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 GLI INCONTRI DI NATURA MEDITERRANEO
 Evento: Escursione NM nella divina foresta spessa e viva
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pan_48020
Utente Senior


Prov.: Ravenna

Regione: Emilia Romagna


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Inserito il - 19 aprile 2009 : 14:40:24 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Eccomi...
per le zanzare aggiungo una cosa:
a volte possono essere veramente fastiodiose. Consiglio vivamente un repellente (forte) e indumenti a manica lunga. Anche un berretto o cappellino può aiutare, sopratutto se si è quasi pelati come il sottoscritto!


Per chi viene in auto



Avvertenza generale
Il parcheggio dove andiamo è uno dei più interni, riparati e frequentati della zona, questo dovrebbe scoraggiare eventuali male intenzionati. Tuttavia il fenomeno dei furti nelle auto è aumentato negli ultimi anni per cui sconsiglio vivamente di lasciare oggetti in bella vista come zaini o giacche. Cercate quindi di mantenere l'auto libera da oggetti durante l'escursione.



Istruzioni di viaggio per chi viene da Nord, ovvero direttrice Ferrara, Venezia, Trieste.

Scendete a Ravenna sulla statale Romea 309 direzione Ravenna.
Comportamento "generale"------> SEMPRE DRITTO!!!


Distributori carburante. Gli ultimi si incontrano in provincia di Ferrara, qualche km dopo aver oltrepassato il paese di Porto Garibaldi. Saltati quelli non ce ne sono più lungo il tragitto sino alla meta.

Si supera il ponte sul fiume Reno entrando in provincia di Ravenna, si prosegue oltrepassando una grande rotonda e subito dopo il ponte sul canale "destra Reno". In quel punto c'è l'ultimo bar sul tragitto.
Si prosegue diritto osservando sulla destra la splendida Valle Mandrioli (o Valle della Canna), si supera il ponte sul fiume Lamone e si proseguie dritto sulla statale in mezzo al bosco (a dx oasi wwf Punte Alberete, a sx Pineta S.Vitale)

Ultimo riferimento prima di svoltare è un ristorante sulla sx "Ca del Pino" immerso nella pineta, qualche centinaio di metri dopo, sempre sulla sx c'è l'accesso con un piccolo stradello non asfaltato al parcheggio di Ca Vecia, appena prima del canale Fossatone.
Se lo mancate (ed è facile che succeda!) non c'è problema, superate il ponte del Fossatone e subito sulla dx c'è l'ingresso al parcheggio dell'oasi WWF di Punta alberete ove si può comodamente fare inversione!.

Sconsiglio manovre strane o inversioni sulla Statale Romea, troppo pericoloso!




Istruzioni di viaggio per chi viene da Ovest, ovvero direttrice autostrada, Bologna...

Scendete a Ravenna sulla bretella dell'A14 che da Imola porta nel ravennate.
Comportamento "generale"------> SEMPRE DRITTO!!!

Dopo il casello di uscita dall'autostrada si prosegue dritto sulla tangenziale che altri non è che la prosecuzione dell'autostrada stessa. Si prosegue diritti direzione Venezia (dopo diversi km si giunge vicini alla città di Ravenna), dopo un cavalcavia la strada passa da 4 a 2 corsie... sempre diritto. Altro cavalcavia e di seguito semaforo.... sempre diritto. Si supera l'ultimo distibutore di carburante (sulla sx) ed altro semaforo.... sempre diritto.

Si prosegue sino a giungere ad un cavalcavia particolare che compie una curva a sinistra, pertanto non occorre fare nessuna svolta... sempre dritto sul cavalcavia che alla fine vi immette nella statale Romea 309.

Si prosegue ancora per pochi km, si supera il ponte sul canale Viacerba e alla dx avrete già il bosco della Pineta di San Vitale, comunque sempre dritti sino a superare il ponte sul canale Fossatone e subito dopo a DX su un piccolo stradello non asfaltato che vo porta sino al parcheggio di Ca vecia.

Se lo mancate (ed è facile che succeda!) non c'è problema, continuate ancora per qualche centinaio di metri e sulla dx c'è l'ingresso al ristorante "Ca del Pino" ove si può comodamente fare inversione!.

Sconsiglio manovre strane o inversioni sulla Statale Romea, troppo pericoloso!


Cartina fatta alla buona: 1-ristorante "ca del Pino" 2-Parcheggio ingresso oasi wwf "Punte alberete"
Escursione NM nella divina foresta spessa e viva
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Conoscere gli altri, è saggezza; ma conoscere se stessi è saggezza superiore.
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pan_48020
Utente Senior


Prov.: Ravenna

Regione: Emilia Romagna


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Inserito il - 19 aprile 2009 : 14:47:12 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia

Statale Romea, venendo da Ravenna appena prima del ponte sul Fossatone:
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100 metri dopo, ingresso stradello di accesso al parcheggio (a dx):
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Stradello non asfaltato di accesso al parcheggio (diverse buche) :
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Parcheggio della Ca vecia:
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theco
Utente Super




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Inserito il - 19 aprile 2009 : 16:08:38 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
La storia naturale di questo bosco la vedremo insieme sul posto.

Qui vi anticipo qualche nota di storia storia, tratta da: Fabbri, Missiroli, Le pinete ravennati, Longo, 1998, un bellissimo libro del quale consiglio la lettura a tutti gli amanti della storia e dei boschi. Il testo in blu, proviene da lì.


Dalle origini al XII secolo.
Questa è la storia di un bosco e di una città. Di boschi ce ne sono tanti al mondo e di città anche di più; ma le coppie bosco-città, le vicende che legano l'uno all'altra, sono già meno frequenti. Nel nostro caso poi, la vicenda è insolitamente lunga: perchè quando la città prese forma, sui 20-25 secoli fa, il bosco c'era già, anche se non era una pineta; e subito tra questa comunità di alberi e quella di uomini il rapporto fu stretto e per entrambi condizionante. Non che gli alberi avessero bisogno degli uomini; anzi, fino a quel momento ne avevano fatto benissimo a meno. Ma non fu certamente vero il contrario.

Dopo diversi secoli da queste origini, ritroviamo le prime menzioni di questo bosco: già parlano di pineta, ma ancora, a quanto dicono i botanici, non era la pineta di oggi. Non quella dei pini a ombrello, che producono pinoli commestibili e di cui, trascorsi ancora molti secoli, la città avrebbe fatto il suo emblema. Però il fatto che si chiamasse pineta - e dunque che i pini vi fossero prevalenti - suggerisce che gli uomini della città avevano profondamente trasformato il bosco. Che lo avevano in qualche misura artificializzato e adattato a specifici loro bisogni: perchè il pino non è mai stato un albero comune da quelle parti. Tanto è vero che più tardi, allentata la pressione degli uomini o mutati i loro bisogni, il pino regredisce e il bosco torna a chiamarsi bosco, o meglio silva, e la pineta - la nostra pineta, questa volta: quella dei pini da pinoli - tornerà a essere menzionata solo dopi altri secoli ancora, già dentro al millennio che sta per chiudersi. La storia della pineta comincia dunque di qui; prima è solo leggenda. Ma resta una storia lunga, intensa, complessa.


Qualche informazione in più sulle pinete precedenti l'anno mille:
In verità, le menzioni documentarie più antiche della presenza di una pineta vanno molto indietro nel tempo e si riferiscono a episodi bellici accaduti sul finire del V secolo (si tratta dello scontro tra Odoacre e Romolo Augustolo nel 476...). Questo è certamente un terminus ante quem e tuttavia non v'è prova alcuna dell'ipotesi, avanzata in passato da numerosi Autori, che una pineta esistesse già ai tempi di Augusto. Un'ipotesi poggiante sulla pur ragionevole ma non documentata argomentazione che la flotta classense dovesse aver bisogno di legname di pino per le riparazioni e per le nuove costruzioni; e che tuttavia si è rafforzata nel tempo, tanto da costituire oggi ancora credenza comune. In ogni caso questa pineta antiqua non poteva includere l'attuale pino domestico, ma semmai il pino silvestre (Pinus sylvetris) o pino d'Austria (Pinus nigra).

A queste antiche pinete segue un periodo nel quale il bosco naturale riprende il sopravvento, poi cominciano le documentazioni relative ad una nuova pineta, questa volta si tratta di quella giunta fino a noi, dominata da Pinus pinea:
Quanto al pino domestico, o pino da pinoli (Pinus pinea), potrebbe essersi insediato spontaneamente in un periodo di clima più caldo dell'attuale, quale sembra sia stato quello dei secoli intorno all'anno Mille, dato che oggi si trova al limite settentrionale del suo areale; ma è più facile che sia stato introdotto in età indeterminata precisamente per utilizzarne i pinoli. Resta il fatto che nei documenti le silvae del X-XI secolo divengono col XII pignetae: a indicare che in questo frattempo il pino era cresciuto al punto da conferire il suo nome all'intero bosco.

Neppure è provato che vi sia continuità temporale tra le pinete del V secolo e quelle che sono esplicitamente menzionate solo all'inizio del XII; anche se un documento di questo periodo parla di una pineta antiqua, e quindi ne sposta indietro di qualche tempo l'origine.
Potrebbero queste menzioni medievali che mutano da silvae a pignetae essere indizi di una trasformazione indotta dall'uomo? di una semina programmata del pino domestico suggerita forse da un emergente valore di questa pianta? era questo valore legato all'instaurarsi di un mercato profittevole per la pigna e il pinolo?
Difficile dare risposte a queste domande: se non che un mercato della pigna è documentato almeno nel tardo XIII secolo; e uno dei pinoli dal XIV. Anche questi sono terminus ante quem, specie il secondo; ma è anche ragionevole l'ipotesi che solo in seguito alle restrittive leggi veneziane circa la conservazione dei boschi - cioè solo con la seconda metà del XV secolo - gli usufruttuari (che, come vedremo, erano quattro abbazie ravennati) si risolvessero a limitare certe incipienti operazioni di messa a coltura e di affittanze delle radure per uso di pascolo; e invece a valorizzare maggiormente la risorsa boschiva vera e propria, estendendo la coltura del pino domestico.


A seguire

Ciao, Andrea
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pan_48020
Utente Senior


Prov.: Ravenna

Regione: Emilia Romagna


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Inserito il - 19 aprile 2009 : 18:50:18 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ok
Siamo anche alleorigini storiche...

Comunque devo precisare che:

1) Ho scritto Ca vecia, ma si legga Ca Vecchia (usavo il termine dialettale)

2) L'inizio è previsto per le 11, io sarò in zona molto prima (9?), ne approfitterò per controllare alcune piante e luoghi nei paraggi. La mia macchina è una Ford fiesta grigia, un poco ammaccata quà e là. Probabilmente sono in giro a piedi per lo stradello o nell'area del parcheggio. Sono alto brutto e con la barba! Finchè non si parte ho il compito di intrattenervi, pultroppo non sono molto bravo a fare il contorsionista, quindi dovrò sfoderare le mie doti di naturalista...

3)x chi lo vuole, gli invio il numero del cellulare, così se ci sono problemi si sentiamo per telefono, basta mandarmi un messaggio.


Ciao a presto

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Hemerobius
Moderatore


Città: Alghero
Prov.: Sassari

Regione: Sardegna


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Flora e Fauna

Inserito il - 19 aprile 2009 : 19:14:17 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Carissimi Andrea e Sergio ,
sono allibito ... che non è il termine giusto ma rende bene, anche se devo aggiungere l'avverbio: favorevolmente allibito.
A mio parere le informazioni che state fornendo sono di una precisione e di una completezza mirabile (e lo dico a ragion veduta visto che anch'io sono un indigeno ).
Quasi quasi se riesco faccio un salto, giusto per un saluto. Sono infatti in zona, ma sabato 9 maggio oltre alle cure termali la mattina (motivo per cui sono lì) c'è Entomodena a cui devo essere per le 16. Insomma sarebbe un po' dura, ma mi state facendo venire la voglia ... magari 10 minuti prima che le zanzare si accorgano di me.
A proposito volevo supportare il vostro appello a non prenderle sotto gamba. Si tratta delle temibili Aedes caspius e Aedes detritus (e magari con qualche Aedes vexans), pungono di giorno, pungono all'aperto, pungono facilmente attraverso i vestiti (i jeans sembrano attirarle). Non affidatevi sul fatto che "a voi non pungono", a voi non pungono le Culex di casa, non le Aedes delle valli di Comacchio e pinete di Ravenna .

Ciao Roberto


verum stabile cetera fumus
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theco
Utente Super




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Inserito il - 19 aprile 2009 : 19:56:01 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Hemerobius:

Si tratta delle temibili Aedes caspius e Aedes detritus (e magari con qualche Aedes vexans), pungono di giorno, pungono all'aperto, pungono facilmente attraverso i vestiti (i jeans sembrano attirarle). Non affidatevi sul fatto che "a voi non pungono", a voi non pungono le Culex di casa, non le Aedes delle valli di Comacchio e pinete di Ravenna .


Grazie Roberto, mi farebbe davvero piacere conoscerti di persona... ti aspettiamo.

Confermo... il repellente anche sopra jeans e maglietta. Qualche anno fa, in piena estate, incontrai nel parcheggio una famiglia con bambini, per qualche ragione erano evasi dalla vicina spiaggia e si stavano avventurando nel bosco in costume da spiaggia e zoccoli... so per esperienza che le zanzare impiegano un po' di tempo ad individuarti e a raggrupparsi, quindi gli avranno sicuramente lasciato il tempo di allontanarsi dall'auto, dopo di che...

Comunque quello alto, brutto e con la barba sono io...

Ciao, Andrea
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pan_48020
Utente Senior


Prov.: Ravenna

Regione: Emilia Romagna


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Inserito il - 19 aprile 2009 : 20:17:10 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Si vede che alti brutti e con la barba saremo in 2

ciao

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theco
Utente Super




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Inserito il - 19 aprile 2009 : 22:34:20 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Non sapevo della concomitanza con Entomodena, se qualcuno interessato alla mostra vuole provare ad unire le due cose sappia che la pineta dista da Entomodena circa 90 minuti d'auto, guidando tranquilli.

Ciao, Andrea
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DRAKE
Utente Senior


Città: CESANO BOSCONE
Prov.: Milano

Regione: Lombardia


1478 Messaggi
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Inserito il - 24 aprile 2009 : 16:38:20 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ho visto oggi il possibile incontro annuale NM a ravenna , e' interessante e mi propongo di venire .
Poichè vengo da Milano /Cesano Boscone devo decidere se venire in auto e potrei portare qualcuno dei nordisti o venire in treno come spiegato dai promotori cosi' bene, proponetemi incontro con altri anche per strada,
Salvatore se vieni potrei io passare a prenderti, o altri ...
resto in attesa di conferme da chiunque voglia intervenire.
ci vedremo senz'altro.
ciao

Cesare Astori

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DRAKE
Utente Senior


Città: CESANO BOSCONE
Prov.: Milano

Regione: Lombardia


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Inserito il - 24 aprile 2009 : 16:40:12 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Se ci sono altri milanesi che vogliono venire sappiatemelo dire .
volentieri mi organizzero' per il trasporto insieme.
ciao

Cesare Astori

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Salvatore Caiazzo
Moderatore


Città: Monteveglio
Prov.: Bologna

Regione: Emilia Romagna


3994 Messaggi
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Inserito il - 24 aprile 2009 : 23:55:47 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao Cesare! Piacere di risentirti!
Ero così entusiasta di venire a questo raduno e portare anche qualcuno dei miei amici di corso, ma, ecco l'inghippo: il prof. di paleontologia per la stessa data ha messo l'escursione sul campo, alle gole del Furlo e a Gubbio, questa è una delle uniche due che faremo, non ce la sentiamo di rinunciare, e mi dispiace molto.
Anche la visita ad Entonodena salta, dove avrei rivisto con piacere tanti amici di NM. Vabbè, tutto non si può avere.
Sarà per la prossima.


Siamo parte della natura - Salvatore
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theco
Utente Super




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Inserito il - 25 aprile 2009 : 00:22:52 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Il capitolo successivo della storia di questo bosco...

Il tempo delle abbazie: dall'anno Mille alla rivoluzione francese

da Fabbri, Missiroli, Le pinete ravennati, 1998
Già dalle prime menzioni documentarie, dai tempi attorno al Mille, i boschi litoranei, pinete o meno che fossero, risultano attribuiti a comunità monastiche, che ne avrebbero mantenuto la concessione fino ai contraccolpi della rivoluzione francese. Si trattava di una di quelle concessioni dette enfiteusi, formalmente rinnovabili ma di fatto perpetue, assai frequenti nel diritto medievale, secondo le quali un concessionario, in cambio dell'usufrutto del bene, s'impegnava a valorizzarlo con opere di miglioria; inoltre a rispettare certi diritti d'uso [a favore della Comunità], quali nel caso nostro, i diritti di pascolo e legnatico.

In sostanza, una situazione di terreni demaniali dati in concessione perpetua a potenti privati e sulla cui gestione esistono ab origine tutti i presupposti del contenzioso in quanto tutte le parti in causa pretendono di avere una parola da dire: il concessionario, che si ritiene proprietario de facto e cercherà di diventarlo anche de jure; il concedente [l'arcivescovo locale dall'anno Mille e poi il governo pontificio centrale dal 1500, con una breve interruzione di governo veneziano] perchè detiene il potere; infine, la cosiddetta 'gente', rappresentata in qualche modo dalla Comunità, che intende vigilare sul rispetto dei diritti civici.

Anche se l'affidamento in esclusiva a monasteri - a quattro di essi per l'esattezza - di tutte queste terre costituiva in qualche modo una peculiarità ravennate, si trattava tuttavia di un'operazione assai consueta e vantaggiosa per tutte le parti. Il concedente trovava il modo di valorizzare, senza rinunciare al controllo, terre di cui non aveva la possibilità di occuparsi in proprio e che altrimenti sarebbero rimaste inutilizzate; senza contare che finiva anche col percepire dal concessionario canoni e contributi in forma d'imposte e, cosa non ultima, che poteva alimentare il proprio circuito clientelare.
Il concessionario entrava nell'usufrutto di queste terre senza doverle acquistare e invece potendole affittare a terzi e lucrarci sopra come se fosse stato proprietario.
Finalmente, da questo regime di concessione perpetua traeva notevoli vantaggi anche la comunità, che, senza onere alcuno di gestione nè di altro genere, poteva liberamente usufruire, pur con alcuni vincoli, di una dotazione ingente di risorse.

Nelle terre di cui ci occupiamo questo regime è durato senza sostanziali variazioni per sei secoli almeno, ma più probabilmente per sette-otto.

I documenti non registrano che episodicamente contenzioso sulle attività di caccia o di pesca e ciò suggerisce che queste fossero relativamente libere. Invece i diritti di legnatico e di pascolo furono permanentemente oggetto di liti tra la Comunità e le abbazie, con ripetuti interventi dei governi veneziano prima e pontificio poi, in genere favorevoli al mantenimento di questi diritti, pur con alcune limitazioni.
Quanto al legnatico, i monaci avevano l'esclusiva della raccolta dei pinoli e anche delle pigne e potevano inoltre raccogliere la legna secca, ma dovevano consentire la medesima cosa a chiunque. Non potevano invece tagliare la legna verde, chè la cosa sarebbe andata in senso opposto al principio della valorizzazione del bene concesso: invece lo facevano clandestinamente ed esportavano i tronchi di pino via mare per ogni dove.
A conferma della convenienza economica del pino e dei suoi prodotti, questi abbattimenti erano tuttavia largamente compensati da sempre nuove semine, che venivano analiticamente registrate dai monaci ed eseguite secondo precise regole scritte, le quali prevedevano tra l'altro una rotazione quadriennale per zone




Da un'istruzione dell'abbazia benedettina di San Vitale sul finire del 1600:
Il tempo proprio per seminare i pignoli sarà il primo giorno immediatamente dopo la prima pioggia del mese di maggio [noi siamo lì proprio in quei giorni... se qualcuno vuole provare ], richiedendosi per detta semina queste due condizioni, cioè che il pignolo non sia troppo arso dal sole, e che la terra sia bagnata di fresco. In caso che non succedesse pioggia nel mese di maggio, verso il 20 del detto mese si dovrà far seguire la semina, con la diligenza di far stare in acqua i pignoli che si dovranno seminare per tutta la notte antecedente il giorno della semina. Il pignolo si seminarà in guscio tra gli sterpi e i ginepri per meglio guardarlo dai bestiami e dovrà essere grosso, tondo e pesante per segno, che sia ben pieno e vigoroso, come appunto sono quei che scano dalle pigne femmine; e nel seminarlo si dovrà ricoprire tanto che resti per due sole dita sotterra, e non più.



Dalla Istoria civile di Francesco Ginanni, 1774
Queste seminagioni sogliono farsi da pazienti villanelle esperte, le quali, portando nel grembiule gli eletti pinocchi, e in man tenendo un preparato legnetto a guisa di chodo, cercano di fare con esso per terra fra cespugli il nascosto pertugio e quindi in esso depositano due o tre pinocchi e lo riempiono senz'altro più del contiguo terreno.



da Fabbri, Missiroli, Le pinete ravennati, 1998
Stime condotte soprattutto sulla base di documenti cartografici coevi, hanno valutato in 1.750 ha l'estensione del bosco alla metà del XVI secolo, che divengono 4.000 ha un secolo dopo e 7.000 alla fine del Settecento, quando si raggiunse l'estensione massima. I monaci dunque, nonostante le continue accuse di sterminio del bosco, altro non fecero che coltivarlo, valorizzandolo ed estendendolo e tenendo fede ai termini del patto di concessione.
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theco
Utente Super




6114 Messaggi
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Inserito il - 25 aprile 2009 : 00:25:52 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Mi spiace Salvatore... sarà per la prossima.
Salutami il rosso ammonitico, che non vedo dai tempi... meglio ormai tacere sui tempi

Ciao, Andrea
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pan_48020
Utente Senior


Prov.: Ravenna

Regione: Emilia Romagna


2334 Messaggi
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Inserito il - 25 aprile 2009 : 21:44:36 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Oggi ho fatto un "giretto"
Siamo messi bene, molte fioriture in atto, sono arrivati i primi cuculi mentre upupe, torcicolli e usignoli cantano che è un piacere...
Negli ultimi giorni ci sono state molte piogge e alcuni sentieri sopra al Cavedone sono parzialmente allagati. Per arrivare in un punto ho dovuto utilizzare gli stivali... (ma ne valeva la pena!)
Se la situazione si mantiene così molto meglio il giro della Bebalassina sino al Taglio; ho fatto anche quello, lì è tutto a posto.

Le orchidee sono già partite, i Limodorum sono un po' indietro. Ormai quasi tutti gli alberi hanno le foglie formate.

Ciao

PS: molte zanzare......

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Modificato da - pan_48020 in data 25 aprile 2009 21:45:13
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DRAKE
Utente Senior


Città: CESANO BOSCONE
Prov.: Milano

Regione: Lombardia


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Inserito il - 26 aprile 2009 : 10:57:51 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Mi spiace Salvatore , avrei rivisto volentieri te e Alessio e allora un grandissimo saluto anche a Carmen ed Eleonora , che sara' diventata una signorina ora.
alla prossima e che non sia tanto lontana.
ciao

Cesare Astori

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Fabio F
Utente Senior

Città: -

Regione: Marche


1079 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 28 aprile 2009 : 10:21:29 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ciao a tutti! Nella pineta di San Vitale quali anfibi sono segnalati?
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theco
Utente Super




6114 Messaggi
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Inserito il - 28 aprile 2009 : 11:06:44 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di Fabio F:

Ciao a tutti! Nella pineta di San Vitale quali anfibi sono segnalati?



Ciao Fabio, ecco la lista:

Escursione NM nella divina foresta spessa e viva
54,37 KB

Rispetto alle stazioni che vedi nella tabella la Pineta San Vitale è incastrata tra Punte Alberete e il Bardello.

Se vuoi leggere l'intero articolo dal quale proviene la tabella puoi scaricarlo da qui:
Allegato: Escursione NM nella divina foresta spessa e viva q_17_pp49_58bis.pdf
290,27 KB


Ciao, Andrea

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mazzeip
Moderatore


Città: Rocca di Papa
Prov.: Roma

Regione: Lazio


13572 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 28 aprile 2009 : 11:27:12 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Anch'io stavo provando a liberarmi per Entomodena (la mattina di sabato 9), poi potrei raggiungervi da qualche parte, eventualmente se potete mandarmi qualche cellulare per MP riusciamo a coordinarci...



Paolo Mazzei
Link Moths and Butterflies of Europe and North Africa
Link Amphibians and Reptiles of Europe
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theco
Utente Super




6114 Messaggi
Tutti i Forum

Inserito il - 28 aprile 2009 : 12:52:32 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Messaggio originario di mazzeip:

Anch'io stavo provando a liberarmi per Entomodena (la mattina di sabato 9), poi potrei raggiungervi da qualche parte




Ciao, Andrea
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Fabio F
Utente Senior

Città: -

Regione: Marche


1079 Messaggi
Flora e Fauna

Inserito il - 29 aprile 2009 : 09:30:46 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Grazie, comincio a farci un pensierino
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