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Utente Senior



Regione: Friuli-Venezia Giulia


4462 Messaggi
Biologia Marina

Inserito il - 05 giugno 2006 : 13:34:37 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Grazie Gianfranco, se hai altri suggerimenti, commenti e anche critiche fatti vanti.
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PS
Utente Senior



Regione: Friuli-Venezia Giulia


4462 Messaggi
Biologia Marina

Inserito il - 07 giugno 2006 : 08:52:23 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Capitolo 6


La profondità di campo
Nel capitolo 1 accennando alla pdc l’abbiamo definita come una “zona di nitidezza” nella quale il soggetto inquadrato è appunto nitido, pulito. E’ importante che il concetto di pdc sia molto chiaro, pertanto direi di fare ancora un esempio.
Immaginiamo di fotografare una serie di oggetti messi in fila, tutti alla stessa distanza uno dall’altro per “deformazione mentale” direi una fila di 15 conchiglie (numero a caso solo per fare l’esempio), in questo caso la dimensione delle stesse non ha importanza. L’inquadratura andrà fatta avendo la prima conchiglia più vicina a noi mentre la quindicesima più lontana. Facciamo l’inquadratura in modo che nella foto ci siano tutte le conchiglie. A questo punto regoliamo la messa a fuoco, diciamo sulla quinta (solo come esempio) conchiglia a partire da noi, con un diaframma di f/2.8. Ripetiamo la stessa foto però chiudendo il diaframma (e ovviamente modificando il tempo di posa per compensare la caduta di luce) a f/16. Confrontiamo le due immagini. Apparentemente sono uguali, però guardando con un po’ di attenzione notiamo una cosa fondamentale. Nell’immagine scattata con l’f/2.8 le conchiglie a fuoco, cioè nitide sono: la quarta, ovviamente la quinta, sulla quale abbiamo regolato la messa a fuoco, poi ancora la sesta, e la settima. Tutte le altre risulteranno sfocate. Se osserviamo adesso l’immagine ottenuta con il diaframma impostato a f/16 noteremo che la nostra zona di nitidezza è molto più ampia che nella foto precedente. Infatti le conchiglie perfettamente a fuoco sono: la seconda, la terza, la quinta, ovviamente la quarta e tutte le altre sino alla quindicesima.
Precisiamo che questi numeri relativi alle conchiglie a fuoco, (quelle che si vedono nitide nelle foto) sono puramente indicativi, servono solo per capire bene il concetto. Semplificando un po’ si può anche dire che inquadrando la stessa scena con due diaframmi diversi, quella con il diaframma più chiuso avrà a fuoco anche gli oggetti più lontani, rispetto alla zona sulla quale abbiamo regolato la messa a fuoco.
Dalle foto immaginarie dell’esempio di cui sopra, relativamente alla pdc, si capisce che questa si estende sia davanti che dietro al soggetto sul quale è stata impostata la messa a fuoco.
Per davanti intendo tra la macchina fotografica ed il soggetto, mentre per dietro intendo proprio dietro ad esso.
La profondità di campo è soggetta a precise regole matematiche ed è influenzata da tre fattori:
1) il diaframma, del quale abbiamo già parlato. Diaframma aperto= poca pdc, diaframma chiuso la pdc aumenta.
2) la distanza dal soggetto (per distanza intendo la distanza dal piano del supporto, pellicola o sensore ed il soggetto su quale impostiamo la messa a fuoco). Più siamo lontani dal soggetto più ampia sarà la pdc e viceversa.
3) la focale dell’ottica=obiettivo (sulla focale torneremo a parlare sul capitolo degli obiettivi) anche se qui il discorso andrebbe un po’ approfondito. Più la focale di un obiettivo è corta maggiore sarà la pdc e viceversa.
A volte si usa dire che la pdc si estende per 1/3 davanti al soggetto e per 2/3 dietro ad esso. Non è assolutamente vero.
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Fabribor
Utente Senior


Città: Savarna
Prov.: Ravenna

Regione: Emilia Romagna


1547 Messaggi
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Inserito il - 07 giugno 2006 : 12:17:12 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Quando hanno distribuito i sacchetti con:

- capacità di sintesi
- chiarezza di esposizione
- linguaggio semplice ma incisivo
- dosaggio delle informazioni da trasferire

... tu non solo eri in prima fila, ma li hai presi tutti tu.

Sono estasiato.


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PS
Utente Senior



Regione: Friuli-Venezia Giulia


4462 Messaggi
Biologia Marina

Inserito il - 07 giugno 2006 : 13:57:37 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
troppo buono, così mi fai arrossire.
Tutte le cose/informazioni che vedi scritte non le ho inventate io, si trovano su tutti i manuali di fotografia o ancora più semplicemente sul web. Il mio intento è quello di trasmettere queste informazioni in un modo semplice, con la speranza di essere utile a qualcuno per migliorare i propri scatti o addirittura di creare, scusate il termine infelice, qualche nuovo appassionato di fotografia.
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PS
Utente Senior



Regione: Friuli-Venezia Giulia


4462 Messaggi
Biologia Marina

Inserito il - 09 giugno 2006 : 09:33:57 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Capitolo 7

Gli obiettivi
L’obiettivo è il cuore della nostra attrezzatura fotografica, è attraverso l’obiettivo che passa la luce ed è la qualità di questo che determina la qualità della foto. Oggi con le fotocamere digitali, oltre che all’obiettivo questo ruolo e affidato anche alla macchina. Con le macchie analogiche invece la macchina fotografica, non è altro che un contenitore, che non agisce per nulla sulla qualità finale della foto. Va anche ricordato che il mezzo non conta nulla se dietro non c’è chi sa usarlo, pertanto per una buona riuscita della foto, la bravura del fotografo è scontata. Dopo questa piccola premessa passiamo a parlare veramente degli obiettivi.
Innanzitutto diciamo che ci sono tre categorie di obiettivi;
- i grandangolari;
- il normale;
- i teleobiettivi.
Questa divisione viene fatta in base alla lunghezza focale (misura espressa in millimetri) di un obiettivo che a sua volta corrisponde ad un angolo di campo della scena inquadrata, il tutto espresso in gradi. L’obiettivo normale è il 50 mm. che ha un angolo di campo (in pratica guardando nella macchina fotografica abbiamo una visuale data da un determinato angolo) di 46°, misurati sulla diagonale della foto.
Questo angolo corrisponde pressappoco alla visuale dell’occhio umano. Questo obiettivo da una visuale della scena molto naturale, senza distorsioni. Tutti gli obiettivi al di sotto di questa focale sono considerati dei grandangolari 35mm. 28mm. 24mm. 20mm. 14mm. .... più la focale è corta più aumenta l’angolo di campo. Per esempio il 28 mm. ha un angolo di campo di 75°, il 20 mm. di 94°..... Andando in senso opposto abbiamo i teleobiettivi, tutte focali superiori al 50 mm. come l’85 mm. 105mm. 200 mm. fino al 600 mm. e anche oltre. Il 105 mm. ha un angolo di campo di 23°, il 200 mm. di 12° un 600 mm. di appena 4°.
In parole povere un grandangolare ci permette di inquadrare una scena molto ampia, al contrario un teleobiettivo è più affine ad un cannocchiale.
Ci sono chiaramente anche gli zoom, che non sono altro che degli obiettivi a focale variabile, ad esempio 80-200 mm.
E’ giusto sapere che ci sono delle differenze in termini di qualità tra le immagini realizzate con gli zoom e le focali fisse, generalmente a favore di queste ultime. Questo detto in modo molto generico, in realtà bisognerebbe affrontare caso per caso. In fine relativamente agli zoom, quelli che comprendono un’ampia escursione di focale, tipo 28-200, producono immagini di qualità non buona e sono generalmente poco luminosi, il che significa che non si riesce ad aprire molto i diaframma.
Una caratteristica importante degli obiettivi è il modo con il quale ci appare la prospettiva dell’immagine, è un concetto un po’ difficile da spiegare a parole, ma vediamo se ci riesco.
I grandangolari (più la focale è corta è più questa caratteristica è evidente) hanno una prospettiva esasperata, mentre i teleobiettivi hanno una prospettiva compressa. In realtà non è corretto dire “gli o obiettivi hanno una prospettiva...” meglio sarebbe dire “le immagini prodotte dagli obiettivi...”.
Come al solito facciamo un esempio.
Immaginiamo di fare una foto con inquadrata una casa, che occuperà circa il 50% della fotografia. Dietro la casa c’è un albero ancora più lontano abbiamo una strada e in lontananza una montagna.
Prima foto: ci posizioniamo con un bel grandangolare, avvicinandoci abbastanza alla casa, visto l’angolo di campo molto ampio del grandangolare.
Seconda foto: prendiamo un teleobiettivo ci allontaniamo un bel po’ dalla casa, se vogliamo che la casa occupi sempre il 50% del fotogramma.
Confrontiamo le due foto: la nostra casa in entrambe le foto, per nostra scelta occupa circa il 50% del fotogramma, e gli altri elementi?
Nella foto fatta con il grandangolare l’albero sarà in modo abbastanza evidente dietro la casa, la strada sembrerà decisamente più lontana di quello che è in realtà, mentre la montagna sarà un oggetto piccolissimo in lontananza, quasi non si vedrà, anche se in realtà stando sul posto è ben visibile. In pratica la prospettiva degli oggetti dietro la nostra casa è esagerata, come allungata, gli oggetti sembrano molto più lontani di quello che sono in realtà.
Con il teleobiettivo invece succede esattamente il contrario. La nostra casa avrà sempre la stessa dimensione (il solito 50% del fotogramma), mentre tutti gli altri oggetti sembreranno “attaccati” alla casa e molto più vicini di quanto lo sono in realtà.
Tornando per un attimo sui tempi di posa, c’è una regola, legata alla focale dell’ottica, seguendo la quale si dovrebbe evitare di fare immagini mosse, quelle causate dal movimento del fotografo. In pratica si consiglia di non allungare i tempi di posa oltre alla lunghezza focale dell’ottica. Ecco i soliti esempi.
Con un 50 mm. il tempo di posa minimo consigliato e 1/50 di secondo, allungando questo tempo c’è il rischio di mosso.
Con un 28 mm. il tempo di posa minimo consigliato e 1/30, con un 200 mm è 1/200 e così via.
Oggi alcuni tra i più sofisticati obiettivi e credo anche qualche fotocamera compatta, dispongono di sistemi antivibrazione, che ci consentono di abbassare da 2 a 4 stop, il tempo di posa.

Riguardo alle nozioni di base io avrei finito anche se riguardo alla fotografia in generale ci sarebbero molti altri capitoli importanti come la composizione delle immagini, giusto per citarne uno, visto però che non siamo su un sito di fotografia, io mi fermerei qui.
Detto ciò , salvo commenti, domande, puntualizzazioni e ovviamente critiche insomma tutto quello che vorrete dire, io con martedì 13 giugno comincio a parlare di Macrofotografia.
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volpenera
Utente Senior


Città: roma
Prov.: Roma

Regione: Lazio


666 Messaggi
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Inserito il - 09 giugno 2006 : 13:11:54 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
ciao Peter mi aggrego al coro di plausi per questi tuoi scritti. anche se fino ad ora si tratta di argomenti a me abbastanza conosciuti ho trovato utilissimo ripassarli dalla tua esposizione così chiara, grazie e buon lavoro!!!!
un salutone Daniela

"...invano tentiamo di ricondurre al conosciuto la variegata difformità naturale..."
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giubit
Utente Senior


Città: Verona

Regione: Veneto


831 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 12 giugno 2006 : 14:52:12 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Bravissimo Peter!
Una esposizione mooooolto chiara.
Meriti sicuramente i "nostri" complimenti.
Attendo fiducioso gli argomenti futuri sulla macrofotografia che saranno, certamente, interessantissimi.
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PS
Utente Senior



Regione: Friuli-Venezia Giulia


4462 Messaggi
Biologia Marina

Inserito il - 13 giugno 2006 : 11:29:01 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Vi ringrazio ancora per le gentili parole, siete troppo buoni.
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PS
Utente Senior



Regione: Friuli-Venezia Giulia


4462 Messaggi
Biologia Marina

Inserito il - 13 giugno 2006 : 11:38:34 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
La macrofotografia

Come al solito diciamo subito che il temine macrofotografia significa foto con un rapporto di riproduzione (brevemente diremo RR)compreso tra 1:1 e 1:10.
Come vedete abbiamo già introdotto un termine importante nella fotografia a distanza ravvicinata il rapporto di riproduzione o anche rapporto di ingrandimento. Questo non è altro che il rapporto tra le dimensioni reali del soggetto fotografato e la grandezza di questo soggetto sul supporto (pellicola o sensore che sia). Come sempre facciamo un esempio chiarificatore.
Supponiamo di fotografare una conchiglia (ho scelto un soggetto a caso ovviamente) che misura 10 mm. Con un rapporto di riproduzione di 1:1, significa che su un negativo di 24x36 mm. la nostra conchiglia misurerà esattamente 10 mm.
Con un rapporto di riproduzione di 1:2, significa che su un negativo di 24x36 mm. la nostra conchiglia misurerà esattamente 5 mm. e così via.
Se invece il rapporto di riproduzione fosse di 2:1, significa che su un negativo di 24x36 mm. la nostra conchiglia misurerà esattamente 20 mm. Mi sembra tutto molto chiaro. Quando sulle caratteristiche tecniche di un obiettivo macro trovate scritto 1:1 ora sapete cosa significa, non cadete nell’errore di pensare che minore è la distanza di ripresa maggiore sarà il rapporto di riproduzione. Un obiettivo macro da 60 mm. per produrre un’immagine con il RR di 1:1, lavora ad una distanza di ripresa di circa 22 cm.
Un obiettivo macro da 105 mm. per produrre un’immagine con il RR di 1:1, lavora ad una distanza di ripresa di circa 31 cm.
Un obiettivo macro da 200 mm. per produrre un’immagine con il RR di 1:1, lavora ad una distanza di ripresa di circa 50 cm. In altre parole “l’ingrandimento” rimane lo stesso, ma cambia la distanza di lavoro.
Logicamente una delle caratteristiche fondamentali delle ottiche macro è appunto la capacità di mettere a fuoco i soggetto ad un distanza di ripresa minore rispetto alle ottiche tradizionali.

Per realizzare le foto a distanza ravvicinata abbiamo i seguenti mezzi:
Le lenti addizionali, i tubi di prolunga ed il soffietto, gli anelli di inversione dell’ottica e gli obiettivi macro.
Le lenti addizionali, sono appunto delle lenti, di solito di 1, 2 o più diottrie, le quali vengono montate (di solito sulla ghiera dove si avvitano i filtri) direttamente sull’obiettivo. In pratica riducono la distanza minima di messa a fuoco dell’ottica. Il vantaggi sono i seguenti: leggere e poco ingombranti, non pregiudicano l’esposizione il che significa che non ho perdita di luminosità. Lo svantaggio principale è la qualità non proprio eccelsa delle immagini prodotte e qualche distorsione di troppo specie se le lenti non sono di buona qualità.
I tubi di prolunga, sono dei veri e propri anelli/tubi, di diverse lunghezze senza alcuna lente. Questi vanno montati sul corpo macchina interposti tra esso e l’obiettivo. Questo permette all’ottica, di solito si usa un 35 o un 50 mm. di essere avvicinata di più al soggetto. I tubi di prolunga (di solito vengono forniti in tre misure diverse) ci permettono di ottenere diversi rapporti di riproduzione a seconda del tubo che montiamo, singolarmente o in combinazione. Con le macchine esclusivamente manuali il costo dei tubi è decisamente economico, ma oggi con tutta l’elettronica che sta a servizio delle macchine fotografiche, anche i tubi per conservare tutti gli automatismi presenti sulle macchine, non sono più tanto economici. Il vantaggio dei tubi di prolunga è che permettono di arrivare ad rapporti di riproduzione abbastanza elevati, specie se montati con un’ottica macro. Lo svantaggio dei tubi è che danno una perdita di luminosità, il che significa che più tubi interponiamo tra la macchina e l’obiettivo, meno luce giungerà sul nostro supporto, quindi questa perdita di luce andrà compensata con il tempo di posa più lungo o aumentando l’apertura del diaframma.
Link
Il soffietto funziona con lo stesso principio dei tubi, solamente che non ha la lunghezza focale fissa come i tubi.
Link
Gli anelli di inversione dell’ottica
Sono dei semplici anelli che ci permettono di montare l’obiettivo al contrario. Per raggiungere dei buoni rapporti di riproduzione si usa montare al contrario gli obiettivi grandangolari. Più corta è la lunghezza focale dell’ottica maggiore sarà il rapporto di riproduzione, quindi con un 20 mm. montato al contrario raggiungo un maggiore RR che montando un 50 mm. al contrario. Il vantaggio è sia qualitativo che economico, lo svantaggio è la perdita degli automatismi della macchina, compreso l’uso dell’esposimetro sulla maggior parte delle fotocamere. Questo “giochetto” logicamente non ha senso con i teleobiettivi e gli zoom.

La prossima volta parliamo di obiettivi macro.

Modificato da - PS in data 13 giugno 2006 11:43:30
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PS
Utente Senior



Regione: Friuli-Venezia Giulia


4462 Messaggi
Biologia Marina

Inserito il - 15 giugno 2006 : 09:42:04 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
L'obiettivo macro

Iniziamo col dire che dietro ogni obiettivo c’è un progetto assoggettato ovviamente alle leggi dell’ottica. Inevitabilmente nessun obiettivo avrà prestazioni ottimali in tutte le situazioni di ripresa. In altre parole ogni ottica è soggetta a dei difetti, meno evidenti nelle ottiche blasonate e più in quelle economiche, non parliamo di ottiche montate sulle compatte che qulitativamente parlando non sono proprio il massimo. Di conseguenza ogni costruttore nel progettare un obiettivo è costretto a scendere a compromessi, quindi a operare delle scelte ben precise. Non vado ad elencare i vari difetti ai quali sono soggetti tutti gli obiettivi, in questa sede mi sembra superfluo.
A questo punto è facile comprendere che gli obiettivi macro vengono progettati per rendere al massimo alla minima distanza di ripresa, quindi per produrre immagini migliori con riprese da vicino. Quali sono le caratteristiche richieste ad un’ottica macro? La resa massima dei dettagli, un buon contrasto, una resa migliore possibile a diaframmi molto chiusi, ecc. Al contrario un obiettivo macro non darà i migliori risultati con riprese all’infinito e non avrà nemmeno una resa dello sfuocato molto piacevole tutte caratteristiche non vitali nelle immagini macro.
Tutto questo discorso per dire che per foto macro di buona qualità è indispensabile un obiettivo specializzato come il macro. Tutte le altre soluzioni porteranno, dal punto di vista della qualità, a dei risultati mai ottimali, specie se parliamo di macchine fotografiche compatte.
Faccio un esempio, che purtroppo sarà più comprensibile ai malacologi.
Supponiamo di dover fare delle foto di alcune specie di conchiglie dove la resa massima del dettaglio mi permette di distinguere le varie specie, cosa molto frequente nelle conchiglie mediterranee. (un classico esempio sono le Odostomie, dove spesso l’andamento delle linee di accrescimento, ortocline, opistocline e prosocline, mi permette di distinguere una specie dall’altra). Se non dispongo di un’ottica capace di restituirmi un dettaglio del genere, le nostre foto saranno praticamente inutili, almeno dal punto di vista scientifico.
Al giorno d’oggi la maggior parte degli obiettivi macro raggiunge un rapporto di riproduzione di 1:1. In commercio troverete spesso, specie sugli zoom tele, molte sigle tra cui anche “macro”. Come prima cosa va detto che questi zoom, generalmente abbastanza economici, non raggiungono mai il RR di 1:1 ed anche i risultati non sono molto soddisfacenti. Al contrario esistono alcune ottiche che raggiungono anche un RR di 5:1, qualitativamente molto valide, a questo proposito mi viene in mente un obiettivo della Canon.
Come per il resto delle ottiche anche nelle macro ci sono obiettivi con focale diversa, a parità di RR. La decisione di quale ottica scegliere è dettata soprattutto dal tipo di soggetto che intendiamo fotografare.
Le focali corte intorno ai 50-60mm., costano di meno e per soggetti statici (come le conchiglie) vanno benissimo. Se invece dobbiamo stare un po’ più lontani dal soggetto, la nostra scelta ricadrà su una focale un po’ più lunga tipo 90-105 mm. Un classico esempio sono gli insetti, che se avvicinati troppo giustamente si danno alla fuga. Personalmente reputo queste focali intermedie un’ottima via di mezzo anche per le riprese di soggetti statici. Infine abbiamo le focali lunghe 150-200 mm., che ci permettono di stare decisamente lontano dal soggetto. Il problema principale di queste ottiche, oltre al costo e al peso, è che sono molto difficili da usa re a mano libera, cioè senza l’uso del cavalletto, per ovi problemi di mosso.
Nella macro fotografia ci sono alcuni altri accessori più o meno indispensabili, ovvero il cavalletto o treppiede, ed ovviamente il flash...

Modificato da - PS in data 15 giugno 2006 09:43:59
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macromicro
Utente Super


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Macrofotografia

Inserito il - 15 giugno 2006 : 11:50:06 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Peter, io farei anche un accenno alla possibilità di montare,mediante l'anello di inversione, un obiettivo
su un altro; questo permette di raggiungere un buon rapporto di ingrandimento
lascio a te la descrizione del tutto

Gianfranco
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mazzeip
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Flora e Fauna

Inserito il - 15 giugno 2006 : 11:56:59 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Montare un obiettivo su un altro consente un buon ingrandimento ma la qualità ottica non è certo un granché... di esperimenti di questo tipo se ne possono fare a decine (tutte le possibili combinazioni di tubi di prolunga, obiettivi, duplicatori di focale e anelli di inversione), ma la qualità ottica di questi sistemi è, senza eccezione, scadente rispetto ad un buon macro, eventualmente montato sui tubi (senza esagerare...)



Nozioni di fotografia Paolo Mazzei
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Biologia Marina

Inserito il - 15 giugno 2006 : 12:03:33 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di macromicro:

Peter, io farei anche un accenno alla possibilità di montare,mediante l'anello di inversione, un obiettivo
su un altro; questo permette di raggiungere un buon rapporto di ingrandimento
lascio a te la descrizione del tutto

Gianfranco


Questa non l'avevo mai sentita! Mi trovi completamente impreparato, non ho mai provato a fare questo esperimento.
Uso a volte il duplicatore di focale, con ovviamente una certa caduta di qualità, ma solo su teleobiettivo. Sulla macro non l'ho ancora provato.
Chiunque abbia esperienza in tal senso è il ben venuto.

Modificato da - PS in data 15 giugno 2006 12:05:14
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mazzeip
Moderatore


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Flora e Fauna

Inserito il - 15 giugno 2006 : 12:15:37 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Io ho fatto questi esperimenti parecchi anni fa, e vi assicuro che:

- la qualità ottica è bassa (le aberrazioni dei due sistemi ottici, anche se corrette all'interno della singola lente, vanno fuori controllo sul sistema combinato)

- si perdono tutti gli automatismi (l'autofocus non sarebbe importante, ma la lettura esposimetrica si, e il secondo obiettivo lavorerebbe col diaframma chiuso, che andrebbe aperto a mano per mettere a fuoco, e chiuso poi sempre a mano al momento dello scatto)

- due obiettivi hanno due diaframmi, ciascuno nel suo centro ottico; ma il super-obiettivo che si ottiene dall'unione dei due dovrebbe avere il diaframma nel suo centro ottico, che non coincide né con l'uno né con l'altro



Nozioni di fotografia Paolo Mazzei
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Biologia Marina

Inserito il - 15 giugno 2006 : 12:36:21 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Grazie mazzeip. In pratica per chi cerca la qualità non ci sono molte scorciatoie.
Aggiungo solo che in modo molto semplice l'aberrazione è un difetto di una o di un sistema di lenti, che impedisce la formazione perfetta di un'immagine.

Modificato da - PS in data 15 giugno 2006 12:37:20
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giubit
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Inserito il - 15 giugno 2006 : 16:24:29 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Concordo pienamente con Mazzeip e con Peter.
Gli assemblaggi vari da me provati negli anni scorsi, con vari congegni, mi permetteva di raggiungere ingrandimenti più forti a scapito della qualità dell'immagine che degenerava rapidamente.
Ho deciso, da allora, di utilizzare nelle mie foto un minor ingrandimento, ma di qualità ottica migliore, eliminando le "complicazioni terapeutiche" ( ) per ottenere ingrandimenti maggiori.
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Biologia Marina

Inserito il - 15 giugno 2006 : 16:37:26 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Penso che la soluzione più accettabile siano i tubi di prolunga abbinati a un buon macro (non troppi come dice mazzeip) e al limite un BUON duplicatore di focale, con il quale la perdita di qualità forse è accettabile.
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Biologia Marina

Inserito il - 19 giugno 2006 : 08:16:40 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Il treppiede e la messa a fuoco

Già immagino cosa pensano alcuni di voi “ che p...lle il cavalletto”. Ebbene si che vi piaccia o no il treppiede è fondamentale nelle riprese a distanza ravvicinata. Logicamente con alcuni soggetti (molte specie di insetti per esempio) l’uso di questo accessorio è alquanto problematico, ma nel caso di soggetti statici, lo considererei quasi obbligatorio, specie per determinati rapporti di RR, diciamo da circa 1:2 in poi, questo giusto per dare delle indicazioni approssimative.
Per comprendere bene perchè il cavalletto è così importante torniamo per un attimo sulla messa a fuoco, che nella macro è ancora più importante che negli altri generi fotografici. Prima di premere il pulsante di scatto della fotocamera, regoliamo la messa a fuoco, logicamente in base alla distanza che ci troviamo dal soggetto che vogliamo immortalare. Nel caso di foto a “distanze tradizionali” la profondità di campo, per ridotta che sia, non sarà mai influenzata dai nostri micro movimenti. Nella ripresa macro invece, causa la ridottissima profondità di campo, mettere a fuoco un determinato soggetto o una parte di esso risulta alquanto difficile specie a mano libera. Il perchè è presto spiegato con un semplice esempio. Con un RR di 1:1 e con un diaframma chiuso come l’f/16 la pdc è di poco superiore ai 2 mm., per intenderci non arriva ai 2.5 mm. E’ comprensibile che basta un minimo movimento del nostro corpo, per compromettere la messa a fuoco e quindi il risultato finale della nostra immagine. Montando invece l’attrezzatura su un treppiede e posizionando quest’ultimo alla distanza che ci serve, ruotando poi la ghiera della messa a fuoco, possiamo eseguire la messa a fuoco (scusate il gioco di parole) con la massima precisione e contestualmente curare bene anche l’inquadratura. Bisogna ancora ricordare che causa una pdc così residua, spesso siamo costretti a scegliere quale parte del soggetto mettere a fuoco, sapendo già che quasi sempre sarà impossibile avere nitida tutta l’immagine del fotogramma. A questo proposito, quando attuabile, dobbiamo cercare di tenere il più paralleli possibile il piano del supporto e l’asse del soggetto da immortalare. Prendiamo ad esempio un Pecten. Dobbiamo tenere le valve parallele alla pellicola o al sensore, con i gasteropodi il parallelismo sarà tra l’asse verticale della conchiglia e il supporto. Con dei soggetti statici come le conchiglie questa operazione sarà molto più semplice che con dei soggetti in continuo movimento come per esempio gli insetti.
Nella ripresa macro anche il rischio di mosso è molto più elevato che nella fotografia tradizionale, pertanto la utile regola focale obiettivo/tempo di posa, in questo caso non è più valida. Per capirci bene e in modo semplice, possiamo dire che le difficoltà presenti nella fotografia tradizionale, nella ripresa a distanza ravvicinata vengono amplificate. Questo è il secondo motivo per il quale il cavalletto è utilissimo. Relativamente al treppiede esistono diversi modelli con diverse teste (la teste è la parte superiore dove ci sono tutte le regolazioni dei vari movimenti). Per la macro esistono ancora vari accessori complementari come le slitte micrometriche, staffe per il sostegno dei flash e così via.


Modificato da - PS in data 19 giugno 2006 11:23:43
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PS
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Biologia Marina

Inserito il - 23 giugno 2006 : 07:55:14 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Il flash

Premesso che per puro gusto personale, non amo molto usare il flash, bisogna però ammettere che nella ripresa macro è un accessorio fondamentale, specie per la ripresa all’aperto, dove le condizioni di luce non giocano sempre a nostro favore, e ancora di più nella macro dove i diaframmi più stretti sono quasi d’obbligo. I diaframmi chiusi, come sappiamo non fanno passare molta luce, di conseguenza i tempi di posa saranno abbastanza lenti, probabilmente tanto lenti che a mano libera (cioè senza l’uso del treppiede) le nostre foto verrebbero mosse. Per non parlare poi se il soggetto è in continuo movimento, il classico insetto. In situazioni del genere l’unica soluzione è il flash.
Al giorno d’oggi la maggior parte delle fotocamere sono dotate del sistema TTL-flash. Questo è un sistema decisamente avanzato (oggi esistono i vari sistemi flash addottati dalle varie case sono veramente sofisticatissimi) che in pratica ed in parole povere, il flash emette dei pre lampi tramite i quali un sensore legge la luminosità della scena inquadrata, ed a sua volta tramite la lettura di questi dati, doserà la quantità di luce esatta che emetterà il flash. Il tutto tenendo conto del diaframma e del tempo di posa impostato, ed anche se davanti l’obiettivo ho qualche filtro che porta via un po’ di luminosità.
Oggi troviamo in commercio diversi tipi di flash, il classico flash che si posiziona direttamente sulla fotocamera,
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dei flash più piccoli che si posizionano direttamente sull’ottica
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ed il flash anulare nato proprio per la macrofotografia.
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Il punto di forza di questo flash, che ricordiamo è nato per la fotografia a distanza ravvicinata, pertanto credo che la sua massima distanza di lavoro non superi il metro, dovrebbe essere la capacità di produrre immagini con un’illuminazione decisamente uniforme cioè priva di ombre. Il Punto dolente è che queste immagini possono risultare piatte, cioè prive di tridimensionalità, quindi non sempre piacevoli da guardare.
Ovviamente i sistemi più moderni permettono moltissime combinazioni di questi flash anche con l’ausilio di staffe da montare direttamente sulla fotocamera o sul cavalletto.
Altra cosa importante è che il flash si può usare anche quando c’è abbastanza luce, il motivo è semplice. Con una luce molto forte e diretta (tipica giornata di sole) le ombre proiettate dai vari oggetti sono molto evidenti, creando cosi delle zone sulla nostra immagine molto chiare e delle altre molto scure, effetto non sempre piacevole. Un classico esempio sono le ombre che produce un capello su un viso oppure il naso stesso. Con l’uso del flash queste ombre scure vengono schiarite ottenendo così un effetto dell’immagine molto più gradevole. Questo modo di usare il flash non vale solo per il viso, ma per qualsiasi soggetto, ed anche per la macro fotografia, in quanto nelle zone dove il soggetto è poco illuminato abbiamo sempre una perdita di dettaglio, difetto non piacevole nella macro.
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Salvatore Caiazzo
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Inserito il - 19 agosto 2006 : 23:52:45 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ho scoperto soltanto adesso questa interessantissima discussione, che mi era sfuggita trovandosi in un forum da me non ancora molto frequentato. I miei complimenti a Peter.

Siamo parte della natura - Salvatore
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