita demografica della nostra specie e la crescita dei consumi pro capite. Mi sembra inevitabile che, se non si inverte il trend attuale, arriveremo ad un punto in cui ogni metro quadro del Pianeta sarà costruito o messo a coltura. Quindi, se non si risolve questo problema di fondo qualunque approccio alla conservazione scegliamo sarà fallimentare. luigi
|
Modificato da - elleelle in data 19 febbraio 2012 11:30:53 |
|
|
marz
Utente Super
Città: Bergamo
Regione: Lombardia
8788 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 19 febbraio 2012 : 20:35:17
|
Parlare, come si fa nel sottotitolo, di equilibri ambientali immutabili è, a mio avviso, una evidente stupidaggine. So, per esperienza però, che, di solito, i sottotitoli non li fanno gli autori degli articoli.
Io penso che per giudicare il libro non ci si possa basare più di tanto sulla recensione comparsa sul Corriere, ma occorrerebbe leggerlo, come ha deciso di fare Stefano.
Giuseppe |
Modificato da - marz in data 19 febbraio 2012 20:50:18 |
|
|
Stefano Doglio
Utente Senior
Città: Roma
Regione: Lazio
1599 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 20 febbraio 2012 : 12:52:12
|
| Messaggio originario di marz:
Parlare, come si fa nel sottotitolo, di equilibri ambientali immutabili è, a mio avviso, una evidente stupidaggine. So, per esperienza però, che, di solito, i sottotitoli non li fanno gli autori degli articoli.
Io penso che per giudicare il libro non ci si possa basare più di tanto sulla recensione comparsa sul Corriere, ma occorrerebbe leggerlo, come ha deciso di fare Stefano.
|
io però nel sottotitolo avevo letto una critica al concetto di equilibrio immutabile. Peraltro sappiate che il libro, cercando un poco, lo trovate anche gratis Tra l'altro non credo che lo leggerò a brevissima scadenza, ma quando lo farò cercherò di postare una recensione |
|
|
elleelle
Moderatore Trasversale
Città: roma
Regione: Lazio
32998 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 20 febbraio 2012 : 14:04:27
|
Io avevo capito diversamente: che il tema non fosse leggere il libro e commentarlo, ma discutere del titolo e sottotitolo, che di per sé rappresentano un tema molto dibattuto. Cioè, se l'obiettivo degli ecologisti deve essere la conservazione di uno stato attuale, se non addirittura il recupero di uno ottimale pregresso, oppure se e in quale misura dobbiamo accettare le modifiche che la società umana determina. In subordine, se dobbiamo effettuare una scelta tra specie da conservare e specie da abbandonare. Il libro, nella mia interpretazione, era uno spunto e basta. luigi
|
|
|
gabrif
Moderatore
Città: Milano
Regione: Lombardia
3483 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 20 febbraio 2012 : 21:49:54
|
Panta rei, lo sapevano già molti anni fa. Non esistono equilibri, nè ambienti, immutabili. Stabili, è la parola giusta. E qual è il fattore chiave della stabilità? La diversità. Le reti con tante maglie resistono più di quelle con poche. Credo quindi che porre alla base di una conservazione una o poche specie di particolare valore sia un approccio comprensibile -- non possiamo non fare di tutto per non fare estinguere le tigri o gli oranghi -- ma sbagliato e alla fine fallimentare; e qualche volta semplicemente impossibile: hai voglia a selezionare le specie da proteggere in una barriera corallina!! L'articolo di Rudd si può leggere qui: Link , ma è solo l'analisi di un sondaggio tra scienziati. Saluti G.
Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà. (Bernardo di Chiaravalle) |
|
|
Stefano Doglio
Utente Senior
Città: Roma
Regione: Lazio
1599 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 28 maggio 2012 : 22:34:29
|
ho finalmente letto il libro e ne ho fatto una piccola recensione: Link
|
|
|
ang
Moderatore
Città: roma
Regione: Lazio
11322 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 29 maggio 2012 : 08:57:36
|
| Messaggio originario di elleelle:
Io avevo capito diversamente: che il tema non fosse leggere il libro e commentarlo, ma discutere del titolo e sottotitolo, che di per sé rappresentano un tema molto dibattuto. Cioè, se l'obiettivo degli ecologisti deve essere la conservazione di uno stato attuale, se non addirittura il recupero di uno ottimale pregresso, oppure se e in quale misura dobbiamo accettare le modifiche che la società umana determina. In subordine, se dobbiamo effettuare una scelta tra specie da conservare e specie da abbandonare. Il libro, nella mia interpretazione, era uno spunto e basta. luigi
|
il punto mi sembra condivisibile, chi non si è mai posto la domanda su cosa fosse un ambiente incontaminato, da sempre l'uomo ha non solo sfruttato le risorse naturali e favorendo una specie piuttosto che un'altra, insomma operando una vera e propria selezione artificiale, ma ha anche inciso profondamente sul territorio, frazionando gli areali delle specie, con la conseguente maggiore fragilità delle popolazioni
| Messaggio originario di gabrif: Panta rei, lo sapevano già molti anni fa. Non esistono equilibri, nè ambienti, immutabili. Stabili, è la parola giusta. E qual è il fattore chiave della stabilità? La diversità. Le reti con tante maglie resistono più di quelle con poche. Credo quindi che porre alla base di una conservazione una o poche specie di particolare valore sia un approccio comprensibile -- non possiamo non fare di tutto per non fare estinguere le tigri o gli oranghi -- ma sbagliato e alla fine fallimentare; e qualche volta semplicemente impossibile: hai voglia a selezionare le specie da proteggere in una barriera corallina!!
|
gli equilibri non esistono ma dipende dalle scale temporali, sulla scala di alcune generazioni umane l'equilibrio si può considerare immutabile eccome; per quanto riguarda il proteggere le tigri o gli oranghi (o i panda) penso che c'entri molto un discorso psicologico per cui conta l'identificazione con la specie minacciata o il fascino che una specie come la tigre ha su di noi, legato magari anche ai sensi di colpa che hanno portato la specie sull'orlo dell'estinzione; non penso che se si fosse trattato di proteggere un verme nematomorfo o una sanguisuga lo sforzo sarebbe stato paragonabile e di certo non si sarebbe scelto come simbolo di un'associazione naturalistica! molto spesso i tentativi di rimediare ad un errore umano, come ad es. quello dell'eradicazione di specie volontariamente o involontariamente introdotte che hanno portato uno squilibrio ambientale, si sono rivelate ulteriormente dannose, aggravando la situazione (su questo argomento vi consiglio il libro di alan burdick, lontano dall'eden), è però vero che quando la situazione è molto compromessa non si può lasciare che la natura ritrovi spontaneamente il suo equilibrio; tanto per fare un esempio famoso, oramai i panda abbandonati a se stessi non potranno che estinguersi abbiamo squilibrato gli ambienti modificandoli ed introducendo specie aliene, come possiamo evitare di peggiorare la situazione? |
ciao
ang
Anche se nessuno di noi sa esattamente dove sta andando o dove andrà a finire.....comunque lascerà la sua indelebile striscia di bava (Beppe/papuina) |
|
|
elleelle
Moderatore Trasversale
Città: roma
Regione: Lazio
32998 Messaggi Flora e Fauna |
Inserito il - 29 maggio 2012 : 09:38:36
|
Sicuramente, è tardi per la strategia "hands off" che mi sembra piuttosto la strategia dello struzzo.
La nostra specie è ormai così presente, direttamente come territorio urbanizzato, indirettamente come produzione di alimenti e inquinanti che favoriscono specie a danno di altre, e in un'infinità di altri modi meno evidenti, che è impossibile tirarci efficacemente indietro. Tirarsi indietro sarebbe un atteggiamento pilatesco e di facciata, ma continueremmo a fare danni lo stesso.
Purtroppo, oggi non basta tirarsi indietro e lasciare che la natura si riequilibri da sola, perché non ne ha più le forze. Bisogna progettare e gestire noi il da farsi. Certo, ci sono azioni che potremmo intraprendere da subito per ridurre la pressione sull'ambiente.
Per esempio, un'azione che secondo me viene malintesa è il creare fonti di cibo a disposizione degli animali selvatici. Può sembrare un riciclaggio utile, mentre invece squilibra gli ecosistemi. Per esempio, se i gabbiani reali sono aumentati di numero smisuratamente e insidiano tutte le altre specie nidificanti, si deve al cibo che trovano nelle discariche e ai pesci di scarto che i pescherecci ributtano in mare al rientro in porto per non incorrere nelle sanzioni di legge.
Se i rifiuti organici fossero destinati tutti al compostaggio invece di finire in discarica e gli animali marini di scarto (ormai quasi tutti morti) fossero destinati a fare mangimi per acquacoltura invece di ributtarli in mare, un elemento di squilibrio rientrerebbe.
Ma per molti, invece, dare questa roba in pasto ai gabbiani allevia il loro senso di colpa per averla sprecata ......
luigi
|
|
|
|
Discussione |
|
|
|
Natura Mediterraneo |
© 2003-2024 Natura Mediterraneo |
|
|
Leps.it | Herp.it | Lynkos.net
|