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IL PARCO

L’isola Polvese è situata nella parte sud-orientale del Trasimeno e con i suoi 69,60 ettari è la più estesa delle tre isole del Lago.
Presenta un ambiente particolarmente suggestivo, frutto di un’armoniosa integrazione tra paesaggio naturale spontaneo, sapienti coltivazioni ed interessanti memorie storico-architettoniche dai romani ai nostri giorni quali la chiesa di S. Giuliano con l’opus reticulatum, il Monastero di S. Secondo, il Castello medievale del XIV secolo e la Piscina Porcinai del 1960.
La Provincia di Perugia, che ne detiene la proprietà dal 1973, l’ha dichiarata nel 1995 Parco scientifico-didattico nell’ambito del Parco Regionale del Trasimeno e vi svolge un’attività di ricerca scientifica, di sperimentazione e di didattica ambientale avvalendosi di strutture ricavate da immobili recentemente recuperati, quali laboratori scientifici, aule didattiche, sala convegni, centro soggiorno studi e ristorante.

LA STORIA DI ISOLA POLVESE

L’isola Polvese è per estensione la più grande tra le tre isole del Lago Trasimeno. Molto probabilmente trae il suo nome da polvento (zona di sottovento).
Dal rinvenimento di numerosi reperti è da credere che fosse stata frequentata fin dalla protostoria.
Certo invece è che fosse stata frequentata dagli etruschi ed abitata dai romani, ben visibili a tutt’oggi sono i resti di »t; opus reticulatum «t;.
Nell'817 l’isola Polvese viene nominata per la prima volta in un documento e precisamente si tratta di un atto di concessione mediante il quale Ludovico il Pio dona al pontefice Pasquale I vasti territori e tra questi appunto il lago Trasimeno con le sue isole: Maggiore, Minore e Polvese.
La rivalità e l’inquietudine all’inizio del Dodicesimo secolo tra le località rivierasche e tra le stesse isole del Trasimeno era sicuramente molto accentuata se i polvesani nel 1139 avvertirono la necessità di sottomettersi spontaneamente alla dominante città di Perugia, rinunciando un po' alla propria libertà in cambio di aiuti e protezione.
L’attività principale dei polvesani era costituita dalla pesca, attività questa molto fiorente e particolarmente tutelata dal comune di Perugia.
Oltre a ciò si dedicavano alla coltivazione di piccoli appezzamenti di terreno sparsi in tutta l’isola.
Sicuramente la vita sull’isola, doveva trascorrere abbastanza tranquillamente e con un relativo benessere se la popolazione andava sempre più aumentando, tanto che nel 1282 vi risiedevano ben 88 famiglie e quindi una popolazione stimata intorno alle 500 unità.
Già alla fine del Tredicesimo secolo erano esistenti sulla Polvese almeno tre chiese e precisamente:
San Secondo che è senz’altro la più antica,
San Giuliano e l’oratorio di uomini e donne di San Leonardo, terminato proprio sul finire del secolo.
Nel corso del Quattordicesimo secolo l’isola andava sempre più accrescendo la sua importanza sia dal punto di vista economico che da quello strategico, tanto che gli amministratori del comune di Perugia deliberarono che vi risiedesse un podestà, che tra l’altro aveva anche la funzione di governatore del Lago.
Il 1383 fu un anno assai triste per la Polvese, infatti al pari delle altre isole trasimeniche, subì il saccheggio, le devastazioni e molti mesi di occupazione da parte delle truppe comandate dal famigerato capitano di ventura Boldrino Paneri da Panicale.
Proprio tale tragica esperienza fece maturare nei polvesani e nelle autorità perugine l’esigenza di ampliare la fortezza già esistente e migliorarne le opere di difesa.
Giorno assai lieto fu per gli abitanti dell’isola il 1° giugno del 1482, quando i frati dell’ordine Olivetano presero possesso del cenobio di San Secondo.
Dopo l’impennata demografica del 1282 la popolazione residente nell’isola, fino a tutto il secolo Sedicesimo, oscillò sempre tra le 250/300 unità.
Mai le cronache riportano episodi di un certo rilievo verificatesi nell’isola Polvese, segno tangibile della quiete che regnava in quel luogo.
Nel 1624, qualcosa e di molto importante stava in qualche maniera mutando, infatti dopo aspri contrasti, i frati del monastero di San Secondo giunsero alla decisione di abbandonare " l’eccessiva quiete " dell’isola, per trasferirsi nel monastero di San’Antonio in Perugia.
Nel 1643 le truppe del Gran Duca di Toscana nel contesto della cosiddetta " Guerra di Castro ", occuparono la Polvese arrecandovi ingentissimi danni e distruggendo altre attrezzature per la pesca e quasi per intero il naviglio composto da nove barconi e molte altre barche.
Inevitabile fu a questo punto che la maggior parte dei polvesani abbandonasse l’isola: nel 1656 soltanto 89 persone vi risultavano ancora residenti.
Nel 1772 i Conti Baldeschi ottennero il diritto esclusivo di caccia sull’isola e così peggiorarono ulteriormente le condizioni di vita dei pochi abitanti che ancora vi risiedevano.
Nel 1841 il Conte Pianciani di Spoleto, riuscì ad acquistare alcune proprietà tanto da divenirne l’unico proprietario e così come desiderava poté destinarla interamente a riserva di caccia e per tale scopo, dedicò molte risorse per l’allevamento dei fagiani.
Qualche anno più tardi e precisamente nel 1857, Pianciani affittò l’isola al Barone Danzetta, il quale vi insediò tre famiglie coloniche al fine di poterla coltivare nella maniera più conveniente, ponendo particolare cura nella coltivazione degli ulivi.
Giunti al 1893 la proprietà della Polvese passò nelle mani del facoltoso Ferdinando Cesaroni, il quale volle di nuovo destinare l’isola a riserva esclusiva di caccia.
Appena una ventina di anni più tardi, il Cesaroni dette l’isola in dote alla figlia, coniugatasi con lo scrittore Ugo Ojetti.
Nel 1939, proprietario della Polvese, divenne il Dott. Biagio Biagiotti che molta cura, tanta competenza ed ingenti risorse profuse, tanto da trasformarla in un vasto giardino. Nel 1959 fu acquistata dalla Società N.E.C.I.T. del Conte Giannino Citterio di Milano con l’intento di adibirla a riserva di caccia.
Molta cura pose anch’egli per alcune ristrutturazioni, tra le quali, la villa padronale, la foresteria ed altri edifici ancora.
Inoltre su progetto dell'architetto Pietro Porcinai, volle ricavare una deliziosa piscina interamente scavandola nella roccia e nel contempo volle dotare l’isola di energia elettrica, acqua potabile e telefono.
Il 21 settembre del 1973, il Consiglio Provinciale di Perugia, deliberò l’acquisto dell’isola Polvese e così da allora tale Amministrazione ne detiene la proprietà.

LA NATURA NEL PARCO

La Polvese è una delle tre isole che emergono dalle acque del Trasimeno e con i suoi 69,60 ettari di superficie è la più estesa.
Ha la forma di un poligono irregolare con la base maggiore rivolta verso la sponda nord occidentale del lago.
L’isola presenta un rilievo centrale che si sviluppa in senso NORD-OVEST SUD-EST su tre vette quasi allineate tra loro.
La più elevata è quella in località Conservone posta al centro dell’isola ad una quota di 313,40 metri.
La quota massima dell’isola rispetto al livello medio delle acque del lago risulta essere di 56 metri.
Il rilievo centrale della Polvese è circondato da una zona costiera che si presenta bassa solo nella parte meridionale.
La spiaggia, costituita per gran parte da materiali detritici depositati in seguito a processi erosivi, è presente solo nei lati meridionale e sud orientale.
In quest’ultimo la spiaggia è stata notevolmente ampliata in seguito alla deposizione del materiale dragato dal fondo lacustre antistante l’isola per ottenere spazi per l’agricoltura e per il tempo libero.
Il rimanente tratto di costa diventa alta in prossimità dei versanti che mostrano pendenze più accentuate per la presenza di scarpate anche di notevole altezza.
Dal punto di vista geologico tutte le isole del Trasimeno rappresentano le sommità emergenti dei rilievi preesistenti al momento della formazione dello specchio lacustre.
La vasta depressione del Trasimeno, analogamente agli altri bacini dell'Italia centrale formatisi nello stesso periodo, ha origini tettoniche, legate ai movimenti distensivi dell’epoca pliopleistocenica. E’ da questo periodo, circa un milione di anni che la morfologia del lago risulta pressoché invariata.
Litologicamente l’isola è costituita in prevalenza da arenarie appartenenti alla formazione del " Macigno del Mugello " (oligocene e miocene) deposte prima della formazione del lago.
La Polvese presenta tre ambienti principali:1) la zona umida, 2) il bosco,3) i coltivi.
La zona umida è formata da una fascia di idrofite che circondano l’isola in maniera discontinua: di ampiezza massima sui versanti orientale e meridionale (circa 50 metri) si dirada in modo consistente su quello settentrionale a causa della maggiore acclività delle sponde e della natura sassoso - ciottolosa del fondo. La componente vegetazionale più importante della zona umida è rappresentata dal canneto con la cannuccia di palude come specie dominante, accompagnata da altre specie di secondaria importanza. Al largo del canneto prevalgono invece le idrofite natanti e sommerse rappresentate da ceratofilli, millefoglie d’acqua e dalle varie specie di brasca come l’erba tinca e il favarolo. Ai margini delle rive è presente una fascia ristretta caratterizzata dalla presenza di alberi quali salici e pioppi ed erbe come equiseti ed epilobi che crescono sui terreni umidi.
Il bosco occupa un’area che si estende per circa il 25% dell’intera superficie del versante nord dell’isola. Le specie vegetali che lo caratterizzano sono quelle tipiche dell’orizzonte mediterraneo: nello strato arboreo e arbustivo prevalgono lecci, roverelle, ornielli ed alaterni, nel sottobosco viturno, alloro, pungitopo e ligustro. L’aspetto del bosco è quello di una lecceta pura nella parte centrale, di un bosco misto di lecci e roverelle sui versanti orientale e di un bosco rado di alaterno e roverella sul versante occidentale.
Le zone coltivate sono rappresentate da un oliveto di circa 40 ettari che si estende sui declivi più o meno lievi del versante meridionale dell’isola,gli olivi, coltivati con i criteri dell’agricoltura biologica, sono stati impiantati in epoche differenti: da esemplari giovani messi a dimora in questi ultimi anni, si passa ad esemplari secolari di dimensioni considerevoli.
I tre ambienti descritti, nel complesso, presentano dimensioni ridotte per cui non riescono ad ospitare un popolamento faunistico particolarmente ricco di specie.
Inoltre, la distanza dalla terraferma ha limitato e selezionato notevolmente le specie che oggi sono presenti sull’isola.
L’insieme di questi elementi ha determinato una vertebrofauna piuttosto scarsa se comparata con quella presente in ambienti simili sulla terraferma.
La nutria, un roditore acquatico che ha ampiamente colonizzato il bacino del Trasimeno è uno dei più grossi mammiferi dell’isola.
Appare chiara l’assenza dei grossi ungulati e facilmente intuibile quella di specie di interesse venatorio come il fagiano e la lepre.
Predatori quali la volpe e la faina, nonostante le forti persecuzioni cui sono state oggetto in passato che avevano portato alla loro scomparsa, sono nuovamente riuscite a colonizzare questo lembo di terra ferma.
Anche l’assenza di rettili, come la vipera e il comunissimo ramarro, è legata all'insularità della Polvese mentre l’esistenza della lucertola e del ratto è sicuramente dovuta all’intervento, non sempre consapevole, dell’uomo.
Gli uccelli nidificanti, invece, sono presenti con un numero maggiore di specie anche se si rilevano per lo più i Passeriformi di piccole e medie dimensioni. Mancano invece gli appartenenti alle specie più grandi dai Picchi, ai rapaci e ai Corvidi che però, occasionalmente, possono giungere dalla terraferma.





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