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Galleria Tassonomica di
Natura Mediterraneo
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D21
Moderatore Tutor
Città: Cuneo
Regione: Piemonte
6702 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 20 ottobre 2008 : 01:07:52
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Confronto diretto fra due poesie: a voi la scelta della migliore D'annunzio virtuosistico, o il poco conosciuto e più allegro Folgore? L'una si legge in ogni scuola, l'altra (chissà perchè ) non si cita mai. Di entrambe ho dei ricordi dei tempi andati: D'Annunzio che mi trovava in disaccordo e la prof. che non se ne dava pace, Folgore letto da bambino che mi schiude un universo di possibili ironie, e mi insegna che si può trovare di che ridere in ogni cosa (o quasi), e per questo ha la mia gratitudine!
La pioggia nel pineto
Gabriele D'annunzio
Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove sui pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude, o Ermione.
Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitio che dura e varia nell'aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, né il ciel cinerino. E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancora, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immensi noi siam nello spirito silvestre, d'arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione.
Ascolta, Ascolta. L'accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall'umida ombra remota. Più sordo e più fioco s'allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non s'ode su tutta la fronda crosciare l'argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell'aria è muta: ma la figlia del limo lontana, la rana, canta nell'ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione.
Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta, tra le palpebre gli occhi son come polle tra l'erbe, i denti negli alveoli son come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti ( e il verde vigor rude ci allaccia i melleoli c'intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione.
La pioggia sul cappello
Luciano Folgore
Silenzio. Il cielo è diventato una nube, vedo oscurarsi le tube non vedo l’ombrello, ma odo sul mio cappello di paglia, da venti dracme e cinquanta la gocciola che si schianta, come una bolla, tra il nastro e la colla. Per Giove, piove sicuramente, piove sulle matrone vestite di niente, piove sui bambini recalcitranti, piove sui mezzi guanti turchini, piove sulle giunoni, sulle veneri a passeggio, piove sovra i catoni, e, quello ch’è peggio, piove sul tuo cappello leggiadro, che ieri ho pagato, che oggi si guasta; piove, governo ladro!….
L’odi tu? Non è di passaggio come l’acqua di maggio, che sciacqua la terra e la monda. Sgronda terribilmente; si sente il blasfemo di un polifèmo ambulante, si veggono ninfe e atalante fuggire in un angiporto; Plutone più vivo che morto si pone una nivea pezzuola sul feltro che cola; Dïana s’accorcia la tunica fin quasi all’altezza del femore, e Dedalo immemore e Marte con toga a due petti e speroni s’impalano ai muri con arte per evitare i doccioni. Cibele fa segno all’auriga che incurva il soffietto alla biga, e monta sul cocchio mentre la furia di Eolo le palpa il malleolo le morde il polpaccio, si sfibia d’intorno allo stinco e alla tibia.
Bagnati dal coccige al collo, dal naso al tallone d’Achille, fradici fino al midollo, cugini alle anguille, nubili d’ombrello, col solo cappello, sentiamo che l’ essere anfibî sarebbe un superbo destino, te biscia, io girino, e liscia la piova del giorno ci colerebbe d’attorno, non come a Issïone che fece la ruota a Giunone, ma pari al Tritone cui Teti concesse - regalo di nume - di potersi fare un ampio palamidone di schiume di mare.
E piove sempre, sul càmice mio, sul peplo tuo colore oramai dell’oblio, piove sul croceo e l’eburno del tuo moccichino di seta, piove sul cromo del mio coturno che s’impatacca di creta, piove sopra il cinabro che t’impomidaura il labro, piove sui tremuli tocchi che t’anneriscono gli occhi, e andiamo d’androne in androne, con facce di mascherone, squadrandoci obliquamente se qualche pozza lucente ci specchia e ci invecchia per farci morir di furore, Narcisi dai visi colore di colla di paglia, di succo di nastro, d’impiastro di minio, di guazzo assassino di cipria e di cartoncino.
E piove a dirotto da tutte le nubi, piove dai tubi sfasciati dell’acquedotto del cielo, piove sui cani spelati, piove sul melo e sul tiglio, piove sul padre e sul figlio, piove sui putti lattanti sui sandali rutilanti, su Pègaso bolso, su l’orïolo da polso, piove sul tuo vestitino che m’è costato un tesauro, piove sulla salvia e sul lauro sull’erbetta e sul rosmarino, piove sulle vergini schive, piove su Pàsife e Bacco, piove persin sulle pive nel sacco. E piove soprattutto sul tuo cappello distrutto mutato in setaccio, che ieri ho pagato che adesso è uno straccio, o Ermïone che scordi a casa l’ombrello nei giorni di mezza stagione.
Dario.
Siamo noi, che sotto la notte ci muoviamo in silenzio, tra gli anfratti dei sogni che il giorno ci ispira, nei meandri di un tempo che cambia ogni volta, cercando qualcosa che non abbiamo mai perso. (1795 J.d.L.)
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Gyps
Utente Senior
Città: Nuoro
Prov.: Nuoro
Regione: Sardegna
1386 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 20 ottobre 2008 : 21:36:01
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La prima è un piacevolissimo dejà vu, la seconda è spassosa!
Ciao, Laura
Link "per viverli nella loro totale indifferenza. Oltre c'è il disturbo. E il disturbo significherebbe una cocente imperdonabile sconfitta" [D.Ruiu "I miei rapaci"] |
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D21
Moderatore Tutor
Città: Cuneo
Regione: Piemonte
6702 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 21 ottobre 2008 : 14:50:50
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Lietissimo che apprezzi! I poeti allegri sono cosa rara
Dario.
"Siamo noi, che sotto la notte ci muoviamo in silenzio, tra gli anfratti dei sogni che il giorno ci ispira, nei meandri di un tempo che cambia ogni volta, cercando qualcosa che non abbiamo mai perso." (1795 J.d.L.) |
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gnoma
Utente V.I.P.
Città: Senigallia
132 Messaggi Tutti i Forum |
Inserito il - 24 ottobre 2008 : 21:06:53
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La seconda senza dubbio...D'annunzio mi irrita.
love and live |
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