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Ma che bello che sarebbe il Tatzelwurm! Però boh, mai incontrato un testimone oculare attendibile? Certo credevo che l'Andrias necessitasse corsi d'acqua più ampi.
Chi sa vivere in armonia con la Natura sa vivere davvero
nooooooooooo un anfibio mangia wurstel! che roba! Stefano, sappiamo cosa dobbiamo portarci dietro la prossima volta che facciamo un giro dalle tue parti...non si sà mai che scappi fuori da una tana!!!
P.s. OT per Bernardo: il presentatore...è o non è il fratello del mitico Bruce Dickinson???
Modificato da - Andrea Boscherini in data 21 febbraio 2013 22:13:05
Ma questo video è stato girato in un parco o in natura?
A me sembra un ruscello che passa in mezzo ad un villaggio... in natura, comunque. I tubi dove abitano gli Andrias saranno scarichi... fognari? o delle acque bianche? in realtà mi sembra una buona notizia che la specie si adatti anche ad ambienti simili.
anche a me sembra un contesto, diciamo "semi-naturale" nel senso che l'ambiente è appunto decisamente antropizzato intorno al ruscello, hai ragione comunque, è senz'altro bello che questo animale si adatti anche ad habitat simili , che immagino, saranno in qualche misura alterati/degradati.
Certo l'attrazione per i würstel potrebbe essere una prova dell'origine tirolese della specie
aggiungerei che è anche la prova della sua estinzione. Come fanno due specie mangiawurstel a tradimento a coesistere in uno stesso ambiente? E' impossibile!
a parte i vaneggi si sa qualcosa sull'origine del toponimo Longostagno? C'era un grande lago/stagno nella valle? per la sua eventuale presenza la vedo assai dura, sebbene criptica penso alla categoria "pescatori" che girano in lungo in largo per valli e vallette cercando i ruscelli più improbabili dove calare l'esca... mi sembra difficile che non ne sia mai stato pescato uno o che vi siano ruscelli (perlomeno abitati da pesci) in cui possa vivere senza aver mai incontrato un uomo!
Rimane però che ruscelli simili a quello nel video ce ne sono a secchiate in Trentino Alto Adige e a questo punto dai pescatori passerei ai pesci, immessi ovunque in corpi idrici del genere che mai li avevano ospitati. E se fosse questa una delle cause della sua eventuale scomparsa recente?
Modificato da - Andrina in data 22 febbraio 2013 15:19:08
a parte i vaneggi si sa qualcosa sull'origine del toponimo Longostagno? C'era un grande lago/stagno nella valle?
No, in tedesco si chiama Lengstein, basato su Stein, e cioè "sasso" e il toponimo italiano è una traduzione fatta a suono, e non a senso, in epoca fascista. Il posto è molto verde, a parte la zona delle "piramidi di terra". Ci sono stagni qua e là, ma generalmente non grandi (la zona è un altipiano). E comunque anche la citazione che facevi riguardava una pietraia e non uno stagno...
Questo è il posto in una foto del 2002 (ma è cambiato poco). Foto tratta da Wikimedia commons, autore Reinhard Kraasch, "Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported license". Immagine:
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Barbaxx
Se abbassi gli occhi sullo stagno puoi cogliere il cielo.
Modificato da - Barbaxx in data 23 febbraio 2013 00:52:58
bene a sapersi, non credevo. Per quanto riguarda la segnalazione da me citata è vero, non parla di stagni ma di una pietraia, tu che conosci da più tempo la questione, sei riuscito a capire dove è localizzata? Pensi che si riferissero alla zona con le piramidi di terra?
acc, rileggendo i tuoi brani, mi accorgo ora che gli avvistamenti sul Renon erano due: uno del 1969 specificatamente a Longostagno, e la ricerca di Alice Hoose in una non meglio specificata pietraia, riferita dal quotidiano "La Notte" nel 1971.
ergo: non so se la pietraia è a Longostagno o altrove nel comune di Renon, che è grandicello (111,4 km²). Pietraie, naturalmente, ce n'è più d'una. Bisognerebbe cercare in emeroteca l'articolo de "La Notte" e vedere se c'è qualche dettaglio in più
1) esiste un'autrice di nome dott.ssa Alice Hoose 2) ha pubblicato un bel po' di testi di zoologia tra il 1946 ed il 1970: dalla tesi di laurea sui collemboli della Slesia (1946), a vari libri sull'avifauna ecc., tutti in tedesco, tranne uno tradotto anche in danese 3) questa autrice era attiva a Brema.
Una bella traccia da seguire, per chi volesse approfondire
Barbaxx
Se abbassi gli occhi sullo stagno puoi cogliere il cielo.
Modificato da - Barbaxx in data 25 febbraio 2013 17:24:19
acc, rileggendo i tuoi brani, mi accorgo ora che gli avvistamenti sul Renon erano due: uno del 1969 specificatamente a Longostagno, e la ricerca di Alice Hoose in una non meglio specificata pietraia, riferita dal quotidiano "La Notte" nel 1971.
ergo: non so se la pietraia è a Longostagno o altrove nel comune di Renon, che è grandicello (111,4 km²). Pietraie, naturalmente, ce n'è più d'una. Bisognerebbe cercare in emeroteca l'articolo de "La Notte" e vedere se c'è qualche dettaglio in più
1) esiste un'autrice di nome dott.ssa Alice Hoose 2) ha pubblicato un bel po' di testi di zoologia tra il 1946 ed il 1970: dalla tesi di laurea sui collemboli della Slesia (1946), a vari libri sull'avifauna ecc., tutti in tedesco, tranne uno tradotto anche in danese 3) questa autrice era attiva a Brema.
Una bella traccia da seguire, per chi volesse approfondire
Sicuramente una buona via di indagine criptozoologica non può fare a meno di un'approfondita valutazione dell'attendibilità delle fonti. In questo senso mi sembra ottimale considerare chi fosse perlomeno Alice Hoose, se fosse una, per così dire, credulona e quanto fosse competente nei suoi ambiti.
sì sì... mi rispondo da me, ho trovato che qualche decennio fa sono state liberate in Giappone delle salamandre giganti cinesi ... ma è possibile che non si lascino mai le bestie al loro posto? _____________________________
A proposito di bestie "fuori posto", ma in un altro senso, dopo la disquisizione sul Tatzelwurm è forse il caso di affrontare un'altra strana storia...
[per chi legge da qui in poi: stiamo discutendo da diverse pagine di criptozoologia anfibia: di specie o sottospecie "nuove", scoperte negli ultimi anni; delle possibili scoperte future; di popolazioni di anfibi "fuori posto", trovati fuori dall'area di distribuzione nota; o di anfibi "misteriosi", avvistati da qualcuno ma mai più rivisti, o visti da tanti ma non da chi potrebbe garantire sulla loro esistenza...]
Un'altra storia davvero strana, dicevo è quella del geotritone friulano Spelerpes ferrugineus, Lazzarini 1930:
Alfredo Lazzarini, Di una nuova forma di urodelo terrestre "Spelerpes ferrugineus", Lettura tenuta nell'adunanza del 4 dicembre 1930, Accademia di Udine, Udine: tipografia G.B. Doretti, 1930.
Così l'autore ne descriveva le differenze rispetto al geotritone appenninico:
lunghezza, al massimo, di cm 7,5; vale a dire minore di quella che raggiungono gli individui appartenenti allo Spelerpes fuscus, i cui adulti variano da cm 7,9 a 10,5. Anche qui, lungo la linea di mezzo del dorso si profila la spina dorsale, la testa è tondeggiante, ma meno ottusa nella parte anteriore, meno grossa e meno tozza. Gli occhi non sono grossi e sporgenti, ma piccoli, neri e lucenti. Il collo non è guari distinto, ma tuttavia vi è un certo restringimento alla base della testa, che non si osserva nello S. fuscus. La pelle si presenta piuttosto rugosetta anziché viscida. La tinta è ben diversa dalla specie ora indicata: è rosso-fosca, più o meno bruniccia, senza macchie, nelle parti superiori, di una tinta rosata, più vivace sotto la testa e davanti alle zampe anteriori, pure senza macchie e che si estende a tutte le parti inferiori, riuscendo, lungo la coda, in forma di linea sottile. La coda stessa è per lo più subconica, rade volte leggermente compressa, ma ben lungi dal ricordare la forma nastroide delle specie acquaiole.
L'autore dichiarava di aver trovato questa forma sotto il muschio e le pietre o le cortecce in più luoghi del Friuli e vicino a Trieste; messo in acqua, l'animale annegava ().
Ecco qui - purtroppo in un'immagine di scarsa qualità, provenendo da scansione di fotocopia - l'illustrazione dell'animale ai nn. 3 e 4 (i nn. 1 e 2, allora chiamati Spelerpes fuscus, sono geotritoni liguri, Speleomantes strinatii):
Immagine:
26,63 KB
Per motivi ovvi, ho censurato la località di provenienza dei geotritoni liguri.
A voi lettori i commenti...
Barbaxx
Se abbassi gli occhi sullo stagno puoi cogliere il cielo.
Modificato da - Barbaxx in data 01 marzo 2013 15:16:22
Dopo aver saputo questa della transfaunazione delle Andrias cinesi in Giappone... E di geotritoni in Friuli . Ma non è possibile che si tratti di tritoni punteggiati in fase terrestre? L'unica cosa che non torna sarebbe l'annegamento. Rilancio con altri criptoanfibi, di cui sento sempre e solo testimonianze orali: Le Salamandra salamandra in pianura padana e tritoni del tipo del carnifex verdi (località varie), ma a metà del secolo scorso, quindi penso che la fuga o la liberazione da terrari c'entrino poco. Riguardo alle salamandre, la persona che mi ha fornito più dettagli parla anche di fluitazione di animali morti, e questo ci può stare, ma le salamandre o tritoni verdi, anche decisamente vivi e vegeti proprio non saprei come spiegarli. Volete le località? No problem, si parla di basso Appennino romagnolo e pianura veneta, in habitat che non esistono più. Immagino che anche voi abbiate sentito di questi misteriosi esseri...
Chi sa vivere in armonia con la Natura sa vivere davvero
geotritoni in Friuli . Ma non è possibile che si tratti di tritoni punteggiati in fase terrestre?
Eh, Danius, a te non la si fa. In effetti guarda un po' la coda dell'animale n. 3... un po' troppo appiattita per essere di geotritone, non trovi? Immagine:
28,08 KB E rileggendo in controluce la descrizione dell'animale poc'anzi riportata, vengono in mente tanti caratteri da Lissotriton in fase terrestre: la pelle rugosetta... le tracce di palmatura... la tinta rosata ventrale allungata in linea sottile lungo la coda...
Quanto all'annegamento, beh, bisogna vedere in che condizioni si facevano questi esperimenti piuttosto cinici...
Insomma, a quanto pare, il Lazzarini si era sbagliato. A sua parziale discolpa va detto che l'autore non aveva mai visto un geotritone dal vivo, e che gli esemplari morti di cui disponeva dovevano essere piuttosto rinsecchiti (basta vedere la foto). Quindi le differenze gli erano meno chiare. Naturalmente qualcuno se ne accorse:
M. GALGANO, Spelerpes ferrugineus Lazz., sinonimo di Triturus vulgaris meridionalis (Boul). Monitore Zoologico italiano, 56 (1947): 96-103
Barbaxx
Se abbassi gli occhi sullo stagno puoi cogliere il cielo.
Modificato da - Barbaxx in data 03 marzo 2013 00:43:52
Ma le storie sui geotritoni in Friuli non finiscono qui. Ce n'è un'altra da raccontare... prometto che lo farò non appena avrò recuperato un certo libro, ma per allora potrebbe passare un po' di tempo.
Barbaxx
Se abbassi gli occhi sullo stagno puoi cogliere il cielo.
Modificato da - Barbaxx in data 03 marzo 2013 02:05:32
Nel frattempo Danius ci propone altre due storie criptozoologiche...
Non so nulla di crestati verdi. Ma parlando di 1950 o giù di lì, è evidente che Danius sta escludendo liberazioni di Triturus marmoratus, specie iberica e francese... quindi: largo a notizie e testimonianze
Sulle salamandre di pianura, in verità, s'è discusso qualche tempo fa anche in questo forum, con uno scambio d'opinioni tra brecc e Patrick_S riferito alla Lombardia. Intervennero anche Andrina e falconez. Io li evoco, chissà che non si facciano vivi per portarci testimonianze: più che indicazioni di posti, però, vorrei foto e descrizioni precise di ambienti di pianura realmente abitati dalla salamandra.
Intanto dico la mia: capita, talvolta, di trovare lungo i fiumi di pianura specie botaniche di montagna i cui semi, evidentemente, sono stati fluitati a valle dalle acque... Dov'era segnalata la salamandra (viva), Danius? Su rive di fiumi ove si possa ipotizzare un effetto di deriva larvale? O in ambienti di risorgiva, simili all'epirhythron della "zona a salamandre" di montagna e collina, il che potrebbe indurci ad ipotizzare delle popolazioni relitte?
Barbaxx
Se abbassi gli occhi sullo stagno puoi cogliere il cielo.
Modificato da - Barbaxx in data 03 marzo 2013 02:06:00