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marcocl
Utente V.I.P.

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Inserito il - 21 gennaio 2009 : 12:58:03 Mostra Profilo  Apri la Finestra di Tassonomia

Postiamo qui i Phlegmacium determinati con (relativa) sicurezza....

marcocl
Utente V.I.P.

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Inserito il - 26 gennaio 2009 : 18:08:08 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
I Phlegmacium, secondo la vecchia definizione, che qui adottiamo ancora, hanno cappello più o meno viscoso e gambo asciutto. Spesso assai carnosi e a bulbo da claviforme a marginato, assai più raramente il gambo è cilindrico.
Il sezionamento interno è piuttosto chiaro, ed anche le analisi molecolari hanno fondamentalmente confermato il sezionamento di Moser; l’unica differenza, come detto, è che alcuni gruppi saranno dei subgeneri a sé.
Molto importanti per il corretto sezionamento sono:
1. colore delle lamelle da giovane
2. reazione agli alcali
3. colore del velo generale
4. forma della spora

Le sezioni più importanti sono:
- Fulvi + Calochroi. Molto robusti, a lamelle gialle (i primi) o viola (i secondi), reazione rossa agli alcali per lo più positiva, grossa spora quasi sempre limoniforme o sublimoniforme. Bulbo molto spesso largo e piatto. Pigmenti gialli o bruni abbondanti. Un gruppo molto a sé, senza affinità con altri Phlegmacium: p.es. i Percomes (a bulbo per lo più non marginato), che spesso venivano affiancati, sono invece da tenere a parte, nonostante le lamelle gialle.
- Coerulescentes + Glaucopodes. A differenza dei precedenti la spora è per lo più amigdaliforme, raramente limoniforme (come in C. velicopia = C.eucoerulescens). Lamelle a colori per lo più azzurro-violaceo all’inizio. Bulbo spesso relativamente piccolo e non con margine piatto.
- Multiformes + Triumphantes. Sembrano piuttosto correlati ai precedenti. Lamelle bianche o ocracee, spore non molto grandi, solo assai raramente limoniformi, bulbo non massiccio. I triumphantes rimangono ben caratterizzati dal velo giallo o giallo verde.
- Variecolores. Ben caratterizzati dal gambo clavato e dalla reazione gialla agli alcali, i colori sovente azzurro-violacei.
- Altro gruppo molto isolato sono i Purpurascentes + Scauri, forse un subgenere a parte.
- Ancora isolata è la posizione di C. caesiocortinatus, a spore subglobose. Quest’ultimo carattere è probabilmente di grande importanza.

Il mio consiglio: prima di dare il nome della specie ad un Phlegmacium, tentiamo di assegnarlo ad una sezione: quseto sarà già un grosso passo avanti!
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marcocl
Utente V.I.P.

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Inserito il - 02 febbraio 2009 : 18:10:25 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Iniziamo a vedere qualche scheda di Phlegmacium.
Tra i tanti gruppi inizierei a vedere proprio i Calochroi-Fulvi, gruppo molto vasto, ma parecchio diffuso di Phlegmacium.
Fra i due gruppi, però, mi soffermerei molto più sui Fulvi, per la semplice ragione che i Calochroi in questo momento sono difficilissimi da determinare, in particolar modo il gruppo di C. calochrous. Dati molecolari (lavori di Frøslev), hanno dimostrato che quello che chiamavamo C. calochrous, con le sue varietà (caroli, haasi, parvus, etc.) sono in realtà ben 13 specie, e probabilmente ce ne sono ancora altre da descrivere.
Il problema è che i dati morfologici (macro e micro) che dovrebbero essere collegati a queste differenze genetiche, sono per adesso molto labili e assai poco chiariti in maniera attendibile. In letteratura erano stati descritte molte specie (C. frondosophilus, C. catharinae, C. arquatus, C. subarquatus, etc.), ma solo alcune di queste si sono rivelate valide, e spesso NON per i caratteri con cui erano state separate. In particolare si fa fatica a trovare una correlazione tra uno dei dati più semplici, e cioè le dimensioni sporali (carattere in genere della massima importanza) e le varie specie. Per farla breve, sembra che in questo gruppo le specie possano avere delle dimensioni sporali assai variabili, più di quanto siamo abituati a vedere con altre specie.

Quindi per adesso lascerei perdere i Calochroi, dopo avervi messo solo qualche specie.

Iniziamo proprio con il C. calochrous s.s.. Cosa si intende ora per “calochrous s.s.”?

Immagine:
Phlegmacium
159,33 KB
Si tratta di un Phlegmacium medio o medio-piccolo, a cappello dai colori gialli piuttosto puri, gambo bianco, raramente con del viola alla sommità, ingiallente con l’età. Lamelle viola più o meno intenso (a volte poco). Reazione con gli alcali media, rossastra non vivace ma netta sul cappello, nulla o quasi su carne e base del gambo. Habitat: specie fagicola, forse quasi esclusivamente (da verificare, però!). Spore relativamente piccole, 9-10.5(11) x 5-6 m, amigdaliformi, raramente sublimoniformi, a verruche piuttosto grandi, maculiformi.

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marcocl
Utente V.I.P.

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Inserito il - 02 febbraio 2009 : 18:19:56 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Vi posto un'altra immagine di C. calochrous, a colori più vivaci, che avevo determinato, seguendo il Marchand, come C. cookeianus
Immagine:
Phlegmacium
239,4 KB

Ma il prof. Moser, che avevo consultato (si era insieme al congresso del GEMA in Abruzzo), mi fece notare che in realtà altro non si trattava che di un sinonimo di calochrous, peraltro con microscopia identica.

Ma la cosa si complica quando si ritrovano dei "calochrous" fagicoli, e abbastanza simili macroscopicamente, ma a spore decisamente più grandi, 10-12 m di lunghezza, spesso limoniformi o sublimoniformi.
Io ho almeno una raccolta di questo Phlegmacium, fra l'altro anche a dimensioni maggiori. Seguendo proprio la chiave del Moser, lo determinavo come C. arquatus.
Ma questa specie non viene più considerata valida, nè meno che mai dai lavori molecolari.
Vi lascio quindi con questo problema, e con il messaggio che allo stato attuale, non tutto è chiarito in questo gruppo (come in molti altri gruppi di cortinari e non solo!)
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marcocl
Utente V.I.P.

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Inserito il - 13 febbraio 2009 : 17:21:09 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Continuiamo la discussione sulla sez. Calochroi del subg. Phlegmacium.

Prima cosa: chiunque voglia intervenire è il benvenuto, anzi sarebbe particolarmente importante che se qualcuno di voi ha delle specie della sezione che stiamo trattando, oppure in qualche modo ha delle osservazioni/commenti/diverse esperienze sull'argomento, intervenendo a qualsiasi livello, non potrà che arricchire la discussione e quindi il forum stesso.

Allora, se abbiamo detto che il gruppo intorno a calochrous è di estrema difficoltà ed è tuttora ancora da chiarire (almeno per la morfologia), si può però individuare una sottosezione dei Calochroi assai più "potabile".

Si tratta dei Sodagniti, un gruppo di Calochroi prontamente roconosciuti per una reazione intensissima, di un rosa rosso "eclatante" delle basi sulla cuticola o la carne. Oltretutto io che seguo per motivi professionali la chimica dei Basidiomiceti, vi posso dire che una decina di anni fa (solo) è stata scoperta la sostanza presente nel fungo, che dà questa reazione, ed è stata chiamata, per l'appunto "sodagnitina" (si tratta di un terpene).

Questo gruppetto contiene un ridotto numero di specie, ben caratterizzate.

Iniziamo dal capostipite, il C. sodagnitus.
Immagine:
Phlegmacium
148,86 KB C. sodagnitus Corsica nov. 1990

Non è specie difficile da riconoscere. A prima vista potrebbe ricordare uno dei Coerulescentes, come C. mairei (ammesso che questa specie esista davvero, e non sia un sinonimo di altro, come C. terpsichores, C. caesiocyaneus, etc.) o C terpsichores.
Ma i colori di sodagnitus sono di un azzurro-violetto più tenero (la mia foto non rende bene), ed inoltre la cuticola è amara. Per ultimo, ovviamente, la reazione alle basi taglia la testa al toro.
La carne è bianca o azzurrognola nel cappello, e non ha odori particolari.
Le spore sono 8.5-10 (11) x 5-5.5 (6) µ, ellittiche, talvolta subamigdaliformi, a verruche medie o medio-basse; anche questo aiuta perchè nel grosso dei Calochroi le spore sono decisamente tendenti al limoniforme e hanno verruche molto grosse.
In letteratura qualcuno riporta delle spore assai più grandi, ma io non ho mai trovato nulla del genere; penso si tratti di una qualche confusione nata chissà da cosa. I "soliti" francesi dell'Atlas des Cortinaires hanno anche qui descritto altra roba, ma questa volta la maggior parte degli autori è d'accordo a riconoscerci una sola specie.

C. sodagnitus è tipico dei boschi mesofili (= temperato freschi) di latifoglie, soprattutto Carpinus, Fagus, Castanea. Per mia esperienza è assente dalle quercete pure, almeno dalle cerrete più termofile. Preferisce i terreni silicei a quelli calcarei (e non sono molti i Phlegmacium con questa preferenza). Non è raro, ma neppure frequentissimo, probabilmente più comune nell'Europa centrale-atlantica, mentre nel Mediterraneo diventa specie collinare o submontana.
Lo conosco dalla Lombardia (Oltrepò Pavese) alla Liguria, alla Toscana e al Lazio. Senz'altro avrà diffusione abbastanza ampia nel centro-nord Italia, ma non mi stupirei che diventasse decisamente più raro al sud.

Attenzione solo a non confonderlo con il suo (relativamente) simile C. dibaphus: quest'ultimo ha la reazione rossa con gli alcali sul gamboo e sulla carne, e non sulla cuticola. I colori del carpoforo sono anche decisamente più violetti in dibaphus, e meno azzurri.

Ciao
Marco
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FOX
Moderatore


Città: BAGNO A RIPOLI

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Inserito il - 13 febbraio 2009 : 17:38:06 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia


Ciao Marco,

apprezzo moltissimo tutto il tuo lavoro e le esaudienti spiegazioni, però io sono ancora in alto mare nel capirci qualcosa.

grazie tantissime per il tuo impegno..


simo


Alto è il prezzo quando si sfida per vanità il mistero della Natura - I. Sheehan
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marcocl
Utente V.I.P.

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Inserito il - 16 febbraio 2009 : 16:02:21 Mostra Profilo Apri la Finestra di Tassonomia
Ancora tra i Sodagniti, vi presento C. arcuatorum. E’ uno dei cortinari più belli che ci siano! (un po’ di sano stupore non fa mai male!).
I suoi colori arancio, rosa-arancio, rosso mattone o più giallastri, uniti al tenero violetto delle lamelle e spesso del gambo, sono unici!
Immagine:
Phlegmacium
204,53 KB C. arcuatorum (=C. fulvoincarnatus)

Inoltre la reazione alle basi è sempre di un rosso lampone vivace su cappello e carne. La cuticola è amara e vischiosa. L’odore è nullo, e le spore più tipicamente (per il gruppo) da amigdaliformi a nettamente limoniformi, 10-12 x 5.5-6.5 µ, a verruche forti.

In boschi di latifoglia su terreno calcareo, spesso querce (cerri, soprattutto), ma anche carpini neri, faggi, etc.. Piuttosto raro e localizzato, probabilmente associato ad alberi vecchi, in foreste mature. Io l’ho trovato una sola volta (esemplari foto): Lazio, Monti Lepini, Cori (LT), alt. m. 500 ca. in una fustaia di cerro su calcare, ottobre 1991.

A lungo ho cercato di identificare questa specie con il nome di C. fulvoincarnatus Joach., una specie che dovrebbe essere differente da C. arcuatorum per varie ragioni. I colori più fulvo rossastri, il gambo e talvolta il velo violacei, le spore forse più grandi (?); la mia raccolta sembrava per l’appunto caratterizzarsi abbastanza bene per questi caratteri. Ma la maggior parte degli autori, fra cui anche Consiglio nella sua monografia, sono concordi nel dire che i caratteri distintivi tra le due specie intergradano notevolmente, cosicché mi accodo senz’altro anch’io, una volta tanto che si va verso una semplificazione!
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