Grazie a Stekal per aver presentato il lato B del Resegone. Nella conca al centro della foto, il Comune con meno abitanti d'Italia: Morterone. Dove posavano i tuoi piedi di preciso?
Pezzo da Gaeta
Modificato da - Pezzo da Gaeta in data 28 dicembre 2008 21:12:00
Per Stekal e Marz. Credo che le vostre foto si riferiscano allo stesso itinerario. Io, pur essendo vicino, sono molti anni che non vado da quelle parti. Per Stekal: la memoria non mi lascia riaffiorare l'ex Rif Aurora. Per Marz: credo che tue foto siano state scattate poco prima di giungere, scendendo, alle Casere di Maesino, per poi proseguire verso la Culmine di San Pietro.
Questo lato del Resegone è certamente il più facile e semplice da affrontare, sia in estate, sia in inverno (con le dovute cautele).
Sinceramente non saprei dire quale dei due lati mi piaccia di più di questa bella montagna che non conoscevo
"se avessi cinquantatre' minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana..."
Quasi tutti in Lombardia conoscono il Resegone dal versante lecchese, perchè è quello che si affaccia sulla pianura ed è ben visibile da Milano e da tutta la zona densamente urbanizzata. L' altra faccia del Resegone (quella che Pezzo ha chiamato con una divertente battuta il lato B) è molto meno conosciuta e più solitaria. Per apprezzare appieno la battuta di Pezzo, non so se volontaria o meno, bisognerebbe ricordarsi l' ultimo concorso di Miss Italia, dove, pudicamente, si parlava di lato B per intendere una certa parte dell' anatomia femminile, generalmente molto apprezzata dagli uomini.
marz
Modificato da - marz in data 28 dicembre 2008 23:23:26
A dire il vero avevo più in mente il lato B dei vecchi dischi di vinile... senza altre allusioni. Per noi di Lecco quella parte "l'è el Resegun de dre" (è la parte dietro il Resegone). Una parte per noi quasi innaturale perchè per arrivarci bisogna proprio giraci attorno. Tuttavia quel versante offre degli itinerari che, oltre alla facilità (per chi vuole c'è anche dell'altro), permette di gustare ambienti naturali molto sereni e della bella flora. La strada arriva solo fino ad un certo punto e poi... via a piedi.
Per Stekal e Marz. Credo che le vostre foto si riferiscano allo stesso itinerario. Io, pur essendo vicino, sono molti anni che non vado da quelle parti. Per Stekal: la memoria non mi lascia riaffiorare l'ex Rif Aurora. Per Marz: credo che tue foto siano state scattate poco prima di giungere, scendendo, alle Casere di Maesino, per poi proseguire verso la Culmine di San Pietro.
Questo lato del Resegone è certamente il più facile e semplice da affrontare, sia in estate, sia in inverno (con le dovute cautele).
Grazie.
Pezzo da Gaeta
Esattamente per quel che mi riguarda. Per Stefano ho qualche dubbio che sia proprio lo stesso percorso. Anzi per essere ancora più preciso le mie foto le ho scattate da questo stupendo albero di proporzioni monumentali (credo sia un faggio, ma qui ci vorrebbe Alessandro), preso volutamente in controluce (ne approfitto per farvelo vedere).
Immagine: 298,72 KB
marz
Modificato da - marz in data 29 dicembre 2008 23:04:44
Dalla mia zucca non esce niente, nessun ricordo del rif Aurora. Grazie delle ultime foto che avete postato. Aggiungo ancora qualcosa di mio in veste estiva e autunnale.
Pezzo da Gaeta
Faggeta salendo dal passo di Olino verso il Resegone: 223,25 KB
Morterone, fino a poco tempo fa il più piccolo comune d'Italia (oggi dovrebbe essere il penultimo) seppure vasto come area, ha pochissimi abitanti. In questa foto, prestatami da mia moglie, il Comune di Morterone visto da poco sotto la cima del Monte Resegone.
Pezzo da Gaeta
Morterone: 270,03 KB
Modificato da - Pezzo da Gaeta in data 29 dicembre 2008 23:22:39
Nelle faggete di questo versante del Resegone fino ai primi anni del secolo scorso, come raccontano i vecchi, era ancora presente l'attività dei carbonai. Testimonianza della loro attività sono le numerose piazzole, ricavate nel pendio, che si incontrano a distanze ben cadenzate ove affiora il terreno nero dei carboni rimasti. Oltre a queste, e non saprei a che tempi andare, ci sono i resti dei forni "Culcinera o Calchera" dove veniva cotto il calcare per la produzione di calce, anche in questo caso utilizzando il legname presente sul posto.
Pezzo da Gaeta
Faggeta salendo dal passo Olino verso il Resegone: 191,75 KB
Il mestiere dei carbonai, di cui oramai non rimangono che vaghi ricordi, era uno dei più faticosi ed ingrati ed anche uno dei più diffusi fra i bergamaschi che nell' ottocento e nella prima metà del novecento emigravano in Francia od in Svizzera.
Le condizioni di lavoro e di vita erano durissime e basta leggere qualcuna delle pochissime testimonianze raccolte per capire in che condizioni si viveva all' epoca.
Il carbone si faceva col sistema del "poiat". E passeggiando nei boschi delle bergamasca (e non solo ovviamente) non è difficile riconoscere, con un pò di esperienza, quali erano i posti dove si ricavava il carbone. Per capire quale era il metodo di lavorazione si può leggere quest' articolo: Link
Probabilmente il sistema, con alcune varianti, era diffuso in tutta Italia. Ricordo che durante un' escursione in Sardegna sul Supramonte, mi avevano indicato in diversi posti dei ruderi di rifugi di fortuna costruiti dai carbonai ed un metodo di lavorazione abbastanza simile.
marz
Modificato da - marz in data 30 dicembre 2008 21:34:57
Probabilmente il sistema, con alcune varianti, era diffuso in tutta Italia.
marz
Certo che sì, dalle mie parti viene tuttora praticato a scopo dimostrativo ed in memoria di questi antichi mestieri, tutto questo avviene durante sagre paesane ed il procedimento dura all'incirca 10 giorni.
"se avessi cinquantatre' minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana..."
In effetti i "Carbunatt" (Carbonai) che lavoravano su queste pendici dovevano essere bergamaschi. Morterone, come il Resegone, confinano con la provincia di Bergamo ma, più che questa situazione, sono i racconti dei "vecchi" che fanno fede. Solo quando ero un ragazzo, da Morterone a Lecco si doveva andare a piedi e venivano impiegate almeno 4 ore. Ora questo comune è collegato da un'unica ardita strada transitabile regolarmente solo dai primi anni 60, oggi asfaltata e protetta ma, spesso chiusa in periodo invernale quando nevica tanto per il pericolo delle valanghe.