La talpa
Talpa romana

La Talpa romana è un mammifero appartenente all'Ordine degli Insettivori ed alla Famiglia dei Talpidi. E' una specie endemica dell'Italia centrale e meridionale.
Può raggiungere i 130 mm e pesare poco meno di un etto. Ha corpo cilindrico, con corte zampe rosate con peli radi e provviste di unghioni. Le zampe anteriori, robustissime, somigliano a palette e sono specializzate per lo scavo e il riporto della terra. La pelliccia è corta, nera, lucente, e morbidissima, come velluto. Il pelo non ha un senso definito, ma si dispone secondo il senso di marcia dell'animale, non ostacolando la talpa nei suoi movimenti nelle gallerie, anche a "marcia indietro". Non ci sono grandi differenze di colore fra addome e dorso. La coda è breve e rosata. Il muso è lungo, rosato all'estremità e provvisto di baffi sensibili. Il naso è rosato e supporta un senso dell'odorato sviluppatissimo. I denti sono numerosi e appuntiti. Gli occhi risultano permanentemente chiusi da una leggera membrana.  Le orecchie sono minuscole.

E' una specie fossoria e territoriale. Vive permanentemente sotto terra in un complesso ed individuale sistema di gallerie. Con le zampe anteriori scava ed all'occorrenza spinge la terra sulla superficie, creando i caratteristici monticelli. Crea tunnel e fra questi camere dove si riposa o partorisce i cuccioli, da tre a quattro, in primavera. Il nido può essere rivestito di materiale vegetale. I maschi possono combattere fra di loro durante il periodo degli accoppiamenti, unico momento nel quale le talpe intessono brevi relazioni sociali.
Vive e caccia sotto terra, nutrendosi di lombrichi, larve di coleottero, lumache e altri piccoli invertebrati del sottosuolo. Come tutti gli insettivori di piccole dimensioni, deve mangiare continuamente per mantenere il giusto calore corporeo ed ha un metabolismo elevato. Può morire se non mangia per 10-12 ore. Sembra che costituisca delle scorte alimentari costituite da vermi immobilizzati dal morso. E' attiva sia di giorno che di notte.
Può emettere piccoli squittii e sbuffi.
Benchè raramente si avventura fuori del suo mondo sotterraneo, può uscire allo scoperto in caso di siccità o inondazioni ma generalmente solo i giovani in fase di dispersione possono essere ritrovati all'aperto. Vive 3 - 4 anni.
Può essere confusa con la
Talpa europaea, più grande e con gli occhi piccolissimi ma aperti, che vive però in Italia Settentrionale e in Europa e con la Talpa caeca, più piccola, presente sporadicamente sulla penisola italiana.
Alla prima occhiata la talpa fa uno strano effetto: il suo corpo è stranamente grosso davanti e assottigliato dietro e, in apparenza, non si vedono né occhi né orecchie. Questi elementi hanno sempre creato una sorta di mistero intorno all'animale. Fino al secolo scorso si credeva che la talpa fosse completamente cieca, sorda, e anche un tantino tonta. Sulla sua scarsa vista, in effetti, si può essere d'accordo, considerato che la talpa è appena in grado di distinguere la luce dal buio; sull'udito e sull'intelligenza, invece, i pregiudizi popolari sono del tutto infondati: la talpa ha un udito finissimo e riesce a percepire vibrazioni e rumori che altri animali neppure avvertono. L'adattabilità ai diversi ambienti e situazioni, e la scaltrezza nello sfuggire ai cacciatori, sono poi la prova del suo ingegno.
Questi pregiudizi sulla talpa sono però talmente diffusi, d'avere generato numerosi luoghi comuni. A Piacenza dicono " Addormentato come una talpa" agli uomini stupidi e poco avveduti, o che affrontano la vita senza mordente. Con lo stesso significato anche il detto romagnolo "È ignorante come una talpa".
La talpa, che per procurarsi larve e lombrichi con cui cibarsi scava incessantemente buche nel terreno, recidendo così anche le radici che incontra, era considerata un pericolo da eliminare da contadini, ortolani e giardinieri. La caccia era perciò all'ultimo sangue. I sistemi erano numerosi, anche se il più comune, in Emilia-Romagna, era quello dei coppi. Esso consisteva nell'appendere con un filo ad una pertica, o ad un ramo, un coppo, un pezzo di metallo (di solito un ferro di cavallo) e un coperchio di latta. Questi oggetti, mossi dal vento, facevano battere il ferro sul coppo, producendo un suono sordo, penetrante, che sembrava essere infallibile nel fare fuggire questi ospiti indesiderati. Altri sistemi, più spicci, erano lo schioppo e il paletto, col quale l'animale veniva stanato ed ucciso. Altri sistemi tradizionali per allontanare le talpe consistevano nel mettere teste di aringa nelle gallerie da loro scavate, oppure dei rami di sambuco. Efficaci sembravano essere anche i pannelli di ricino, cioè la pasta dei semi di ricino che rimanevano dopo l'estrazione dell'olio. Quando una talpa era uccisa, veniva eliminata, dato che non esistevano impieghi di sorta, fatto salvo l'uso della pelle nella fabbricazione artigianale di piccole borse o sacchetti per il tabacco. La pelliccia di talpa, infatti, benché morbida e vellutata, non ha mai avuto un utilizzo ben preciso. Le cause sono da ricercarsi nelle piccole dimensioni delle pelli e nella difficoltà di trovarne di colore simile, elementi indispensabili per confezionare pellicce di qualità.

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