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Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
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Lucabio
Utente Senior
Città: Mongardino
Prov.: Asti
Regione: Piemonte
4359 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 23 novembre 2008 : 16:58:38
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Non me ne vogliate ma recupero da questo post Link le immagini dell'otolite che è presente all'inizio, che non aveva ottenuto molte attenzioni tra denti di squali e foraminiferi!
Proviene dal "Campo degli Amusium" che per chi ricorda il video in proposito, è un affioramento abbastanza singolare, pliocene astigiano, con alla base sedimenti argillosi (tipica argilla grigio azzurra) e sulla parte superiore sabbie gialle astiane. Mentre il dentino di squalo e il secondo dente nel post, provengono dalle sabbie gialle del pliocene astigiano, come Maurizio ricorderà, dato che è stato lui a trovarli e a fare le foto, l'otolite (circa 2 mm) proveniva invece dall'argilla grigio azzurra che si trova subito al di sotto del precedente strato.
Oggi ho avuto modo di recuperare un articolo che ritengo sia molto interessante per dare finalmente un nome a molti otoliti che da tempo riposano in anonimato in qualche scatoletta!
Dirk Nolf - Angela Girone. Otolithes de poissons du pliocene inferieur (zancleen) des environs d'Alba (Piedmont) et de la cote ligure. Rivista Piemontese di Storia Naturale - Associazione Naturalistica Piemontese - Vol. XXVII - 2006 - pagg.77-114
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L'otolite che vi ripropongo è riconducibile, sulla base dell'articolo citato, alla famiglia Myctophidae, o pesci lanterna, genere: Diaphus o Lampadena.
Ho tratto da wikipedia alcune informazioni su questi pescetti che condivido con voi...
Si tratta di una numerosa famiglia di curiosi pesci di piccola taglia, in una delle due famiglie dell'ordine Myctophiformes, la Myctophidae, sono presenti 246 specie suddivise in 33 generi, con una distribuzione pressochè circumglobale. Prendono il loro caratteristico nome per via dell'uso della bioluminiscenza. Dal punto di vista ecologico i pesci lanterna sono ben noti per le loro migrazioni verticali nella colonna d'acqua: durante le ore diurne la maggior parte delle specie rimangono all'interno della zona batipelagica oscura, ad una profondità compresa tra i 300 - 1.200 metri; ma verso il tramonto i pesci cominciano ad aumentare nella zona epipelagica, fra 10-100 metri. Si pensa che i pesci lanterna compiano queste migrazioni per evitare la predazione e perché seguano gli spostamenti verticali dello zooplancton su cui si basa la loro alimentazione. Dopo una notte spesa a nutrirsi negli strati superficiali della colonna di acqua, il pesce lanterna comincia a discendere nuovamente dentro le profondità tenebrose ed è di nuovo l'alba.
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Scavare alla ricerca di ossa presenta qualche rischio, quanto basta per dare un minimo di brivido all'avventura, e probabilmente quel tanto che se ne corre anche, in media, quando si fa della caccia grossa in auto. Il rischio, inoltre, qui lo corre soltanto il cacciatore. Vi sono l'incertezza e l'eccitazione e tutte le emozioni del gioco d'azzardo, senza però i suoi aspetti deteriori. Il cacciatore non sa mai che cosa sarà il suo bottino: forse nulla o forse un animale che nessun occhio umano ha mai visto prima. Oltre il prossimo colle può aspettarlo una grande scoperta! La caccia alle ossa richiede conoscenza, abilità ed una certa dose di coraggio. E i risultati sono molto più importanti, molto più degni e molto più durevoli di quelli di qualsiasi altro sport! Il cacciatore di fossile non uccide, anzi resuscita. E il frutto della sua fatica è quello di aggiungere qualcosa in più alla somma dell'umano piacere e ai tesori dell'umana conoscenza" (George Gaylord Simpson, Attending Marvels 1934)
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Modificato da - Lucabio in Data 23 novembre 2008 17:42:45
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Earth whales
Moderatore
Città: Firenze
Prov.: Firenze
Regione: Toscana
1179 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 23 novembre 2008 : 17:40:25
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Il campo me lo ricordo perchè aspetto ancora il pezzo. E' vero quello che dice Luca, in alcuni casi però è sbagliato associare gli otoliti ritrovati alle profondità dei giacimenti.... i padroni (pesci) potrebbero essere stati mangiati da una parte e rica...i a molti km di distanza.
Tutto finisce, ma il ricordo del nostro passaggio vivrà nella memoria sino a quando l'ultima persona avrà occhi per vedere ciò che abbiamo fatto. Simone Casati
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oxon
Moderatore
Città: genova
Prov.: Genova
Regione: Liguria
1958 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 23 novembre 2008 : 17:56:51
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Dalle nebbie padane riaffiorano piccole fioche luci biologiche: i pesci lanterna. E con questi altri dubbi mi tormentano, come detto da Luca le migrazioni nictamerali di questi pesci spaziano fra i 200-600 metri di stazione diurna Tortonese, 1970. Osteichthyes, Parte Prima, ai pressi della superfice nelle ore notturne, e questo attiene alle specie attualmente viventi nel nostro mare. Se le abitudini plioceniche erano simili, e penso lo siano state, allora il "campo degli Amussium" deve essersi formato a quelle profondità e nei giacimenti pliocenici padani dovevano esistere fosse rilevanti. Quello che non riesco a comprendere è il fatto come in giacimenti di mare aperto non abbia rinvenuto foraminiferi planctonici che ne sono caratteristici. Dovremo effettuare un altro campionamento e guardare con maggiore attenzione! Ciao ed a presto.
oxon |
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Lucabio
Utente Senior
Città: Mongardino
Prov.: Asti
Regione: Piemonte
4359 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 23 novembre 2008 : 18:34:13
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Effettivamente neanch'io per quegli affioramenti non ho rinvenuto foraminiferi planctonici... in teoria sapevo che le associazioni fossili documentano bene i cambiamenti avvenuti durante il Pliocene: nella parte inferiore (Formazione delle Argille di Lugagnano) si trovano specie adattate a vivere su fondali profondi, tra cui i bivalvi Amusium cristatum e Anadara diluvii, mentre negli strati più sabbiosi (Sabbie di Asti) aumentano le specie legate ai bassi fondali, come Chlamys varia, Chlamys pesfelis, Glossus humanus e vari gasteropodi presenti. Trovare tutto insieme mi lascia un po' interdetto. Chissà cronologicamente e a livello stratigrafico cosa è successo il quel posto! Bisogna anche tener presente i rimescolamenti dovuti all'attività agricola, e la costruzione della strada a monte... in parte hanno anche influenzato! Sta di fatto che ci sono argille e sabbie.. e con specie che generalmente vivono a profondità differenti, quindi verosimilmente si può supporre che essendo le argille più antiche in quando sotto alle sabbie, magari anticamente il fondale fosse più profondo, e successivamente, al tempo delle sabbie, si fosse innalzato.
Scavare alla ricerca di ossa presenta qualche rischio, quanto basta per dare un minimo di brivido all'avventura, e probabilmente quel tanto che se ne corre anche, in media, quando si fa della caccia grossa in auto. Il rischio, inoltre, qui lo corre soltanto il cacciatore. Vi sono l'incertezza e l'eccitazione e tutte le emozioni del gioco d'azzardo, senza però i suoi aspetti deteriori. Il cacciatore non sa mai che cosa sarà il suo bottino: forse nulla o forse un animale che nessun occhio umano ha mai visto prima. Oltre il prossimo colle può aspettarlo una grande scoperta! La caccia alle ossa richiede conoscenza, abilità ed una certa dose di coraggio. E i risultati sono molto più importanti, molto più degni e molto più durevoli di quelli di qualsiasi altro sport! Il cacciatore di fossile non uccide, anzi resuscita. E il frutto della sua fatica è quello di aggiungere qualcosa in più alla somma dell'umano piacere e ai tesori dell'umana conoscenza" (George Gaylord Simpson, Attending Marvels 1934)
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Modificato da - Lucabio in data 23 novembre 2008 19:22:18 |
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Lucabio
Utente Senior
Città: Mongardino
Prov.: Asti
Regione: Piemonte
4359 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 25 novembre 2008 : 11:16:05
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A proposito delle analisi dei foraminiferi planctonici, riporto questo Abstract delle Giornate di Paleontologia di Alessandria, 22-25 maggio 2003 tratto dal sito della SPI.
Hanno analizzato i foraminiferi degli affioramenti ad argille grigio azzurre di Isola d'Asti, penso del tutto comparabili a quelli del campo degli Amusium in quanto distano circa 3 - 4 Km dallo stesso, e i sedimenti dell'astigiano si estendono attraverso le colline per Km e Km.
Giornate di Paleontologia 2003 – Alessandria, 22-25 Maggio 2003 _________________________________________________________________________
I MICROFOSSILI DI ISOLA D’ASTI E DI CALLIANO: ELEMENTI PER CORRELAZIONI NEL PLIOCENE DEL PIEMONTE Violanti D., Mazzarella A., Righetto L., Bonci M.C.
Studi micropaleontologici in corso su successioni plioceniche piemontesi (Astigiano, Monferrato, Monregalese) riguardano prevalentemente affioramenti isolati, a causa delle ampie coperture della regione, ed associazioni della zona circalitorale o al limite con l’infralitorale, poco indicative dal punto di vista biostratigrafico. In alcuni residui, accanto ai foraminiferi, sono stati osservati anche esemplari di diatomee e radiolari, finora non segnalati nel Pliocene Piemontese, che prospettano condizioni particolari del bacino, con acque, almeno stagionalmente, ricche di nutrienti. I microfossili di Isola d’Asti (Astigiano) e di Calliano (Monferrato) risultano particolarmente significativi per correlazioni reciproche e con altri settori. La successione di Isola d’Asti è data da circa 20 m di argille grigio-azzurre, chiuse a tetto da un livello laminato di circa 0,5-1 m; le associazioni a foraminiferi contengono comuni esemplari planctonici, (P/P+B = 40-50%), numerosi taxa bentonici, indicativi di ambiente circalitorale profondo, (Cibicidoides pseudoungerianus, Hoeglundina elegans, Uvigerina spp.). I campioni basali sono caratterizzati dalla presenza concomitante di Globorotalia margaritae e G. puncticulata, che ne permettono l’attribuzione alla zona MPl3 del Pliocene inferiore; tutti i campioni successivi sono invece databili alla zona MPl4 in base alla presenza della sola G. puncticulata. Le associazioni delle siltiti (circa 13-15 m) di Calliano contengono foraminiferi, spicole di spugne silicee, radiolari e diatomee. Rare Globorotalia margaritae e Globorotalia puncticulata hanno permesso l’attribuzione alla zona MPl 3 (Pliocene inferiore) e la correlazione con la parte inferiore della sezione di Isola d’Asti. I bentonici sono dominati da forme infaunali, opportuniste, tipiche di fondali pelitici della zona circalitorale (Bulimina minima, Cassidulina carinata, Fursenkoina spp., Valvulineria bradyana). L'associazione a diatomee (frequenti Thalassionema group, grandi Coscinodiscaceae e halassiosiraceae) presenta una forte dominanza di forme planctoniche (oloplanctoniche e meroplanctoniche) e suggerisce forti influenze dalla piattaforma interna, condizioni di elevata produttività, salinità non inferiore al 20/17 ‰. Questi analisi sembrano fornire gli strumenti utili per correlazioni con associazioni prive di indici biostratigrafici e verranno applicate nei successivi studi volti alla ricostruzione delle condizioni paleoceanografiche del bacino pliocenico piemontese.
Scavare alla ricerca di ossa presenta qualche rischio, quanto basta per dare un minimo di brivido all'avventura, e probabilmente quel tanto che se ne corre anche, in media, quando si fa della caccia grossa in auto. Il rischio, inoltre, qui lo corre soltanto il cacciatore. Vi sono l'incertezza e l'eccitazione e tutte le emozioni del gioco d'azzardo, senza però i suoi aspetti deteriori. Il cacciatore non sa mai che cosa sarà il suo bottino: forse nulla o forse un animale che nessun occhio umano ha mai visto prima. Oltre il prossimo colle può aspettarlo una grande scoperta! La caccia alle ossa richiede conoscenza, abilità ed una certa dose di coraggio. E i risultati sono molto più importanti, molto più degni e molto più durevoli di quelli di qualsiasi altro sport! Il cacciatore di fossile non uccide, anzi resuscita. E il frutto della sua fatica è quello di aggiungere qualcosa in più alla somma dell'umano piacere e ai tesori dell'umana conoscenza" (George Gaylord Simpson, Attending Marvels 1934)
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Modificato da - Lucabio in data 25 novembre 2008 11:17:59 |
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